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Un uomo, un voto. 19



UN UOMO, UN VOTO

Notiziario promosso dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo per l'
immediato riconoscimento del diritto di voto nelle elezioni amministrative a
tutti gli stranieri regolarmente residenti in Italia

n. 19 del 13 ottobre 2000

SOMMARIO:
- Contro il razzismo
- Una lettera a governanti e parlamentari
- Carovana per i diritti dei migranti
- Un numero di telefono utile contro la schiavitù
- Chi siamo

* CONTRO IL RAZZISMO
Contro il razzismo occorre affermare i diritti di tutti.
Il 21 ottobre muovera' da Brescia la carovana per i diritti dei migranti
(pubblichiamo qui sotto l'appello dei promotori che contiene l'indicazione
di alcuni fondamentali obiettivi del tutto ragionevoli, necessari ed
urgenti, ed il calendario delle "tappe").
Invitiamo tutti i nostri lettori a contribuire alla realizzazione della
carovana, che puo' e deve essere uno straordinario momento di
sensibilizzazione e di mobilitazione per ottenere risultati concreti.
Contro il razzismo occorre affermare i diritti di tutti.

* PROPOSTA DI LETTERA DA INVIARE A GOVERNANTI E PARLAMENTARI
Egregi signori,
a) la Convenzione di Strasburgo del 5 febbraio 1992 sulla partecipazione
degli stranieri alla vita pubblica a livello locale prevede al capitolo C il
diritto di voto (elettorato attivo e passivo, ovvero la facoltà di eleggere
e di essere eletto) nelle elezioni locali per ogni straniero residente;
b) in altri paesi europei tale diritto è garantito da vari decenni;
c) dal 1996 anche in Italia vi sono già degli stranieri residenti che
godono, come è giusto, del diritto di voto per le elezioni amministrative:
tutti quelli provenienti da paesi della Comunità Europea (e tale
riconoscimento del diritto di voto non ha richiesto alcuna modifica
costituzionale);
d) la bozza definitiva di quella che poi divenne la legge 40/98 prevedeva il
diritto di voto nelle elezioni amministrative per tutti gli stranieri
residenti, e solo nell'ultima fase immediatamente antecedente l'approvazione
della legge tale ragionevole e doverosa norma fu proditoriamente e
vergognosamente cassata;
e) non vi è dubbio che non occorre affatto modificare la Costituzione per
riconoscere finalmente il diritto di voto nelle elezioni amministrative a
tutti gli stranieri legalmente residenti;
f) è sufficiente una legge ordinaria.
Vi chiediamo pertanto di adoperarvi affinché cessi questa sorta di apartheid
elettorale, affinché a tutte le persone legalmente residenti in Italia sia
finalmente riconosciuto il diritto di voto nelle elezioni amministrative.
"Un uomo, un voto" è stato lo storico motto del movimento antirazzista
sudafricano che Nelson Mandela ha guidato alla vittoria, per il suo popolo e
per l'umanità intera; facciamolo valere anche in Italia.
Cessi l'apartheid elettorale, sia riconosciuto finalmente il diritto di voto
nelle elezioni amministrative per tutte le persone residenti in Italia.
In attesa di un cenno di riscontro,
distinti saluti
Firma
Luogo e data

* CAROVANA PER I DIRITTI DEI MIGRANTI
Sabato 21 ottobre muovera' da Brescia la "Carovana dei diritti dei
migranti", iniziativa attraverso la quale ci si pone l'obiettivo di favorire
uno scambio di esperienze e incontri tra le comunita' degli immigrati ormai
da mesi in lotta a Brescia e quelle delle altre citta', e tra gli immigrati
tutti e le forze sociali, politiche e sindacali che intendono sostenere la
giusta battaglia per il riconoscimento dei diritti negati ai migranti e
contro il diffondersi di idee e posizioni razziste.
La carovana attraversera' Milano, Torino, Genova, Treviso, Venezia, Bologna,
Lucca e Firenze, per arrivare sabato 28 ottobre a Roma, dove si concludera'
con una manifestazione di massa, con vagoni speciali e pullman in via di
preparazione da tutta Italia.
Nelle diverse citta' cerchera' di creare momenti di mobilitazione, di
confronto, di visibilita', di conflittualita' e di aggregazione, quale primo
momento di un percorso i cui passaggi, per sommi capi, sono stati delineati
nelle due assemblee nazionali del 2 settembre a Brescia e del 17 settembre a
Napoli, e che dovrebbe portare alla costruzione su scala nazionale di un
movimento di lotta autorganizzato dagli immigrati, che si identifichi in una
piattaforma di rivendicazioni ampia e condivisa.
In pochi mesi a Brescia si e' sviluppato, sulla vertenza per il rilascio dei
permessi di soggiorno, un movimento reale, che ha visto diverse migliaia di
immigrati uscire dalla loro condizione di invisibilita', per rivendicare
pienezza di diritti. Questo movimento si e' saldato sulla richiesta del
rilascio del permesso di soggiorno a tutti e tutte coloro che nel 1998
avevano fatto domanda di regolarizzazione, una pagina che non e' ancora
conclusa dopo due anni di attesa.
La mobilitazione ha consentito di sbloccare, a Brescia come altrove, il
rilascio di migliaia di permessi di soggiorno che erano in procinto di
essere rifiutati, e ha quindi ottenuto un primo risultato positivo, che
incontra peraltro due limiti.
Il primo e' dato dalla mancanza di un provvedimento chiaro e generalizzato
da parte del governo, che avrebbe evitato di dover seguire vie tortuose, in
via di interpretazione della discrezionalita' delle Questure, per arrivare
al rilascio dei permessi di soggiorno.
Il secondo limite deriva dal primo: poche Questure, in mancanza di
indicazioni precise e date per iscritto, hanno uniformato la loro
discrezionalita' a criteri di giustizia ed elasticita', cosi' perpetuando
disparita' di trattamento tra situazioni uguali, e cio' e' avvenuto
soprattutto laddove le comunita' di migranti e le forze sociali, politiche e
sindacali non hanno potuto o saputo "costringere" le Questure a modificare
orientamenti restrittivi, che peraltro trovavano legittimazione in una legge
di regolarizzazione mal congegnata, che rappresentava un percorso ad
ostacoli per  il migrante che intendesse emergere dalla clandestinita'.
I due limiti al risultato della lotta sono stati avvertiti come dipendenti
dalla mancanza di una dimensione nazionale della mobilitazione, mancanza che
ha consentito al governo l'individuazione di soluzioni a valenza locale e
l'elusione, invece, di una reale soluzione di chiara e pronta applicazione,
valida ovunque.
E' da queste, e non solo da queste, considerazioni, che le comunita'
immigrate di Brescia, e le forze che le hanno sostenute e appoggiate nella
loro lotta, hanno promosso un primo momento di incontro nazionale, il 2
settembre a Brescia, al quale hanno risposto diverse realta' da tutta
Italia, convenendo sulla necessita' di un coordinamento permanente tra le
comunita' di migranti di tutta Italia e le forze antirazziste, per dare una
dimensione nazionale a un movimento per i diritti dei migranti, che si fondi
sul principio dell'autorganizzazione dei migranti e sull'assenza di deleghe.
Si e' reputato che solo attraverso il coordinamento delle iniziative, che
pure vengono svolte a livello locale, si possa costituire un argine
all'arretramento culturale di cui sono espressione le posizioni xenofobe e
razziste dei partiti della destra e di settori anche importanti della
Chiesa, e le titubanze e i cedimenti delle forze della sinistra di governo.
Si e' convenuto sul fatto che solo cercando di promuovere un movimento
reale, che veda protagoniste in primis le comunita' di migranti, si potra'
segnare un'inversione di tendenza nel modo di affrontare le tematiche
dell'immigrazione, verso un effettivo riconoscimento dei diritti di tutti e
tutte, superando gli attuali  concetti di cittadinanza e di residenza.
Dopo il primo incontro del 2 settembre, l'assemblea del 17 settembre a
Napoli e' servita a dare concretezza all'idea della carovana per i diritti,
lanciata dagli immigrati in lotta di Brescia, e a sviluppare alcuni punti,
che dovrebbero costituire la base per una piattaforma nazionale di lotta.
Sono stati individuati tre ambiti d'intervento, sui quali tutti gli
intervenuti all'assemblea hanno operato valutazioni condivise, che la
Carovana intende sottoporre alla discussione e all'elaborazione di tutte le
realta' che vi si riconoscano e che sono riconducibili a tre filoni: 1)
ingresso e soggiorno in Italia; 2) centri di permanenza temporanea; 3)
diritti di cittadinanza, sociali e politici per i migranti.
1) Sul primo punto non si puo' che muovere dalla ragione da cui e' scaturita
la mobilitazione degli immigrati di Brescia, e che ha visto importanti
iniziative di lotta anche a Napoli, Roma, Torino e Milano. La pagina della
"sanatoria" del 1998 deve essere chiusa col rilascio del permesso di
soggiorno a tutte le persone che ne hanno fatto richiesta: sono passati due
anni e ancora circa 40.000 uomini e donne stanno aspettando di poter uscire
dalla clandestinita', a cio' impediti dai requisiti richiesti dalla legge di
regolarizzazione, impossibili da soddisfare per moltissimi. A distanza di
tanto tempo, non e' possibile vanificare le speranze di chi ha fatto domanda
di permesso di soggiorno, col risultato di restituire decine di migliaia di
persone alla clandestinita', che comporta privazione di ogni diritto,
condizioni di vita non dignitose, sfruttamento sul mercato del lavoro
(necessariamente in nero e precario) e della casa.
Ma se questa della regolarizzazione e' una pagina da chiudere, in modo
positivo e al piu' presto, e' invece da aprire la pagina di una critica
serrata all'impianto della legge "Turco - Napolitano", che muova dalla presa
d'atto del fallimento della pretesa di governare i fenomeni migratori coi
meccanismi dei "flussi programmati".
Il principio della libera circolazione dei migranti resta il punto di arrivo
di un percorso del quale occorre promuovere le condizioni culturali e
politiche, ma oggi limitarsi a invocare l'apertura delle frontiere,
nell'attuale contesto europeo, significa precludersi obiettivi concreti, col
risultato di non incidere sostanzialmente sulle condizioni di vita di chi
migra "irregolarmente" e di chi e' comunque un "regolare" precario.
Nell'immediato sono quindi necessarie proposte di breve e medio periodo, che
da un lato possano comunque costituire significativi progressi rispetto alla
legislazione vigente, e che d'altra parte determinino un avanzamento
culturale diffuso sui temi dei diritti dei migranti e dell'antirazzismo.
Si deve prendere atto del fatto che nessun meccanismo di predeterminazione
delle quote d'ingresso puo' regolare o contenere un fenomeno epocale come
quello migratorio. Anche in questo ambito l'approccio proibizionista si
rivela inefficace: non vale a fermare le migrazioni dei popoli, alimenta i
turpi guadagni delle mafie che organizzano le rotte dell'immigrazione
irregolare e finisce soltanto col tradursi in un fattore di esclusione
sociale e di privazione dei diritti delle persone che migrano.
E' pertanto necessario prevedere meccanismi automatici e permanenti di
regolarizzazione dell'immigrato presente in Italia, basati sul requisito del
lavoro (secondo le molteplici tipologie contrattuali oggi esistenti); non,
quindi, provvedimenti eccezionali e limitati come le leggi di "sanatoria",
ma disposizioni che consentano in ogni momento al migrante di ottenere il
permesso di soggiorno, in presenza di un regolare contratto di lavoro, o
della denuncia di un rapporto di lavoro irregolare.
E' poi necessario rendere meno precaria la condizione dell'immigrato
regolare, svincolando il rinnovo del permesso di soggiorno dai richiesti
requisiti di reddito. E' infatti aberrante che persone, magari presenti da
anni in Italia, possano vedersi private del permesso di soggiorno in
conseguenza di un periodo di disoccupazione, o per l'impossibilita' di
dimostrare redditi percepiti col lavoro nero o con l'ambulantato; e' pero'
quello che sta succedendo a molti immigrati, specialmente a opera di alcune
Questure, particolarmente "scrupolose" nell'applicazione della legge.
Ancora, si devono sottrarre alle Questure, per trasferirle ai Comuni, le
competenze relative al rilascio e al rinnovo dei permessi di soggiorno. Tale
passaggio eviterebbe ai migranti il contatto necessitato con l'istituzione
poliziesca, e sancirebbe il superamento della concezione dell'immigrazione
come problematica riguardante l'ordine pubblico. Starebbe poi alla normativa
limitare la discrezionalita' delle amministrazioni nella trattazione dei
procedimenti, onde assicurare uguaglianza di trattamento a prescindere
dall'orientamento politico delle diverse amministrazioni comunali.
Si deve rendere poi effettivo il diritto al riconoscimento dello status di
rifugiato, che in Italia viene pressoche' sistematicamente negato:
l'approvazione di una nuova disciplina e' quantomai urgente, per dare
effettiva tutela a chi fugge dal proprio Paese perche' soggetto o
assoggettabile a persecuzione. E' pure necessario prevedere meccanismi che
consentano, ai migranti che ottengano il permesso di soggiorno per motivi di
protezione umanitaria, di convertirlo in un titolo stabile di soggiorno, a
prescindere dal venir meno, nel Paese di provenienza, delle condizioni che
avevano determinato l'esigenza di protezione.
Si deve rendere piu' agevole l'esercizio del diritto, costituzionalmente
garantito, all'unita' familiare, anche ponendo fine alle prassi vergognose
che vigono in molte ambasciate italiane all'estero, che di fatto frappongono
ogni sorta di ostacolo all'ingresso legale dei migranti.
2) Quanto al secondo punto, va ribadita la richiesta di chiusura di quelle
strutture, istituite con la legge "Turco - Napolitano", che costituiscono
delle aberrazioni giuridiche e rispondono al nome di "centri di permanenza
temporanea".
Si tratta di luoghi di sospensione del diritto, di privazione della
liberta', che non possono essere "umanizzati", o resi meno inaccettabili
magari col coinvolgimento delle associazioni del volontariato nella loro
gestione: vanno semplicemente aboliti.
Non e' accettabile, in un Paese civile, che persone che non si sono
macchiate di alcun reato possano essere rinchiuse e private della liberta'
fino anche a un mese.
La riapertura del "lager" di Vulpitta, luogo di morte ed esclusione, e
quella imminente di via Corelli, la cui chiusura era divenuta simbolo della
lotta contro i centri di detenzione amministrativa, sono segnali gravi che
impongono al movimento antirazzista di rimettersi in gioco, questa volta con
la massiccia e consapevole presenza delle comunita' di immigrati.
Parlando di liberta' e di diritti fondamentali delle persone, non si  puo'
poi pensare di non intervenire sulla condizione processuale e carceraria
degli immigrati, che vengono sistematicamente discriminati tanto nel corso
del processo, che nella fase di esecuzione della pena. Il diritto alla
difesa, tecnica e non, per gli immigrati spesso e' solo apparente; il
ricorso alla custodia cautelare in carcere nei loro confronti e' pressoche'
la regola; le condizioni di disagio sociale (mancanza di casa e di lavoro)
impediscono loro di poter beneficiare di misure alternative al carcere.
Anche le modalita' di detenzione sono per gli immigrati piu' gravose che non
per gli autoctoni, per la mancanza di contatti con la famiglia, che quasi
sempre e' lontana, e di prospettive di reinserimento sociale, e per le
stesse condizioni di vita all'interno del carcere, che quasi mai tengono
conto della specificita' culturale dei detenuti stranieri, delle loro
diverse abitudini alimentari, religiose, ecc.
3) Il terzo ambito di intervento e' stato individuato nelle tematiche
riguardanti i diritti di cittadinanza, sociali e politici.
Una volta conquistato il diritto ad esistere, va conquistato quello a
un'esistenza degna e libera, lottando per il diritto alla casa, al lavoro,
all'istruzione, alla salute, ecc. Si tratta, peraltro, di diritti messi in
discussione pesantemente per tutti, e per la difesa dei quali la lotta degli
immigrati ben puo' saldarsi con quella di tutte le persone che si oppongono
alla progressiva precarizzazione delle condizioni di vita di ampi strati
della popolazione.
In particolare, e' necessario aprire vertenze con le istituzioni locali,
perche' attuino concrete politiche sul diritto all'abitazione, per sottrarre
gli immigrati a un mercato degli affitti che offre alloggi (spesso
fatiscenti) a condizioni usurarie, o che li costringe a soluzioni di
fortuna.
Si deve intervenire sul mercato del lavoro, per combattere il lavoro
irregolare, ma anche quello precario, quello offerto da cooperative e
agenzie che forniscono manodopera ultraflessibile e non garantita, i patti
per il lavoro che introducono inaccettabili differenziazioni tra i
lavoratori. Ma si deve intervenire anche sulle condizioni di lavoro, per
negoziare ferie, mense, festivita' per lavoratori che hanno cultura,
abitudini ed esigenze non sempre sovrapponibili a quelle dei lavoratori
autoctoni.
Deve inoltre essere riconosciuto, in applicazione della Convenzione di
Strasburgo del 5 febbraio 1992, il diritto di voto nelle elezioni
amministrative agli immigrati residenti. Si tratta di un passaggio
necessario per riconoscere l'effettiva partecipazione dei migranti alla vita
pubblica delle comunita' locali di cui fanno parte, per dar loro la
possibilita' di scegliere se e come esprimersi su decisioni che li
riguardano.
E' peraltro un passaggio culturale importante per sancire il superamento
della concezione che lega alla cittadinanza la piena titolarita' dei diritti
civili e politici, che devono essere riconosciuti a tutte le persone, in
quanto tali, che vivono in un determinato territorio.
Questi tre filoni costituiscono le tracce di una piattaforma di lotta ancora
in via di definizione, ampia ed aperta, che vuol essere il piu' possibile
inclusiva. Di questa piattaforma la Carovana intende fare argomento di
discussione tra le comunita' di migranti, tra le forze sociali, politiche e
sindacali, perche' ognuno possa apportarvi un contributo di idee, legato
alle diverse esperienze e sensibilita', e perche' possa costituire l'inizio
di un percorso che segni un avanzamento del movimento di lotta per i diritti
degli immigrati e contro la deriva culturale razzista e xenofoba.
Le tappe della carovana:
sabato 21 ottobre: arrivo nella mattinata a Milano;
domenica 22 ottobre: Torino;
lunedi' 23 ottobre: Genova;
martedi' 24 ottobre: Treviso (arrivo nel pomeriggio);
mercoledi' 25 ottobre: mattina: Venezia; dal pomeriggio: Bologna;
giovedi' 26 ottobre: Lucca;
venerdi' 27 ottobre: Firenze;
sabato 28 ottobre: Roma, con manifestazione conclusiva.
Il programma delle singole tappe e quello della manifestazione conclusiva
sono ancora in via di definizione e verranno comunicati nei prossimi giorni.
Coordinamento degli Immigrati in lotta - Brescia
C.S.A. Magazzino 47 - Brescia
Radio Onda d'Urto - Brescia (urtobs@ecn.org)

* UN NUMERO DI TELEFONO UTILE CONTRO LA SCHIAVITU'
E' stato istituito d'intesa tra alcuni Ministeri un "numero verde"
telefonico cui possono rivolgersi per aiuto le persone vittime di schiavitù:
800.290290.

* BREVE NOTA SUL CENTRO DI RICERCA PER LA PACE DI VITERBO
Attivo dagli anni '70, nel 1987 ha coordinato per l'Italia la campagna di
solidarietà con Nelson Mandela allora detenuto nelle prigioni del regime
razzista sudafricano. Ha promosso il primo convegno nazionale di studi
dedicato a "Primo Levi, testimone della dignità umana". Dal 1998 ha promosso
una "campagna contro la schiavitù in Italia".

UN UOMO, UN VOTO
Notiziario promosso dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo
str. S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail:
nbawac@tin.it