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Lettera aperta: Presidente, faccia tacere i predicatori dell'assassinio



Vi inviamo copia di una lettera aperta del responsabile del "Centro di
ricerca per la pace" di Viterbo al Presidente della Repubblica.

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Lettera aperta al Presidente della Repubblica

Faccia tacere i predicatori dell'assassinio,
e si impegni per il ritorno alla legalità costituzionale ed alla civiltà
giuridica

Signor Presidente,
nella loro beata e bestiale irresponsabilità alcuni parlamentari ed il
solito ministro (ovvero esimi signori titolari del potere di fare le leggi e
di governare questo paese), forse per ricavarne il piacere di un'apparizione
sui mass-media, si sono in questi giorni catapultati a promuovere l'elogio
della pena di morte comminata senza processo, e per qualche giorno
televisioni e giornali erudiranno i cittadini su quanto sia bello e giusto
mitragliare i motoscafi e far fuori chi vi si trova (come nella crociata
degli albigesi, sarà il buon Dio a riconoscere poi i reprobi e gli innocenti).

A questo siamo.

Due anni fa in Italia sono stati riaperti i campi di concentramento in cui
vengono recluse persone innocenti, senza aver commesso reati e senza
processo. Hitler avrebbe applaudito.

Lo scorso anno i signori che siedono tuttora al governo vollero fare una
guerra illegale e stragista, ed i signori parlamentari la avallarono in
coro. Ed a favore della guerra criminale e stragista vi fu chi, il signor
Veltroni, chiamò a sfilare per le vie di Roma: era dai tempi delle adunate
oceaniche di Mussolini che ciò non accadeva.

Adesso la proposta di far assassinare dalle forze dell'ordine senza tante
formalità chi si sospetta stia commettendo un reato, già cavallo di
battaglia dei più deliranti fascisti, è fatta propria anche da illustri
personalità del cosiddetto centrosinistra. Siamo al linciaggio come arte di
governo.

E ad aggravare il tutto, la sensazione che questi proclami da far west e da
ordalia vengano eruttati con la dominante idea di rastrellarci un gruzzolo
di voti. L'assassinio considerato come una delle belle arti, ed il suo
elogio come creazione di consenso e propaganda elettorale.

C'era una volta lo stato di diritto: il cui compito era di salvare la vita
delle persone. Ad esso sta sottentrando una sorta di abominevole erede del
nazismo.

Signor Presidente,
lei che ha il dovere di essere il supremo garante e l'estremo difensore
della legalità costituzionale, perché non interviene in difesa dello stato
di diritto, in difesa della dignità umana, in difesa del diritto a vivere di
ogni essere umano?

Peppe Sini
responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
tel. e fax 0761/353532

Viterbo, 3 agosto 2000