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(Fwd) CS 82-2000 - Srebrenica




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From:           	"Amnesty International" <press@amnesty.it>
To:             	stampa@amnesty.it
Date sent:      	Tue, 11 Jul 2000 15:10:34 +0000
Subject:        	CS 82-2000 - Srebrenica
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BOSNIA ERZEGOVINA: NON DIMENTICARE SREBRENICA

 Amnesty International chiede giustizia per le vittime di Srebrenica e
 lancia il rapporto "Bosnia Erzegovina: Aspettando sulla soglia - Il
 ritorno delle minoranze nella Republika Srpska" in occasione del
 quinto anniversario della caduta dell'enclave protetta dall'ONU,
 avvenuta l'11 luglio 1995. 

Nel suo rapporto dello scorso novembre, il Segretario Generale 
dell'ONU ha descritto le atrocita' dei massacri e per la prima volta 
ha ammesso errori di giudizio. L'ONU ha riconosciuto una parziale 
responsabilita' ammettendo di non essere stata in grado di proteggere 
un gran numero di vittime civili da frequenti violazioni dei diritti 
umani.  

"Mentre i parenti delle migliaia di 'scomparsi' di Srebrenica si 
preparano a commemorare il quinto anniversario della caduta 
dell'enclave, le autorita' serbo-bosniache e la comunita' 
internazionale devono assicurare che Srebrenica non diventi un altro 
bollettino di guerra", dichiara Amnesty International sottolineando 
che "coloro che sono sopravvissuti alle atrocita' non devono 
diventare vittime dimenticate". 

Ad oggi, non si conosce la sorte di 7.414 persone. I parenti delle 
vittime hanno poche prospettive per conoscere la vera sorte dei loro 
cari, e potrebbero non avere mai l'opportunita' di raccogliere le 
loro spoglie o di dare loro una sepoltura dignitosa. Mandare a 
giudizio i responsabili delle violazioni dei diritti umani a 
Srebrenica permetterebbe ai parenti delle vittime di scoprire la 
sorte dei loro cari. 

Ad oggi, il Tribunale Penale sulla ex Jugoslavia ha condannato solo 
un soldato che partecipava ai massacri di Srebrenica. Ma l'unico 
altro processo in corso riguardante Srebrenica, quello del Generale 
Radislav Krstic - comandante del corpo militare Drina -  accusato di 
aver pianificato e ordinato uccisioni, segna un passo importante 
verso la giustizia internazionale. 

Nonostante Radovan Karadzic e Ratko Mladic siano imputati per 
genocidio e crimini di guerra, rimangono tuttora in liberta'. Le 
truppe della Forza di Stabilizzazione (SFOR) non sono state in grado 
di arrestarli nonostante siano stati pubblicamente indiziati da parte 
del Tribunale Penale nel novembre 1995. I due si trovano adesso nella 
Repubblica Federale di Jugoslavia. 

"Ogni Stato che dia asilo a persone indiziate dal Tribunale ha 
l'obbligo incondizionato di consegnarle immediatamente allo stesso 
Tribunale," dichiara Amnesty International e aggiunge che "la 
Repubblica Federale di Jugoslavia non e' esente da questo dovere." 

Molti cittadini dell'enclave bosniaco che erano scampati alle 
uccisioni furono espulsi in massa e da allora sono rifugiati o 
sfollati. Solo alcuni di hanno potuto far ritorno a Srebrenica a 
causa delle difficolta' di rimpossessarsi delle proprie abitazioni. 
Secondo Amnesty International questo fatto dimostra la mancanza di 
volonta' politica da parte delle autorita' della Repubblica Srpska di 
attuare il rientro immediato come stabilito di diritto dagli Accordi 
di Dayton. 

Il rientro a Srebrenica rappresenta anche un pericolo per la 
sicurezza: almeno 5 case appartenenti a famiglie bosniache sono state 
incendiate negli ultimi due mesi. Inoltre, lo scorso ottobre un 
consigliere bosniaco fu aggredito e anche recentemente avrebbe 
ricevuto minacce di morte. 

Il ritorno delle minoranze sarebbe in aumento in tutto il paese, 
compreso nelle zone dove cio' era precedentemente impossibile. In 
molti casi, le persone stanno tornando nei villaggi distrutti, si 
accampano tra le rovine delle loro case in attesa dell'arrivo di 
aiuti umanitari e della ricostruzione. Il calo delle donazioni per la 
ricostruzione determina la precarieta' del ritorno a casa. 

Amnesty International si appella affinche':

- i responsabili delle uccisioni di massa delle migliaia di uomini e 
ragazzi bosniaci siano arrestati o consegnati al Tribunale; 

- gli abitanti di Srebrenica possano ritornare nelle loro case in 
sicurezza e dignita'; 

- le autorita' della Bosnia Erzegovina assicurino che l'Istituto 
Nazionale delle Persone Scomparse, la cui creazione e' prevista tra 
breve,  lavorera' in buona fede, con diligenza ed efficienza.         
FINE DEL COMUNICATO

Roma, 11 luglio  2000
Ufficio Stampa 
Amnesty International

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