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Lotta e massacro nelle carceri turche : recenti sviluppi



Lotta e massacro nelle carceri turche : recenti sviluppi

Nonostante il barbaro massacro del 19 dicembre (avvenuto in occasione
dell'operazione militare di trasferimento carcerario in 20 prigioni
turche) e la successiva durissima repressione, lo sciopero della fame
dei detenuti continua, ma per molti di coloro che lo praticano ormai da
mesi, e sono in condizioni di salute disperate (coma irreversibile), la
morte può sopraggiungere da un momento all'altro.
In questo drammatico contesto la solidarietà internazionale sta
svolgendo un compito di primaria importanza, sia per contrastare il
tentativo di soffocare nel silenzio e nell'isolamento ogni opposizione,
sia per mettere il Regime turco di fronte alle proprie responsabilità,
in primo luogo in relazione a quella Europa in cui vorrebbe entrare.
Subito dopo il massacro di fine dicembre, ad una prima delegazione
tedesca ha fatto seguito quella italiana guidata dal Dott. Margara, ex
Direttore Generale delle Carceri Italiane, la cui relazione, qui
allegata, fornisce un quadro dettagliato ed allarmante della situazione;
una delegazione di europarlamentari (da Germania, Norvegia, Svezia…) si
è appena recata in Turchia in questi giorni; una delegazione di
osservatori (sindacalisti, avvocati etc.) italiani partirà tra poco
(venerdì 26 gennaio); una successiva amplissima delegazione di giuristi
europei (con anche folta partecipazione italiana) è prevista per il 22
febbraio (e probabilmente potrà finalmente anche entrare nelle carceri).
Sono stati in Turchia, inoltre, rappresentanti delle associazioni per i
Diritti umani (Amnesty International, Human Rights Watch). Gli incontri
delle delegazioni sono sempre stati pesantemente ostacolati dalle
autorità turche.

Segue  :

****1) La relazione della delegazione italiana che si è recata in
Turchia al 5 all’8 gennaio.

****2) Alcuni altri recentissimi testi sul medesimo episodio, e cioè:
6-I-2001 = Amnesty International = Turchia : L'operazione di
trasferimento carcerario del 19 XII 2000.
9-I-2001 = Human Rights Watch = Turchia : il Governo tenta di soffocare
l'indagine sul trasferimento carcerario.
7-I-2001 = il Manifesto. Dino Frisullo = Il massacro dei prigionieri.
10-I-2001 = la Repubblica, ed. di Firenze. Fulvio Paloscia = Delegazione
della Cgil fiorentina col giudice Margara nelle carceri turche.
8-I-2001 = Camera del Lavoro di Firenze = Conferenza-Stampa
della Delegazione Italiana al rientro dalla missione in Turchia
11-I-2001 = il Manifesto. Dino Frisullo = Continua il disperato digiuno
dei prigionieri. Le testimonianze di una delegazione italiana di ritorno
da Istanbul.
9-I-2001 = IHD (Assoc. Diritti Umani in Turchia) = Comunicati
sull'operazione di trasferimento carcerario.

****3) L'indice dei testi del Dossier "Ottobre-Dicembre 2000. Carceri
turche : lotta e massacro". E' una rassegna-stampa con testi in
italiano, in inglese e in francese. Chi desiderasse ricevere via e-mail
o l'intero Dossier o alcuni testi, può farne richiesta rispondendo alla
presente Mail (specificando, nel secondo caso, o i titoli dei testi, o
le lingue per le quali vuole i testi disponibili). Il Dossier è
disponibile anche in formato cartaceo.

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NB.: il simbolo == è usato come separatore tra i testi (il suo uso, con
il comando "Find", può velocizzare lo scorrimento del presente
documento)
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Carceri - 1) La relazione della delegazione italiana che si è recata in
Turchia dal 4 all’8 gennaio.


Delegazione italiana a Istanbul, 4-8 gennaio 2001

      a cura di :
Alessandro Margara
Vainer Burani
Stefano Galieni
Claudio Lombardi
Antonello Pabis
Filomena Santoro

Roma, li 15 gennaio 2001


Contenuti :

I promotori dell'iniziativa
Il contesto
Gli incontri avvenuti
Relazione di incontro: Associazione per la difesa dei Diritti Umani
(IHD)
Relazione di incontro: Fondazione IHD  per la cura dei postumi della
tortura
Relazione di incontro: Fondazione Giuridica (TOHAV)
Relazione di incontro: Unione delle Camere degli Architetti e Ingegneri
della Turchia (UCEAT)
Relazione di incontro: Associazione di familiari di detenuti (Tuyab)
Relazione di incontro: Ordine degli Avvocati (BARO)
Relazione di incontro: Associazione degli Avvocati Democratici (CHD)
Relazione di incontro: Giornalista di Yeni Gundam (uno dei pochi
giornali di opposizione ancora esistenti)
Relazione di incontro: Comitato dei familiari dei prigionieri
rivoluzionari (DETAK)
Relazione di incontro: Confederazione dei Sindacati (KESK)
Esperienze dirette di atteggiamento delle forze di polizia
Conclusioni

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Premessa

Nel quadro della campagna “Oltre il Bosforo, oltre le sbarre”, promossa
da: Arci, Assopace, Antigone, Azad, a cui hanno aderito le redazioni de
Il manifesto, Liberazione, Guerrepace e di cui si sono fatti garanti il
Vicepresidente del Senato On. Ersilia Salvato e l'europarlamentare On.
Luisa Morgantini, una delegazione italiana è stata invitata ad Istanbul
dall'Associazione Turca per i Diritti Umani (IHD) per verificare le
conseguenze della repressione dello sciopero della fame e
dell'internamento nelle celle d'isolamento delle prigioni turche. La
delegazione ha raccolto un appello urgente lanciato dall'IHD a tutti gli
organismi internazionali.
La delegazione è stata guidata da Alessandro Margara, magistrato, già
Presidente del DAP (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) e
attualmente Giudice di sorveglianza del Tribunale di Sorveglianza di
Firenze ed ha trascorso quattro giorni ad Istanbul (dal 4 all'8 gennaio)
visitando e incontrando associazioni dei familiari dei detenuti,
avvocati, esponenti della società civile e impegnati a vario titolo per
il rispetto dei diritti umani.
Ciò che segue, è una relazione sintetica di quanto la commissione ha
appreso dai racconti e dalle testimonianze ascoltate e dalla
documentazione raccolta ma anche di quello che i suoi membri hanno avuto
modo di osservare direttamente.

Il Contesto

Le condizioni di detenzione ma più in generale l'effettivo rispetto dei
diritti umani e democratici in Turchia sono oggetto da tempo di indagine
e di critica, da parte di numerosi organismi, istituzionali e non
governativi, italiani ed europei,.
Soltanto nello scorso anno sono state oltre cento le istanze accolte
dalla Corte Europea per indagare su casi individuali di maltrattamenti e
torture perpetrate su detenuti per ragioni politiche.
A questo si aggiunge il conflitto tuttora in atto con la popolazione
Kurda che sovente sfocia anche in sconfinamenti militari in territorio
irakeno, nonostante la sospensione decretata dal PKK della lotta armata.
Permangono poi: lo stato di emergenza determinato dalle leggi
antiterrorismo del 1991, i continui attacchi alla libertà di stampa e di
associazione, l'esistenza di tribunali speciali, la lunghezza della
carcerazione preventiva, l'erogazione di condanne alla pena capitale.
La popolazione carceraria in Turchia ammontava fino a poco tempo fa a
circa 75.000 detenuti, 13.000 dei quali accusati genericamente di
terrorismo o comunque di reati associativi connessi alla propria
militanza politica. L'80% di questi è accusata di far parte dei
movimenti indipendentisti kurdi.
A seguito di un recente provvedimento di amnistia condizionale da cui
erano esclusi gran parte dei detenuti politici, la popolazione
carceraria si riduceva del 50% circa.
Tre anni fa, in seguito alle pressioni esercitate da organismi
internazionali, il governo turco dava il via ad un piano di
rimodernamento dell'edilizia carceraria: alle carceri di massima
sicurezza di tipo “E”, sovraffollati ma che consentivano ai detenuti di
condividere spazi comuni si volevano sostituire le carceri di tipo “F”,
più piccole, in grado di ospitare circa 400 persone in celle singole o
per 3 persone.
Tre carceri di tipo F sono già state realizzate, 2 sono in fase di
realizzazione, altre 6 saranno pronte entro il 2002. La vita nelle
carceri di tipo “E”, sorte a seguito del golpe militare del 1980, per
quanto dura permetteva ai detenuti di esprimere forme di resistenza
collettiva agli abusi dei militari. Le carceri di tipo “F” espongono i
reclusi a tutte le più distruttive pratiche di tortura praticabili in
regime di isolamento.
Contro il trasferimento nei nuovi penitenziari iniziava il 20 ottobre
uno sciopero della fame dei detenuti che rapidamente si estendeva a 41
carceri.
Nel tentativo di mediare e di sbloccare la situazione nasceva una
trattativa fra il governo e i detenuti che vedeva protagonisti
intellettuali, uomini di legge, soggetti della società civile turca.
Il 19 dicembre, poche ore prima di un incontro fra i mediatori, latori
di proposte del governo, e delegazioni dei detenuti. L'esercito
irrompeva nelle carceri in sciopero con un'operazione beffardamente
chiamata Ritorno alla vita che si concludeva con un tragico bilancio: 31
le morti accertate fra i detenuti, due fra i militari, 720 i feriti,
alcuni dei quali molto gravi.
Malgrado il trasferimento lo sciopero continua, a tutt'oggi 10 gennaio
risultano essere 324 i detenuti in gravissimo pericolo di vita che hanno
scelto di non assumere più alcuna sostanza né liquida né solida (death
fast).

Gli Incontri

Nel corso dei pochi giorni di permanenza abbiamo potuto incontrare
numerose e diverse associazioni, quanto segue è un sintetico resoconto
delle testimonianze raccolte.

Associazione per i Diritti Umani (IHD)
Pur non avendo svolto incontri ufficiali con questa che è la principale
associazione impegnata in Turchia per la salvaguardia dei diritti umani
l'IHD ha fornito alla delegazione ogni tipo di supporto logistico
necessario nonché l'ausilio di instancabili interpreti. Abbiamo potuto
constatare come continuamente l'esistenza di questa associazione sia
messa in pericolo, i suoi dirigenti sono continuamente oggetto di
minacce, arresti, intimidazioni, le sue sedi in gran parte chiuse.
La sezione di Istanbul ha raccolto e ci ha consegnato, le liste dei
prigionieri in sciopero trasferiti nelle prigioni di tipo “F”, un
dossier sull'operazione “ritorno alla vita”, un video che mostra
l'assalto in carcere, i pestaggi dei familiari dei detenuti, il
trasferimento dei prigionieri feriti.

Fondazione per i diritti umani
È una struttura composta da volontari e professionisti che si occupa di
sostenere le vittime di tortura e di maltrattamenti fornendo loro un
supporto medico e psicologico.
La responsabile della Fondazione ci ha elencato numerosi e agghiaccianti
casi di torture e maltrattamenti perpetrati prima dell'inizio dello
sciopero. Particolarmente frequenti risultano essere i casi di abuso
sessuale nei confronti delle/i detenute/i, di percosse e di privazioni,
praticati sistematicamente dai militari.

Fondazione Giuridica (TOHAV)
Nata nel 1994, la fondazione raccoglie circa 90 avvocati particolarmente
impegnati nei ricorsi di detenuti contro lo stato per aver subito, nel
corso della loro detenzione, torture e maltrattamenti.
Il quadro che ne è emerso evidenzia la totale assenza di diritto nel
regime carcerario. Non esiste in Turchia un regolamento carcerario che
tuteli i diritti dei detenuti, non esistono figure giuridiche in grado
di controllare le condizioni di esecuzione della pena, le stesse
autorità penitenziarie debbono sottostare alle disposizioni militari.
Gli unici riferimenti legislativi si basano su disposizioni che
risalgono al 1938 e che comunque non definiscono le dinamiche del regime
carcerario la cui struttura viene lasciata alla discrezionalità delle
autorità.
Ogni ricorso ai tribunali turchi per maltrattamenti e torture è stato
respinto, dei 170 casi poi trasmessi alla Corte europea oltre 100 sono
stati ritenuti ammissibili, di questi almeno 20 sono arrivati alle
udienze definitive. Il governo turco in questi casi si dichiara disposto
ad un patteggiamento e ad un risarcimento economico.

Unione delle Camere degli Architetti e Ingegneri della Turchia (TMMOB)
Questa associazione professionale ha fatto parte del gruppo di
associazioni che ha tentato inutilmente di intervenire per mediare fra
governo e detenuti.
Oltre ad aver fornito notizie, dati e piante delle nuove strutture di
edilizia penitenziaria (carceri di tipo F), realizzate unicamente
attraverso le poche informazioni circolate, il presidente Yavuz Onen ci
ha illustrato lo stato di assoluta illegalità in cui queste vengono
costruite. Vincoli urbanistici, gare d'appalto per i lavori, pubblicità
dei progetti sono ignorati in nome della sicurezza nazionale. I costi di
ogni struttura carceraria (circa 60 milioni di dollari) risultano un
insulto rispetto alle scarse risorse che invece si impiegano per il
mantenimento dei detenuti. Dalle informazioni filtrate, le nuove
strutture carcerarie pur garantendo, in caso di corretto utilizzo, uno
spazio individuale maggiore per i detenuti, realizzano condizioni di
isolamento totale o parziale, sono governate tramite strutture
elettroniche in maniera centralizzata tali da poter provocare
deprivazioni sensoriali, l'utilizzo dei pochi spazi di vita sociale
(campo da basket e biblioteca) è a totale discrezione delle autorità.

Associazione di familiari di detenuti (Tuyab)
È soltanto una delle associazioni sorte per aiutare i propri congiunti.
La sede di un'altra associazione Tayad era stata chiusa dalla polizia il
giorno precedente.
È stato questo forse uno degli incontri più toccanti della delegazione:
erano oltre 50 i familiari presenti tra genitori, mogli, mariti,
fratelli o sorelle in rappresentanza di altrettanti detenuti.
Le loro testimonianze relative a quanto occorso ai propri congiunti nei
giorni successivi al 19 dicembre hanno permesso di ricostruire le
modalità dell'irruzione nelle carceri.
I sopravvissuti, visitati soltanto per pochi minuti, mostravano segni
inequivocabili di percosse e di ustioni procurate, come documentato
dall'IHD, da sostanze chimiche lanciate dai militari durante le
irruzioni. Dai racconti emerge l'utilizzo di esplosivi, armi da fuoco,
gas lacrimogeni, urticanti o che procuravano perdita dei sensi.
I detenuti sono stati trasferiti a forza e lasciati feriti, privi di
vestiti, di cure e della possibilità di espletare le funzioni
fisiologiche. Almeno fino al 7 gennaio (data dell'incontro con
l'associazione) erano continuati i pestaggi e le sevizie, gli stupri con
l'utilizzo di manganelli nei confronti dei detenuti uomini.
I familiari che per pochi minuti avevano potuto incontrarli erano stati
sottoposti a umilianti perquisizioni intime, a minacce e a ingiurie.
I detenuti ricoverati in ospedale, che intendevano proseguire lo
sciopero, venivano tenuti legati; gli ospedali erano sotto il controllo
totale dei militari, i medici (anche loro militari) passavano ogni ora
soltanto a ricordare che finché lo sciopero non sarebbe terminato, non
avrebbero prestato alcuna cura medica. I medici civili si erano già da
prima rifiutati di praticare l'alimentazione forzata ed erano perciò
stati estromessi, anche con minacce, dagli ospedali.
Il nutrimento forzato veniva praticato in casi particolari.
Tra i familiari erano numerosi i casi di percosse ricevute nel tentativo
di protestare contro l'accaduto, una ragazza riportava segni evidenti
sul viso e sul corpo dei colpi ricevuti nonostante fossero trascorse
oltre due settimane dagli avvenimenti.

Incontro col BARO (Camera degli avvocati)
Nel corso dell'incontro sono stati chiariti i termini della amnistia
recentemente promulgata in Turchia, che ha determinato una riduzione
netta della detenzione sul totale della pena.
Ci è stato spiegato inoltre che l'art. 427 della Costituzione -
completamente riscritta con il colpo di stato del 1980 - vieta che atti
di amnistia includano i crimini nei confronti dello Stato, descritti
dall'art. 14 della Costituzione stessa. Mentre l'art. 16 prevede per
reati di terrorismo l'adozione di carceri di massima sicurezza.
Esiste un progetto di legge del ministro della Giustizia per la modifica
dell'art. 16 in modo da poter utilizzare gli spazi di lavoro,
biblioteche, area per il basket previsti anche nelle carceri di tipo F
ma che la legislazione attuale non consente di utilizzare.
I termini del fermo di polizia sono molto lunghi: questo infatti ha una
durata di 4 ore estendibile a 4 giorni rinnovabili due volte cui si
possono aggiungere ulteriori 3 giorni; fino a un totale massimo di 11
giorni.
Relativamente ai tribunali speciali - anch'essi istituiti dalla
Costituzione dell'80 - i giudici militari da due anni a questa parte non
sono più presenti.
All'uscita dal BARO la delegazione è stata accuratamente fotografata da
un'agenzia di stampa filogovernativa


Associazione degli Avvocati Democratici (CHD)
L'avvocato Gulay Ertuk, presidente dell'associazione, e l'avvocato
Mihriban Kirdok, difensore di 85 detenuti politici, fra cui numerosi in
sciopero della fame, ci hanno illustrato il quadro normativo attraverso
cui vengono praticati i processi in Turchia. La lunghezza della
carcerazione preventiva (che può essere pari alla pena minima
corrispondente al reato di cui si è accusati), l'abuso dell'utilizzo dei
Tribunali per la Sicurezza Nazionale, la scarsità di prove che
sorreggono le istruttorie e la genericità delle accuse si sommano al
clima di minacce in cui sono costretti a lavorare gli avvocati. Molti di
loro hanno subito condanne, fermi, perquisizioni, molti sono messi
nell'impossibilità di lavorare correttamente e per molti la difesa dei
propri clienti è continuamente ostacolata, le visite ridotte o rinviate.
Nel carcere di Kandara, 14 avvocati sono stati fermati dalla polizia
mentre andavano a incontrare i loro assistiti e alcuni di loro sono
stati formalmente arrestati e incarcerati.

Giornalista di Yeni Gundam (uno dei pochi giornali di opposizione ancora
esistenti)
Il quotidiano, che ha una tiratura di 35.000 copie è frequentemente
sottoposto a censure e a sequestri. Ha riaperto da alcuni mesi con una
nuova testata dopo che la precedente era stata costretta alla chiusura
dopo il sequestro di140 numeri in un anno, tanto da costringere
l'editore ad una sorta di autocensura per poter proseguire nelle
pubblicazioni. La libertà di stampa è condizionata, nel 1999 nella sola
Istanbul sono stati sequestrati 19 libri, i grandi mezzi di informazione
sono totalmente succubi del potere politico e militare.

Comitato dei familiari dei prigionieri rivoluzionari (DETAK)
Denunciano, in un appello rivolto all'opinione pubblica progressista
mondiale, le condizioni in cui si trovano 40 militanti del Partito
Comunista dei Lavoratori in Turchia, detenuti in sciopero della fame.
Uno di loro, Murat Ordekci, è già morto; molti altri versano in gravi
condizioni.

Incontro col Kesk (sindacato del pubblico impiego)
L'incontro si è realizzato in due fasi. Alle 19 di sera nella sede del
sindacato degli insegnanti ed è proseguito a cena.
Nella sede del sindacato avrebbe dovuto svolgersi una
assemblea-dibattito sulla questione delle carceri che è stata annullata
in seguito ad un intervento della polizia.
Negli incontri successivi da parte sindacale sono stati forniti i dati
sulla situazione economica e contrattuale:
l'inflazione è in calo, tuttavia assai più alta di quella ufficialmente
dichiarata dal governo, pari al 39%;
l'inflazione si scarica sulla diminuzione del potere d'acquisto dei
salari più che sul deprezzamento della moneta;
il salario medio di un'insegnante è attualmente pari a 5-600 mila lire
italiane mensili, quello di un tecnico arriva alle 800mila;
un litro di benzina costa 1 dollaro USA;
la disoccupazione è al 20%.
La possibilità per il sindacato di svolgere il proprio ruolo di
contrattazione è fortemente limitato dalla negazione delle libertà
democratiche fondamentali. Di qui il porre, da parte sindacale,
l'affermazione della legalità democratica come punto fondamentale.
Questo è l'obiettivo comune delle associazioni e partiti che hanno dato
luogo all'iniziativa di Piattaforma Democratica, di cui il KESK è
soggetto sottoscrittore.



Scheda
(Rapporto del Comitato per i Diritti Umani)

19 ARALIK (19 Dicembre)
Rapporto di una strage

Contenuti:

L'operazione Ritorno alla Vita
I racconti delle framiglie  sulle lesioni ai detenuti
Rapporto degli avvocati
Rapporto dei medici sullo stato fisico dei detenuti
Documenti e foto

Dati di sintesi:

1) - Numero di carceri prese d'assalto dall'esercito: 20
2) - Numero di morti tra i detenuti: 30
3) - N° di persone portate in ospedale: 237
4) - N° di soldati morti: 2
5) - N° di soldati feriti: 6
6) - N° di carcerati trasferiti nella prigione di Edirne: 348
7) - N° di carcerati trasferiti nella prigione di Kocaeli: 340
8) - N° di carcerati trasferiti nella prigione di Sincan: 341
9) - N° di carcerati trasferiti nella prigione di Kartal: 67
10) - N° di carcerati trasferiti nella prigione di Bakikoy: 45
11) - N° di progioni dove lo sciopero della fame prosegue: 41
12) - N° di carcerati in sciopero della fame estremo prima dell'assalto
: 259
13) - N° di carcerati in sciopero della fame estremo dopo l'assalto: 357

14) - N° di carcerati/e in sciopero della fame: 1656
15) - N° di fermati nel corso delle manifestazioni a sostegno dei
carcerati: 2145
16) - N° di questi fermi tramutato in arresto: 58
17) - N° di stuprati/e: 8
18) - N° di ricorsi al Comitato per i Diritti Umani per ferite e
percosse a seguito delle manifestazioni: 120
19) - Sedi dove vi sono state irruzioni della polizia dopo l'attacco: 18

20) - Sedi chiuse: 2




Le esperienze dirette
Almeno in tre casi, nei 4 giorni di soggiorno a Istanbul, la delegazione
ha avuto modo di constatare direttamente l'assenza di reale libertà
politica e di opinione nella città.
Sabato 6 gennaio, alle ore 13 si sarebbe dovuta tenere, presso l'Hotel
Herezin di Istanbul, una conferenza stampa indetta dall'IHD per
presentare un rapporto relativo all'operazione “ritorno alla vita”
contenente tra l'altro testimonianze fotografiche delle torture
inflitte, le cui tracce erano chiaramente visibili sui corpi delle
vittime.
Un video documentava alcune fasi dell'assalto a un carcere, del
trasferimento dei detenuti, dei pestaggi e degli arresti operati nei
confronti dei loro familiari.
La conferenza è stata impedita dall'intervento delle forze dell'ordine
in borghese; i presenti sono stati ripresi con una videocamera da un
operatore della polizia e poi sono stati allontanati.
Nonostante la numerosa presenza di giornalisti, soltanto il quotidiano
Yeni Gundam ha riportato in un trafiletto la notizia.
In serata una riunione sindacale indetta dal KESK (un sindacato che
riunisce principalmente lavoratori del pubblico impiego), che prevedeva
all'ordine del giorno anche le questioni carcerarie, è stata oggetto di
intimidazioni da parte della polizia. Il funzionario preposto ha
testualmente dichiarato: ´se volete fare la riunione dovete prima venire
in questuraª. Alla suddetta riunione, peraltro non pubblica, erano stati
invitati i sindacalisti italiani presenti nella delegazione.
Domenica 7 gennaio, nel pomeriggio, 40 fra familiari dei detenuti e
esponenti di organizzazioni umanitarie turche venivano portati in
questura nel corso di una pacifica e pubblica riunione. Le immagini
trasmesse in televisione mostravano l'uso indiscriminato e grave della
violenza nei confronti di manifestanti, per lo più donne.
Una parte di queste 40 persone non risulta ancora essere stata
rilasciata.
Lunedì mattina, 8 gennaio, nella sede di Istanbul dell'IHD entravano tre
agenti in borghese che con fare minaccioso pretendevano di essere
presenti ad una nuova conferenza stampa convocata per riferire degli
arresti effettuati il giorno precedente.
L'atteggiamento intimidatorio della polizia rendeva ovviamente
impossibile il realizzarsi della conferenza stampa.
Fatti sicuramente poco eclatanti rispetto alla brutalità del sistema
repressivo messo in atto, ma che compiuti tranquillamente, anche in
presenza di osservatori occidentali, rendevano ancora più tangibile
l'assenza di garanzie democratiche in questo paese.

Conclusioni
Se 4 giorni possono sembrare pochi per poter tracciare un quadro
esaustivo della situazione incontrata ,gli incontri fatti, il materiale
documentale raccolto e le esperienze dirette ci consentono di trarre
alcune considerazioni e di porre alle autorità italiane ed europee, agli
organismi internazionali, alle forze sociali e politiche sensibili alle
tematiche dei diritti umani alcune urgenti richieste.

Considerazioni
Il quadro delle libertà democratiche in Turchia ci pare essere in
condizioni avvilenti.
Sotto una parvenza di legalità democratica, sembra rimasto inalterato il
potere degli apparati militari. La libertà di stampa, di associazione, i
diritti elementari della persona sembrano valere ad esclusiva
discrezione del potere politico e militare.
Un potere che utilizza i propri strumenti peggiori per stroncare la
questione kurda ma anche ogni altra espressione di dissenso e di
conflitto sociale.
Nello specifico della situazione carceraria e della detenzione per
motivi politici emergono la lunghezza della carcerazione preventiva, la
sistematicità degli abusi sui detenuti, l'arbitrarietà del loro
trattamento che non è sottoposto ad alcuna regolamentazione anche
formale, il carattere di disumanità dimostrato dai militari prima e dopo
l'operazione “ritorno alla vita”, le difficoltà frapposte agli avvocati
difensori nel condurre i processi e gli ostacoli posti ai familiari dei
detenuti per poter alleviare le sofferenze dei congiunti.
La tortura fisica e psicologica risulta essere estremamente diffusa con
casi gravissimi ampiamente documentati
Abbiamo appurato che persino negli ospedali in cui sono stati ricoverati
i detenuti più gravi, il personale medico civile è stato sostituito da
quello militare, l'accesso negato e i detenuti costretti ad inutili e
sadici letti di contenzione.
A detta di molti c'è il timore di prossime ulteriori brutali operazioni
negli ospedali e nelle carceri in cui prosegue lo sciopero.

Proposte
Riteniamo urgentissimo che la comunità internazionale in tutti i suoi
organismi governativi, giuridici e di solidarietà assuma l'impegno
d'intervenire per il ripristino della legalità democratica in Turchia.
Che cessino immediatamente i pestaggi e le torture nei confronti dei
detenuti scioperanti.
Che vengano bloccati i trasferimenti nelle carceri di tipo F e che i
detenuti che già vi sono rinchiusi possano avere garantita socialità,
cure, visite di parenti e avvocati.
Che gli organismi operanti per il rispetto dei diritti umani sia turchi
che internazionali possano avere libero accesso alle prigioni per
verificare con proprio personale medico le condizioni dei detenuti.
Che i detenuti ricoverati in ospedale in gravi condizioni abbiano
immediatamente diritto alla sospensione della pena.
Che una commissione di inchiesta internazionale abbia mandato di
indagare sugli abusi perpetrati durante l'operazione “ritorno alla
vita”.
Che all'esercito venga interdetto l'intervento nei penitenziari il cui
controllo deve immediatamente passare sotto personale civile.
Che venga data ai detenuti la possibilità di costituire propri organi di
rappresentanza per definire transitoriamente i propri diritti.
La delegazione chiede urgentemente un incontro con la Commissione
Europea per la Prevenzione della Tortura;  il conseguente immediato
invio di propri osservatori nelle carceri di tipo “F”.
Chiediamo poi al Governo italiano un gesto concreto che rompa il
silenzio omertoso di cui finora la Comunità Europea si è resa
responsabile
È in suo potere intervenire presso la Commissione delle Nazioni Unite
per i Diritti Umani affinché provveda ad inviare immediatamente un suo
rapporteur in Turchia con ampio mandato di indagine nelle prigioni


La delegazione “Oltre il Bosforo oltre le sbarre”

Alessandro Margara, già direttore del DAP, attualmente Giudice di
sorveglianza del Tribunale di Sorveglianza di Firenze
Vainer Burani, avvocato, rappresentante dell'Associazione italiana
giuristi democratici
Stefano Galieni, giornalista free lance.
Claudio Lombardi, ingegnere, già consulente del Comitato ONU per i
Diritti Umani  Ginevra, in rappresentanza della CGIL di Firenze.
Antonello Pabis, del Direttivo Nazionale SPI CGIL e rappresentante del
Comitato sardo di solidarietà col popolo kurdo.
Filomena Santoro, volontaria dell'ICS (Consorzio Italiano di
Solidarietà) e rappresentante del Gruppo “Umut (speranza)- I figli del
sole” di Trieste.


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*************************************

Carceri - 2) Alcuni altri recentissimi testi sul medesimo episodio.

Indice

6-I-2001 = Amnesty International = Turchia : L'operazione di
trasferimento carcerario del 19 XII 2000.
9-I-2001 = Human Rights Watch = Turchia : il Governo tenta di soffocare
l'indagine sul trasferimento carcerario.
7-I-2001 = il Manifesto. Dino Frisullo = Il massacro dei prigionieri.
10-I-2001 = la Repubblica, ed. di Firenze. Fulvio Paloscia = Delegazione
della Cgil fiorentina col giudice Margara nelle carceri turche.
8-I-2001 = Camera del Lavoro di Firenze = Conferenza-Stampa
della Delegazione Italiana al rientro dalla missione in Turchia
11-I-2001 = il Manifesto. Dino Frisullo = Continua il disperato digiuno
dei prigionieri. Le testimonianze di una delegazione italiana di ritorno
da Istanbul.
9-I-2001 = IHD (Assoc. Diritti Umani in Turchia) = Comunicati
sull'operazione di trasferimento carcerario.

==
Testi
==

6-I-2001 = Amnesty International = Turchia : L'operazione di
trasferimento carcerario del 19 XII 2000.

Comunicato stampa del Segretariato Internazionale
di Amnesty International

6 gennaio 2001
EUR 44/001/2001
4/01

Le associazioni per i diritti umani "Amnesty International" e "Human
Rights Watch" hanno richiesto una immediata riforma del sistema penale
turco dopo aver ricevuto resoconti di tortura e bastonate contro i
prigionieri trasferiti in celle più piccole durante una recente vasta
operazione.

Rappresentanti delle associazioni sono attualmente in Turchia per
indagare l'operazione condotta in 20 prigioni nel dicembre 2000 e per
studiare le condizioni delle nuove prigioni di tipo F nelle quali molti
dei prigionieri erano stati trasferiti. Gli osservatori hanno parlato
con medici, avvocati che avevano visitato le nuove prigioni, parenti dei
prigionieri e tre prigionieri che erano stati rilasciati dalle prigioni
di tipo F.

Queste fonti indicano abbondantemente che i prigionieri sono stati
bastonati, ed alcuni torturati, prima, durante e dopo il trasferimento
nelle nuove prigioni. E' stato detto che i prigionieri sono stati
svestiti e violentati con un manganello all'arrivo alla prigione di tipo
F Kandira, presso Izmit, ma non è stato possibile verificare tali
lamentele poiché le richieste degli avvocati affinché venissero
intrapresi esami forensi non hanno ricevuto alcuna risposta.

Tutti i resoconti confermano che è stato imposto un regime di isolamento
solitario e di piccoli gruppi nelle nuove prigioni di tipo F, in
violazione degli impegni del Ministero della Giustizia. Molti
prigionieri sono rimasti senza alcun contatto umano per giorni, eccetto
gli "appelli", che venivano frequentemente accompagnati da violenza.
Diversi prigionieri in isolamento solitario non sono stati visti da
nessuno dal mondo esterno da metà dicembre.

I prigionieri non erano ammessi nei piccoli cortili di servizio
adiacenti alle celle individuali fino ai pochi giorni fa. Secondo quanto
è a conoscenza di Amnesty International ed Human Rights Watch, nessuno
dei prigionieri delle prigioni di tipo F è stato condotto fuori della
propria stanza per ricreazione, idonei esercizi o sport, né è stato
concesso loro di associarsi con altri prigionieri. I prigionieri hanno
anche lamentato che una musica a volume molto alto è stata trasmessa nei
corridoi esterni alle stanze.

"Le nostre indagini suggeriscono che i prigionieri trasferiti sono stati
tenuti in isolamento ed sono stati torturati o maltrattati" - hanno
affermato gli osservatori di Human Rights Watch ed Amnesty
International. "La tortura di un essere umano è un atto di crudeltà che
è proibito dalle leggi internazionali dei diritti umani. L'isolamento
può provocare danni fisici e mentali, e può tradursi in un trattamento
crudele, inumano e degradante. Il Governo turco deve rendere conto di
questi abusi e porvi immediatamente termine".

Amnesty International ed Human Rights Watch hanno richiesto colloqui con
il Ministero della Giustizia così come l'accesso alle prigioni, ma in
entrambi i casi le richieste sono state respinte. Essi si sono
incontrati con rappresentanti della Commissione Diritti Umani del
Parlamento turco e l'Associazione dei Diritti Umani.

Almeno 300 prigionieri sono in sciopero della fame, e molti hanno
digiunato per più di 70 giorni. Appare verisimile che nei prossimi
giorni si verificheranno decessi. Amnesty International e Human Rights
Watch sono assai allarmati per il recente sviluppo nel sistema
carcerario turco, e raccomandano urgentemente che il Governo turco
assicuri :

- l'accesso alle prigioni da parte di avvocati e medici indipendenti al
fine di esaminare le dichiarazioni di tortura e maltrattamenti, e per
somministrare l'assistenza medica necessaria.
- che il regime di intenso isolamento in piccoli gruppi nonché solitario
nelle prigioni di tipo F sia abbandonato, e le porte alle stanze dei
prigionieri siano lasciate aperte durante il giorno per permettere ai
prigionierientro ogni piccolo gruppo di stanze di associarsi.
- ampio accesso ai rappresentanti delle associazioni di avvocati, medici
e dei diritti umani, per assicurare che le nuove prigioni siano gestite
in accordo con la legge turca e con gli standards internazionali per il
trattamento umano dei prigionieri.

I gruppi hanno anche richiesto al Consiglio d'Europa, con la sua
esperienza nel campo della gestione delle prigioni, di assumere un
interessamento attivo alla crisi.

Per maggiori informazioni contattare :
Jonathan Sugden or Heidi Wedel al :
00 90 532 598 0771
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Si può rispedire questo messaggio verso altre fonti
purché il testo non venga modificato in alcun modo,
e sia l'attribuzionead Amnesty International di intestazione
che quella di piè pagina rimangano intatte.
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9-I-2001 = Human Rights Watch = Turchia : il Governo tenta di soffocare
l'indagine sul trasferimento carcerario.

Human Rights Watch

Turchia : il Governo tenta di soffocare l'indagine sul trasferimento
carcerario.
Attivisti delle prigioni incarcerati.

New York 9 gennaio 2001
Human Rights Watch oggi ha condannato la repressione del Governo turco
verso coloro che hanno cercato di denunciare la tortura, le bastonature
ed altri abusi della polizia durante la violenta incursione di dicembre
nelle prigioni turche. Il 19 dicembre ha avuto luogo in 20 prigioni
turche l'operazione militare di trasferimento carcerario. Nel
trasferimento, trenta prigionieri e due agenti sono stati uccisi.

Nimet Tanrikulu, precedente presidentessa della sezione di Istanbul
dell'Associazione dei Diritti Umani turca (IHD) è stata formalmente
arrestata lunedì per aver partecipato ad una dimostrazione non violenta
contro il recente trasferimento carcerario in celle di isolamento nelle
nuve prigioni di massima sicurezza di tipo F della Turchia.

"Il Governo turco sta tentando di nascondere gravi violazioni. Queste
persone meritano di essere ascoltati, non imbavagliati e tenuti in
guardina", ha affermato Jonathan Sugden, l'osservatore per la Turchia di
Human Rights Watch. Sugden è attualmente ad Ankara ad indagare sulle
affermazioni di bastonature e tortura durante il trasferimento
carcerario di dicembre.

A partire dal trasferimento, l'Associazione Turca per i Diritti Umani
[IHD] ha tentato di raccogliere testimonianze dai prigionieri, avvocati
e prigionieri rilasciati a proposito del trasferimento carcerario di
dicembre. Un documento che l'IHD ha pubblicato sabato contiene
testimonianze di diverse bastonature durante i trasporti in gendarmeria,
e di bastonatura e umiliazione rituale all'arrivo alle prigioni di tipo
F a Edirne, Kocaeli ed Ankara. L'IHD ha anche indagato il regime di
estremo isolamento imposto a più di mille prigionieri tenuti in stanze
singole e di tre persone. In conseguenza l'associazione per i diritti
umani è stata fatta oggetto di una intensa pressione ufficiale.

Il rappresentante di Human Rights Watch, Mr. Sugden, era presente lunedì
quando agenti di polizia in borghese sono entrati nella sede nazionale
dell'IHD ad Ankara per interrogare Husnu Ondul, presidente
dell'associazione, a proposito di una conferenza-stampa che aveva
rilasciato precedentemente in quello stesso giorno. Husnu Ondul più
tardi ha detto ad Human Rights Watch, "Eccomi qui, con cinque delle mie
sezioni chiuse nelle ultime sei settimane - tutto a causa del nostro
lavoro sulle carceri, senza dubbio. I miei uomini sono detenuti o
visitati almeno ogni giorno… Stiamo vivendo alcuni dei peggiori giorni
nella storia della nostra associazione". L'Associazione per i Diritti
Umani era stata fondata nel 1986.

Husnu Ondul ha anche lamentato che l'associazione stava ricevendo
continue minacce telefoniche. Il presidente della sezione di Ankara,
Lutfi Demirkapi, ha parlato ad Human Rights Watch a proposito di
chiamate telefoniche minatorie che egli ha ricevuto il 5 gennaio, quando
uno sconosciuto che aveva telefonato chiese: "Allora, sei ancora vivo?
E' già pronto il tuo sudario?"

Simili minacce sono prese sul serio dall'IHD, che ha perso dieci membri
in attacchi armati nell'ultimo decennio. Nel 1998 il suo presidente Akin
Birdal venne ferito in modo quasi mortale in un tale attacco. La porte
sforacchiata di colpi del suo ufficio è esposta nella sezione di Ankara
come mònito.

"L'attacco a Birdal fu incoraggiato da infondate dichiarazioni
ufficiali. Noi siamo preoccupati perché io ho visto ed ascoltato simili
dichiarazioni contro l'IHD mentre conducevo le mie indagini qui", ha
detto Sugden. "Secondo la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui
Difensori dei Diritti Umani, queste persone hanno non solo il diritto,
ma il dovere di documentare la verità a proposito delle violazioni,
quando esse avvengono. E' dovere del Governo turco proteggere ed
incoraggiare gli attivisti per i diritti umani nel loro lavoro, non
perseguitarli".

In seguito alla incursione nelle carceri, cinque sezioni dell'IHD sono
state chiuse: Izmir, Van, Gaziantep, Malatya e Konya. Il 17 dicembre la
sezione di Istanbul è stata fatta oggetto di una incursione e dei membri
sono stati detenuti per parecchie ore.

Il 6 gennaio Lutfi Demirkapi, presidente della sezione locale di Ankara
dell'IHD, è stato arrestato mentre tentava di fare una
dichiarazione-stampa presso il monumento ai diritti umani nel centro
cittadino. Egli ha detto ad Human Rights Watch: "Sono stato afferrato da
agenti di polizia e messo in un veicolo della polizia con parenti di
prigionieri detenuti nella prigione di tipo F di Ankara "Sincan". La
polizia prendeva a calci e picchiava gli altri. Venivamo tutti portati
alla centrale di polizia di Ankara e fatti stare in piedi per cinque ore
appoggiati contro un muro. C'erano due donne oltre i cinquant'anni ed
erano trattate allo stesso modo.

Nimet Tanrikulu era stata detenuta insieme alla presidentessa della
sezione di Istanbul Eren Keskin, un'avvocato, ed altri membri della
sezione. Dopo una notte in custodia di polizia, essa era stata
formalmente arrestata, assieme a tre membri del Partito della Libertà e
della Solidarietà (DP). Essa ora è detenuta nella prigione per donne e
bambini di  Bakirkoy.

Coloro che sono detenuti avevano visitato la sede centrale del Partito
Democratico di Sinistra (DSP), il partito del Primo Ministro turco
Bulent Ecevit, dove avevano tentato di depositare una ghirlanda nera
come silenziosa critica del suo ruolo nell'apertura delle nuove
prigioni.

Human Rights Watch

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Per maggiori informazioni vogliate contattare :
Jonathan Sugden in Turchia:  +90 532 598 0771
+44 1424 422 694 (solo posta vocale)
Jean-Paul Marthoz in Bruxelles: +322 736 7838
Holly Cartner in New York: +1 212 216 1277
---------------------------------
Maria K. Pulzetti
Associate, Europe and Central Asia Division
Human Rights Watch
350 5th Ave., 34th Floor
New York, NY 10118-3299
tel: (212) 216-1844
fax: (212) 736-1300
pulzetm@hrw.org

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7-I-2001 = il Manifesto. Dino Frisullo = Il massacro dei prigionieri.

il manifesto, 7 Gennaio 2001

 Il massacro dei prigionieri
 Nelle carceri turche continuano i maltrattamenti, a volte le torture,
sui kurdi

 Dino Frisullo (associazione Azad)

 Nella hall di un albergo a Istanbul la presidente dell'Associazione
diritti umani (Ihd) non ha avuto neppure il tempo di aprire ieri la
conferenza stampa sull'atroce bilancio dell'operazione "Ritorno alla
vita". Agenti in borghese hanno sciolto la "manifestazione non
autorizzata". Fuori tutti, compreso un esterrefatto gruppo di sei
osservatori italiani guidato dal giudice Alessandro Margara, ex
direttore generale dell'Amministrazione penitenziaria.
 La delegazione portava con sé, come viatico, l'appello disperato di un
kurdo residente a Milano: "Stanno ammazzando mio fratello Camil
Madenkuyu. Scontava tredici anni a Maras per adesione al Pkk. Dopo venti
giorni di digiuno l'hanno rinchiuso in isolamento a Elbistan, come il
suo amico Mehmet Sinci. Mia madre li ha visti per cinque minuti fra i
soldati: gonfi di botte, irriconoscibili, i vestiti laceri. Dormono al
freddo sul nudo cemento, quando non li torturano...".
 L'incontro, denso di testimonianze di avvocati e parenti (fra cui una
ragazza dal viso ancora segnato), è proseguito nell'ufficio della Ihd,
l'unico ancora aperto dopo la chiusura di sei sedi in un mese. Da ieri
anche la sede centrale di Ankara è indagata dal Tribunale speciale.
L'accusa recita testualmente: aver sostenuto lo sciopero della fame,
aver contestato le prigioni di tipo F (d'isolamento), aver scritto
all'ingresso slogan quali "non lo permetteremo" e "non avrete i nostri
figli". Anche la Tayyad, che raccoglie le famiglie dei prigionieri
politici, definita "paravento di attività terroristiche", è stata
sigillata alla vigilia dell'arrivo della delegazione italiana con 24
arresti. Il 19 dicembre la polizia aveva già portato via le donne che
digiunavano in solidarietà con i parenti detenuti. Il giudice Margara e
gli altri italiani incontreranno ugualmente oggi quelle donne, mentre
ieri hanno raccolto analoghe testimonianze nell'altra associazione delle
famiglie, la Tayub.
 Storie atroci, a partire dalle foto dei loro cari trascinati, i corpi
torturati, da una prigione all'altra. L'universo carcerario turco è
tornato al tempo del golpe del 1980. I 1023 detenuti segregati ad
Ankara, Edirne, Kocaeli e Sincan, quasi tutti feriti e piagati, sono
tenuti nudi, spesso in piedi, picchiati due volte al giorno, senz'aria
né toilette, senza cibo per chi mangia e negando anche l'acqua a chi
digiuna. A Kocaeli sono stati stuprati in massa coi bastoni. Alcune
delle accuse sono confermate dal deputato Mehmet Bekaroglu, che aveva
cercato di mediare mentre i militari preparavano il blitz costato finora
32 morti. L'isolamento in Turchia equivale a tortura sistematica: questo
è il messaggio che la delegazione trasmetterà, al ritorno, al governo di
Roma e alla Commissione contro la tortura di Strasburgo. Anche il mitico
attivista dell'Ihd Akin Birdal da Zurigo, in viaggio verso il Parlamento
europeo che lo ascolterà il 15 gennaio, denunciava ieri: "L'Europa che
ha inventato l'isolamento carcerario, deve chiedersi quali mostri si
generino dove la prigionia politica è di massa e l'arbitrio è totale".
 Per questo oltre 300 detenuti continuano a digiunare, ormai prossimi al
coma: meglio morti che sepolti vivi. Il prigioniero più famoso, Abdullah
Ocalan, attraverso i suoi avvocati ha espresso solidarietà alle vittime
affermando che, salvo la tortura fisica, la sua condizione di totale
isolamento è altrettanto intollerabile: "Potrei digiunare anch'io fino
alla morte, non lo faccio solo per non uccidere la speranza". Intanto il
ministro della Giustizia Sami Turk rivolgeva un nuovo invito ai detenuti
a smettere "la loro inutile protesta".
 Infatti i quotidiani turchi hanno già archiviato le prigioni: ieri
Hurriyet titolava trionfalmente sull'imminente offensiva contro il Pkk
di diecimila soldati turchi che hanno invaso il Kurdistan irakeno. Per
garantirsi anche il silenzio del mondo, che la paranoia di regime vede
come "santuario di terroristi", il sottosegretario agli Esteri Logoglu
informerà i governi europei su "un'operazione finalizzata a salvare la
vita dei detenuti". Lo annuncia a Roma il foglio dell'ambasciata
"Turchia oggi". Senza vergogna.

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10-I-2001 = la Repubblica, ed. di Firenze. Fulvio Paloscia = Delegazione
della Cgil fiorentina col giudice Margara nelle carceri turche.

la Repubblica - edizione di Firenze - 10 gennaio 2001

 Trecento detenuti in fin di vita

 Delegazione della Cgil fiorentina col giudice Margara nelle carceri
turche

 Fulvio Paloscia

 Trecento detenuti in fin di vita. Tramortiti da uno sciopero della fame
iniziato il 20 ottobre e portato all’estremo dopo l’irruzione
dell’esercito turco nelle carceri dove si svolge la protesta contro
l’apertura di nuovi penitenziari di massima sicurezza. Là l’isolamento
farà a pezzi le loro ultime possibilità di ribellione a un sistema
carcerario da lager. Oggi, la maggior parte dei detenuti in sciopero
rifiuta l’acqua e zucchero, ultimo nutrimento che li fa aggrappare
disperatamente alla vita; agli altri, sono i secondini a non
somministrarla più. Ecco cosa si è trovata di fronte la delegazione,
formata da membri della Cgil e dell’Istituto consorzio solidarietà, in
visita in Turchia dopo quell’irruzione (avvenuta il 19 dicembre) che il
governo turco ha chiamato "Operazione ritorno alla vita". Sì, ritorno
alla vita: centinaia di feriti a morte, otto stuprati con manganelli,
corpi e volti bruciati. Perché così i soldati turchi si sono fatti largo
tra i detenuti: spargendo benzina e appicando il fuoco. A capo della
delegazione c’era il giudice fiorentino Alessandro Margara, ex direttore
generale delle carceri italiane: nei giorni in cui la delegazione ha
stretto rapporti con associazioni umanitarie (combattendo contro una
censura implacabile), è venuto a contatto con una realtà di cui si sa
poco. Nulla. "Nessuno là può parlareraccontaanche il presidente
dell’ordine degli avvocati ci ha fatto capire di essere costretto al
silenzio. Quando l’abbiamo incontrato, ci ha detto: "fatemi voi le
domande, io non ho nulla da dire"". Le madri dei presunti terroristi ("e
laggiù è terrorista non chi compie attentati, ma chi appartiene a un
partito d’opposizione", spiega Margara) invece sì, hanno parlato.
Raccontando come i soldati abbiano trasformato l’ora di colloquio in un
inferno: dopo essere state sottoposte a perquisizioni vaginali e anali,
hanno visto torturare i loro figli aldilà del vetro del parlatorio.
Senza poter far nulla se non gridare. Sulla visita in Turchia, Margara e
gli altri stileranno un rapporto da presentare al governo italiano e al
centro per la prevenzione della tortura del Consiglio d’Europa.

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8-I-2001 = Camera del Lavoro di Firenze = Conferenza-Stampa
della Delegazione Italiana al rientro dalla missione in Turchia

Diritti civili minimi negati nella Turchia che chiede di entrare in
Europa

Hanno tenuto una  conferenza stampa  presso la Camera del Lavoro di
Firenze i due membri fiorentini  della Delegazione che, su richiesta del
Comitato turco per i Diritti Umani  si è recata in Turchia  dal 5 all’8
gennaio.
Tale  richiesta è avvenuta a seguito dell’epilogo violento dello
sciopero della fame nelle carceri dove   i militari si sono sostituiti
al governo interrompendo il negoziato in atto con un intervento che ha
prodotto 32 morti.

Nel corso della sua breve permanenza la delegazione ha potuto essere
testimone di interventi della polizia la quale ha vietato una conferenza
stampa indetta dall’Associazione per i diritti umani in un albergo e
dove la stessa polizia è intervenuta nella sede di un sindacato a
vietare la discussione sull’argomento in discussione.
La delegazione ha incontrato Associazioni dei familiari di detenuti, la
Fondazione per la cura dei postumi di tortura, Organizzazioni sindacali,
Associazioni di avvocati.
Dalla documentazione e dalle testimonianze raccolte emerge un  quadro di
violenza sulle persone in stato di fermo, di carcerazione, di torture
sui carcerati, di violenza sui familiari e sugli avvocati, talvolta
denudati e perquisiti prima di colloqui ai  quali il carcerato, spesso
solo in attesa di giudizio,  viene condotto dopo essere stato torturato.

In particolare il Giudice Alessandro Margara ha sottolineato  che dalla
documentazione emersa lo stato di diritto, i diritti civili minimi e le
più elementari regole di civiltà sono calpestati dalle autorità
pubbliche controllate dalle autorità militari.
Claudio Lombardi, membro della delegazione per conto della CGIL, ha
dichiarato che la delegazione sta predisponendo un rapporto sui dati
raccolti sul quale intende sollecitare passi ufficiali a livello
governativo e comunitario perché si creino i presupposti per la
creazione  delle legalità democratiche in Turchia.


CONFERENZA STAMPA

UNA DELEGAZIONE ITALIANA
 INCONTRERA’ LA STAMPA
AL RIENTRO DALLA MISSIONE IN TURCHIA
 PER IL RISPETTO DEI DIRITTI UMANI

La conferenza stampa si terrà presso la Camera del Lavoro di Firenze in
Borgo de’ Greci 3, Martedì 9 Gennaio , alle ore 12

Dal quattro all’otto gennaio una Delegazione di CGIL , ARCI, AZAD, ICS e
altre associazioni si è recata in Turchia ed ha incontrato, tra gli
altri, esponenti delle associazione del popolo Curdo.
Lo scopo della missione era di verificare, per quanto possibile il
rispetto dei diritti civili ed umani delle popolazioni di diversa etnia
presenti nel territorio turco.
Nel corso della Conferenza stampa il Capo delegazione, Giudice
Alessandro Margara, ex Direttore Generale delle Carceri Italiane, e il
Dott. Claudio Lombardi , rappresentante per la CGIL, l’Arci  e il
Comitato Fiorentino per la Difesa del Popolo Curdo esporranno le loro
prime impressioni e valutazioni sul viaggio, sugli incontri, e più in
generale sulla situazione dei diritti umani fondamentali in quel paese.

La Segreteria della Camera del Lavoro di Firenze, vista l’importanza
della battaglia per  il rispetto dei diritti umani in ogni paese, chiede
alla stampa fiorentina e nazionale la massima partecipazione alla
Conferenza Stampa

Firenze, lunedì 8 Gennaio

a cura dell'Ufficio Comunicazione Centro Servizi Borgo de' Greci,
ID Buttitta 03683399992, 0552700546

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11-I-2001 = il Manifesto. Dino Frisullo = Continua il disperato digiuno
dei prigionieri. Le testimonianze di una delegazione italiana di ritorno
da Istanbul.

il manifesto, 11 Gennaio 2001

Il ministro della giustizia turco: con i detenuti non si tratta

Continua il disperato digiuno dei prigionieri. Le testimonianze di una
delegazione italiana di ritorno da Istanbul.

 Dino Frisullo

 "Nessuna mediazione o trattativa, non si riparte da capo. Smettano e
basta, sanno che la loro protesta è inutile". Così il ministro della
Giustizia Sami Turk ha liquidato il disperato digiuno che continua, sia
negli ospedali dove medici militari hanno sostituito i civili (picchiati
e minacciati perché l'Unione dei medici rifiuta l'alimentazione
forzata), sia nelle prigioni dove la protesta si estende nelle celle
d'isolamento, smentendo la tesi che il digiuno fosse "imposto dai
terroristi". Del resto nei loculi a tre posti sono stati stipati sei
prigionieri a Kartal e fino a diciannove donne nel carcere di Malatya,
esposte alle violenze e agli stupri che hanno già colpito - come
confermano Amnesty International e Human Rights Watch - i loro compagni
reclusi a Kandira. Anche a Edirne e Sincan la stessa situazione: sadici
pestaggi di detenuti nudi, spesso feriti o stremati dal digiuno, che ha
superato per molti l'ottantesimo giorno.

 "Non tornare per me, torna per gli altri: io non ci sarò più", ha detto
alla madre anziana uno dei reclusi, il volto sfigurato dalle ustioni,
nei cinque minuti di colloquio concessi al buio, previa perquisizione
intima dei parenti. La testimonianza, una delle tante raccolte dalla
delegazione italiana di ritorno da Istanbul, gela il pubblico raccolto
nella saletta della libreria Odradek a Roma. E' la violenza che appare
dal video che mostra l'estrazione dalle carceri espugnate dei corpi
piagati e ustionati dai bastoni e dai gas irritanti e lacrimogeni, che
avevano incendiato "una polvere oleosa appositamente gettata sui corpi
dei detenuti".

 L'operazione denominata "Ritorno alla vita", con un'ironia definita
"goebbelsiana" dall'ex direttore dell'amministrazione penitenziaria
Margara, ha riportato di colpo l'universo carcerario turco agli orrori
successivi al colpo di stato dell'80. Gli osservatori italiani
concordano con Amnesty International e con l'Associazione turca per i
diritti umani (Ihd): nelle nuove prigioni "di tipo F", la cui
pianta-tipo affidata all'ingegnere fiorentino Lombardi dall'Unione degli
architetti di Istanbul è un capolavoro d'ingegneria concentrazionaria,
alla tortura dell'isolamento si sommano deprivazione, arbitrio e
violenza fisica.

 Insieme alle testimonianze parlate e filmate, il cimelio più prezioso è
una lunga lista di un migliaio di nomi: i detenuti politici che ora le
associazioni promotrici dell'iniziativa (Arci, Azad, Antigone e
Assopace) proporranno di "adottare" scrivendo, inviando denaro, rompendo
l'isolamento.

 I senatori Tana De Zulueta, Russo Spena e De Luca solleveranno il
problema in aula e chiederanno, insieme a Ersilia Salvato, che il
giudice Margara e i suoi compagni di viaggio siano ricevuti alla
Farnesina. La delegazione volerà anche a Strasburgo per riferire alla
Commissione del Parlamento europeo contro la tortura forse lunedì
prossimo. Perché i governi rompano un silenzio omertoso, prima che alle
31 vittime della repressione si aggiungano centinaia di morti per fame o
per tortura. Il giudizio di Alessandro Margara, che di carceri se ne
intende, è netto. Onnipotenza dei militari, lunghissime detenzioni per
reati per lo più associativi esclusi dalla recente amnistia, flagranti
violazioni delle norme internazionali che poi la Turchia "sana"
patteggiando le condanne della Corte di Strasburgo: il sistema
giudiziario turco non ha nulla a che vedere con lo stato di diritto.

 Del resto gli osservatori italiani hanno sperimentato tre volte
l'arbitrio di polizia quando gli agenti hanno interrotto altrettanti
incontri con l'Ihd, il sindacato Kesk e le associazioni dei parenti dei
detenuti (una delle cui sedi, la Tayyad, chiusa dal governo e poi
distrutta da un ordigno). Forse solo la presenza di ospiti stranieri ha
impedito che le riunioni "illegali" finissero in commissariato, come è
accaduto alla presidente dell'Ihd Eren Keskin e a 30 attivisti alla
vigilia della loro partenza. Un'altra delegazione partirà dall'Italia a
fine mese, promossa dall'Unione giuristi democratici. Chiederanno di
entrare nelle nuove prigioni, dove per ora non hanno accesso neppure gli
avvocati.

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9-I-2001 = IHD (Assoc. Diritti Umani in Turchia) = Comunicati
sull'operazione di trasferimento carcerario.

IHD (ASSOCIAZIONE PER I DIRITTI UMANI)
TIHV (FONDAZIONE TURCA PER I DIRITTI UMANI)
APPELLO URGENTE - 26 dicembre 2000
ALLA COMMISSIONE PER LA PREVENZIONE DELLA TORTURA DEL CONSIGLIO D’EUROPA



Il governo turco ha ordinato il 19 dicembre alle forze di sicurezza di
fare irruzione in venti istituti carcerari. Il Primo ministro Bulent
Ecevit ha affermato che l’operazione era finalizzata a “salvare vite
umane”, con riferimento agli scioperi della fame, alcuni dei quali “fino
alla morte”, avviati dai prigionieri per protesta contro le nuove celle
di isolamento. La protesta contro il nuovo progetto carcerario del
Consiglio di Sicurezza Nazionale e del governo era condivisa dagli
attivisti per i Diritti Umani, in base al fatto che le strutture e le
pratiche previste in tali prigioni  conducono a forme di tortura in
senso stretto.
L’operazione, denominata ironicamente dal governo “ritorno alla vita”,
ha comportato la morte di almeno 27 prigionieri e centinaia di feriti.
Le forze di sicurezza hanno usato armi chimiche e hanno fatto un uso
eccessivo di armi da fuoco contro i prigionieri, come dimostrano i
referti autoptici e ospedalieri. Almeno 11 prigionieri risultano
scomparsi.
 L’adesione agli scioperi della fame si è estesa dopo la conclusione
dell’operazione. Secondo i dati ufficiali oltre 300 detenuti digiunano
“fino alla morte” ed altre migliaia sono in sciopero della fame. Molti
prigionieri hanno sospeso l’assunzione di liquidi e vitamine per
protesta contro le brutalità e la tortura. Mentre l’unica soluzione
proposta dal governo è l’alimentazione forzata, viceversa a molti altri
detenuti nelle nuove prigioni le forze di sicurezza negano i liquidi e
le vitamine come misura punitiva. Il Direttore Generale delle carceri ha
affermato ieri che si è pronti ad avviare una “seconda operazione”
finalizzata ad obbligare i prigionieri a smettere lo sciopero della
fame.
Almeno altri 42 prigionieri potrebbero perdere presto la vita, molti
altri potrebbero subire  complicazioni o invalidità permanenti, mentre
tutto il mondo festeggia il nuovo anno. Secondo le informazioni dei
familiari e dei legali, centinaia di prigionieri sono tuttora sottoposti
a forme di tortura. Oltre alla violenza fisica, essi sono lasciati senza
vestiti, scarpe e biancheria, in alcuni casi con ancora indosso le
tenute ospedaliere; alcuni hanno ferite aperte e fratture ossee; il
riscaldamento e l’acqua potabile sono insufficienti; non possono vedere
un volto  né sentire una voce umana; il loro spazio visuale è
estremamente limitato;  più volte al giorno sono obbligati a cantare
inni militaristi.
Rivolgiamo un urgente appello alla Commissione Europea per la
prevenzione della tortura affinché intervenga per :
- impedire ulteriori atrocità ed atti di tortura in prigione;
- verificare la situazione nelle nuove prigioni di tipo F, con speciale
riferimento alle condizioni di salute dei prigionieri;
- avviare un’indagine sui metodi usati nel corso delle operazioni,
- intervenire sulle autorità turche affinché consentano a ONG e medici
indipendenti di visitare prigionieri.
Husnu Ondul, Presidente dell’Associazione per i Diritti Umani
Yavuz Onen, Presidente della Fondazione Turca per i  Diritti Umani

IHD (ASSOCIAZIONE PER I DIRITTI UMANI)
APPELLO URGENTE ? 26 dicembre 2000
ALL’ATTENZIONE DELLE ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI DI TUTELA DEI DIRITTI
UMANI

L’operazione denominata “ritorno alla vita” sta proseguendo nelle
prigioni di tipo F, negando ogni cura ai prigionieri percossi e feriti.
Secondo le informazioni in nostro possesso, i 900 detenuti trasferiti e
rinchiusi nelle celle singole o a tre posti delle prigioni di tipo F
sono sottoposti a sistematica tortura (stupri con i bastoni, pestaggi,
imbrattamento con orina, etc).
Anche i loro parenti subiscono maltrattamenti da parte dei responsabili
delle prigioni.
L’Associazione per i diritti umani fa appello all’immediata solidarietà
delle organizzazioni similari in tutto il mondo per fermare la crescente
brutalità dello stato turco.
Chiediamo agli attivisti per i diritti umani di organizzare delegazioni
che vengano direttamente in Turchia e prendano contatto con gli organi
responsabili dei comportamenti inumani che continuano a verificarsi
nelle prigioni.
  La Direzione Centrale dell’Associazione per i Diritti Umani

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Carceri - 3) Indice dei testi del Dossier "Ottobre-Dicembre 2000.
Carceri turche : lotta e massacro".

E' una rassegna-stampa con testi in italiano, in inglese e in francese.
Chi desiderasse riceverlo via e-mail  può farne richiesta
(kurds@ranchdeiviandanti.it).
Il Dossier è disponibile anche in formato cartaceo.

2-10-2000 = Yeni Gündem = Yeni Gündem = PROTESTS AGAINST CELL TYPE
PRISONS
27-10-2000 = Internet = Rossoperaio = A SOSTEGNO DELL'EROICA RESISTENZA
DEI PRIGIONIERI POLITICI TURCHI
31-10-2000 = Sabah-yeni Safak = Sabah-yeni Safak = L'APPEL URGENT DES
PRISONNIERS POLITIQUES
02-11-2000 = Folletto Rosso = Folletto Rosso = 20 X 2000: I PRIGIONIERI
DEL DHKP-C, TKP (ML) E DEL TKIP INIZIARONO UNO SCIOPERO DELLA FAME
23-11-2000 = Dhkc = Dhkc = 34TH DAY OF DEATH FAST IN TURKEY'S PRISONS
23-11-2000 = Turkish Daily News = Turkish Daily News = PARLIAMENT
DISCUSSES PRISONS
25-11-2000 = Kurdish Observer = 71 PRISONERS IN DEATH FAST
1-12-2000 = Kurdish Observer = STEP BACK ON F-TYPE PRISONS?
1-12-2000 = Kurdish Observer = THEIR DEATH IS CLOSE - PRISONERS ON
HUNGER STRIKE
1-12-2000 = Cildekt = Cildekt = 42ÈME JOUR DE GRÈVE DE LA FAIM DANS LES
PRISONS TURQUES.
2-12-2000 = Il Manifesto = Orsola Casagrande = TURCHIA, DETENUTI IN FIN
DI VITA - CONTINUA LO SCIOPERO AD OLTRANZA DI 816 PRIGIONIERI
3-12-2000 = Kurdish Observer = SONO UNA MADRE, ASCOLTATE LA MIA VOCE.
5-12-2000 = Kurdish Observer = SINGLE CELL PRISONS IN AMERICA ARE
TOTALLY DIFFERENT
5-12-2000 = Kurdish Observer = LE CELLE SINGOLE NEGLI USA SONO
TOTALMENTE DIFFERENTI.
6-12-2000 = Il Manifesto = Orsola Casagrande = TURCHIA CARCERARIA
PARTNER D'EUROPA - IN FIN DI VITA I PRIGIONIERI POLITICI IN SCIOPERO
DELLA FAME DA 47 GIORNI
11-12-2000 = Kurdish Observer = F-TYPE PRISONS SYSTEM WERE STOPPED
12-12-2000 = Cnn = Cnn - Associated Press = CLASHES IN TURKEY OVER
PRISON REFORM PLANS
12-12-2000 = Kurdish Observer = ONE DEATH IN PROTEST AGAINST F TYPE
PRISONS
13-12-2000 = Turkish Daily News = JAIL PROTESTORS AND POLICE CLASH IN
ANKARA
13-12-2000 = Reuters = Reuters = BLIND TURKISH RIGHTS ACTIVIST ON JAIL
FAST
15-12-2000 = Reuters = Reuters - Cnn = TURK PRESIDENT VETOES AMNESTY,
PRISONERS CONTINUE FASTS
16-12-2000 = Internet = Comitato Per La Fine Della Repressione Dei
Prigionieri Politici In Tu = COMUNICATO DEL COMITATO PER LA FINE DELLA
REPRESSIONE DEI PRIGIONIERI POLITICI IN TURCHIA
16-12-2000 = Liberazione = Liberazione - V. B. = TURCHIA, E' SCONTRO TRA
POLIZIA E GOVERNO - AL CENTRO DEL CONFLITTO L’AMNISTIA CHE ESCLUDE I
POLIZIOTTI TORTURATORI - PER IL PRESIDENTE SEZER IL PROVVEDIMENTO E
INIQUO
17-12-2000 = Kurdish Observer = IL GOVERNO NON RIESCE A FERMARE LO
SCIOPERO DELLA FAME.
18-12-2000 = Kurdish Observer = I PRIGIONIERI POLITICI DEL PKK CHIEDONO
UNA PRESA DI COSCIENZA.
18-12-2000 = Turkish Daily News = GOVERNMENT FACES AMNESTY DILEMMA
18-12-2000 = AFP / Middle East Time = TURKEY´S PRISON REFORMS STALLED BY
INMATES´ PROTEST
19-12-2000 = Cnn = Cnn = TURKISH JAIL TOLL RISES TO 17
19-12-2000 = Cildekt = Cildekt = LE PRESIDENT TURC OPPOSE SON VETO A LA
LOI SUR L’AMNISTIE.
19-12-2000 = Cildekt = Cildekt = AU MOINS 19 MORTS DANS LES OPERATIONS
MILITAIRES CONRE LES GREVISTES DE LA FAIM DANS LES PRISONS TURQUES.
19-12-2000 = Info-türk = Info-türk = NOUVELLE SAUVAGERIE DE L'ETAT TURC
19-12-2000 = La Repubblica = Marco Ansaldo = BLITZ NELLE CARCERI TURCHE
- QUINDICI DETENUTI ARSI VIVI
20-12-2000 = Cnn = Cnn = TURKISH JAIL RAIDS MEET 'RESISTANCE'
20-12-2000 = Info-türk = Info-türk = SAUVAGERIE DE L'ETAT TURC - "LES
PRISONNIERS ASSASSINES ET BRULES VIFS PAR L'ETAT TURC"
20-12-2000 = AFP / Reuters = TURKISH JAIL TOLL RISES TO 17
20-12-2000 = Turkish Daily News = MORE THAN 90 DETAINED IN ANKARA AND
ISTANBUL PROTESTS
20-12-2000= Macedonian Press Agency / All Papers = OPERATIONS TO END
DEATH FAST
20-12-2000 = Il Manifesto = Orsola Casagrande  = TURCHIA - STRAGE NEL
CARCERE EUROPEO
20-12-2000 = Il Manifesto = Orsola Casagrande = PARLANO GLI AVVOCATI DEI
DETENUTI IN SCIOPERO DELLA FAME
20-12-2000 = Il Messaggero = Il Messaggero = BLITZ CONTRO LA PROTESTA
DEI DETENUTI, SEDICI MORTI
21-12-2000 = Reuters / AFP = TURKISH PRISONERS CONTINUE PROTESTS
21-12-2000 = Frankfurter Rundschau ? TURKISH SECURITY FORCES RAID
PRISONS, ENDING HUNGER STRIKE: Death toll rises in fighting during
police assaults on 20 jails - ATHENS / by Gerd Hoehler and Edgar Auth
21-12-2000 = Kurdish Observer = ACCURSED REMARKS
21-12-2000 = Kurdish Observer = THE NAME OF THE MASSACRE IS "MERCY"
21-12-2000 = Il Manifesto = Orsola Casagrande  = BRUCIATE I PRIGIONIERI
- LA POLIZIA TURCA HA DATO FUOCO A MOLTI DETENUTI
21-12-2000 = Kurdish Observer = LE GIUSTIFICAZIONI DI ECEVIT… E QUELLE
DI TURK.
21-12-2000 = Kurdish Observer = OPERAZIONE "MERCY": MASSACRO NELLE
CARCERI.
21-12-2000 = Turkish Daily News = WEST CONCERNED ABOUT PRISON RAIDS,
CALLS FOR PEACEFUL SOLUTION
22-12-2000 = Kurdish Observer = DISHONOURABLE PEOPLE!  - ECEVIT AND
JUSTICE MINISTER SAMI TURK DEFENDED THEIR LATEST BLOODY MASSACRES.
22-12-2000 = Kurdish Observer = YOU CAN’T STOP THIS RAGE
22-12-2000 = Kurdish Observer = IL PKK COMMENTA "L’OPERAZIONE MORTE".
24-12-2000 = Kurdish Observer = L’ULTIMA VIOLENZA DELLO STATO TURCO.
26-12-2000 = Ihd - Uiki = Ihd = IL GOVERNO TURCO HA ORDINATO IL 19
DICEMBRE ALLE FORZE DI SICUREZZA DI FARE IRRUZIONE IN VENTI ISTITUTI
CARCERARI
29-12-2000 = Cildekt = Cildekt = LA LOI D’AMNISTIE RATIFIEE PAR LE
PRESIENT TURC
29-12-2000 = Cildekt = Cildekt = BILAN PROVISOIRE DE L’OPERATION "
RETOUR A LA VIE " DU GOUVERNEMENT TURC : AU MOINS 23 MORTS PLUS DE 70
BLESSES
31-12-2000 = Il Manifesto = Dino Frisullo = LA PRIGIONE TURCHIA. NELLE
"NUOVE" CELLE D'ISOLAMENTO I DETENUTI RIVOLTOSI. ANKARA VERSO
L'OFFENSIVA FINALE CONTRO IL PKK
6-1-2001 = Amnesty International = Amnesty International = AMNESTY
INTERNATIONAL E HUMAN RIGHTS WATCH :  TORTURA E BASTONATE CONTRO I
PRIGIONIERI DURANTE IL TRASFERIMENTO NELLE PRIGIONI DI TIPO F
6-1-2001 = Ansa = Ansa = REPRESSIONE CARCERI : LA POLIZIA TURCA HA
IMPEDITO UNA CONFER. STAMPA D'UNA DELEGAZIONE DI OSSERVATORI ITALIANI A
ISTANBUL
7-1-2001 = Il Manifesto = Dino Frisullo = IL MASSACRO DEI PRIGIONIERI:
NELLE CARCERI TURCHE CONTINUANO MALTRATTAMENTI E TORTURE SUI KURDI
7-1-2001 = Kurdish Observer = GLI ASSASSINI HANNO CHIUSO L’ASSOCIAZIONE
DI SOLIDARIETA CON LE FAMIGLIE DEI PRIGIONIERI "TAYAD".
9-1-2001 = Middle East Time = OPERATION RETURN TO LIFE RAISES QUESTIONS
ABOUT TURKEY - by Murat Paker
9-1-2001 = Cildekt = Cildekt = OPERATION "RETOUR A LA VIE" SUITE… : LES
ORGANISATIONS DE DEFENSE DES DROITS DE L’HOMME ACCUSENT LA TURQUIE DE
TORTURE DANS LES PRISONS
9-1-2001 = Human Rights Watch = Human Rights Watch = TURCHIA : IL
GOVERNO TENTA DI SOFFOCARE L'INDAGINE SUL TRASFERIMENTO CARCERARIO.
ATTIVISTI DELLE PRIGIONI INCARCERATI.
9-1-2001 = Uiki = Uiki = CONFERENZA STAMPA, A ROMA, PRESSO LA LIBRERIA
"ODRADEK" DELLA DELEGAZIONE ITALIANA DI RITORNO DALLA TURCHIA.
10-1-2001= Frankfurter Rundschau ? "HUMAN RIGHTS GROUPS ALLEGE TORTURE
IN NEW TURKISH PRISONS": Prisoners transferred to smaller cells and held
in isolation - ATHENS / by Gerd Hoehler
10-1-2001 = Kurdish Observer = LE DICHIARAZIONI PUBBLICHE SONO MENZOGNE.

10-1-2001 = La Repubblica = Fulvio Paloscia = TRECENTO DETENUTI IN FIN
DI VITA - DELEGAZIONE DELLA CGIL FIORENTINA COL GIUDICE MARGARA NELLE
CARCERI TURCHE
11-1-2001 = Il Manifesto = Dino Frisullo = CONTINUA IL DIGIUNO DEI
PRIGIONIERI. TESTIMONIANZE DI UNA DELEGAZIONE ITALIANA DI RITORNO DA
ISTANBUL.
14-1-2001 = Washington Post = PROTESTS OF PRISON RAIDS, ABUSE PROMPT
CRACKDOWN BY TURKEY
15-1-2001 = Internet = Margara, Burani, Galieni, Lombardi, Pabis,
Santoro = DELEGAZIONE ITALIANA A ISTANBUL, 4-8 GENNAIO 2001
16-1-2001 = Associated Press = POLICE CLOSE DOWN OFFICES OF TURKISH
PRISONERS SUPPORT GROUP"
19-1-2000 = Kurdish Observer = DEATH FASTS ENTER THEIR 91ST DAY
22-1-2001 = Time Magazin = "KEEPING THE PEACE": TURKEY'S PRISON RIOTS
HAVE SUBSIDED, BUT THE UNDERLYING PROBLEMS REMAIN
ISTANBUL / by Andrew Finkel
24-1-2001 = Turkish Daily News = "IHD'S LAST CRY FOR HELP": IHD chairman
Lawyer Husnu Ondul says death fasts in prisons have gone on for 96 days
now and warns that mass deaths are imminent unless
immediate action is taken