[Diritti] R: difesa di uno scafista



Grazie

Ciccio Schembari

 

Da: dirittiglobali-request at peacelink.it [mailto:dirittiglobali-request at peacelink.it] Per conto di g.lodoli at tiscali.it
Inviato: mercoledì 20 maggio 2015 10:21
A: dirittiglobali at peacelink.it; andydepaoli at yahoo.com
Oggetto: Re: [Diritti] difesa di uno scafista

 

Complimenti, quello che scrivi è giustissimo, e scritto benissimo!!!

Giuseppe Lodoli

 

 

Il 19.05.2015 17:39 ciccio schembari ha scritto:

Con preghiera di diffondere se condiviso, grazie
Ciccio
 
La difesa di uno scafista
 
Premetto che la mia condanna verso gli scafisti (ci metto dentro i
trafficanti di uomini, quelli che li conducono attraverso l’Africa, gli
scafisti, quelli che li schiavizzano nelle nostre civili lande) è netta,
senza se e senza ma. Perché allora penso alla difesa di uno scafista? Perché
non trovo corrispondente alla realtà puntare l’attenzione, solo o quasi
esclusivamente, su di loro. Trovo la cosa fuorviante. 
Secondo me, uno scafista, anche se non ha visto il film Monsieur Verdoux (1)
di Charlie Chaplin, potrebbe difendersi come appresso. 
Quello che facciamo è senza dubbio alcuno spregevole assai, succhiamo il
sangue alla povera gente, spesso ne approfittiamo e spesso ci tocca
trattarli male che non è facile attraversare mezza Africa e neanche il
Mediterraneo. Lo facciamo per fare soldi, per fare affari. Spesso non
abbiamo alternative e prospettive diverse. Ci vuole coraggio per fare quello
che facciamo, ci vuole determinazione e spietatezza. Noi abbiamo tutto
questo e facciamo affari con questo. Non mi giustifico né chiedo
comprensione. Però dico che quelli che producono e vendono armi e quelli che
li comprano fanno affari anche loro e in modo più sporco, più crudele e più
lucroso di noi. Il danno che provochiamo noi è marginale rispetto a quello
che provocano questi signori eppure contro di loro non si leva nessuna
critica, nessuna condanna. 
Non parlo poi di quegli altri signoroni a capo delle multinazionali
dell’agricoltura industriale che condannano, scientemente, milioni di
persone alla fame. Questi neanche vengono citati nei giornali eppure sono la
causa prima perché gli affamati decidono di intraprendere il viaggio della
speranza che sarebbe meglio chiamare della disperazione. Noi ci sporchiamo
le mani e questi altri signoroni restano con le mani pulite. E non è bello
sporcarsi le mani! 
E che dire poi degli studiosi che studiano e sanno che nel corso della
storia umana, in determinate condizioni, intere masse di persone non hanno
altra alternativa alla migrazione. Dicono che è un bisogno naturale
irrefrenabile. Fintanto che gli affamati sono convinti, a ragione o a torto,
che la loro condizione è peggiore del peggio che troveranno, non potranno
che migrare. Questi studiosi sanno ma la loro voce non si sente e, se
talvolta si leva, non viene ascoltata.
Noi esistiamo perché esiste questo bisogno e a esso diamo risposta. Le mafie
esistono, prendo ad esempio quella della droga, perché esistono bisogni che
i signori con le mani pulite, gli intellettuali, i padroni del mondo fanno
finta di ignorare e a cui non cercano né danno risposte legali e sane. Noi
diamo la nostra risposta, la diamo a modo nostro, in relazione alle
condizioni in cui ci muoviamo e che, spesso, ci costringono a essere
sanguisughe crudeli. Se quelli che sanno e possono sentissero questo bisogno
e organizzassero la migrazione in forma legale spederebbero meno soldi di
quanti ne spendono nelle costosissime imprese militari per fermarci a noi e
ai migranti. 
Invece di rischiare la mia vita come scafista per lo sporco profitto di chi
ci vende carrette scassate preferirei lavorare come accompagnatore dei
migranti in forma legale. Guadagnerei di meno ma starei tranquillo, non
rischierei la vita, non sarei costretto a diventare mostro e a vendere la
mia vita e la vita degli altri per due tarì al giorno (2).  Perché mostri ci
tocca spesso diventare. Se noi siamo mostri, e lo siamo, cosa dire di quegli
altri signoroni che ho citato prima? Lo dico chiaro e tondo: sono mostri più
mostri di noi!  
E non allargo la mia accusa alle persone normali che vivono nelle case
riscaldate e che mangiano tre volte al giorno, i quali, pur di non
rinunciare alla loro piccola fetta di benessere ricacciano le pur blande
politiche di una più equa distribuzione delle risorse della terra che ogni
tanto qualcuno tenta di abbozzare e che poi si mettono la coscienza a posto
coi pochi centesimi di elemosina che danno fuori dalle porte dei
supermercati. 
Perciò condannateci pure ma fate bene i vostri conti. Per eliminarci è
semplice: basta pagare il biglietto dell’aereo ai morti di fame. Voi
spendereste meno e noi non saremmo costretti a diventare mostri! Se poi, con
tutti i professori e i super esperti e i politici che avete e che pagate
profumatamente e anche di più, metteste in atto politiche serie di avvio di
una più equa distribuzione delle risorse della terra, sarebbe ancora meglio.
I morti di fame non avrebbero più fame e volentieri resterebbero a casa
loro. Ma mi rendo conto di chiedere troppo.  
Ragusa, 12 maggio 2015
 
Ciccio Schembari
 
(1) Monsieur Verdoux, impersonato da Charlie Chaplin, ex cassiere di banca
licenziato ai tempi della Grande Depressione, per salvare la famiglia dalla
povertà, seduce, sposa, deruba e uccide ricche vedove. Nessuno sospetta
della sua doppia vita. Solo quando moglie e figlio muoiono si lascia
catturare e viene condannato a morte. Additato dal pubblico ministero e
dalla stampa come crudele e cinico massacratore, al giudice che lo invita a
dire qualcosa così si esprime: «In tutto il mondo si fabbricano ordigni
sempre più perfetti per lo sterminio in massa della gente e quante donne
innocenti e bambini sono stati uccisi senza pietà? E magari in modo più
scientifico! Come sterminatore sono un misero dilettante al confronto. Io
ammazzavo per affari ma al dettaglio come anche le guerre e i conflitti
hanno alla base affari ma all’ingrosso. Un omicidio è delinquenza, un
milione è eroismo. Il numero legalizza!» 
(2) Il riferimento è al guardaboschi della novella Libertà in cui Giovanni
Verga ci presenta il massacro che, a Bronte, gli sfruttati da sempre misero
in atto in nome della libertà che Garibaldi, sbarcando in Sicilia, andava
proclamando.  "A te prima, barone! che hai fatto nerbare la gente dai tuoi
campieri! - A te, prete del diavolo! che ci hai succhiato l'anima! - A te,
ricco epulone, che non puoi scappare nemmeno, tanto sei grasso del sangue
del povero! - A te, sbirro! che hai fatto la giustizia solo per chi non
aveva niente! - A te, guardaboschi! che hai venduto la tua carne e la carne
del prossimo per due tarì al giorno!". Verga mette il guardaboschi al quinto
posto e con la frase "hai venduto la tua carne e la carne del prossimo" ci
indica che è carnefice ma anche vittima.   
 
Articolo pubblicato sul n. 117/2015 “L’approdo” della rivista online
www.operaincerta.it
 
 
 
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