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Il Giudaismo contro il Sionismo




Dichiarazione dei Rabbini Ortodossi contro lo Sionismo

Discorso tenuto alla Conferenza Mondiale contro il Razzismo,
a Durban, trasmesso 29 agosto 2001-09-08

" Ebrei uniti contro lo sionismo " :

"
L'alternativa seria al sionismo è la fede del giudaismo. "
(...)
" Ai palestinesi ed agli altri popoli qui presenti: Voi non avete alcun contenzioso con il popolo ebreo. Noi non siamo i Vostri nemici. Il nostro messaggio è semplice. Cerchiamo di vivere in pace ed in mutuo rispetto. "
" Ai nostri fratelli ebrei: chiediamo che Voi tutti abbracciate la fede dei nostri antenati come essa fu rivelata sul Monte Sinai; che Voi trattiate con giustizia e gentilezza ogni uomo e che noi tutti ci impegniamo per il giorno della fratellanza definitiva e della redenzione dell'umanità. "
" La nostro preghiera a Dio è che lo stato di Israele possa essere rapidamente e pacificamente smantellato senza ulteriore versamento di sangue ebreo o palestinese e che possiamo essere degni di vedere la rivelazione piena della gloria di Dio nel mondo. Amen. "


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Date sent: 8 Sep 2001 08:51:50 -0000
From: Al-Awda-Italia@yahoogroups.com
Subject: [Al-Awda-Italia] Digest Number 149

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Dichiarazione degli ebrei anti-sionisti a Durban


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Traduzione


Dichiarazione dei Rabbini Ortodossi contro lo Sionismo

Discorso tenuto alla Conferenza Mondiale contro il Razzismo, a Durban
Trasmesso 29 agosto 2001-09-08


Neturei Karta International

Ebrei uniti contro lo sionismo

102A Saddle River Road - Monsey, New York 10952

telefono 845 371 0 - fax 845 371 4291

www.netureikarta.org e-mail: rabbiweiss@netureikarta.org

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Discorso alla Conferenza di Durban


Con l'aiuto di Dio; per la grazia e la gentilezza di Dio l'Onnipotente - Cari ospiti e delegati, che la benedizione del Creatore sia su questa assemblea e che la sua saggezza ne guidi tutte le azioni.

L'ebraismo - un'alternativa allo sionismo

Abramo, l'avo sia del popolo ebraico che dei suoi cugini arabi, viene descritto nella Bibbia da Efron come "un principe del Signore in mezzo a noi (Genesis 23:5)". Considerando che l'uomo non viva in isolamento, uno degli obiettivi della personalità autenticamente religiosa è di conseguire un livello di devozione tale da evocare in tutti gli uomini la lode ed il desiderio di avviarsi sullo stesso sentiero.

Sino dai giorni di Abramo questa era l'unica strada tracciata per il popolo ebraico. La rivelazione del Monte Sinai ha gravato il nostro popolo di un peso enorme. Ci è stato ordinato di diventare "un regno di sacerdoti ed una Nazione sacra (Exodus 19:6)".

In tutte le epoche della storia gli ebrei hanno vissuto un'esistenza umile, sacra, in pace con tutti gli uomini, adoperandosi come cittadini leali e cooperativi nelle nazioni in mezzo ai quali risiedevano.

Cento anni fa, un ebreo che si era allontanato di molto dalla sua fede ed in totale ignoranza dei precetti fondamentali di essa, aveva avviato il movimento conosciuto oggi, come sionismo, I primi seguaci di questo movimento provennero quasi uniformemente dagli ambienti di ebrei che avevano precedentemente abbandonato la loro fede.

Il tempo non ci concede di elencare in dettaglio gli effetti nefasti che questa ideologia ha avuti sugli ebrei stessi e come li ha indotti ad abbandonare le credenze ed i precetti pratici della Torah. Ci limitiamo nell'ambito di questa conferenza a spiegare, se Dio vuole, perché il sionismo costituisca un ripudio dello giudaismo e come il suo smantellamento sia l'unica strada percorribile per conseguire una pace vera.

L'umanità intera esprime sgomento al cospetto delle terribili sofferenze nel Medio Oriente. Innocenti da ambo le parti vengono falcidiati da una apparentemente interminabile spirale di versamento del sangue. Il mondo sta cercando una soluzione.

La nostra posizione rappresenta la posizione della Torah, mantenuta da centinaia di migliaia di ebrei nel mondo, offrendo una vera alternativa per uscire dall'attuale vicolo cieco.

La nostra posizione è quella del Talmud e del Midrash che esplicitamente vieta tentativi prematuri volti a porre termine all'esilio. Infatti, ci è stato detto che è metafisicamente impossibile conseguire una vera cessazione delle ostilità finché il popolo ebreo persista nella violazione dei termini del suo esilio.

Completata questa introduzione, guardiamo adesso ai dettagli del dramma che si sta svolgendo davanti ai nostri occhi.

Qual è l'insegnamento tradizionale della Torah in relazione alla Terra Santa ?

La Terra Santa è stata un dono condizionato di Dio. E' stata un luogo indicato per la venerazione di Dio. Ma è stata donata a condizione. La Bibbia aveva predetto che se i "figli di Israele" dovessero fallire nel loro compito spirituale, essi sarebbero stati espulsi dalla terra ed avviati verso l'esilio. L'imposizione dell'esilio quale punizione durerà fino a che il Signore, nella sua misericordia, deciderà di porre termine alla storia quale noi la conosciamo, avviando l'era Messianica - un'era di fratellanza universale e di pace. Questo futuro utopico proporrà la venerazione di Dio da parte di tutta l'umanità, ed avrà il suo epicentro in Terra Santa e nella città di Gerusalemme.

Nel Servizio Supplementare recitato durante ogni festività ebraica importante, troviamo la seguente preghiera: "Ed a causa dei nostri peccati siamo stati esiliati dal nostro paese e separati dalle nostre terre, per cui non possiamo, oggi, salire e comparire prostrandoci davanti a Te."

Queste preghiere non rappresentano affatto una novità nella dottrina per coloro che le istituivano e le recitavano. Dai tempi della distruzione del Tempio e per tutta la storia degli ebrei, il nostro popolo ebreo ha sempre ritenuto il suo esilio una punizione Divina. Infatti, nessun ebreo ha mai suggerito, durante le migliaia di anni del nostro esilio, che sarebbero stati i romani a distruggere il Tempio e che ciò sarebbe stato dovuto ad una mancata preparazione militare o manchevolezza di risorse materiali da parte degli ebrei. Invece, il Tempio è andato perso fisicamente a causa del mancato adempimento da parte degli ebrei nei confronti dei loro obblighi spirituali verso Dio.

Infatti, nonostante i migliaia di anni passati in esilio, le frequenti esclusioni e persecuzioni, nessun ebreo ha mai accennato alla prospettiva o alla convenienza di riprendere la Terra Santa con la forza delle armi. L'esilio era, in effetti, uno stato fisico. Intanto, esso era dovuto e veniva mantenuto interamente da forze spirituali. Perciò, gli unici mezzi per superare l'esilio e sollecitare l'inizio della nuova era promessa, di pace e fratellanza universale, sono stati e continuano ad essere i mezzi spirituali. Essi consistono nella messa in pratica dei nostri precetti essenziali di fede - la penitenza, la preghiera, lo studio della Torah e le buone opere.

Nelle parole del Rabbino Samson Raphael Hirsch (un eminente ebreo tedesco vissuto dal 1808 al 1888), "durante il regno di Adriano, quando la rivolta guidata da Bar Kochba si rivelò un errore disastroso, emerse come essenziale rammentare al popolo ebraico sempre e perennemente un fatto importante, pcioè, che il popolo di Israele non doveva mai più cercare di ricostruire una sua indipendenza nazionale con le sue proprie forze; esso doveva invece, affidare il suo futuro quale nazione solamente alla Divina Provvidenza" (Hirsch, Siddur 1969:703).

Il Rabbino Hirsch scrive ancora: "Siamo in lutto per tutto ciò che ha comportato la distruzione (del Tempio), accogliamo con dolore la durezza che abbiamo incontrato negli anni del nostro peregrinare come punizione inflitta ad un padre ed imposta a noi per suscitare il nostro miglioramento e deploriamo la mancata osservanza della Torah, che ci ha portati a questo stato rovinoso ... Questa distruzione ci obbliga a confinare l'espressione della nostra nostalgia per la terra lontana nell'espressione del lutto, del desiderio e della speranza aspettando che si avveri questa speranza solamente grazie all'adempimento onesto verso tutti gli obblighi degli ebrei. Ma a noi è proibito di adoperarci per la riunione con o il possesso della terra con mezzi diversi da quelli spirituali". (Horeb, 1981:461).

Il tentativo di spiegare l'esilio in termini terreni non è soltanto un errore di dottrina, oppure una distorsione della storia ebraica, ma è un colpo all'epicentro della fede ebraica. Infatti, il Maharal di Praga (rabbino cecoslovacco e figura cardine dell'ebraismo della sua epoca, 1525-1609) scrive che un ebreo dovrebbe preferire rinunciare alla vita che cercare di terminare l'esilio conquistando la Terra Santa. (Netzach Yisroel, 24).

Perché ? perché questo precetto fu considerato fondamentale per la nostra fede ?

In termini semplici - se si considera l'esilio semplicemente il risultato di cause ed effetti militari, allora il cuore stesso e l'anima vengono strappati dal destino ebraico e dalla Provvidenza divina. Affermando un nostro diritto di cambiare il Divino progetto dell'esilio quale punizione, percorso della penitenza, dell'espiazione e del ritorno miracoloso, noi affermeremmo che l'essenza del destino ebraico sia fondamentalmente suscettibile di alterazione per mezzi diversi da quelli spirituali. Dio sarebbe così, esiliato dal dramma e dalla risoluzione finale delle speranze dell'umanità. (Nota del traduttore: queste riflessioni teologiche ci propongono il sionismo quale forma specificamente ebraica di deriva verso il nichilismo).

Naturalmente, l'esilio significa molto di più di un mero castigo. Il popolo ebreo è stato inviato in mezzo alle nazioni per proclamare, con la parola e con i fatti, la verità dell'esistenza di Dio e delle sue rivelazioni vincolanti per tutta l'umanità.

Nelle parole del nostro Rabbino Bachya (commentatore della Bibbia vissuto nel 12° secolo a Saragossa) "il popolo ebreo deve disseminarsi tra le nazioni in modo che queste nazioni possano imparare dagli ebrei la fede nell'esistenza di Dio e nella profusione della Divina Provvidenza sui fatti degli uomini".

Tragicamente sono sopraggiunti due eventi che, insieme, hanno offuscato queste verità, una volta universalmente riconosciute dal popolo ebreo. Innanzitutto, l'esilio si è protratto per centinaia, ed ancora per migliaia di anni. Poi, in seguito all'Illuminazione, numerosi ebrei hanno abbandonato la fede della Torah. Quindi coloro tra gli ebrei che non riuscivano più a vedere l'esilio nei suoi termini Divini cercarono di spiegarlo come nient'altro che il risultato di un'assenza di mezzi di potere in termini terreni.

Nella loro frustrazione per la lunga durata dell'esilio demonizzarono tutte le nazioni. Nei loro occhi, tutti i gentili avrebbero per sempre odiato il popolo ebreo. Perciò, essi ragionarono, noi dobbiamo porre immediatamente fine all'esilio con i mezzi politici e, se necessario, militari. E' così che nacque la pseudo-religione del sionismo.
Questo rese necessario ignorare gli abitanti palestinesi della terra. Quando tale strategia risultò impraticabile, il movimento sionista prima e lo stato di Israele dopo, cercarono di dipingere i palestinesi come nemici irragionevoli nei confronti dei quali non resterebbe che la conquista militare, da imporre loro come destino giustificato.

In questa maniera ambedue le missioni dell'esilio - la penitenza e la vita quale "luce in mezzo alle nazioni" - furono pregiudicate dall'ideologia del sionismo.

Ci sentiamo invitati dal sionismo a vedere in tutte le nazioni arabe i nostri nemici. Siamo perennemente sollecitati a covare sull'antisemitismo - reale ed immaginato - per giustificare la creazione di uno stato e le sue susseguenti aggressioni. Questa ossessione con le guerre, con il terrore ed il contro-terrore, la soggiogazione dei palestinesi, la preoccupazione con le riparazioni e le pretese nei confronti di tutte le nazioni e le sempre più accese accuse di antisemitismo offrono a molti ebrei un allettante sostituto. Questa eresia era particolarmente appetibile per ebrei ignoranti della Torah e, a causa delle circostanze storiche e culturali, estraniati dalla loro fede.

I costi di tutto questo in termini della nostra vera missione d'esilio erano strabilianti. Anziché adempiere al nostro ruolo silenzioso di essere una "luce in mezzo alle nazioni", ci troviamo trascinati perennemente in un conflitto sanguinoso con il popolo palestinese. Migliaia di innocenti da ambedue le parti continuano a soffrire. L'ebraismo nel mondo trova poco tempo e poca pazienza per assolvere i suoi obblighi primari - la venerazione di Dio e, quale beneficenza derivante, la santificazione del Suo Nome.

Non vi è alcun bisogno per gli ebrei di comparire quali i nemici del mondo islamico. Non vi è alcun bisogno per gli ebrei di continuare ad accusare pontefici e governi per non avere chiesto sufficientemente scusa per i torti del passato - i veri e gli immaginati. Non vi è alcun bisogno per gli ebrei di fondare la loro strategia politica collettiva in America ed in Europa sul quesito se questo o quello sia "un bene per Israele ?", alienando ed irritando così, i loro concittadini.

Al di là di questi fattori, rimane il fatto tragico che gran parte dell'umanità veda nello stato di Israele il rappresentante del popolo ebreo. In questo modo, lo stato che ha ripudiato, quanto meno ignorato Dio, sta trasmettendo all'umanità il messaggio che l'essenza dell'ebraismo sarebbe costituita da un nazionalismo laico.

Inoltre, le pretesa di Israele di rappresentare l'ebraismo mondiale, collega tutta la nostra gente agli atti di violenza commessi dallo stato ai danni del popolo palestinese. Questa è una bugia frustrante ed imbarazzante. Niente di più lontano dalla verità che questo. Numerosi ebrei in Terra Santa e in tutto il mondo sentono una grande pena e sono angosciati dalla sofferenza e dalle persecuzioni inflitte al popolo palestinese. Naturalmente, i nostri cuori si stringono nel dolore qualora vediamo ebrei innocenti soffrire. Ma questo non deve accecare la morale di un popolo rendendolo impassibile dinnanzi alle sofferenze simili dell'altro. Questo è precisamente il punto - il sionismo è una ricetta per la sofferenza interminabile tra ebrei e palestinesi.

Nelle parole del Grande Rabbino, il Rabbino Joel Teitelbaum (sia benedetta la sua memoria; originario di Ungheria, visse a New York dopo la Seconda Guerra Mondiale; 1880-1980): "Riassumiamo: sussiste un odio verso la comunità ebraica, perché si dice che coloro che non osservano la Torah, coloro che sono eretici, sono diventati i portavoce dell'ebraismo. Le nazioni del mondo sono state fuorviate da loro ed hanno cominciato ad odiare gli ebrei. Uno dei massimi comandamenti, che andrebbe osservato con estremo spirito di abnegazione, sarebbe di rendere noto alle nazioni del mondo che loro - i sionisti e i leader irreligiosi - non sono i rappresentanti della comunità ebraica. E ditelo a loro che ebrei osservanti non hanno alcun legame con loro." (Dibros Kodesh, 1986: 210-11).

La stragrande maggioranza degli ebrei rifiutava il sionismo quando nacque. All'inizio dello scorso secolo, il Capo Rabbino di Gerusalemme (da non confondere con i Capi Rabbini dello stato di Israele), il Rabbino Yoseph Chaim Zonnenfeld trattò con il re Hussein perché aiutasse la comunità degli ebrei ortodossi a salvarsi dalle macchinazioni sioniste. Questo risultò, nel 1924, con l'assassinio del consulente del Rabbino, il Dr. Jacob Israel de Haan, per mano della Haganah. Nel 1948 il Rabbino Josef Zvi Duchinsky di Gerusalemme inviò una petizione urgente negli USA chiedendo che la comunità ortodossa in Terra Santa fosse esentata dal dominio sionista. Questi non furono avvenimenti isolati. Per oltre un secolo, il sionismo è stato contrastato da consistenti segmenti dell'ebraismo ortodosso a Gerusalemme, in Terra Santa e nel mondo. Molti continuano così anche oggi. In effetti, essi rifiutano qualsiasi forma di riconoscimento di, o cooperazione con lo stato. Spesso pagano il prezzo della loro opposizione allo stato facendosi arrestare, picchiare e, talvolta, assassinare. Le loro voci vengono generalmente ignorate dalla stampa israeliana e mondiale.

Le affermazioni del sionismo di avere risolto la "questione ebraica" avendo "terminato l'esilio", si sono rivelate un triste fallimento. Quanto meno, l'affermazione sionista di avere creato un focolare sicuro per gli ebrei è platealmente falsa. La verità è che Israele oggi, che sia governata da "colombe" o da "falchi", risulta il posto più pericoloso nel mondo per gli ebrei. Questo era da aspettarsi, visto che la stessa creazione di Israele è stata un atto di sfida nei confronti dei precetti del Creatore.

La nostro posizione è l'unica in grado di offrire una reale alternativa allo stato attuale. Gli ebrei anti-sionisti credono che l'unica strada che porta alla pace in Medio Oriente, l'unico percorso che permetta agli ebrei di adempiere al loro ruolo in esilio e l'unica via per fare avanzare la giustizia e la gentilezza verso i palestinesi è quella dello smantellamento totale dello stato di Israele. Solo allora, con la sovranità posta in mano ai palestinesi, una vera pace potrà essere raggiunta.

Dopo che per 53 anni il nostro sangue è stato versato sull'altare di un nazionalismo coloniale del diciannovesimo secolo, male applicato al popolo ebreo, dopo che fiumi di sangue di altri popoli sono stati versati, è arrivato il momento che l'ebraismo mondiale sottoponga le assunzioni iniziali del sionismo alla critica.

Che cosa si è ottenuto legando il destino del nostro popolo a quello dello stato ?

Alla radice, il sionismo è riuscito a cambiare la definizione dell'ebraismo da quella di un popolo di fede, guidato dall'aspirazione a conseguire, in questo mondo, la vicinanza al Creatore, a quella di una sterile, laica, identità etnica. Questo ha esacerbato i sentimenti anti-ebrei in tutto il mondo.

Sarà compito di quei ebrei della Torah che sapevano, sino dall'inizio, che i sogni del sionismo non potevano che generare il male, sollecitare l'ebraismo mondiale ad accettare l'unica alternativa decente.

Questa alternativa non chiederebbe il dominio politico degli ebrei sul Monte dei Templi. La "non-negoziabilità di Gerusalemme" non è un precetto della Torah. In effetti, il vero concetto della Torah è di rinunciare alle idee del sionismo e di abbandonare, in modo pacifico, l'attuale sovranità sionista sulla terra.

Questo non dovrebbe recare tristezza ad alcun ebreo E' molto meglio rinunciare al potere politico che fallire nei nostri obblighi religiosi come nazione della Torah. E molto meglio praticare gentilezza ed equità verso tutti gli uomini, così come viene prescritto dalla Torah, che non farsi trascinare in un'interminabile battaglia con i palestinesi, con il mondo islamico, con il Terzo Mondo intero e, in modo crescente, con le nazioni dell'Europa e dell'America Settentrionale. Noi ebrei abbiamo certamente un compito, ma non è quello di compiere espropri ed aggressioni.

L'alternativa seria al sionismo è la fede del giudaismo. Nella descrizione potente del Rabbino Hirsch: "Dipingi ogni figlio di Israele quale un sacerdote rispettose e influente della rettitudine e dell'amore, propagando tra le nazioni non il giudaismo nella sua specificità - perché il proselitismo è proibito - ma l'umanità pura .... Quanto sarebbe stato impressionante, quanto sarebbe stato sublime se vi fosse un popolo che nella sua vita .... tenesse delle proprietà materiali solamente quanto serve per praticare la giustizia e l'amore nei confronti di tutti, un popolo cui menti fossero imbevute dalla saggezza e dal vero amore per la Legge, tanto da mantenere idee semplici e diritte, mettendole a fuoco per se stesso e per gli altri con azioni significative, vivaci e simboliche" (Nineteen Letters, 1960:108- 9).

Ai palestinesi ed agli altri popoli qui presenti: Voi non avete alcun contenzioso con il popolo ebreo. Noi non siamo i Vostri nemici. Il nostro messaggio è semplice. Cerchiamo di vivere in pace ed in mutuo rispetto.

Ai nostri fratelli ebrei chiediamo che Voi tutti abbracciate la fede dei nostri antenati come essa fu rivelata sul Monte Sinai; che Voi trattiate con giustizia e gentilezza ogni uomo e che noi tutti ci impegniamo per il giorno della fratellanza definitiva e della redenzione dell'umanità.

La nostro preghiera a Dio è che lo stato di Israele possa essere rapidamente e pacificamente smantellato senza ulteriore versamento di sangue ebreo o palestinese e che possiamo essere degni di vedere la rivelazione piena della gloria di Dio nel mondo. Amen.




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