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G8: Comunicato del FAI



From:           	Umanità Nova redazione torinese <fat@inrete.it>
Date sent:      	Thu, 26 Jul 2001 05:27:15 +0200
Subject:        	Genova - comunicato della CdC della FAI


Federazione Anarchica Italiana: 
comunicato stampa della Commissione di Corrispondenza 

Il carattere violento, distruttivo, predatorio dei G8 si 
manifesta quotidianamente nella vita della maggior parte degli 
abitanti del pianeta. In nome del profitto di pochi, milioni di 
uomini, donne, bambini, anziani sono costretti a condurre 
un’esistenza priva di dignità e libertà, un’esistenza in cui 
sanità, istruzione, accesso a risorse fondamentali come l’acqua 
sono diritti costantemente negati. 
La globalizzazione dell’economia in fondo non è altro che la 
globalizzazione del mercato, un mercato onnivoro, senza altra 
morale che quella del profitto, senza altro limite che la propria 
capacità di estensione. Persino quelli che un tempo erano 
definiti libertà e diritti oggi non sono che merci accessibili 
solo ai pochi, pochissimi che possono permettersele. 

Questo è un mondo intollerabile che induce sempre più vaste 
moltitudini alla protesta ad alla rivolta, una protesta ed una 
rivolta ormai globale che attraversa il pianeta, esprimendosi con 
grande valenza simbolica in occasione dei periodici vertici dei 
vari organismi transnazionali. 
Anche a Genova si è dato appuntamento un movimento vivace, 
composito, plurimo, determinato a gettare un fascio di luce sulle 
politiche di distruzione e morte dei G8. 
Il governo di centro destra presieduto da Berlusconi ha accolto 
la protesta con inusitata violenza, una violenza alfine sfociata 
nell’assassinio di un giovane di vent’anni. Dopo 24 anni da quel 
lontano 12 maggio 1977, quando sotto il piombo della polizia 
cadde a Roma Giorgiana Masi, le piazze d’Italia si sono 
nuovamente coperte del sangue di un ragazzo. E di tanti altri: 
picchiati, gasati, manganellati da poliziotti decisi a soffocare 
con la forza delle armi la marea montante della protesta, una 
protesta ormai ampia, tanto ampia da portare a Genova ben 
trecentomila persone, giunte nella città della Lanterna 
nonostante il terrorismo psicologico, le frontiere bloccate, le 
stazioni chiuse, le uscite autostradali a singhiozzo.

Le tragiche giornate di Genova si sono svolte secondo un copione 
che media, servizi segreti, Ministero dell’Interno stavano 
preparando da mesi. Un copione che prevedeva la criminalizzazione 
dei manifestanti, le cui ragioni dovevano essere ad ogni costo 
oscurate, trasformandole in una questione di mero ordine 
pubblico. 
I cattivi di turno, ossessivamente individuati nelle fila del 
movimento anarchico, dapprima indicati come minoranza sono stati 
progressivamente identificati con tutto il movimento 
antiglobalizzatore, definito come complice e sostenitore delle 
violenze. Culmine di questa strategia la frantumazione e 
dispersione del pacifico ed imponente corteo di sabato 21, il 
feroce pestaggio nella scuola che ospitava alcuni manifestanti, 
la devastazione del centro stampa dell’Indipendent Media Center. 

Per i G8, e per il governo italiano in modo particolare, è 
necessario depotenziare la spinta trasformatrice del movimento. 
Purtroppo l’ossessiva attenzione all’elemento mediaticamente 
spettacolare della protesta, che segna in modo vistoso svariati 
gruppi, dalle tute bianche al Black Bloc, più attenti alle 
strategie di piazza che alla diffusione delle ragioni della lotta 
ed al suo radicamento sociale, ha finito col porre in secondo 
piano le tensioni ideali e progettuali della presenza di piazza. 

Rifiutiamo la campagna di criminalizzazione del Black Bloc, 
campagna che vede concordi i media dal Manifesto al Giornale. Pur 
critici nei confronti di una strategia di lotta che, riducendosi 
a mero confronto di piazza con la polizia, smarrisce la 
necessaria tensione alla comunicazione diretta più ampia, 
consideriamo inaccettabili le falsità fatte circolare in questi 
giorni. 
Certamente, come comprovato da più parti, provocatori e 
poliziotti hanno avuto mano libera a Genova, rendendosi 
responsabili di attacchi e distruzioni indiscriminate. Ma le loro 
responsabilità non possono essere attribuite al Black Bloc, che, 
per sua stessa dichiarazione, si è limitato a colpire banche e 
altri simboli del potere. 
La nostra più profonda alterità rispetto alla loro strategia non 
può esimerci dal rispetto per la verità. Una verità che in questi 
giorni è stata più volte calpestata nel tentativo di fabbricare 
un perfetto capro espiatorio della violenza poliziesca, questa sì 
feroce ed immorale. La distruzione di cose non può essere 
comparata alla violenza di chi bombarda popolazioni inermi, di 
chi decreta la morte per fame, per malattia, per tortura. Di chi 
stronca la vita di un giovane manifestante a colpi di pistola.

Gli anarchici e le anarchiche della Federazione Anarchica 
Italiana aderenti al cartello di gruppi riuniti sotto la sigla 
"Anarchici contro il G8" hanno voluto svincolare la loro presenza 
di piazza dalla spettacolarizzazione imposta dai media, puntando 
altresì su un rapporto diretto con la popolazione genovese e con 
i tanti che delle politiche neoliberali sono vittime nel nostro 
Belpaese. 
La nostra presenza sin dalla manifestazione nazionale svoltasi a 
Genova il 9 giugno è stata costantemente caratterizzata da questa 
scelta di fondo. Per questo abbiamo richiesto, sostenuto e 
contribuito ad organizzare lo sciopero generale contro il G8 e la 
manifestazione di oltre quindicimila lavoratori a Sampierdarena 
il 20 luglio. Siamo stati in piazza anche il 19 luglio a fianco 
dei migranti ed il 21 con uno spezzone di oltre 2000 anarchici 
che è stato caricato a freddo sul lungomare. 

Siamo sostenitori della necessità di un cambiamento radicale, un 
cambiamento che non può ridursi, come pretendono le tante anime 
del Genoa Social Forum ad un’umanizzazione del capitalismo o alla 
democratizzazione del G8. La vita e la libertà di sei miliardi di 
persone non sono trattabili con i signori della terra ma vanno 
riconsegnate nelle mani di ciascuno, uomo, donna o bambino che 
voglia, "padrone di nulla, servo di nessuno, andare 
all’arrembaggio del futuro". 
Erano le parole scritte sullo striscione che ha aperto le 
manifestazioni anarchiche contro il G8, uno striscione distrutto 
dalle cariche della polizia, ma i cui contenuti restano fermi 
nella lotta di ogni giorno, quella che in ogni luogo, 
costantemente, ci vede a fianco degli oppressi e degli sfruttati.


Commissione di Corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana

25 luglio 2001