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Carceri: Cosa si aspetta ancora per un provvedimento legislativodi clemenza?
Vi inviamo un comunicato del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo del
17 luglio 2000 che sollecita ancora il Parlamento ad un atto di clemenza
per i detenuti.
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Comunicato stampa
Cosa si aspetta ancora per un provvedimento legislativo di clemenza?
I giorni passano ed il Parlamento non sembra affatto propenso a varare un
provvedimento di clemenza. L'appello del papa resta inascoltato. Le civili
iniziative dei detenuti in appoggio all'appello pontificio non trovano una
civile risposta dall'organo legislativo del nostro ordinamento
istittuzionale. Il governo è tronfio delle sue stolte ricette: più carcere
e più violenza. La cosiddetta società civile tace, e diventa ogni giorno
più incivile.
Leggo sulla stampa i dati sul sistema carcerario italiano diffusi da un
rapporto presentato dal segretario di "Nessuno tocchi Caino" (associazione
umanitaria che si batte contro la pena di morte):
* il sovraffollamento: "al 30 aprile 2000 i detenuti presenti erano 53.343
(il picco più alto dal 1946 ad oggi) accatastati in strutture che al
massimo potrebbero contenerne 42.876";
* la galera degli innocenti: "nonostante il ricorso alla custodia cautelare
sia giustificato solo da gravi esigenze a tutela della collettività, ben
24.497 sono i detenuti in attesa di giudizio, molti dei quali finiscono per
essere assolti";
* morire dietro le sbarre: "Nel 1999 sono state 83 le persone morte dietro
le sbarre e 59 i suicidi. Altri 1.000 detenuti sono morti sulle ambulanze o
dopo il ricovero in ospedale";
* l'incolumità negata: "Nello stesso anno nelle carceri italiane sono stati
registrati 9.794 casi di malattie infettive; 5.000 sieropositivi; 6.536
casi di autolesionismo; 920 tentativi di suicidio; 1.800 ferimenti; 2
omicidi; 50 incendi; 5.500 scioperi della fame e 4.800 episodi di rifiuto
di farmaci e terapie";
* la salute negata: "i detenuti tossicodipendenti sono 18.000";
* il dramma dell'Aids: "i sieropositivi e i malati di Aids in carcere sono
3.000, ma solo il 40% si sottopone al test all'ingresso. I sieropositivi
secondo le stime sarebbero dunque almeno 5.000";
* l'ozio forzato: "solo 10.421 detenuti svolgono un'attività lavorativa".
Quanto agli operatori penitenziari: "un educatore svolge 40 ore di lavoro
al mese avendo a carico una media di 230 detenuti"; "gli agenti di Polizia
penitenziaria sono 42.000, ma una parte di loro svolge compiti
extra-carcerari"; "i magistrati di sorveglianza sono solo 125 in tutta
Italia e seguono 30.000 detenuti definitivi".
E' un quadro drammatico, allucinante, barbarico: è inammissibille che il
Parlamento resti inerte dinanzi a tanto dolore, a tanta violenza.
Ed a questo si aggiunga che molti tossicodipendenti sono in carcere per la
stoltezza criminale della legislazione sulle sostanze psicotrope (una
legislazione scientificamente delirante, socialmente barbarica e
giuridicamente insensata che da anni sta favoreggiando la mafia e
distruggendo la vita di tanti ragazzi).
E si aggiunga inoltre che molti detenuti sono stranieri, che non hanno
avuto un equo processo, e che subiscono una persecuzione abominevole che
sovente vede le istituzioni tragicamente complici degli schiavisti.
Non è chi non veda la necessità di un urgente provvedimento legislativo di
clemenza (ma sarebbe più giusto dire: di umanità e di giustizia) e di
lungimiranti scelte politiche di rilevanza strategica per ripristinare e
promuovere legalità, diritti, dignità umana: ad esempio:
- promuovere le alternative alla detenzione;
- riformare radicalmente la folle e scellerata legge sulle sostanze psicotrope;
- garantire il diritto alla salute e all'assistenza;
- accogliere ed assistere chi viene in Italia in cerca di asilo;
- contrastare i poteri criminali con strumenti adeguati ed interventi efficaci;
- ridurre la popolazione detenuta con politiche sociali che prevengano le
situazioni che portano al crimine;
- accogliere ed assistere i bisognosi e non abbandonarli nelle mani del racket;
- combattere la povertà affinché nessun essere umano si trovi mai nella
condizione di divenire schiavo o carnefice;
- educare alla solidarietà praticando la solidarietà.
Peppe Sini
responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
tel. e fax 0761/353532
Viterbo, 17 luglio 2000