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Appello per la pace in Kurdistan



Per la pace in Kurdistan

Il movimento kurdo in Turchia, per la prima volta nella storia dei
movimenti di liberazione, ha rinunciato unilateralmente all'uso delle
armi ed ha avanzato una proposta aperta di dialogo per la pace e la
democrazia in Turchia e nell'intero Kurdistan. Mentre si riaccendono
venti di guerra nel Kurdistan irakeno e s'intensifica l'esodo dei
profughi, questa proposta non trova una forte sponda nelle istituzioni,
nella societa' civile e nei movimenti pacifisti europei.

Ci impegnamo per:
- la ripresa di una diplomazia dal basso per aprire la strada a una vera
trattativa di pace;
- la legittimazione degli organismi rappresentativi del popolo kurdo, a
partire dal Congresso nazionale kurdo e dal suo maggiore partito, il
Pkk;
- l'abolizione della pena di morte e un'amnistia che sottragga
all'isolamento e al carcere i prigionieri politici a partire da Ocalan;
- un'estesa cooperazione internazionale e una rete di gemellaggi,
progetti, delegazioni e presenze europee;
- il blocco della fornitura alla Turchia di armamenti per la
repressione;
- un'accoglienza civile dei profughi kurdi, ai quali va garantita
protezione, asilo e ricongiungimento familiare, sottraendoli al traffico
illegale.

Promotori: p. A. Zanotelli, G. Minā, p. N. Giandomenico e F. Lotti (Tav.
pace), p. M. Storgato (Saveriani), L. Morgantini e G. Di Lello
(europarl.), T. Benettollo (Arci), D. Frisullo (Senzaconfine), P.
Serventi Longhi (Fnsi), V. Striano e P. Rea (Inform. senza front.), A.
Bellei (Azad), S. Mecozzi (Fiom-Cgil), d. T. Dell'Olio e d. G. Novello
(Pax Christi), N. Dentico (Medici senza front.), N. Sergio (Intersos),
E. Lion e G. Schiavello (Mani tese), G. Tenaglia e G. Viola (Campagna
mine), D. Cerruti e G.Dal Bosco (Assopace), L. Benini (Mir), p. A.
Cavagna (Gavci), S. Guffanti e R. Minervino (Loc), M. Valpiana (Az.
nonviol.), G. Piccini (sindaco Siena), d. A. Bigelli (parr. S.
Casciano), M. Gay (Cocis), D. Gallo (magistrato), P. Sini (Centro pace
Vt), M. Ghirelli (Arch. immig.), S. Tunesi (vicecoord. Anpa), B.
Laveggio (Ist. coop. Al), G. Faso e M. Biagioni (Africa ins.),

Adesioni: tel/fax/segr 06.57305132, ass.azad@libero.it

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I kurdi cancellati a Nizza dall'Europa
E la Turchia punta alla guerra fratricida, tra kurdi, sui monti
dell'Iraq contro il Pkk
DINO FRISULLO

Nel documento che a Nizza aprirā le porte della Ue alla Turchia la
questione kurda non c'č. Alle proteste del Pkk aveva risposto una
lettera di Prodi, smentita come "deplorevole errore" quando il governo
turco č insorto. Per l'Europa l'"interlocutore" resta il governo turco,
invitato dai Quindici a porre termine alla tortura e alla repressione
"entro il 2004 e non immediatamente", come denunciava ieri il segretario
di Amnesty Pierre Sanet.
Invece in Turchia le parti in causa sono due: lo dice l'appello
pubblicato in questa pagina e inviato ieri a Prodi, in cui l'insieme dei
movimenti pacifisti chiede la fine della conventio ad excludendum del
Pkk e degli altri organismi kurdi, tuttora illegali in mezza Europa.
Ma la pace č messa a dura prova sui monti del Kurdistan irakeno, dove i
guerriglieri del Pkk si erano ritirati dalla Turchia. Da tre giorni
infuriano i combattimenti fra loro e le milizie del Puk di Talabani,
guidate, secondo l'emittente Media-Tv, da elicotteri e ufficiali turchi.
Il conflitto ha giā falciato decine di vite nonostante le proteste di
Ismail Tatari, portavoce dei deputati kurdo-iraniani (gli unici eletti
in quanto tali) e di una delegazione del Congresso nazionale kurdo,
bloccata a Teheran dal veto di Talabani. Per sventare in extremis la
"guerra fratricida", giā pianificata ad Ankara, cinque "Madri per la
pace" avevano sfidato prigione e tortura al ritorno in Turchia da
Suleymaniye.
Intanto ad Ankara il vicepremier Yilmaz annuncia un gesto "di clemenza,
non di amnistia" sul reato di favoreggiamento ma non per la
partecipazione ad "organizzazioni terroristiche". E' la tenaglia: i
militanti del Pkk siano sepolti nelle galere turche, massacrati per mano
kurda sulle montagne, esclusi da ogni legittimazione in Europa. E' una
scelta suicida: come riconoscevano anche i Servizi turchi del Mit,
chiudere al partito di Ocalan e alla sua ipotesi di pace equivale a
risospingere un popolo alla guerra.

il manifesto 7 dicembre 2000