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RIMPATRIO PROFUGHI KOSOVARI E CONFUSIONE





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Date sent:      	<color><param>0000,0000,8000</param>Tue, 11 Jul 2000 18:00:58 +0200</color>

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La Questura di Palermo, e presumibilmente altre questure italiane, stanno

diffondendo una nota informativa su un "Programma di assistenza al

rimpatrio volontario dei profughi del Kosovo" organizzato dall'OIM

( Organizzazione internazionale per le migrazioni)"d'intesa con il

Ministero dell'Interno e con L'Alto Commissariato delle nazioni unite per i

rifugiati (ACNUR)", allegando anche un formulario in diverse

lingue per la presentazione delle istanze.

La iniziativa delle Questure è scorretta nei contenuti, nelle forme, nei

tempi.

Non si chiarisce che accanto alla possibilità di chiedere asilo ai sensi

della Convenzione di Ginevra è possibile comunque chiedere un permesso

per motivi umanitari ex. art. 5.6 del T.U. del 1998 sull'immigrazione. Chi

non voglia domandare istanza per ottenere lo status di rifugiato potrebbe

essere così indotto a ritenere che il rimpatrio "volontario" in Kosovo

sia oggi l'unica possibilità offerta per evitare la clandestinità in

Italia.

La nota informativa viene distribuita, senza una comunicazione alle

associazioni, ma direttamente ai kosovari che si recano in questura per

avere notizia della proroga dei permessi di protezione temporanea, che

contano

invece di restare ancora nel nostro paese.

Appare infine scorretto che la stessa nota venga distribuita mentre non

è ancora stato emanato il decreto di proroga dei permessi umanitari già

concessi in base ai precedenti decreti, e senza che le Questure diano una

sia pur minima informazione al riguardo. Si doveva provvedere entro il 30

giugno ed il ritardo dimostra quale sia il reale intento del governo:

spingere i profughi del Kosovo verso il rimpatrio più o meno

"volontario".

Inutile dire che il riferimento al"processo di normalizzazione" in corso

in Kosovo, contenuto in un passo della nota appare irriguardoso di fronte

alle decine di morti, soprattutto Rom, ma anche profughi rientrati in

Kosovo e saltati sulle mine o uccisi in agguati, e rispetto alle tante

vittime

delle migrazioni clandestine: da ultimo la povera bimba kosovara lasciata

morire su uno scoglio in Adriatico.

Ferma restando la legittimità dei progetti di rimpatrio volontario, le

iniziative assunte dalla Questura di Palermo e da altre in Italia,in

ordine ai permessi di soggiorno dei profughi provenienti dai Balcani alimentano

soltanto un clima di confusione e disperazione che accresce la tensione nei

campi rom e tra quei profughi che non intendono rientrare ancora nel loro

paese;ed induce oggettivamente alla fuga nella clandestinità quanti non

vedono oggi alcuna possibilità di permanenza legale in Italia.

Ribadiamo anche la richiesta che venga riconosciuto il permesso di

soggiorno ai profughi di fatto provenienti dall'area balcanica e non solo

dal Kosovo (che erano già in Italia all' inizio dei bombardamenti)ed a

tutti coloro che sono giunti in italia dopo la famigerata

circolare-telegramma del 7 agosto dello scorso anno, quando veniva

revocata la

protezione umanitaria per i profughi provenienti dopo quella data deai

paesi interessati dal conflitto.

Fulvio Vassallo Paleologo

ASGI ( Associazione studi giuridici sull'immigrazione) Palermo


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