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Protesta a RaiSport su Ocalan
----- Original Message -----
From:francesco
To:raisport@rai.it
Cc:pck-diritti@peacelink.it
Sent:Thursday, May 18, 2000 1:45 AM
Subject:I: protesta
Spett.le Redattore,
Durante la telecronaca di Arsenal-Galatasaray, finale di coppa UEFA, in
onda su Raitre il telecronista, Stefano Bizzotto, ha riferito di un
episodio riguardante Abdullah Ocalan, che come tutti sanno è prigioniero
politico in Turchia.
Con un tono scherzoso ha fatto riferimento alla sua richiesta di una
televisione in carcere per vedere la partita, e lo ha definito come "capo
del movimento terrorista curdo".
Sento di esprimere la mia ferma protesta e la più viva indignazione circa
il fatto che, davanti a milioni di persone, si bollino delle persone col
termine di "terrorista": è infatti noto a tutti, tranne forse a chi ha
scelto per mestiere quello di informare, che Amnesty International ha
denunciato la sistematica violazione dei diritti umani nel sistema
istituzionale, giudiziario e carcerario di quella Turchia che definisce
"terrorista" chiunque si batta contro di esso; è noto a tutti che le stesse
istituzioni italiane hanno dovuto, benché in grave ed irreparabile ritardo,
riconoscere i presupposti dell'attribuzione dello status di rifugiato
politico allo stesso Ocalan; è noto a tutti che persino le istituzioni
della Comunità Europea, di solito più attente alle ragioni monetarie che ai
diritti umani, stentino a riconoscere la Turchia come proprio membro in
considerazione della situazione di brutale repressione di milioni di
"terroristi" curdi nel Kurdistan turco, ecc.
Tutto questo è stato incomprensibilmente dimenticato e semplificato con un
disonorante appellativo appioppato a chi si è battuto contro quel sistema,
che da tempo ha escluso l'opportunità di metodi violenti per rispondere
alla sistematica e violenta oppressione del regime turco, e che forse
avanzava la richiesta della televisione (se è vera...) con ben altri
intenti che quella di "godersi" la partita, come è stato abilmente
insinuato: intenti tuttavia subito comprensibili a chi, non certo grazie
alla "corretta" informazione radiotelevisiva, per altri versi conosce,
anche solo un poco, le vicende di quel paese.
E' stigmatizzabile il comportamento di chi irresponsabilmente non si rende
conto di ciò che comporta il proprio lavoro, e non sente neppure il bisogno
di correggersi o almeno di avanzare il dubbio su di una possibile diversa
lettura di ciò che avviene.
Se ciò è accaduto, può senz'altro attribuirsi, se non ad un intento
provocatorio di disinformazione, ad una ostentata incompetenza e
scorrettezza del professionista che, se consapevole di conoscere poco della
materia di cui parlava, sapendo di non star parlando al bar, poteva anche
avere la sagacia di stare zitto e continuare a parlare di pallone; e la Rai
(ma questa è speranza ancora più vana) di ristabilire la verità dei fatti,
di correggere il suo avventato ed ignorante dipendente e di adoperarsi per
evitare che in futuro popoli interi, i loro movimenti di liberazione ed i
loro esponenti siano così gratuitamente ed ingiustamente infamati.
Cordialità.
dott. Francesco Fanizzi - Monopoli (Ba)