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Campagna contro la schiavitù in Italia: Materiali di lavoro, anno III, n. 1 del 31/7/2000
Vi inviamo l'allegato notiziario contro la schiavitù da parte del Centro di
ricerca per la pace di Viterbo.
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Campagna contro la schiavitù in Italia
Materiali di lavoro, anno III, n. 1 del 31/7/2000
I. EDITORIALE
Riprendiamo le pubblicazioni di un notiziario di cui lo scorso anno
diffondemmo 12 numeri.
II. MATERIALI
II.1. Una lettera ad alcuni amici del 12 luglio 1999
Una lettera aperta ad alcuni amici per la prosecuzione della campagna
contro la schiavitù in Italia
Carissimi,
dopo la tragica vicenda della guerra, stiamo riprendendo la nostra campagna
contro la schiavitù in Italia.
Tra la fine di giugno ed i primi di luglio abbiamo ridiffuso alcuni
materiali informativi e propositivi che avevamo prodotto e fatto circolare
lo scorso anno.
1. I termini essenziali della campagna contro la schiavitù in Italia
Ricorderete che i termini essenziali dell'iniziativa sono i seguenti:
l'abominevole pratica della schiavitù è ovviamente illegale in Italia (cfr.
gli articoli 600, 601, 602 del Codice Penale) ma, come dimostrano le
cronache, è evidentemente tuttora diffusamente presente nel nostro paese, e
di essa sono vittima particolarmente uomini, donne e bambini immigrati. Noi
proponiamo un piano globale di lotta contro la schiavitù e chiediamo un
preciso impegno del governo, del Parlamento e degli enti locali. Fulcro
dell'iniziativa la richiesta di un intervento sia amministrativo che
legislativo che, attraverso il combinato disposto di normative già in
vigore (valorizzando in particolare l'art. 16 della recente legge 40/98
sull'immigrazione) e la loro eventuale integrazione in uno specifico
indirizzo di intervento che potrebbe altresì concretizzarsi in una legge ad
hoc, preveda in primo luogo un'azione efficace per la liberazione delle
persone attualmente in condizioni di schiavitù in Italia, garantendo loro
-a titolo di risarcimento per le violenze subite nel nostro paese- il
diritto di permanenza legale nel nostro paese qualora lo desiderino,
un'adeguata protezione rispetto al pericolo di rappresaglie da parte delle
organizzazioni criminali schiaviste, il pieno riconoscimento di diritti
civili, assistenza sociale ed un sostegno economico sufficiente per vivere
e protratto nel tempo, aiuto nella ricerca di un lavoro legale.
Sottolineiamo che particolarmente nel caso delle persone in condizioni di
schiavitù oggetto di sfruttamento sessuale, una iniziativa da parte delle
istituzioni democratiche sarebbe immediatamente praticabile ed efficace.
Gli enti locali potrebbero intervenire efficacemente fin d'ora con
programmi di riduzione del danno e di percorsi assistiti di liberazione,
valorizzando ed estendendo esperienze già in corso da parte sia di
esperienze di volontariato sia di servizi sociali di enti pubblici.
2. Alcuni recenti libri utili
Recentemente sono stati pubblicati alcuni utili libri, tra cui vi
segnaliamo particolarmente:
- Pino Arlacchi, Schiavi, Rizzoli, Milano 1999;
- Oreste Benzi, Una nuova schiavitù, Paoline, Milano 1999;
- Alessandro Dal Lago, Non-persone, Feltrinelli, Milano 1999.
3. Un semplice ragionamento
Vi vorremmo proporre questo ragionamento: il solo don Oreste Benzi con
l'esperienza della "Comunità Papa Giovanni XXIII" ha liberato circa 1.200
ragazze straniere dal racket della prostituzione in Italia; ordunque,
poiché le immigrate tenute in condizioni di schiavitù a fini di
sfruttamento come oggetti sessuali in Italia sono circa 26.000 secondo
stime attendibili, è evidente che basterebbe che 20-25 esperienze pubbliche
o associative intervenissero con efficacia analoga a quella dispiegata da
don Benzi, per liberare tutte le persone che subiscono questa specifica
condizione di schiavitù, e per dare un duro colpo ai poteri criminali che
questo mercato schiavista gestiscono.
4. Altri interventi necessari
Naturalmente questo non basterebbe: occorrono anche altri interventi di
carattere sia contingente che strutturale:
4.1. occorre colpire il mercato schiavista sul versante della domanda di
schiavitù, ovvero colpire i cosiddetti "clienti": ed a tal fine servono
interventi sia educativi e di sensibilizzazione, sia anche e soprattutto
repressivi. Non è ammissibile che si tolleri che qualcuno fruisca di beni
prodotti e di servizi resi da esseri umani in condizioni di schiavitù, tale
"cliente" deve essere considerato pienamente complice dello schiavista e
compartecipe degli "utili" della schiavitù, ed in quanto tale punito;
4.2. occorre colpire i poteri criminali che traggono enormi profitti dalla
schiavitù: la specifica fattispecie di reato è prevista e punita dal Codice
Penale, si tratta di intervenire con decisione;
4.3. occorre colpire tutte le complicità che in vario modo favoreggiano la
schiavitù, e tali complicità sono molte:
- delle istituzioni che la schiavitù permettono e che sovente intervengono
contro le vittime invece che contro gli schiavisti (sfruttatori e clienti);
- dei mass-media e degli apparati ideologici che sostengono tale pratica
presentandola come normale, ovvia, socialmente accettabile;
- dei poteri e meccanismi economici locali ed internazionali che producendo
povertà e disperazione, fondandosi su logiche e dispositivi di sfruttamento
fin disumani e su finalità di profitto che per realizzarsi costitutivamente
reificano e fin annientano gli esseri umani, con ciò favoriscono,
propugnano e fin impongono pervasivamente la schiavitù come forma di
relazione economica e sociale prediletta ai fini della massimizzazione del
profitto.
5. Una strategia integrata
Contro la schiavitù occorre una strategia integrata; si tratta di lavorare
a più livelli e coinvolgendo in un'azione convergente e coordinata più
soggetti:
5.1. interventi con unità di strada per prestare soccorso materiale
immediato alle vittime ed offrire loro relazioni umane significative e
prospettare autentiche e persuasive possibilità di alternative reali;
5.2. interventi per sottrarre le vittime ai loro aguzzini;
5.3. azione delle forze dell'ordine e della magistratura per liberare le
vittime, e per perseguire e condannare schiavisti e complici;
5.4. azione degli enti locali e dei servizi sociali per realizzare
interventi ed alternative;
5.5. produzione di un nuovo quadro normativo efficace contro la schiavitù,
con interventi legislativi ed amministrativi specifici, espliciti,
coordinati e coerenti;
5.6. mobilitazione della società civile, delle esperienze di solidarietà e
di volontariato, delle reti sociali della "welfare community" oltre che
delle agenzie del "welfare state" e del cosiddetto terzo settore;
5.7. mobilitazione dei mass-media democratici e dell'intellettualità per
una adeguata e ragionata sensibilizzazione e mobilitazione dell'opinione
pubblica contro la schiavitù e di aiuto alle vittime;
5.8. promozione di un piano nazionale di lotta contro la schiavitù promosso
dal Parlamento ed adeguatamente finanziato dallo Stato con l'obiettivo di
cancellare la schiavitù in Italia entro il Duemila.
6. La nostra attività nello scorso anno
Lo scorso anno abbiamo lavorato soprattutto a proporre il problema
rigorizzandone i termini, a formulare il ragionamento e le proposte sopra
riassunti e ad approfondirne le articolazioni; abbiamo cercato di
contribuire a contrastare la feroce, cinica e subdola campagna ideologica
razzista che di fatto favoreggia la schiavitù e reduplica l'oppressione
sulle vittime di essa; abbiamo diffuso appelli e materiale informativo,
documentario ed interpretativo; abbiamo lavorato a proporre la necessità e
quindi la costituzione di un ampio movimento, democratico ed antirazzista,
di riflessione e di lotta contro la schiavitù.
7. I nostri obiettivi attuali
Quest'anno vorremmo fare uno sforzo ulteriore:
7.1. mobilitare qualche altro ente locale in iniziative concrete;
7.2. arrivare ad una proposta di legge in Parlamento;
7.3. diffondere molto di più la sensibilizzazione, l'informazione,
l'iniziativa contro la schiavitù: utilizzando particolarmente sia le
possibilità di informazione e di collegamento offerte dalle risorse
comunicative del movimento democratico, della solidarietà, del volontariato
ed antirazzista; sia la strategia di promuovere iniziative (limitate,
mirate, verificabili) in collaborazione con altri soggetti che già operano
nell'ambito della solidarietà e della promozione dei diritti.
8. Un invito
Ecco perché vi chiediamo di voler contribuire a questa riflessione ed a
questo impegno.
Contiamo sul vostro impegno: la schiavitù oggi presente in italia, di cui
sono vittima decine di migliaia di uomini, donne e bambini, particolarmente
immigrati, può e deve essere sconfitta.
Chiunque può, chiunque deve fare qualcosa.
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
Viterbo, 12 luglio 1999
II.2. Comunicato stampa del 23 giugno 1999
Proseguire ed estendere la campagna contro la schiavitù in Italia
Il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo, struttura pacifista attiva
dagli anni settanta, ha promosso nel 1998 una campagna per l'abolizione
della schiavitù in Italia.
L'abominevole pratica della schiavitù è ovviamente illegale in Italia (cfr.
gli articoli 600, 601, 602 del Codice Penale) ma, come dimostrano le
cronache, è evidentemente tuttora diffusamente presente nel nostro paese, e
di essa sono vittima particolarmente uomini, donne e bambini immigrati.
La struttura pacifista viterbese propone un piano globale di lotta contro
la schiavitù e chiede un preciso impegno del governo, del Parlamento e
degli enti locali.
Fulcro dell'iniziativa la richiesta di un intervento sia amministrativo che
legislativo che, attraverso il combinato disposto di normative già in
vigore (valorizzando in particolare l'art. 16 della recente legge 40/98
sull'immigrazione) e la loro eventuale integrazione in uno specifico
indirizzo di intervento che potrebbe altresì concretizzarsi in una legge ad
hoc, preveda in primo luogo un'azione efficace per la liberazione delle
persone attualmente in condizioni di schiavitù in Italia, garantendo loro
-a titolo di risarcimento per le violenze subite nel nostro paese- il
diritto di permanenza legale nel nostro paese qualora lo desiderino,
un'adeguata protezione rispetto al pericolo di rappresaglie da parte delle
organizzazioni criminali schiaviste, il pieno riconoscimento di diritti
civili, assistenza sociale ed un sostegno economico sufficiente per vivere
e protratto nel tempo, aiuto nella ricerca di un lavoro legale.
Il "Centro di ricerca per la pace" sottolinea che particolarmente nel caso
delle persone in condizioni di schiavitù oggetto di sfruttamento sessuale,
una iniziativa da parte delle istituzioni democratiche sarebbe
immediatamente praticabile ed efficace.
Gli enti locali potrebbero intervenire efficacemente fin d'ora con
programmi di riduzione del danno e di percorsi assistiti di liberazione,
valorizzando ed estendendo esperienze già in corso da parte sia di
esperienze di volontariato sia di servizi sociali di enti pubblici.
Alla campagna hanno già espresso sostegno alcuni parlamentari, ed operatori
sociali impegnati in esperienze di volontariato e di solidarietà.
Notizia sul "Centro di ricerca per la pace", promotore della campagna
Ha coordinato per l'Italia negli anni ottanta la campagna di solidarietà
con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista
sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi su
Primo Levi, allora da poco scomparso.
Per ulteriori informazioni contattare il "Centro di ricerca per la pace" di
Viterbo, tel. e fax 0761/353532.
"Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
Viterbo, 23 giugno 1999
III. NOTIZIARIO
* Segnaliamo l'articolo di Gianni Barbacetto, Nuovo schiavismo e vecchie
omertà, in "MicroMega" 1/2000.
* Segnaliamo che il Ministero della Solidarietà Sociale, d'intesa con
quelli delle Pari Opportunità e dell'Interno, ha istituito un numero verde
per aiutare le vittime di schiavitù in Italia, il numero è 800.290290.
IV. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI
* Nei dodici numeri di questo notiziario pubblicati lo scorso anno abbiamo
diffuso vari materiali che riteniamo possano essere utili a quanti
intendono impegnarsi contro la schiavitù. Essi possono esserci richiesti
(al recapito di posta elettronica nbawac@tin.it) e provvederemo ad inviarli
gratuitamente per posta elettronica.
* Alcuni utili punti di riferimento:
Acnur: Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Indirizzo:
via Caroncini 19, 00195 Roma, tel. 06/877119, fax 06/8082338.
Amnesty International: movimento per i diritti umani. Indirizzo: tel.
06/44901, fax 06/4490222.
Campagna contro il lavoro infantile: promossa da Mani Tese. Indirizzo: via
Cavenaghi 4, 20149 Milano, tel. 02/48008617, fax 02/4812296, e-mail:
manitese@manitese.it
Caritas di Roma, ufficio studi: redige l'annuale "Dossier satistico
immigrazione", uno strumento conoscitivo fondamentale. Indirizzo: piazza S.
Giovanni in Laterano 6, 00184 Roma, tel. 06/69886501, fax 06/69556381,
e-mail: caritas-ist@rm.nettuno.it
Centro nuovo modello di sviluppo: affronta con rigore ed efficacia i temi
del disagio economico, sociale, fisico, psichico e ambientale sia a livello
locale che internazionale, con particolar attenzione al Sud del mondo. Il
Centro ha promosso e sta portando avanti importanti campagne per i diritti
umani. Opere pubblicate dal Centro nuovo modello di sviluppo: Boycott,
Macroedizioni; Lettera ad un consumatore del Nord; Nord/Sud. Predatori,
predati e opportunisti; Sulla pelle dei bambini; Geografia del supermercato
mondiale; Guida al consumo critico; Sud/Nord. Nuove alleanze per la dignità
del lavoro; Ai figli del pianeta; tutti presso l'Emi; di Franco Gesualdi
(animatore del Centro) cfr. anche Manuale per un consumo responsabile,
Feltrinelli. Cura la pubblicazione della rivista "Equonomia". Indirizzo:
Centro nuovo modello di sviluppo, via della Barra 32, 56019 Vecchiano (PI);
in rete: http://www.citinv.it/org./CNMS
CIR: Consiglio Italiano per i Rifugiati. Indirizzo: via Tommaso d'Aquino
116, 00136 Roma, tel. 06/39734877, fax 06/39735758.
Comunità Papa Giovanni XXIII: fondata da don Oreste Benzi, la Comunità ha
attualmente 1.310 membri, è presente in 16 regioni italiane e in 13 stati
esteri, ha prmosso 163 case-famiglia che accolgono 551 minori e 350 adulti;
27 comunità terapeutiche per il recupero di tossicodipenti che accolgono
450 giovani; 15 cooperative sociali in cui sono inserite circa 300 persone
con handicap o disagio; 8 case della fraternità e 4 case di preghiera;
l'azione della Comunità ha liberato circa 1.200 ragazze straniere dal
racket della prostituzione. Ha promosso l'"Operazione Colomba" di
interposizione nonviolenta, condivisione e riconciliazione in aree di
conflitto. Pubblica il mensile "Sempre". Alcuni indirizzi utili: via
Tiberio 6, 47037 Rimini; centro documentazione della Comunità, tel.
0541/753000; "Sempre", redazione via Parallela 29/A, 37045 Legnago (VR),
tel. 0442/25174; fax 0442/25132, e-mail: sempre@netbusiness.it; per
abbonamenti a "Sempre": vico Falamonica 1/11 sc. sin., 16123 Genova, tel.
010/2467406; fax 010/2461842; e-mail: sempre@split.it
Gli altri: rivista di tutti gli emarginati della società, fondata da
Rosanna Benzi. Indirizzo: redazione de "Gli altri", Salita Superiore della
Noce 39/B, 16131 Genova, tel. e fax 010/355414.
Gruppo Abele: esperienza di solidarietà promossa da don Luigi Ciotti, ha
realizzato numerosissime iniziative. Indirizzo: via Giolitti 21, 10123
Torino, ed anche: via Carlo Alberto 18, 10123 Torino.
http://www.gruppoabele.it
L'emigrato: mensile di emigrazione e immigrazione in Italia e in Europa, a
cura dei Missionari Scalabriniani, collabora il CSER (Centro Studi
Emigrazione Roma), pubblica analisi e documenti, utilissimo per una
conoscenza aggiornata della documentazione legislativa. Indirizzo: via
Torta 14, 29100 Piacenza, tel. e fax 0523/330074, e-mail:
riv.emigrato@altrimedia.it
Nigrizia: mensile dei missionari comboniani sui problemi dell'Africa e del
mondo nero; autorevolissima fonte di informazione e documentazione.
Indirizzo: vicolo Pozzo 1, 37129 Verona, fax 045/8001737.
Telefono azzurro: iniziativa in difesa dei diritti dei bambini. Indirizzo:
via Marsala 16, 40126 Bologna, tel. 051/222525.
Unicef: Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia. Indirizzo: via Ippolito
Nievo 61, 00153 Roma, tel. 06/5899046.
Campagna contro la schiavitù in Italia
promossa dal Centro di ricerca per la pace
str. S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax 0761/353532