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Un uomo, un voto. 11



UN UOMO, UN VOTO

Notiziario promosso dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo per l'
immediato riconoscimento del diritto di voto nelle elezioni amministrative a
tutti gli stranieri regolarmente residenti in Italia

n. 11 del 5 ottobre 2000

* IL DIRITTO DI TUTTI
A tutti rivolgiamo un appello: chiediamo insieme che subito il Parlamento
legiferi il riconoscimento del diritto di voto nelle elezioni amministrative
per oltre un milione di immigrati da anni regolarmente residenti in Italia,
persone oneste ed apprezzate, che con il loro lavoro e la loro presenza
arricchiscono il benessere di tutti, la cultura e la vita civile del paese
in cui insieme viviamo.
Noi formuliamo a tutti i lettori di questo foglio una proposta minima: a
tutti chiediamo di inviare ad enti locali, mass-media e parlamentari la
lettera seguente. A tutti chiediamo di pensare ad ulteriori iniziative. A
tutti chiediamo di affermare la dignità di ogni essere umano, il diritto di
ogni essere umano alla solidarietà: la democrazia è tale soltanto se vale
per tutti; se essa viene ridotta a privilegio di un'oligarchia, allora cessa
di essere democrazia.
Affermiamo la democrazia, affermiamo la dignità umana, affermiamo l'umana
solidarietà; affermiamo il diritto di tutti ad aver voce in capitolo nelle
decisioni che tutti riguardano: un uomo, un voto.

* PROPOSTA DI LETTERA DA INVIARE A GOVERNANTI E PARLAMENTARI
Egregi signori,
a) la Convenzione di Strasburgo del 5 febbraio 1992 sulla partecipazione
degli stranieri alla vita pubblica a livello locale prevede al capitolo C il
diritto di voto (elettorato attivo e passivo, ovvero la facoltà di eleggere
e di essere eletto) nelle elezioni locali per ogni straniero residente;
b) in altri paesi europei tale diritto è garantito da vari decenni;
c) dal 1996 anche in Italia vi sono già degli stranieri residenti che
godono, come è giusto, del diritto di voto per le elezioni amministrative:
tutti quelli provenienti da paesi della Comunità Europea (e tale
riconoscimento del diritto di voto non ha richiesto alcuna modifica
costituzionale);
d) la bozza definitiva di quella che poi divenne la legge 40/98 prevedeva il
diritto di voto nelle elezioni amministrative per tutti gli stranieri
residenti, e solo nell'ultima fase immediatamente antecedente l'approvazione
della legge tale ragionevole e doverosa norma fu proditoriamente e
vergognosamente cassata;
e) non vi è dubbio che non occorre affatto modificare la Costituzione per
riconoscere finalmente il diritto di voto nelle elezioni amministrative a
tutti gli stranieri legalmente residenti;
f) è sufficiente una legge ordinaria.
Vi chiediamo pertanto di adoperarvi affinché cessi questa sorta di apartheid
elettorale, affinché a tutte le persone legalmente residenti in Italia sia
finalmente riconosciuto il diritto di voto nelle elezioni amministrative.
"Un uomo, un voto" è stato lo storico motto del movimento antirazzista
sudafricano che Nelson Mandela ha guidato alla vittoria, per il suo popolo e
per l'umanità intera; facciamolo valere anche in Italia.
Cessi l'apartheid elettorale, sia riconosciuto finalmente il diritto di voto
nelle elezioni amministrative per tutte le persone residenti in Italia.
In attesa di un cenno di riscontro,
distinti saluti
Firma
Luogo e data

MATERIALI: UNA LETTERA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
[Riproduciamo qui una lettera che abbiamo inviato al Presidente del
Consiglio dei Ministri il 30 agosto scorso, a sostegno della proposta che le
istituzioni garantiscano un servizio di trasporto pubblico e gratuito per
consentire l'arrivo in Italia dei migranti in stato di necessità, iniziativa
che avrebbe una efficacia immediata ed immensa nel contrastare le mafie dei
cosiddetti "scafisti" che oggi accumulano risorse immense gestendo
monopolisticamente il mercato illegale del trasporto di esseri umani
disperati]
Richiesta di istituire un servizio di trasporto pubblico e gratuito affinché
tutti i migranti in stato di necessità possano entrare regolarmente nel
nostro paese ed esservi accolti ed assistiti dalle istituzioni, così da
inverare quanto disposto dall'art. 10 della Costituzione della Repubblica
Italiana
Signor Presidente del Consiglio,
come forse già saprà, da alcune settimane stiamo cercando di persuadere il
governo italiano a mutare profondamente la sua politica in materia di
ricezione dei migranti, passando dall'attuale gestione (a nostro avviso
fallimentare e tutta sussunta a criteri inadeguati ed immorali, pratiche
antigiuridiche e criminogene, e finalità totalmente confliggenti con la
Costituzione), ad altra che sia invece connotata da volontà di inveramento
della Costituzione, di rispetto e  promozione dei diritti umani, di aiuto
alle vittime e di lotta efficace ai poteri criminali.
Punto cruciale della proposta che intendiamo ancora una volta prospettarle è
il seguente: che le istituzioni italiane istituiscano un servizio di
trasporto pubblico e gratuito affinché tutti i migranti in stato di
necessità possano entrare regolarmente nel nostro paese ed esservi accolti
ed assistiti dalle istituzioni.
Questo provvedimento ipso facto colpirebbe efficacemente le mafie degli
'scafisti" togliendo loro l'attuale gestione monopolistica del trasporto
degli esseri umani che in stato di necessità cercano di raggiungere il
nostro paese (un mercato illegale su cui le mafie lucrano ricchezze
ingentissime); salverebbe le vite di tanti innocenti; ripristinerebbe
legalità e diritti umani laddove ora vi è dolore, clandestinizzazione
coatta, violenze e schiavitù.
Ci permetta di argomentare.
1. vorremmo segnalarle un passo di un documento preparatorio per la prossima
assemblea nazionale della "Rete di Lilliput", un prestigioso network di
movimenti della società civile concretamente impegnati per la promozione dei
diritti umani.
Ci pare che anche questo testo formuli con chiarezza, ed argomenti in modo
solido, la ragionevole e necessaria proposta di accogliere tutti i migranti
garantendo a tutti l'ingresso in condizioni legali nel nostro paese.
Citiamo testualmente il passo relativo:
"I flussi migratori dai paesi poveri e devastati dalle guerre e dai disastri
ecologici continueranno. Pensare di poter risolvere la questione trattandola
come un problema di polizia è irrealistico e pericoloso: non saranno né i
muri né i mari a fermare l'invasione, finché il divario di ricchezza tra il
nord e il sud del mondo sarà quello attuale.
Meglio sarebbe lasciare libero accesso a quanti vogliono venire a lavorare
nei nostri paesi, offrendo loro la regolarizzazione immediata e il pieno
godimento dei diritti civili e sociali: ciò permetterebbe loro di
affrancarsi dalla tutela della malavita organizzata e di non essere
costretti a svendersi sul mercato del lavoro per scontare il loro status di
inferiorità sociale.
A prima vista, una simile apertura sembrerebbe inconcepibile, perché darebbe
il via libera ad una invasione di proporzioni ingestibili. Gli effetti
"negativi" sarebbero però in buona parte compensati da altri meccanismi di
feedback positivo: maggiori redditi per gli immigrati potrebbero significare
che un minor numero di loro avrebbe bisogno di venire al Nord per mantenere
il resto della famiglia al Sud; anche il periodo di permanenza potrebbe
essere ridotto e potrebbe essere agevolato il rientro in patria. Ci
sarebbero effetti positivi per la stessa manodopera italiana, meno soggetta
al duplice ricatto della concorrenza del lavoro nero e della
delocalizzazione. I processi di delocalizzazione, infatti, sarebbero
quantomeno rallentati da una maggiore mobilità relativa dei lavoratori
rispetto al capitale".
2. La proposta formulata in quel documento a noi sembra di puro buonsenso.
Infatti l'alternativa che oggi si pone è, seccamente, la seguente:
A) o perseverare nell'attuale errata e criminogena politica che sta
favoreggiando i poteri criminali e contribuendo a provocare la morte di
uomini, donne e bambini innocenti;
B) oppure mutare politica ed accogliere la proposta di istituire un servizio
di trasporto pubblico affinché tutti i migranti in stato di necessità
possano entrare regolarmente nel nostro paese ed esservi accolti ed
assistiti dalle istituzioni come previsto non solo dal comune sentire dell'
umanità, ma altresì dalla Dichiarazione universale dei diritti umani e dalla
Costituzione della Repubblica Italiana che garantisce asilo a chiunque non
ha riconosciuti nel suo paese di origine i diritti che la nostra
Costituzione garantisce a tutti.
3. E' chiaro che dal punto di vista morale e dal punto di vista giuridico
non vi è discussione: l'opzione giusta è la seconda: che abbia vigore il
diritto di asilo, che abbia vigore il rispetto e la promozione dei diritti
umani, che abbia vigore la Costituzione democratica.
4. Ma anche dal punto di vista politico l'opzione giusta è la seconda: si
tratta infatti di collocarsi dal punto di vista dell'umanità, di ciò che è
utile a tutti e quindi anche al nostro paese: non ha senso continuare a far
arricchire le mafie; non ha senso continuare a lasciar uccidere esseri umani
innocenti; non ha senso perseverare in una politica fallimentare ed
insostenibile.
Neppure se si recintasse l'Italia e l'Europa occidentale di filo spinato
elettrificato sarebbe possibile fermare il fenomeno migratorio, che ha cause
strutturali (che chiamano in causa anche gravi responsabilità europee ed
italiane) poderose e cogenti tali che solo un profondo cambiamento politico
ed economico globale può modificarle e ridimensionarle, cosicché finché
perdureranno le feroci condizioni di sfruttamento e di violenza che oggi
soffocano la gran parte dell'umanità, sempre vi saranno migrazioni, e a
nulla varranno mai né proclami né recinti né fucilieri, poiché chi è in
stato di necessità ha il diritto di cercar di salvare la propria vita, e la
migrazione è il più delle volte il concreto esercizio di tale diritto di
legittima difesa; e per chi fugge dalla fame, dalla tortura, dalla morte,
nessun rischio è troppo grande, nessuna avversità è troppo spaventosa.
5. Ed anche dal punto di vista più pedestremente utilitario, di difesa del
nudo e gretto interesse economico e sociale del nostro paese, è evidente che
la seconda scelta è l'unica azzeccata: poiché pensare di continuare a
fronteggiare il fenomeno migratorio come si è fatto fin qui ha provocato
soltanto:
a) una gigantesca crescita di potere e di ricchezza delle mafie, che ormai
sono all'attacco degli ordinamenti giuridici e delle democrazie: nell'Europa
meno privilegiata siamo già agli "stati-mafia", alla fine dello stato di
diritto, alle "democrature" mafiose: si vuole forse che l'Italia faccia
questa fine? Si vuole forse che mezza Europa continui ad essere sotto il
tallone mafioso? Si vuole forse che i poteri criminali impongano la loro
dittatura su scala continentale e planetaria?
b) una serie di uccisioni orribile, e tra le vittime vi sono sia i migranti
sia gli uomini delle forze dell'ordine insensatamente fatti morire per una
politica insensata;
c) la clandestinizzazione forzata di tante persone in difficoltà:
clandestinizzazione forzata che espone questi uomini e queste donne al
pericolo di divenir preda dell'economia illegale e dei poteri criminali; che
li espone alla schiavitù, alla tortura, alla morte. Non è evidente che
interesse dello stato di diritto sia quello di consentire a tutti di avere
un rapporto positivo con le istituzioni ed i servizi pubblici? Non è
evidente che l'unico modo per impedire che tante vittime di disagio e
povertà precipitino nella criminalità è quello di offrire loro legalità ed
assistenza? Non è evidente che la terribile condizione della clandestinità
coatta si combatte efficacemente in un solo modo, cioè garantendo a tutti
una presenza legale nel nostro paese, il riconoscimento pieno dei diritti
umani di ogni essere umano?
d) un grave pericolo per lo stato di diritto, con fenomeni di degenerazione
ed imbarbarimento inquietanti e tali da configurare quella situazione che
Fraenkel nel suo noto libro sul "doppio stato" tematizzava in riferimento
alla Germania nazista: ad un ordinamento giuridico democratico sottentra il
cancro di uno stato in cui i fondamenti stessi dello stato di diritto e
quindi la libertà e la dignità della persona umana vengono divorati da
pratiche amministrative palesemente antigiuridiche: in Italia sta accadendo
questo con l'istituzione dei campi di concentramento (ipocritamente
denominati "centri di permanenza temporanea"), con le pratiche di
respingimento (ovvero di riconsegna delle vittime in fuga proprio agli
aguzzini da cui fuggivano), con l'idiozia dell'emissione a raffica di
decreti di espulsione che di fatto favoreggiano le organizzazioni mafiose e
reduplicano la violenza sulle loro vittime. E' evidente la necessità di
modificare profondamente la legga 40/98 in quelle sue parti del tutto
incostituzionali ed aberranti (e confliggenti fino allo stridore con altre
parti della medesima legge che sono invece di indubbia qualità).
Signor Presidente del Consiglio,
6. Occorre scegliere, ricordando che errare è umano, ma perseverare nell'
errore è diabolico: e qui siamo di fronte ad una strage infinita, al
favoreggiamento più turpe delle mafie, alla clamorosa bancarotta di una
politica che nella sua follia è ogni giorno più insostenibile.
Lei deve scegliere, deve scegliere adesso, ogni ulteriore dilazione ha
conseguenze tragiche: deve scegliere di salvare la vita di tanti innocenti;
deve scegliere di contrastare efficacemente le mafie degli "scafisti".
La soluzione c'è, semplice, necessaria: che lo stato italiano istituisca
subito un servizio di trasporto pubblico e gratuito per far sì che tutti i
migranti in stato di necessità possano venire in Italia ed esservi accolti
ed assistiti in condizioni di piena legalità.
Certo, questa scelta apre ulteriori questioni da verificare nella pratica e
da approfondire nel dibattito (tra cui, ed è urgentissimo: denunciare e
rinegoziare gli indegni accordi comunitari detti "di Schengen" -ma non solo-
che pretendono di imporre all'Italia una politica incostituzionale e che
quindi in quanto tali sono fuorilegge e criminogeni poiché incompatibili con
la fonte del nostro ordinamento giuridico); ma non fare questa scelta di
civiltà vuol dire pietrificarsi in un ruolo indegno di un paese civile, di
un ordinamento democratico, di uno stato di diritto: il ruolo del complice
di crimini orrendi.
L'Italia deve essere questo? Un paese che rifiuta di accogliere le vittime
di dittature e stragisti? Un paese che rifiuta di applicare la sua stessa
Costituzione? Un paese che favoreggia le mafie schiaviste? Non è
ammissibile.
7. Ci pensi: una scelta e un impegno dell'Italia nel senso indicato avrebbe
un valore politico e morale straordinario, collocherebbe l'Italia in un
ruolo di protagonista nella lotta contro i poteri criminali, nel salvataggio
di vite in pericolo, nella ridefinizione di una politica internazionale
finalmente intesa a promuovere i diritti umani di tutti.
8. Prima di concludere ci permetta di segnalarle alcune precedenti lettere
già indirizzate a lei e ad alcuni ministri suoi collaboratori, in cui tali
temi sono stati articolati con ulteriori argomentazioni e riferimenti.
Lettere restate purtroppo fin qui senza risposta alcuna:
- una lettera al Presidente del Consiglio ed al Ministro dei Trasporti del
26 luglio 2000 (nella rete telematica:
http://www.peacelink.it/webgate/diritti/msg00752.html);
- una lettera al Ministro dei Trasporti del 4 agosto 2000 (nella rete
telematica: http://www.peacelink.it/webgate/diritti/msg00773.html);
- una lettera al Ministro della Solidarietà Sociale del 9 agosto 2000 (nella
rete telematica: http://www.peacelink.it/webgate/diritti/msg00782.html);
- una lettera ai Presidenti dei gruppi parlamentari del 16 agosto 2000
(nella rete telematica:
http://www.peacelink.it/webgate/razzismo/msg00181.html);
- una lettera al Ministro del Lavoro del 21 agosto 2000 (nella rete
telematica: http://www.peacelink.it/webgate/diritti/msg00803.html);
- richiamiamo altresì la nostra Lettera all'Alto Commissariato delle Nazioni
Unite per i Rifugiati dell'11 agosto 2000 (nella rete telematica:
http://www.peacelink.it/webgate/diritti/msg00790.html).
9. Ci consenta altresì di segnalarle alcune recenti pubblicazioni che
apportano materiali documentari ed analitici che a nostro avviso confortano
la proposta che le abbiamo formulato:
- Daniele Archibugi, David Beetham, Diritti umani e democrazia
cosmopolitica, Feltrinelli, Milano 1998;
- Pino Arlacchi, Schiavi, Rizzoli, Milano 1999;
- Kevin Bales, I nuovi schiavi, Feltrinelli, Milano 2000;
- Caritas di Roma, Immigrazione: dossier statistico, Anterem, Roma (rapporto
annuale);
- Commissione per le politiche di integrazione degli immigrati, a cura di
Giovanna Zincone, Primo rapporto sull'integrazione degli immigrati in
Italia, Il Mulino, Bologna 2000;
- Alessandro Dal Lago, Non-persone, Feltrinelli, Milano 1999;
- Nigel Harris, I nuovi intoccabili, Il Saggiatore, Milano 2000;
- Vandana Shiva, Sopravvivere allo sviluppo, Isedi, Torino 1990;
- Jean Ziegler, Les seigneurs du crime, Seuil, Paris 1999;
- inoltre sulla specifica condizione dei rifugiati cfr. attività e
pubblicazioni dell'ACNUR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i
Rifugiati);
- ovviamente sui diritti umani violati cfr. i rapporti annuali di Amnesty
International.
Signor Presidente del Consiglio,
auspichiamo una sua riflessione su quanto precede, che possa essere
illuminata da ragione e coscienza ed abbia come esito un provvedimento
concreto che d'un sol colpo salvi la vita di tanti innocenti, spazzi via il
lucroso mercato illegale del traffico di esseri umani oggi in mano alle
mafie, restituisca al nostro paese la dignità di un paese che accoglie ed
assiste i perseguitati, la dignità di un paese fedele alla Costituzione
scaturita dalla Resistenza.

* BREVE NOTA SUL CENTRO DI RICERCA PER LA PACE DI VITERBO
Attivo dagli anni '70 (dapprima con la denominazione "Comitato democratico
contro l'emarginazione - Centro di ricerca per la pace"), nel 1987 ha
coordinato per l'Italia la campagna di solidarietà con Nelson Mandela allora
detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Ha promosso il
primo convegno nazionale di studi dedicato a "Primo Levi, testimone della
dignità umana". Dal 1998 ha promosso una "campagna contro la schiavitù in
Italia".

* I PRECEDENTI FASCICOLI DI "UN UOMO, UN VOTO"
possono essere letti rispettivamente il numero 1 alla pagina web
http://www.peacelink.it/webgate/diritti/msg00230.html ; il numero 2 alla
pagina web http://www.peacelink.it/webgate/diritti/msg00263.html ; il numero
3 alla pagina web http://www.peacelink.it/webgate/diritti/msg00369.html ; il
numero 4 alla pagina web
http://www.peacelink.it/webgate/diritti/msg00378.html ; il numero 5 alla
pagina web http://www.peacelink.it/webgate/diritti/msg00382.html ; il numero
6 alla pagina web http://www.peacelink.it/webgate/dirittti/msg00386.html;
il numero 7 alla pagina web
http://www.peacelink.it/webgate/diritti/msg00389.html; il numero 8 alla
pagina web http://www.peacelink.it/webgate/diritti/msg00390.html; il numero
9 alla pagina web http://www.peacelink.it/webgate/diritti/msg00393.html ; il
numero 10 alla pagina web
http://www.peacelink.it/webgate/diritti/msg00403.html

UN UOMO, UN VOTO
Notiziario promosso dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo
str. S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail:
nbawac@tin.it