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Un Lavoro Minimo Garantito per ognuno su questa Terra



Gentili presenti,

permettetemi di chiedervi di immaginare, per un momento, un mondo in cui ogni donna, ogni uomo possa disporre di un lavoro minimo garantito. Si badi: non semplicemente un reddito minimo garantito dalla società, un sussidio di disoccupazione, chè ci trasformeremmo tutti velocemente in perenni sfaticati, e sarebbe in fin dei conti pur sempre una elemosina, considerato che la vera ricchezza non consiste tanto nel denaro quanto nel lavoro stesso, non nell'accumulare banconote ma capacità, non nell’isolamento ma nell’integrazione nella società. 

Parliamo invece dell'ipotesi di dotare ognuno su questa Terra di una attività minima garantita dalla società, valida a tutti gli effetti, di ricerca, produzione, amministrazione o che altro, tale che glie ne derivi un reddito certo. Non sarebbe meraviglioso? Che forse la stragrande maggioranza dei guai di questo mondo non scomparirebbe quasi all'improvviso, il cedere umano al male derivando generalmente più dalla necessità che da un'attitudine? 

Ebbene, se questo ideale non vi appare errato nello scopo, allora è forse il caso che compiate il primo passo verso questa direzione. Il primo passo, quasi obbligato, è quello di una netta evoluzione del Pubblico Impiego. Il primo passo potrebbe giusto consistere nel firmare e spedire alle Camere di questa Repubblica la petizione con la proposta di riforma per un Equo Impiego Pubblico che vedete qui di seguito allegata, giunta ormai alla sua versione 2.2 grazie ai feedback finora ricevuti.

Profondamente grato per l'attenzione concessami, invio a tutti il mio miglior saluto.


Danilo D'Antonio

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Petizione al Parlamento Italiano
per una evoluzione della comune concezione di Pubblico Impiego
in virtù dell'art. 50 della Costituzione

Since 06/02/1999 - Version 2.2 
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On.le Presidente del Senato della Repubblica, 
On.le Presidente della Camera dei Deputati, 


premesso che: 


oggi il pubblico impiego viene affidato a persone scelte tramite particolari procedure che intendono selezionare i più idonei, tra i tanti che vorrebbero svolgerlo, e che una volta selezionate le persone ritenute più idonee, è uso assegnare ad esse l'impiego in questione per l'intera durata della loro vita; 


considerato che: 


1) i posti di lavoro disponibili nel pubblico impiego sono di numero ben inferiore rispetto a quello, non solo degli aspiranti, ma, cosa molto più importante, anche di coloro che sono ampiamente idonei e dotati dei requisiti richiesti; 

2) la maggior parte delle persone idonee sono dimenticate dalle antiquate tecniche di selezione del personale oggi in uso, le quali mirano a determinare un ipotetico ed inesistente vincitore lì dove è invece possibile determinare soltanto una rigogliosa rosa di persone abili ed aventi i giusti requisiti; 

3) per i motivi dei due punti precedenti ciò che si assegna a quei pochi prescelti, in pratica, non è tanto un lavoro, bensì un vero e proprio privilegio in particolare rispetto agli altri che son rimasti ingiustamente esclusi e più in generale rispetto al resto della società; 

4) tale privilegio è di origine del tutto ingiustificata, poichè, se riconosciamo la società, nella sua interezza, essere depositaria del diritto di usufruire dei pubblici beni e servizi, allo stesso modo dobbiamo riconoscerle, egualmente nella sua interezza, il diritto di equa partecipazione alla amministrazione e svolgimento di tali beni e servizi; 

5) il Pubblico Impiego non può essere di proprietà esclusiva di alcuno (come invece di fatto avviene con l'attuale sua assegnazione a vita ad un individuo) proprio per sua stessa origine e definizione di "Pubblico"; 

6) la Costituzione afferma a chiare lettere, nel suo art. 3, che "... E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese ..." 

7) mettendo finalmente, realmente in atto tale partecipazione di tutti i lavoratori idonei all'organizzazione politica, economica e sociale del paese si otterrebbero vari benefici concreti, quali, ad esempio, un miglioramento della funzionalità complessiva del sistema, una più equa distribuzione della ricchezza, un manifesto senso di giustizia realizzata ed uno spirito di istintiva e fraterna collaborazione che si diffonderebbero sùbito all'interno della società; 

8) il pubblico impiego, una volta divenuto equo, non sarebbe più soltanto una semplice occupazione e fonte di reddito per i cittadini, ma acquisterebbe maggiore dignità divenendo anche una scuola in cui apprendere e praticare i modi del vivere civile, realizzando così appieno le sue potenzialità di mezzo privilegiato di organizzazione statale. 


il sottoscritto cittadino 


invita 


le Camere a rendere effettivo l'appellativo di "pubblico" nel sistema del Pubblico Impiego, ed a prendere, quindi, in seria considerazione, sviluppare e mettere quanto prima in atto l'idea di abolire quello che oggi appare evidente essere l'iniquo privilegio dell'impiego pubblico assegnato a vita a pochi eletti ed una forma organizzativa scarsamente funzionale, in favore di una sua equa e razionale ripartizione tra coloro che desiderassero svolgerlo e dimostrassero di possederne i requisiti necessari; 


chiede espressamente 


1) che nessuno venga più assunto a vita nel settore Pubblico del nostro Paese; 

2) che si studi ed applichi una formula adeguata (umana ed efficace, tesa a stabilire l'equità attraverso l'accordo e su basi di unanime riconosciuta validità) al fine di liberare il settore Pubblico, nella sua interezza, dal giogo cui lo costringono ancora, consapevoli od inconsapevoli che ne siano, gli attuali Pubblici Dipendenti a vita; 

3) che venga presto istituita una apposita Commissione, od altro Ente Governativo, preposta ad effettuare il conteggio delle ore di lavoro necessarie al buon andamento della nazione, determinare il numero delle persone disponibili ed idonee a compierle, e distribuire poi equamente le prime tra le seconde, attuando nel tempo una intelligente rotazione; 


al contempo auspica 


un rinnovamento dell'intero nostro sistema sociale improntato, similarmente, alla partecipazione piuttosto che all'esclusione e, per questo, ad una maggiore concordia e funzionalità, fino a giungere al traguardo oltre il quale ognuno possa disporre di un lavoro minimo garantito dalla società e, di conseguenza, di un reddito certo su cui basare una retta vita. 


Riconoscente per l'attenzione, ringrazia, 



		Nome e cognome
		(in stampatello)					Indirizzo




		Firma							Data





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Il sito WEB con la proposta di Riforma per un Equo Impiego Pubblico
con la petizione in formato adatto alla stampa (.PDF) si trova at:

http://www.hyperlinker.com/ars/pubimp.htm