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12/02 Bologna: assemblea pubblica su CPT di Via Mattei - Appello"No all'aberrazione umana e giuridica dei centri di detenzione permigranti"



INIZIATIVA (Appuntamenti - http://contropiani2000.org/calendario/index.htm):
Sala de' Notai - Via dei Pignattari, 1 - BOLOGNA
Ore 21: Assemblea Pubblica per decidere sulla campagna politica da intraprendere contro i Centri di Permanenza Temporanea in particolare sul centro di via Mattei a Bologna.
Verrà presentato il seguente appello.


MATERIALI:
http://www.contropiani2000.org/documentazione/eventi/nocptviamattei

APPELLO:
- Testo
  http://contropiani2000.org/documentazione/eventi/nocptviamattei/appello.htm
- Aderisci "on line" (yabasta.bologna@tin.it e info@contropiani2000.org)
  http://contropiani2000.org/documentazione/eventi/nocptviamattei/adesione_singola.htm
- Elenco adesioni
  http://contropiani2000.org/documentazione/eventi/nocptviamattei/adesioni.php3

BLOCCO DEI LAVORI A VIA MATTEI: I comunicati e le foto
http://contropiani2000.org/documentazione/eventi/nocptviamattei/yb_foto.htm

TESTIMONIANZE: Lettera di Rabjana Zeqo 
http://contropiani2000.org/documentazione/immigrazione/rabjana.htm


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No all'aberrazione umana e giuridica
dei centri di detenzione per migranti
No all'apertura del centro di detenzione di Via Mattei


Sono luoghi nascosti, alla periferia delle città, del tutto, o quasi del
tutto, invisibili.
Sono luoghi in cui le persone trattenute non hanno commesso alcun crimine.
Sono luoghi di sospensione del diritto.
Sono luoghi in cui nessuno può entrare, se non coloro che vi sono rinchiusi
e coloro che li gestiscono: non far sapere e non far vedere per non far
reagire.

Luoghi di questo genere sono stati creati a Milano, Roma, Trapani e in
altre città ancora.
In questi luoghi sono già morti uomini e donne che avevano attraversato il
mare fuggendo dalla miseria o spinti dal desiderio di una vita dignitosa,
talvolta per mancanza di cure e di assistenza sanitaria, tal altra per atti
estremi di autolesionismo determinati da una condizione assurda e disumana.
Recentemente alcuni giudici del tribunale civile di Milano si sono
rifiutati di convalidare i provvedimenti con i quali Prefetto e Questore
disponevano la misura di internamento nel centro di Via Corelli e
l'accompagnamento coatto alla frontiera per alcuni immigrati sprovvisti di
documenti, e hanno sollevato eccezione di costituzionalità per gli articoli
della Legge Turco-Napolitano che prevedono tali procedure, in quanto
contrastanti col dettato costituzionale in materia di libertà personale.
Nonostante tutto questo in Emilia-Romagna è prevista la costruzione di
altri tre centri, uno dei quali dovrebbe sorgere a Bologna, al posto
dell'ex-caserma Chiarini di via Mattei. Qui i lavori sono iniziati da
alcuni mesi in forma assolutamente segreta e la Prefettura, per conto del
Ministero degli Interni, continua a ripetere di non essere tenuta (per
ragioni di sicurezza) a fornire alcuna informazione riguardo allo stato
delle attività e, addirittura, riguardo alle condizioni di lavoro
all'interno del cantiere.
Istituiti dall'articolo 12 della Legge 40 del 1998, i "Centri di permanenza
temporanea e assistenza"- che altri paesi europei definiscono, meno
ipocritamente, "Centri di detenzione amministrativa" -, sono il sintomo di
una determinata concezione politica, comune all'Italia e all'Unione
Europea. Quella che nella gestione dell'immigrazione tende a creare
invalicabili barriere tra "cittadini di sangue europeo", beneficiari di
diritti, e uomini e donne che, perché nati altrove, non possono godere
nemmeno del diritto alla libertà.
Essi rappresentano il portato più infausto di un ingiustificato quanto
strumentale delirio emergenzialista che non trova riscontro nei dati sui
flussi migratori (ben al di sotto della media europea) né tantomeno nei
dati ministeriali sulla commissione di reati (stabili o in diminuzione).
Fatto sta che il teorema strampalato e indecente: immigrazione uguale
criminalità, continua a mietere vittime incolpevoli giorno dopo giorno e in
suo nome si mettono in discussione diritti civili e principi giuridici che
sono stati posti a fondamento della nostra civiltà dopo due secoli di lotte
sociali. Questa guerra securitaria, mentre finge di garantire la sicurezza
dei cittadini che hanno diritti per nascita, in realtà alimenta
l'insicurezza di tutti, spingendo sempre più persone nell'irregolarità e
rendendo l'attraversamento delle frontiere il più cinico e lucroso affare
nelle mani del crimine organizzato.
Sul piano giuridico i Centri di detenzione amministrativa mostrano palesi
violazioni costituzionali e dei diritti fondamentali della persona: i
luoghi e le modalità del trattenimento, l'assenza di una piena tutela
giurisdizionale, la generalità della misura di internamento, che si
configura ormai come il perno dell'intera politica di contrasto
dell'immigrazione clandestina, violano sostanzialmente la riserva di legge
prevista in materia di condizione giuridica dello straniero dall'art. 10,
comma 2 della Costituzione; il principio di intangibilità dei diritti di
libertà per effetto di provvedimenti di polizia non sottoposti al pieno
controllo giurisdizionale di cui all'art. 13; e il diritto di difesa
previsto dall'art. 24 della Costituzione.
Oggi qualcuno parla della necessità di "umanizzare" i Centri, garantendo la
tutela dei diritti fondamentali, quasi fosse possibile introdurre un
effettivo sistema di garanzie laddove il diritto più importante, quello
alla libertà, è arbitrariamente negato, vanificando il dettato
costituzionale e compromettendo irrimediabilmente ogni pratica possibile di
riconoscimento e valorizzazione delle soggettività migranti.
Noi, estensori di quest'appello pensiamo che i centri di detenzione
costituiscano un'aberrazione umana e giuridica; ne domandiamo con forza la
chiusura immediata e ci batteremo per impedire che ne sorgano di nuovi, a
Bologna e altrove, sostenendo tutte le diverse iniziative e forme di
disobbedienza civile indirizzate a impedirne la realizzazione.
Invitiamo tutti a sottoscrivere quest'appello.

* Alle singole persone, agli intellettuali, agli artisti, ai professori, ai
docenti universitari chiediamo di aderirvi e di farlo conoscere leggendolo
in ogni occasione pubblica.
* Agli avvocati e ai giuristi chiediamo di denunciare l'incostituzionalità
degli articoli che istituiscono i Centri e regolano le espulsioni.
* A tutti i magistrati chiediamo di seguire l'esempio dei colleghi del
tribunale civile di Milano, sollevando eccezione di costituzionalità per
gli articoli 13 e 14 della Legge 40, e a tutti loro chiediamo di estendere
l'eccezione all'articolo 12 della legge medesima.
* Ai parlamentari, ai consiglieri comunali, provinciali e regionali, a
coloro che intendono candidarsi alle prossime elezioni politiche, chiediamo
di intervenire pubblicamente nelle forme più rapide ed efficaci, affinché
tali Centri vengano aboliti e non ne nascano di nuovi.

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CAMPAGNA:
Aderisci anche tu, metti il logo "NO CPT di Via Mattei" sul tuo sito

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