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Verso il G8



da Il Corriere della Sera 20.03.01
 
 
                            La ricetta è quella di Trieste: spazi per i centri sociali, in cambio nessuna violenza.
                            Si dovranno controllare 150 mila manifestanti
 
                            A Genova una cittadella per i contestatori Si tratta col popolo di
                     Seattle per evitare scontri al G8. Il cardinale: non dimenticare il
                     Sud del mondo VERSO IL SUMMIT DEL 20 LUGLIO
 
                                 DAL NOSTRO INVIATO
                            GENOVA - Suor Patrizia Pasini, «missionaria della Consolata», ha promesso che sarà tre giorni
                            a Genova per pregare e digiunare in occasione del vertice a Palazzo Ducale fra i capi di Stato e
                            di governo degli Otto Grandi della Terra. Ha scritto al sindaco Giuseppe Pericu per chiedergli
                            uno spazio, un luogo di riflessione. «Vogliamo venire durante il summit dei G8 per fare sentire
                            la nostra voce di uomini e di donne che lavorano nel Sud del mondo e sono testimoni di come il
                            debito estero impoverisca questi Paesi».
                            Il «centro di presenza» che le «missionarie della Consolata» vorrebbero è la chiesa
                            dell’Annunziata, «chiesa francescana che quindi si addice bene a noi...». La Chiesa
                            dell’Annunziata è in zona rossa, area proibita a chi non avrà l’accredito perché vicina alla sede
                            delle delegazioni inglese di Tony Blair e giapponese del dimissionario Mori (gli italiani andranno
                            invece al Porto Antico, i tedeschi di Gerard Schröder a Rapallo, gli americani ancora non si sa,
                            in quanto l’amministrazione Clinton se ne è lavata le mani e ha passato la patata bollente allo
                            staff di Bush che ha sguinzagliato in Liguria un buon numero di agenti della sicurezza per capire
                            dove meglio sistemarsi).
                            Lì, in piazza dell’Annunziata, dal 20 al 23 luglio nessuno dovrà avvicinarsi. Nemmeno le
                            missionarie della Consolata. Suor Patrizia avrà forse un giardino davanti a Brignole dove
                            portare la sua testimonianza e la sua preghiera.
                            Genova città militarizzata che mostra scudi e manganelli per difendere la sicurezza di tutti?
                            Oppure Genova soffocata dall’agitazione e dalla confusione ma città aperta al dibattito, al
                            confronto, alla contestazione civile dei movimenti sia laici sia cattolici, moderati ed estremisti,
                            comunque non violenti, dell’antiglobalizzazione a garanzia di una immagine di possibile
                            convivenza fra le anime della società e i Padroni del mondo?
                            Il dilemma è politico e lo scioglierà definitivamente il governo che uscirà dalle urne il 13 maggio
                            prossimo.
                            Ma nell’attesa i «No global» e le istituzioni già trattano.
                            Da una parte il cosiddetto «Patto di Lavoro», una federazione che riunisce centri sociali, partiti,
                            associazioni del volontariato. Dagli zapatisti di Sampierdarena ai leoncavallini di Milano. Dalle
                            Acli a Nigrizia. Da Pax Christi a Mani tese. Dal Wwf a Lega ambiente. Dalla Lega delle
                            cooperative ligure alla «Rete ControG8». Da Rifondazione comunista ai Giovani socialisti. Quasi
                            a dimostrare che lo slogan «Cancellare il debito dei Paesi poveri o in via di sviluppo» riunisce
                            vocazioni tanto diverse.
                            Persino il cardinale Dionigi Tettamanzi ha levato la sua voce per sostenere che Genova, oltre
                            che vetrina della ricchezza del G8, deve essere voce di chi nel mondo, nel Sud del Mondo, ha
                            fame, di chi è emarginato, di chi non ha il lavoro.
                            Dall’altra parte gli organizzatori del vertice, il ministero degli Esteri, i responsabili dell’ordine
                            pubblico e della amministrazione cittadina. E l’intelligence. Si discute per evitare il bis di
                            Seattle, di Praga, di Davos. Gli assalti, le botte, le cariche di Napoli. Gli antiglobalizzazione, gli
                            antiG8, annunciano l’arrivo di cento, centocinquantamila manifestanti per il 20 luglio. Dove si
                            concentreranno? Le istituzioni, magari non insensibili alle parole del cardinale Dionigi
                            Tettamanzi, sono pronte a riconoscere al «Patto di lavoro» un diritto di visibilità , un diritto a
                            esprimere il dissenso, a riflettere pubblicamente, per dirla proprio come l’arcivescovo di
                            Genova, «sulla globalizzazione fenomeno ambivalente carico di valori e disvalori, di grandi
                            opportunità e insieme di pericolose minacce per l’aggravarsi del divario tra popoli ricchi e
                            popoli poveri».
                            Così a Genova, sull’esempio sperimentato in piccolo a Trieste due settimane orsono, potrebbe
                            essere consentita la creazione di una «cittadella» dei movimenti, delle associazioni e dei centri
                            sociali. In cambio della promessa e della garanzia di non ricorrere a violenze e scorribande.
                            Ma chi è in grado di offrire una simile certezza con delegazioni «antiglobal» che sbarcheranno
                            da tutto il mondo? Chi le controllerà? Il sindaco Giuseppe Pericu ha fatto sondare gli umori della
                            città.
                            Prima di Napoli l’ottanta per cento della popolazione era incuriosito e bene orientato
                            all’accoglienza del vertice, e magari pure del controvertice. «Ora la percentuale è sicuramente
                            diminuita, ma resta molto alta». Genova sul vertice G8 ha puntato e punta molto per il rilancio
                            economico e culturale. Fu il governo D’Alema a scegliere (motivi elettoralistici?) la città della
                            Lanterna. Una legge del 2000 ha portato 200 miliardi per ristrutturare, riedificare,
                            riammodernare. Ci sono una settantina di cantieri sparsi su 1.400 chilometri di strade. «Li
                            chiuderemo in tempo».
                            Gli amministratori sventolano indicatori con segnali di inversione: il tasso di sviluppo è salito al
                            quattro e mezzo per cento, il tasso di disoccupazione è sceso dall’undici al sette e mezzo per
                            cento, il traffico portuale è aumentato da 300 mila a un milione e 500 mila container.
                            «Presenteremo una città davvero rinnovata». Ma Genova, 650 mila abitanti, lunga trenta
                            chilometri, stretta fra mare e collina, «la più meridionale fra le grandi città del Nord», saprà
                            reggere l’urto del G8 e del contro G8?
                            Il presidente della Regione, il polista Sandro Biasotti, teme il peggio. Gli scontri di Napoli per lui
                            sono stati una sorta di prova generale. Respinge l’ipotesi di qualsiasi concessione al «Patto di
                            lavoro» che non sia, in forme da concordare, la rappresentazione al tavolo dei Grandi delle
                            «ragioni dei contestatori». Un documento e via a casa. Anche la Provincia del centrosinistra ha
                            detto la sua lamentando nella «struttura di missione» allestita dal ministero degli Esteri per
                            organizzare l’evento eccessiva sensibilità agli aspetti mondani del vertice e scarsa attenzione ai
                            timori di conflitti. Il sindaco sostiene che «Regione e Provincia farebbero bene a tacere, perché
                            chi ha voce in capitolo è il Comune. Il G8 si tiene a Genova e solo Genova può intervenire nella
                            discussione».
                            Città militarizzata o città aperta? I commercianti mettono comunque le mani avanti e
                            minacciano il Comune. «Assicurateci le vetrine o a luglio chiudiamo».
                            Sindrome da guerriglia. Seattle. Praga. Davos. Napoli. Ma non è detto che sia sempre così.
                            Questa volta in piazza va anche la Chiesa.
                            fcavalera@rcs.it
 
                                                                                      Fabio Cavalera
 

GENOA SOCIAL FORUM

Genova, 20-22 Luglio 2001

 

Un Mondo diverso è possibile

Premessa

Lo scenario mondiale in cui ci prepariamo al Vertice dei G8 a Genova, è uno scenario pieno di profonde ingiustizie. Il 20% della popolazione mondiale – quella dei Paesi a capitalismo avanzato – consuma l’83% delle risorse planetarie; 11 milioni di bambini muoiono ogni anno per denutrizione e 1 miliardo e 300 milioni di persone hanno meno di un dollaro al giorno per vivere. E lo scenario invece che migliorare, peggiora continuamente.

La portata internazionale di questo Vertice rappresenta una grande sfida per tutte quelle Organizzazioni che da tempo lavorano per affermare – con metodi e priorità differenti – principi di giustizia sociale, di solidarietà e di uno sviluppo equo e sostenibile. La sfida deve essere raccolta!

Dobbiamo contribuire insieme a far conoscere a tutti le differenti progettualità che si esprimono nelle azioni di cooperazione internazionale, di tutela ambientale, di valorizzazione dei diritti di cittadinanza e dei lavoratori, di promozione di modelli economici etici e solidali, di sviluppo di forme di convivenza multietniche e di scambio interculturale, di affermazione dei principi della pace e di lotta alle ingiustizie delle organizzazioni della società civile. Tutto il portato di queste esperienze deve essere un fattore di crescita per la società: essa deve essere pienamente coinvolta in un percorso che da oggi al luglio 2001 veda svilupparsi iniziative di sensibilizzazione e denuncia su questa inaccettabile situazione.

E’ necessario costruire un nuovo modo di pensare che sappia rispondere a quei modelli culturali dominanti che – passando per una crescente disgregazione sociale – impongono comportamenti che impediscono anche il solo immaginarsi una società migliore. Un mondo diverso è invece possibile!

Questo deve essere il senso della sfida da trasmettere ai cittadini. Gli Organismi sovranazionali, su cui si stanno concentrando le attenzioni di un movimento internazionale crescente, non potranno più decidere senza tener conto di una popolazione sempre più attenta e decisa che chiede processi democratici certi e nuovi orizzonti di giustizia sociale ed economica.

PATTO DI LAVORO

Per tutto questo, le organizzazioni firmatarie si impegnano in un patto di lavoro comune che prevede di:

1.      attivarsi pienamente per la sensibilizzazione della cittadinanza attorno ai temi che rappresentano il portato specifico di lavoro di ciascuna delle organizzazioni, rispettando anche modalità e percorsi autonomi;

2.      chiedere alle Pubbliche Amministrazioni locali e nazionali che siano garantiti ampi spazi per tutta la società civile per l’espressione di attività, progetti e manifestazioni che in questi mesi e nei giorni del Vertice si potranno organizzare. E soprattutto che il diritto a manifestare non subisca restrizioni immotivate;

3.      coordinarsi al fine di favorire il massimo passaggio di informazioni al fine di rendere più efficaci le iniziative da programmare;

4.      rispettare tutte le forme di espressione, di manifestazione e di azioni dirette pacifiche e non violente dichiarate in forma pubblica e trasparente.

Attraverso questo documento, le Organizzazioni firmatarie lanciano un appello a tutte le Organizzazioni e a tutte le Reti interessate e a quelle che già stanno lavorando attorno al Vertice dei G8, per ritrovarsi in tempi brevi in un appuntamento unitario sia per coordinare al meglio le energie e le proposte, sia per avviare un percorso di confronto con il mondo della ricerca, della politica e di quei soggetti in grado di far perseguire al meglio gli obiettivi  sopra indicati.

Firmatari Genovesi: ACLI, Altrimondi, ARCI Nuova Associazione, Arciragazzi, ASSEFA, Associazione Medici per l'Ambiente - ISDE, Associazione per il Rinnovamento della Sinistra, Bambini Vittime, Banca Etica - Circoscrizione Locale di Genova e Imperia, CEDRITT, Centro Cooperazione Sviluppo, Centro Sociale Talpa e Orologio, Centro Sociale Terra di Nessuno, Centro Sociale Zapata, Circolo ARCI Mascherona 16, Città Aperta, COGEDE, Comitato per la Globalizzazione dei Diritti, Consorzio Sociale Agorà, COSPE, Federazione Chiese Evangeliche Liguria, Federazione Giovani Socialisti, Federazione Regionale Solidarietà e Lavoro, ICS - Consorzio Italiano di Solidarietà, Il Ce.sto, ISCOS CISL Liguria, Legacoop Liguria - Comparto Cooperative Sociali, Legambiente Regionale Liguria, LOC - Lega Obiettori di Coscienza, Lavoratori della Libreria Feltrinelli Genova, Mani Tese, Marea, Movimento Federalista Europeo, Partito Rifondazione Comunista, Planet, Progetto Continenti, Rete ControG8, Rete Lilliput, Sondagenova, Sinistra Giovanile, UISP, Ya Basta!

Firmatari Nazionali: Altrimondi, ARCI Nuova Associazione, Arciragazzi, Associazione Botteghe del Mondo, Associazione Coordinamento Pace, Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau, Associazione per la Pace, Associazione Tatavasco, ATLHA - Associazione Tempo Libero Handicappati, AYUSYA, Beati i costruttori di pace, Bilanci di Giustizia, Campagna Chiama L'Africa, Campagna Dire mai al MAI - Stop Millennium Round, Campagna per la Riforma della Banca Mondiale, Campagna Sdebitarsi, Carta - Cantieri Sociali, Centro Nuovo Modello di Sviluppo, Centro Sociale Leoncavallo, Coalizione Italiana Contro la Pena di Morte, COCORICO - COnsumatori COnsapevoli RIciclanti COmpatibili, Consorzio CTM Altomercato, Cooperativa Roba dell'Altro Mondo, COSPE, Democrazia Popolare, Federazione Chiese Evangeliche, Federazione Giovani Socialisti, Giovani Comuniste e Comunisti, ICEI - Istituto Cooperazione Internazionale, ICS - Consorzio Italiano di Solidarietà, IRED Nord, Legambiente, LILA, Lunaria, Mani Tese, Nigrizia, Partito Rifondazione Comunista, Pax Christi, Rete ControG8, Rete delle Marce Europee, Rete Lilliput, Rete Radie Resch, S.in.COBAS, Tavola della Pace, Sinistra Giovanile, UISP, Unione degli Studenti, WWF, Ya Basta!

Firmatari Internazionali: Casa da Mulher Oito de Março (BR), Forum Nord Sud (BE), Marches européennes contre le chomage, la précarité et les exclusions (FR), National Coordination in Greece - Campaign Genoa 2001 (GR)

 

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