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(Fwd) CS52-2000
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From: "Amnesty International" <press@amnesty.it>
To: stampa@amnesty.it
Date sent: Wed, 3 May 2000 18:12:41 +0000
Subject: CS52-2000
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CS 52-2000
SUDAN: I COSTI UMANI DEL PETROLIO
Amnesty International lancia oggi un rapporto dal titolo "Sudan: i
costi umani del petrolio". Le forze governative e i gruppi armati di
opposizione si contendono il controllo dei giacimenti, spesso con la
collaborazione di compagnie petrolifere straniere.
Nel rapporto sono denunciati i bombardamenti, le deportazioni, le
torture e i massacri subiti dalla popolazione civile nelle aree
limitrofe ai pozzi. Per assicurarsi il controllo della citta' di
Bentiu le forze governative l'hanno bombardata massicciamente e
hanno poi espulso la popolazione civile. Per impedirne il ritorno
sono stati distrutti i raccolti e saccheggiate le provviste. I
sopravvissuti parlano di massacri orrendi. Le compagnie straniere
fingono di non vedere.
Le forze ribelli hanno anch'esse compiuto raid contro i civili per
assicurarsi il controllo delle aree ricche di petrolio, commettendo
gravi violazioni dei diritti umani.
Diversi gli aspetti inquietanti di questa guerra. Le compagnie
impegnate nella costruzione dell'oleodotto sono difese da mujahedin
afgani e malesi e nel conflitto vengono impegnati bambini soldato. Il
governo sudanese acquista armi (da Polonia, Bulgaria, Cina) grazie
all'esportazione del petrolio.
Amnesty International chiede al governo sudanese di consentire il
ritorno di tutti i civili sfollati e di non usare le infrastrutture
delle compagnie petrolifere per fini militari.
Amnesty International non condanna le compagnie che operano in
Sudan (tra le altre: l'italiana Agip, l'olandese Royal Dutch Shell,
la francese Elf-Aquitanei, la China National Petroleum Corporation)
ma chiede loro di non essere complici del governo sudanese e di
lavorare invece per la difesa e la promozione dei diritti umani.
FINE DEL COMUNICATO
Roma, 3 maggio 2000
Ufficio Stampa
Amnesty International
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