La storia di Nabuc Diritti Rovesci è il titolo
del numero 14, anno 3°, Marzo 2001 della rivista bimestrale edita dai
ricoverati dell'Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Aversa. In questo
numero i ragazzi della redazione, in collaborazione con quelli della
scuola, hanno voluto riflettere sulla dichiarazione dei diritti del malato
di mente, stilandone una personalissima versione, articolata in 19
principali punti. Di seguito riportiamo quanto
pubblicato: Il giorno 8 Febbraio nell’aula O.P.G. si è riunita
l’assemblea costituente formata DICHIARAZIONE DEI
DIRITTI DEL MALATO DI MENTE Premessa: Ogni
uomo in ogni situazione in cui si trova ha dei diritti che vanno
garantiti. I diritti dell’uomo vanno regolati dall’etica. Etica e Diritto non possono essere separati. Art. 1) La dignità della persona è diritto fondamentale
del malato di mente. Art. 2) L’ammalato non va trattato con arroganza,
presunzione e violenza. Art. 3) L’ammalato ha diritto ad essere circondato da
persone competenti, gentili, sensibili e affettuose. Art. 4) L’ammalato di mente ha diritto a vivere in un
ambiente pulito, igienicamente sano, sereno e allegro. Art. 5) L’ammalato ha diritto ad almeno due ore al giorno
di psicoterapia e di terapia di gruppo. Art. 6) L’ammalato ha diritto ad essere istruito e a non
essere emarginato nell’ignoranza. Art. 7) L’ammalato di mente ha diritto a dire la verità e
ha diritto ad essere ascoltato. Art. 8) L’ammalato non va deriso. Art. 9) L’ammalato non va coercito e ha diritto a non
essere lasciato nei propri escrementi durante la contenzione, ma va
assistito da personale competente e amorevole. Art. 10) L’ammalato che non è in grado di badare a se
stesso va pulito, lavato e curato nella persona fisica. Art. 11) L’ammalato ha diritto ad una alimentazione sana
ed equilibrata. Art. 12) L’ammalato va aiutato a cambiare nella
mente. Art. 13) Nel momento in cui l’ammalato è dichiarato
guarito, ha diritto ad essere reinserito nella società. La società ha il
dovere di accoglierlo e di attivarsi per la sua riabilitazione. Art. 14) Il ricoverato ha diritto a non essere sfruttato
nel lavoro, facendo cioè quello che non gli spetta fare. Art. 15) Il ricoverato lavorante ha diritto ad una paga
adeguata. Art. 16) Il ricoverato lavorante ha diritto a frequentare
la scuola. Art. 17) L’ammalato di mente ha diritto a rimanere in un
O.P.G. della propria regione. Art. 18) Un organo superiore deve garantire il rispetto
dei diritti dell’ammalato di mente. Se questo organo superiore non è in
grado di farli rispettare va abolito o sostituito. Art. 19) Un governo che non considera o nega i diritti
del malato di mente non ha ragione di essere. Gli ultimi due
articoli sono una parafrasi di due articoli della Dichiarazione
d’Indipendenza Americana
InterAzioni Psichiatria & Giustizia Nuovi lavori
prodotti durante il convegno di studi SIMULAZIONE & DISSIMULAZIONE
arricchiscono la sezione dedicata ad InterAzioni, la rivista scientifica
dell'ospedale psichiatrico giudiziario, pseudo-semestrale per mancanza di
fondi necessari alla sua edizione e distribuzione. Sul sito, nella sezione
dedicata, è possibile leggere gli articoli in formato pdf, ma non
stamparli ne copiarli. Per ricevere direttamente la rivista cartacea
all'indirizzo desiderato, è possibile abbonarsi direttamente dal
sito.
Di seguito la
prefazione e l'indice del nuovo numero: Simulazione &
Dissimulazione Atti del Convegno - Aversa
2001 Le strade
le fanno quelli
che camminano (Ghandi) Le
relazioni presentate al convegno Simulazione & Dissimulazione
tenutosi ad Aversa e nell’opg a fine novembre del 2000 sono la
maggior parte del contenuto di questo numero di InterAzioni. Le suggestioni prodotte da tale
interpretazione in chi legge la simulazione e la dissimulazione con
gli occhi di psichiatra od ancora di più di psichiatra forense, non
sono diverse per intensità da chi legge da magistrato, o ancora da
legislatore, o da filosofo, trovandoci in campi che comprendono,
nelle proprie conoscenze e competenze, gli argomenti in questione.
Ma se il simulare (o il suo contrario) può essere un reato, una
finzione o magari un sintomo, e non necessariamente deve essere
azione disonesta, esso
può presentare segni di riconoscimento che possono
individuare un comportamento, una scelta, un errore ed a volte un
delitto. Ed il riconoscerli è argomento di studio, raffinato,
complesso, molto spesso insidioso, anche per l’empiricità frequente
delle letture, che analizzano il passaggio dallo stantìo vorrei ma non posso al posso e voglio farlo,
portato anche fino all’eccesso ed alla perdita di controllo cui può
arrivare chi simula o dissimula comunque la propria malattia o, più
in generale, la propria condizione. Intendendola anche come il
proprio stato o il proprio desiderio, consapevolmente consci di
tutti i rischi che tale impostazione propone. Il tutto riferito
all’OPG di Aversa, e di cui InterAzioni è una delle voci, porta una
ulteriore crescita nel processo di trasformazione; dove anche i
convegni vengono vissuti come momenti di riflessione di tutto
l’Istituto, teso, come sempre, alla ricerca di una identità che
segue un tragitto lungo e tortuoso prima della sua identificazione,
utilizzando mezzi che possano chiarire l’essere ed il divenire,
spingendolo verso una modalità consona ai tempi ed alle conoscenze.
Non a caso del resto InterAzioni è la prima, ed al momento unica,
rivista scientifica che viene prodotte e redatta in un opg, e
nell’opg più antico e terrifico d’Italia, il primo tra i primi, con
tutto quello di costruttivo e di orrendo che una connotazione simile
propone. Rivista che per sopravvivere deve affidarsi alla
benevolenza di sensibili sponsor anonimi ed in incognito che
permettono le spese vive esclusivamente, nulla riconoscendo agli
operatori che lavorano alla realizzazione del prodotto. E non
ricevendo inoltre alcuna sovvenzione del ministero di appartenenza
della struttura, a conoscenza dell’esistenza di InterAzioni, ma più
pronto a finanziare giornalini di sindacato o bollettini di
gradevole formato di ricerca. Ciò porta all’impossibilità di
rispettare i tempi di pubblicazione, azione che, pur dimostrando le
difficoltà che la rivista riceve, rappresenta anche la stenica
volontà di produrre materiale di studio; per questo è il terzo
numero pubblicato ed avrebbe dovuto essere il quinto, ma
riconosceremo agli abbonati, pochi per adesso, i diritti che son
loro. Si leggeranno in questo numero scritti
di Fornari o Bruno o Andreoli o Capozzi, e di altri ancora, che
hanno affrontato l’argomento della simulazione e del suo contrario
con il rigore previsto dal proprio essere scienziati, ma con la
sensibilità individuale del loro essere studiosi. Tanto che ci è sembrato
opportuno pubblicare tra i lavori anche una perizia elaborata da
Jung nel 1904 nei confronti di un mentecatto dalla vita difficile e
ladro di biciclette, che offre la possibilità di una lettura colta e
deliziosa della perizia psichiatrica che con tanto schematico
automatismo oggi viene ad essere scritta. Un altro insegnamento che
non porta ad essere o sentirsi i tenutari della verità, ma che
produce un tragitto di dubbio, fondamentale in qualsiasi processo di
crescita; che significa anche riguadagnare il tempo perduto,
recuperare gli spazi non usati, iniziare le collaborazioni con
l’esterno, come sottoscrivere accordi e protocolli con servizi ed
asl più sensibili, così da dare una continuità terapeutica ad un
individuo che prima ci appare malato e dopo criminale. I risultati
dell’applicazione di tale interpretazione rendono gratificante
l’impegno: le maggiori dimissioni effettuate, un miglior controllo
sulla patologia psichiatrica grave, notevole riduzione degli atti
violenti nei pazienti internati, sono il risultato di interazioni
tra una psichiatria esterna, ancora alla ricerca di pragmatismi
improbabili, e di una psichiatria interna alle strutture
psichiatrico giudiziarie, troppo a lungo ristretta in un significato
di contenzione, fuori tempo e fuori qualsiasi innovazione
scientifica. Ed è dalle interazioni tra due psichiatrie ormai non
più divisibili, con quanto di scienze umane e di espressioni che il
connubio produce e si trascina, che deve crearsi la possibilità di
un superamento dell’opg che non sia soltanto legge da legiferare e
da applicarsi non si sa come. Ma un reale progetto che garantisca
sia la difesa sociale che la dignità del malato, non più
semplicemente internando, ma rilevando modalità terapeutiche che
siano al passo con i tempi e le esigenze; e integrandosi
nell’applicazione di leggi che necessitano delle interazioni per
essere correttamente applicate. Con simile intenzione, la suggestione
del negare i fatti e affermare i desideri da cui parte lo studio
pubblicato, può, ridicolmente, rappresentare una delle scarse
possibilità a nostra disposizione per affermare il desiderio di
migliorarsi e risolversi. Adolfo
Ferraro PREFAZIONE Adolfo
Ferraro PERIZIA MEDICA SU UN CASO DI SIMULAZIONE DI
MALATTIA MENTALE Carl Gustav
Jung SIMULAZIONE E DISSIMULAZIONE COME SIGNIFICATO
DI PURA STRUTTURA DEL FARE Luigi Capozzi
GLI INDICATORI CLINICI DI DISSIMULAZIONE
DELLA MALATTIA MENTALE Ugo Fornari e Silvia
Coda LA SIMULAZIONE Vittorino
Andreoli FINZIONE E SIMULAZIONE DI MALATTIA
MENTALE. LO
PSICHIATRA DA MEDICO DELL'ANIMA A GIUDICE DELLA
FORMA Francesco
Bruno SIMULAZIONE E
DISSIMULAZIONE CONFINI DELL'ETIMO, CONFINI
DELL'ETICA Enrico De
Notaris SCIOPERO DELLA FAME: SCELTA
CONSAPEVOLE O PSICOPATOLOGIA? Antonello
Crisci LA SIMULAZIONE INTRAMURARIA: ASTUZIA O
NECESSITA'? Umberto Racioppoli e Antonio
Iaccarino LA SIMULAZIONE
INDOTTA Salvatore De Feo, Massimiliano De Somma,
Adolfo Ferraro REVISIONE CRITICA DELLA SINDROME DI
GANSER Emilia Costa TIPOLOGIE CLINICHE DELLA
SIMULAZIONE Giancarlo
Nivoli SIMULAZIONE E NORMA
PENITENZIARIA Maria Rosaria
Marino in grigio sono contrassegnati i lavori non ancora
disponibili Ospedale
Psichiatrico Giudiziario "Filippo Saporito" di Aversa Via S.
Francesco 2, 81031 Aversa (CE) Tel.:
081/8155111 / E-Mail: opg@opgaversa.it |