[Diritti] ADL 140507 - Io opto



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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI

La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu

Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894

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Direttore: Andrea Ermano

 

Settimanale in posta elettronica – Zurigo, 7 maggio 2014

   

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IPSE DIXIT

 

Io opto - «Sembra che la scelta per la leadership del centro-destra sia dinastica, tra Marina e Barbara. Io opto per Barbara, così fanno la fine del Milan.» – Luigi Covatta

   

    

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà.

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EDITORIALE

 

Accoglierli tutti?!

 

Una ragionevole proposta per salvare

l'Italia, gli italiani e gli immigrati

 

di Andrea Ermano

 

Qualche giorno fa – durante una rimpatriata – ho incontrato, al caffè di una tranquilla cittadina del nord-est, un vecchio amico. Durante la mezzora in cui siamo stati lì, tre ambulanti ci hanno offerto mercanzie e, trovandoci non interessati all'acquisto, ci hanno chiesto almeno un'elemosina.

    Erano ambulanti o questuanti? Al primo dei tre abbiamo dato un obolo. Gli altri due, sopraggiunti a breve, hanno insistito subito per l’elemosina, ma inutilmente.

    Il mio amico, quasi sovra pensiero, mi ha fatto notare che i clandestini in altri Paesi vengono incarcerati. Ma in Italia questo non sarebbe possibile. Per varie ragioni. In primo luogo, chiunque abbia visto certi film di denuncia sociale come In questo mondo libero di Ken Loach sa che la criminalità organizzata "importa" donne e uomini da vari paesi depredando queste persone e le loro famiglie dei risparmi. Si sa poi che alcuni di questi immigrati si ritrovano costretti alla prostituzione o al duro lavoro nelle piantagioni, mentre altri vengono immessi nel mercato del lavoro "in nero". Infine, è sotto gli occhi di tutti che le destre europee hanno buon gioco a "denunciare" la situazione, in un sordido scambio politico tra ipotetiche promesse securitarie e reali destabilizzazioni dello stato di diritto.

    Profitti criminali, dumping salariale e spostamento a destra dell'asse politico continentale si configurano come interessi molto corposi che non consentono facilmente l'assunzione di scelte di governo ragionevoli. E che, poi, i governanti manchino di volontà e lungimiranza politica, nessuno lo dubiterebbe. Ma anche se volontà e lungimiranza fossero beni diffusi, difficilmente la soluzione al problema migratorio potrebbe consistere nello schiaffare in galera i clandestini.

    Le galere italiane sono già sovraffollate oltre ogni umana misura. Tant'è che Pannella digiuna insieme alla galassia radicale, il Papa telefona all'anziano leader, il Capo dello Stato scrive messaggi al Parlamento e l'Unione Europea avvia procedure d'infrazione contro il nostro Paese. Quindi, incarcerare i clandestini non si può, se non altro per mancanza di carceri.

    Ma non servirebbe a granché anche se l'Italia costruisse prigioni a bizzeffe, laddove mancano però i soldi, e financo i soldi per le scuole, figuriamoci per le galere. In realtà, neppure se i soldi ci fossero, servirebbero altre carceri. Perché l'Africa è grande, l'Africa è vicina, l'Africa è instabile. E tutti pensano che le ondate migratorie dal continente nero caratterizzeranno il futuro dell'Europa molto più di quanto si sia soliti ammettere.

    Già, l’Europa. Alcuni autorevoli intellettuali della sinistra italiana, tra cui di recente anche Giuseppe Tamburrano, lanciano perciò appelli all'Europa affinché si svegli e intervenga là dove l’Italia non ce la fa. Hanno ragione. Ed è interesse dell’Europa intervenire. Non saranno i nostri uomini all'Avana (o in Ucraina) a salvarci dal tramonto dell'Occidente. Né le normative sui merluzzi norvegesi o le rustiche astuzie intorno alla bilancia del commercio estero tedesco.

    L'unica nostra salvezza sta nella cooperazione con il continente che si affaccia sulla sponda sud del Mediterraneo.

 

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"Accogliamoli tutti", s'intitola programmaticamente l'ultimo libro di Luigi Manconi, scritto con Valentina Brinis per la casa editrice Il Saggiatore. Si tratto di un pamphlet che intende formulare “una ragionevole proposta per salvare l'Italia, gli italiani e gli immigrati” (vai al sito del Saggiatorevai al sito di RR per la conferenza di presentazione del libro).

    Una “ragionevole proposta”?! Ma possiamo davvero accoglierli tutti?!

    Nel Mediterraneo ogni giorno muoiono sei-sette migranti. Da ventidue anni. È terribile. Oltre cinquantamila esseri umani che potevano essere salvati. Se lo fossero stati, avrebbero aggravato la nostra crisi? No. In Italia lavorano a tutt'oggi un milione e settecentomila badanti. Nei prossimi dieci anni ne occorreranno altre/altri settecentomila.

    Ma non stiamo confondendo badanti e ambulanti? Perché le une mettono in ordine le case del ceto medio, gli altri in disordine i quartieri periferici, dove fiammeggia il conflitto tra italiani poveri e "l'invasione" dei migranti-ambulanti.

    Dunque, che cosa si può fare?

    Be', per onestà, diciamolo subito, alla base di qualunque discorso su qualunque progetto futuro c'è questo: si può fare una bella patrimoniale. Perché non importa che voi vogliate rimandarli tutti a casa su una mega nave a cinque stelle oppure concentrarli tutti in un mega centro di prima accoglienza a cinque stelle o occuparli tutti in lavori socialmente utili, quel che occorre sono i soldi.

    Soldi che non ci sono.

    E allora ci chiediamo: sarebbe davvero assurdo pensare a una imposizione progressiva che parta al due per mille per patrimoni superiori ai 500 mila euro e arrivi introno al 2% per i grandi patrimoni?

    Lo sappiamo. Il discorso sarebbe lungo. Dovremmo parlare di misure concrete, di riduzione degli sprechi, di grandi progetti, di lotta all’evasione fiscale e – last, but not least – di taglio delle tasse a chi ne paga troppe. Senza contare il rapporto tra tutto ciò e le politiche migratorie da cui siamo partiti.

    Non mancherà occasione di tornare un domani su questi temi complessi, ma in fondo secondari rispetto al nostro destino collettivo. Ben più drammatici rischi, e immediati, incombono. Ieri, per esempio, Berlusconi ha minacciato di voler rientrare nella maggioranza tra fine primavera e inizio estate. E però, pensateci, se il governo introducesse una patrimoniale, lui rimarrebbe, per il gran dispetto, all’opposizione.

    Dunque, una patrimoniale – e fosse pure completamente fine a se stessa – porterebbe enormi vantaggi alla patria nazione e agli italiani, ma anche agli immigrati.

 

 

Sopra: Berlusconi bacia la mano a Gheddafi

Sotto: Bare migranti all’hangar blu di Lampedusa

  

 

1924-2014: ATTUALITA’

DI GIACOMO MATTEOTTI

   

 

MATTEOTTI

A MILANO

 

Sala del Grechetto – Biblioteca Sormani,

Via Francesco Sforza, 7 – Milano

 

dal 5 al 28 giugno 2014

 

In collaborazione con la Biblioteca Sormani – Comune di Milano

Con il  contributo di Fondazione Cariplo

 

La Fondazione Anna Kuliscioff,  in occasione del 90° anniversario del sequestro  e dell’uccisione di Giacomo Matteotti, intende ricordare l’attualità della figura di un uomo che è stato non solo esponente politico di primo piano nella lotta antifascista, ma anche protagonista delle battaglie sociali e della formazione culturale e professionale di un nuovo gruppo dirigente che guidava la progressiva emancipazione del mondo del lavoro.

    Giacomo Matteotti – vittima della violenza fascista – va ricordato per la straordinaria mole di lavoro che ha svolto per diffondere le esperienze cooperative, la formazione degli amministratori comunali e dei dirigenti sindacali delle leghe contadine.

 

 

Giacomo Matteotti

(Fratta Polesine, 22.5.1885 – Roma, 10.6.1924)

 

Né si può dimenticare la sua statura di giurista su alcune materie, come la criminologia, i sistemi penitenziari e il diritto penale che portò Luigi Einaudi ad affermare che l’abito scientifico di Matteotti era quasi “una seconda natura”.

    L’iniziativa che la Fondazione Anna Kuliscioff promuove, si articolerà in una mostra di materiali originali dell’epoca, nella pubblicazione di due libri dedicati, nella produzione di strumenti audiovisivi e in una Tavola Rotonda dedicata all’attualità ed alla poliedricità della figura di Giacomo Matteotti

 

Giovedì 5 giugno 2014 – ore 11

Inaugurazione e Conferenza Stampa

Presentazione del volume: “Giacomo Matteotti – Raccolta di articoli”

Presentazione della raccolta : “Scalarini per Matteotti”

 

Lunedì 9 giugno 2014 -   ore 18

Tavola rotonda: “I Fratelli Rosselli e Matteotti: vittime di un regime”

In collaborazione con Circolo Rosselli e Federazione Italiana Associazioni Partigiane

 

Giovedì 19 Giugno 2014 -ore 17.00

SOTTO L’ALTO PATRONATO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Tavola rotonda : “1924-2014 : ATTUALITA’ DI GIACOMO MATTEOTTI”

 

Introduzione  :        Walter Galbusera - Presidente Fondazione Kuliscioff

Interventi  :            Prof. Stefano Caretti – Università di Siena

                               Prof. Mauro Canali – Università di Camerino

                               Prof. Ivano Granata – Università di Milano

                               Prof. Maurizio Punzo – Università di Milano

Coordina:               Carlo Tognoli – Fondazione Anna Kuliscioff

 

In tale occasione il Dott. Carlo Nordio – Procuratore Aggiunto della Repubblica a Venezia – presenterà il volume “I processi Matteotti”, pubblicato dalla Fondazione Anna Kuliscioff, di cui ha curato l’introduzione.

 

Con il Patrocinio della Provincia di Milano e della Regione Lombardia

 

Si ringraziano per l’assistenza:

Biblioteca Università Bocconi,   Società Umanitaria-Biblioteca, 

Fondazione di studi storici Filippo Turati,  Critica Sociale,

Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia,

Centro Studi Piero Gobetti,  ISERS

 

Con il supporto di: Lega delle Cooperative, Uil Milano Lombardia, Synergie Italia

 

SCHEDA TECNICA DELL’INIZIATIVA

 

Comitato Scientifico: 

Prof. Maurizio Antonioli, Università Statale di Milano

Stefano Carluccio, Direttore responsabile Critica Sociale

Dott. Valter Galbusera, Presidente Fondazione Kuliscioff

Prof. Mario Punzo, Università Statale di Milano

On. Carlo Tognoli, Fondazione Kuliscioff

 

Comitato Organizzativo:

Marina Cattaneo, Fondazione Kuliscioff – Coordinamento

Rino Patelli, Fondazione Kuliscioff – Ufficio Stampa

 

Collaboratori:

Giulio Garlaschi, Emilio Quinto,

 

Curatore Catalogo e Didascalie: Lorenzo Pezzica

 

In mostra:

- Giornali, Riviste, Foto d’epoca, lettere autentiche Matteotti,

- Bandiere Brigate Matteotti, francobolli, tessere, medaglie, bronzi, manifesti

- Scritti e libri di Giacomo Matteotti

- Scritti e libri sulla figura di Giacomo Matteotti e sull’omicidio di Giacomo Matteotti

- Stampa commemorativa

- Disegni di Scalarini pubblicati su Avanti! per Matteotti

 

Audiovisivi:

Produzione di:

-          Raccolta degli articoli comparsi su testate dell’epoca, di regime, di opposizione e libere - dal 12 giugno 1924 al settembre 1924 in merito al sequestro-omicidio di  Giacomo Matteotti e alle relative indagini, consultabili in video touch screen.

-          Filmato con immagini d’epoca inerente la vita e l’omicidio di Giacomo Matteotti

 

Libri - Produzione di:

-          Libro dedicato all’aspetto giornalistico di Giacomo Matteotti, ovvero raccolta di articoli scritti su quotidiani e periodici dell’epoca

-          “Giacomo Matteotti: Raccolta di articoli”

-          Libro dedicato all’omicidio di Giacomo Matteotti “Giacomo Matteotti – I processi”

-          Raccolta disegni “Scalarini per Matteotti”

-          Catalogo

-          Ex libris dedicato all’iniziativa

 

Iniziativa gratuita senza scopo di lucro

 

FONDAZIONE ANNA KULISCIOFF

Fondatore Giulio Polotti

Riconosciuta legalmente dal Ministero dei Beni Culturali con D.M. 11.3.97 registrato il 1/4/97

Via Vallazze, 34 – 20131 Milano – Tel. 0039 02 2365186 – C.F. 97123000156

Presidente: Valter Galbusera

 

        

SPIGOLATURE 

 

Scandaloso!

 

In Italia il reddito dei dieci “Paperoni” più ricchi

d’Italia vale quello di 500 mila famiglie operaie.

 

di Renzo Balmelli 

 

RIVOLUZIONE. Per chi ne ha pochi, anche un euro conta. Se poi sono ottanta, come quelli promessi dal governo, quei soldi inaspettati saranno sempre meglio di niente. A sentire Pina Picierno del Pd, con quella somma si fa addirittura la spesa per due settimane. Ci si può credere o no, forse vale la pena provare. Ciò non toglie, tuttavia, che malgrado la buona volontà, la strada da percorrere se non proprio per annullare, perlomeno per smussare le peggiori disuguaglianze, sia più lunga della circumnavigazione del globo. Quegli euro faticosamente racimolati rappresentano, infatti, la classica, piccola, infinitesimale goccia nel mare al cospetto delle vistose storture, certificate dal Censis, in base alle quali in Italia il reddito di 10 Paperon de Paperoni vale quello di 500 mila famiglie operaie. Scandaloso! Qui per rimuovere le ingiustizie ci vuole altro, serve una vera "rivoluzione culturale".

 

TRISTE GERUNDIO. Neanche fosse Kiev, c'è una parte dell'Italia, quella meno bella, l'Italia del tifo esasperato e dei pessimi maestri, che si scontra nelle strade di Roma sparando, bastonando, ferendo e offrendo al mondo un'immagine indegna di un paese civile. Quattro gerundi tristi, spietata autobiografia di un Paese che non ce la fa, un Paese che per una partita di pallone confonde la passione con la frustrazione. E, nel contempo, anche radiografia di un sistema che sull'arco di un nefasto ventennio, oltre a dare il cattivo esempio, ha trasgredito impunemente le regole elementari del buon governo e ormai sfiora il collasso. Collasso che gli "ex" di turno non hanno nemmeno la decenza di riconoscere e che nonostante il fallimento addirittura persistono nella folle idea di passare alla storia come "padri della patria".

 

DETTAGLIO. Nella ricerca di una maggiore equità l'Italia non è sola a fronteggiare una situazione dominata dalla precarietà. Anche nelle nazioni che guidano la graduatoria del benessere, sempre più gente si trova a fare i salti mortali. Un po' ovunque, dagli Stati Uniti alla Svizzera, crescono le richieste di introdurre il salario minimo (10 dollari l'ora in America, 4'000 franchi mensili nella Confederazione elvetica) che consentirebbe alle categorie più esposte di respirare meglio. Manco a dirlo le più che lecite rivendicazioni sono ferocemente osteggiate tanto dai repubblicani americani quanto dagli imprenditori elvetici, "sciuri padroni dalle braghe bianche" che con mille cavilli non si sognano di scucire le palanche. E ai loro occhi conta poco l'assurdità esistenziale, invero avvilente, che un comune cittadino debba lavorare 140 anni per guadagnare quanto un mega direttore in un anno. Da brivido.

 

MENTALITA'. Dopo le sue sciagurate affermazioni sui campi di sterminio, l'Europa rottama Berlusconi e lo isola in un finale di partita doloroso per l'Italia, che davvero non merita di essere associata alle frasi sconclusionate di un gaffeur planetario. Dal disastro spunta la malafede del leader di uno schieramento irrecuperabile che all'appuntamento col voto europeo si presenta senza politica e senza risultati, ma con l'accompagnamento di una grancassa mediatica concepita per stordire chi vuol farsi stordire. La propaganda fracassona è indice di una pigrizia dura a morire che vede in chi si comporta senza attenersi alle regole del decoro la via più comoda per entrare nel fatuo regno della ricchezza facile. A questo punto un salto di mentalità sarebbe una riforma che non costa niente, e cambierebbe tutto. Basta volerlo.

 

POMPIERE. Con l'autoironia che distingue il vero statista, Obama ha imitato Vittorio Emanuele II quando sosteneva che un sigaro e una croce di Cavaliere non si negano a nessuno. Saputo che Putin era tra i candidati al Nobel per la pace, il capo della Casa Bianca ha ironizzato con il leader russo, divenuto il nuovo beniamino di tutti gli arci-conservatori per la sua aggressiva determinazione neo imperialista. "Ormai – ha esclamato Obama – quel premio lo danno al primo che capita", riconoscendo di averlo ricevuto anche lui senza grossi meriti. Ma con una differenza sostanziale: l'inquilino del Cremlino tra il visibilio della destra, anche quella made in Italy, in Ucraina scherza col fuoco, mentre con la presunta irrisolutezza che viene contestata a Obama dai suoi acerrimi nemici, il leader USA prova a fare il pompiere per domare le fiamme che rischiano di incendiare il mondo. Non è poco.

   

    

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia :

(ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

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(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

   

 

LAVORO E DIRITTI

a cura di www.rassegna.it

 

«Grande prova di democrazia»

 

Nel giorno di apertura del congresso nazionale della Cgil Susanna Camusso analizza il percorso compiuto fino all'assise di Rimini. Oltre 200mila interventi di delegati e delegate nelle assemblee. L'Italia è un Paese “regredito, ma che prova a difendersi".

 

Intervista a Susanna Camusso

A cura di Guido Iocca

 

“Una straordinaria prova democratica. Un esito che fa piazza pulita di tutti i timori con cui avevamo affrontato il congresso. Penso in particolare alla preoccupazione che le nostre assise venissero accolte come altro rispetto alle priorità dei lavoratori e dei pensionati, delle donne e degli uomini che rappresentiamo. E invece non è stato così”. Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, fa con Rassegna un bilancio di quanto emerso dall’intero percorso congressuale, analizzando anche i principali temi che sono stati al centro del dibattito tra i delegati. “Ritengo che aver svolto più assemblee rispetto al congresso precedente – prosegue la numero uno di corso d’Italia – sia un risultato importantissimo, dovuto in particolare alla generosità dei nostri delegati, delle leghe dei pensionati e dei nostri militanti. Un risultato alla vigilia quasi impensabile, se si considera che per alcune categorie il suo raggiungimento ha significato moltiplicare gli sforzi, perché nel frattempo si era frantumato il ciclo produttivo e si erano esternalizzate le attività”.

 

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Le assise della CGIL durante la

relazione di Susanna Camusso

 

    Siamo in grado di quantificare la portata di questa partecipazione?

    Camusso Un dirigente della Cgil ha fatto una stima dell’insieme degli interventi che si sono succeduti – lungo l’articolato iter congressuale – a opera dei nostri delegati, quantificandoli in più di 200.000. Tutte persone che hanno preso la parola nelle assemblee nei luoghi di lavoro e nelle assise successive. Credo si tratti, oltre che di un’importante prova di democrazia, della conferma che nel nostro paese c’è ancora una grande voglia di partecipazione, di discussione e di confronto, che spesso non trovano i luoghi per essere esercitati. Per quanto ci riguarda, è il segno incontrovertibile di una grande vitalità dell’organizzazione. Un radicamento profondo che tuttavia non deve impedirci di analizzare, sul piano meramente quantitativo, ogni aspetto che concerne la partecipazione.

    A cosa ti riferisci?

    Camusso Al fatto che se uno si sofferma esclusivamente sui numeri, risulta evidente uno scarto tra il dato che riguarda gli iscritti all’organizzazione e quello relativo a chi ha partecipato alle assemblee. Quello di come colmare tale gap è un problema che ci dobbiamo porre, e ci poniamo, ogni volta in occasione dei nostri congressi. Perché una cosa è valutare positivamente quanto si è fatto e un’altra dare per scontato che non si possa realizzare di più e meglio.

    A parte il dato della partecipazione, che congresso è stato?
    Camusso Abbiamo visto e vissuto un congresso anche molto diverso dalla rappresentazione che ne è stata fatta: un congresso che poco ha discusso degli orientamenti e delle opinioni dei singoli dirigenti e molto invece dei temi che maggiormente stanno a cuore ai nostri iscritti, facendo riferimento per un lato ai documenti elaborati e proposti e per un altro facendo emergere le inquietudini che attraversano il mondo del lavoro e dei pensionati.

    Un congresso aperto e di ascolto, volto a favorire una discussione vera, per emendamenti, costruita sui contributi dei lavoratori e delle lavoratrici, così come dei pensionati e dei giovani precari. Questa, nelle intenzioni del suo gruppo dirigente, la cifra del XVII congresso della Cgil. Ha funzionato la sperimentazione?
 Camusso Ha funzionato in parte. Come sempre succede con le sperimentazioni, ci si deve confrontare con comportamenti differenti l’uno dall’altro. Non c’è dubbio che una parte delle assemblee non si è misurata con lo strumento innovativo degli emendamenti, vissuti più come una componente del dibattito interno al gruppo dirigente che come una vera interlocuzione, alla portata di tutti. È anche vero tuttavia che se guardiamo a oggi, al dato complessivo, le proposte provenienti da gruppi di lavoratori e di delegati sono state numerose. La novità insomma è stata, tutto sommato, compresa. Certo con modalità e sensibilità diverse, ma non possiamo neanche affermare che il dibattito congressuale sia rimasto confinato nell’ambito dei documenti messi a punto a livello nazionale. Tutte le proposte vanno guardate naturalmente con attenzione e nel rispetto della loro articolazione: in alcuni casi si tratta di rivendicazioni proprie di un territorio, in altri si rilanciano grandi questioni di portata generale.

    Doveva essere, dopo le dure contrapposizioni degli anni passati, un congresso con un’impostazione sostanzialmente unitaria. Cosa non è andato?

    Camusso Il congresso era partito in un modo, ma si è rapidamente trasformato in qualcos’altro e questo è successo, prima ancora che per il Testo unico sulla rappresentanza, quando si sono cominciati a produrre i materiali congressuali e si è fatta largo in una parte della Cgil l'idea che gli emendamenti non fossero parte della discussione, ma essi stessi alternativi, tali da mutare lo stesso titolo del congresso. Un errore grave. Se poi ci vogliamo limitare ai fatti, dobbiamo osservare che l’argomento Testo unico non è stato granché discusso nelle assemblee; è stata materia di confronto di una parte dei dirigenti di alcune categorie, ma non sicuramente al centro del dibattito delle assemblee di base e degli altri congressi. Dopo di che, mi sembra giusto sottolineare che, nonostante il travaglio che in parte c’è stato, alla fine abbiamo condotto un’ampia consultazione degli iscritti. E nel momento in cui si chiude la consultazione, il tema diventa come ci attrezziamo a gestire l’accordo, come lo traduciamo nei contratti nazionali, come recuperiamo l'elemento di coordinamento delle categorie, come proviamo a renderlo anche migliore.

    Da un congresso all’altro. Abbiamo deciso di titolare così questo speciale di Rassegna, che – avvalendosi del contributo di studiosi, docenti ed economisti – si interroga sui cambiamenti intercorsi nel paese in questi ultimi quattro anni. La stessa domanda la rivolgo a te: quanto è cambiata l’Italia e quanto la Cgil dal maggio del 2010?

    Camusso Il paese è cambiato moltissimo, com’era inevitabile, avendo avuto quattro anni di recessione, di politiche di austerità, di tagli, di crescente disoccupazione, di progressiva esclusione dei giovani dal mercato del lavoro, con il riproporsi di nuovi fenomeni migratori in entrata e in uscita. Dal 2010 l’Italia si è impoverita. Si è impoverita anche quella parte del paese che ha un lavoro o una pensione, e l'impoverimento porta con sé il cambiamento delle abitudini. Un paese meno ricco della stessa idea di istruzione e di cultura, che ha rinsecchito le sue radici e le sue speranze. Allo stesso tempo, però, è un paese che ha resistito. Una delle contraddizioni che, per fortuna, abbiamo vissuto in questi anni è stata quella di essere contemporaneamente in una stagione di divisione del sindacato e di sottoscrizione di migliaia di accordi aziendali unitari finalizzati a contrastare la crisi, a ridefinire un processo, a salvaguardare l'occupazione, a difendere il suo insediamento industriale. Il bilancio è dunque quello di un paese che è sicuramente regredito, ma che ha provato a tenere aperta una prospettiva, a difendersi, tant’è che oggi mostra questa ansia di cambiamento, addirittura gettando a volte il cuore oltre l'ostacolo.

    Quanto alla Cgil?

    Camusso È ovvio che un’organizzazione sindacale come la nostra si misura con tutte le difficoltà che sta attraversando il paese, con l'esclusione di tanti uomini e donne dal mercato del lavoro, con una precarietà che è cresciuta e che rischia ancora di crescere. Nessuno di noi si è fatto travolgere dall'idea, oggi tanto in voga, che ormai non c'è più bisogno del sindacato. Al contrario: proprio nei congressi che si sono svolti in tutta Italia abbiamo registrato un grande bisogno di sindacato. A riprova di ciò, ci sono i numeri, che dicono che anche durante la crisi abbiamo sindacalizzato. Ma penso anche all’enorme e difficile lavoro che hanno fatto – e che continuano a fare – i nostri servizi, alle prese quotidianamente con migliaia di persone, assai spesso in difficoltà. Se c'è invece un difetto evidente, che dal congresso scorso a oggi non siamo riusciti a correggere, è l’eccessivo irrigidimento dell’organizzazione. Abbiamo dato, ed era giusto e necessario farlo, una veste organizzata alle nostre pluralità interne, le quali si sono però progressivamente trasformate da dialettica plurale in arroccamento delle posizioni. Allora, forse, in questo congresso si doveva affrontare un tema che né le scorse assise e nemmeno l’ultima conferenza di organizzazione è riuscita ad affrontare fino in fondo: se si vuole – e si deve – rafforzare la nostra democrazia interna va fatto innanzitutto dal basso, alimentando, favorendo e costruendo le condizioni per cui la partecipazione dei delegati, così come la loro presenza nel dibattito e nelle decisioni dell’organizzazione, sia molto più ampia. Ho usato nel mio intervento al recente congresso della Fiom la definizione della Cgil come “casa comune”, in contrapposizione a quella di “condominio”. Alla fine del congresso sono sempre più convinta che una delle principali questioni che dobbiamo affrontare sia proprio questa: se vogliamo rafforzare la nostra democrazia dobbiamo tornare a essere una casa comune e non tanti spazi diversi che tendono a sommarsi. La casa produce sintesi, il condominio litigiosità. La Cgil deve perciò essere quel luogo in cui tutti si sentono a casa e in cui tutti contribuiscono a farla crescere.  

  

    

FONDAZIONE NENNI

http://fondazionenenni.wordpress.com/

 

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Parliamo di socialismo

 

Ineludibile

Patrimoniale

 

Due conti da ragioniere: l’Italia ha un debito pubblico di circa 2mila miliardi di euro, pari a oltre il 130% del PIL. Gli interessi sul debito si avvicinano a quota 100 miliardi…

 

di Mario Trifuoggi

 

Le misure previste dalla manovra economica del governo Renzi, in primis i famosi 80 euro in busta paga per dieci milioni di lavoratori dipendenti, sono ragionevolmente percepite di rottura in un paese che ha dimenticato l’ebrezza di politiche economiche espansive. Il dibattito politico si accapiglia sulle coperture di spesa, ritenute quantomeno aleatorie (e a ragione, secondo il sottoscritto) se non addirittura insufficienti. Parliamo comunque di circa 16 miliardi di euro per il primo anno tra tassazione delle rendite finanziarie e spending review; cifre irrilevanti, in ambiti dove il margine di manovra è piuttosto scarso, che non spostano di un millimetro il quadro d’insieme.

    Proviamo a fare due conti da ragioniere: l’Italia ha un debito pubblico di circa 2mila miliardi di euro, pari a oltre il 130% del suo prodotto interno lordo. Gli interessi sul debito si avvicinano sempre più velocemente a quota 100 miliardi, come nell’annus horribilis 1992. Basterebbero questi numeri a far capire che abbiamo superato il punto di non ritorno, oltre il quale anche i più ottimistici tassi di crescita non consentirebbero di invertire il trend negativo. Se poi aggiungiamo l’esborso annuale dovuto al Fiscal Compact, stimato fra 30 e 50 miliardi di euro, appare chiaro che il dibattito sul DEF non è solo irrilevante, ma addirittura una presa in giro: a queste condizioni, infatti, o l’anno prossimo comincerà la vera macelleria sociale o Bruxelles esproprierà definitivamente Palazzo Chigi.

    A fronte di questa disastrosa situazione dei flussi di spesa, esiste invece uno stock di ricchezza nazionale, pari a circa 8mila miliardi e mezzo di euro, che appartiene per una buona metà al 10% più ricco della popolazione italiana; una distribuzione altamente sperequativa, peraltro in gran parte immobilizzata. Ora, a prescindere da qualsiasi considerazione di carattere politico e morale sulla concentrazione della ricchezza e sulle dinamiche della sua origine (anche se un’occhiata alle tasse di successione o sulla casa dei nostri vicini europei andrebbe data), è un imperativo economico mobilitare una parte di queste risorse per rimetterle in circolo e salvarci dal baratro. Una patrimoniale di almeno 400 miliardi (grossolanamente, il 10% della ricchezza del 10% più ricco) consentirebbe da un lato di abbattere il debito, liberando ingenti risorse strutturali derivanti dal corrispettivo abbassamento degli interessi; dall’altro di destinare una parte delle risorse a misure per la crescita, sia di breve (consumi, redditi, rilancio della domanda interna) che di lungo periodo (tassazione sulle imprese, ricerca e sviluppo, opere pubbliche). Sto parlando, ad ogni modo, della metà della cifra ipotizzata da Amato ed altri prima dell’insediamento del governo Monti.

    Tornando alle considerazioni di carattere politico e morale, un’operazione di questo tipo – sperequazione o no – avrebbe bisogno di una giustificazione forte: un nuovo patto sociale e generazionale per garantire che i frutti di tale sacrificio non fossero sperperati ma ripartiti con equità e lungimiranza. Impegnarsi davvero anche sul fronte dell’evasione fiscale (da cui, per inciso, potremmo recuperare altri 100 miliardi di euro) sarebbe imperativo per non mortificare il significato di una tassa patrimoniale.

    Tuttavia, la necessità economica di tale misura, da qualsiasi lato si guardi ai conti pubblici, è praticamente ineludibile.

    

        

Da MondOperaio

http://www.mondoperaio.net/

 

Ragione, Giustizia, Filosofia

 

La rivista Mondoperaio il 25 marzo scorso ha organizzato in occasione della sua pubblicazione la presentazione del volume Ragione, Giustizia, Filosofia. Scritti in onore di Salvatore Veca, per i settant’anni del filosofo. Il volume, pubblicato da Feltrinelli, è curato da Antonella Besussi ed Elena Galeotti.

 

Interventi:

 

Luigi Covatta

Mario Ricciardi

Claudia Mancina

Corrado Ocone

Danilo Di Matteo

Luigi Covatta

Giacomo Marramao

Luigi Covatta

Salvatore Veca

 

Ascolta l’audio della presentazione sul sito del mensile socialista

 

"Nel 1979, introducendo una scelta di scritti di Enzo Paci, Veca osservava: "Ci sono casi in cui ciò che a pieno diritto possiamo pretendere di trasmettere a coloro che ci seguono si chiama propriamente: uno stile. Sono anche questi, spesso, i casi in cui si insegna ad assumere un atteggiamento o a padroneggiare una tecnica". Molti di noi, leggendo queste righe, hanno riconosciuto subito in quel che si diceva di Paci qualcosa che ci era familiare in chi lo diceva. Veca, infatti, mostrava anzitutto la possibilità di un'attitudine di ricerca e di un impiego del linguaggio filosofico. Gli oggetti cui questa attitudine e questo linguaggio si applicavano apparivano in un certo senso secondari, il che spiega la varietà e l'ampiezza di temi e metodi esemplificate in questa raccolta. Varietà e ampiezza che per altro ben rappresentano due caratteristiche preziose del lavoro e dell'insegnamento di Salvatore Veca. Innanzitutto la curiosità e apertura verso territori di confine o discipline diverse, attitudini che sono state alla base non solo degli interessi di ricerca di Veca, ma, per esempio, dell'organizzazione scientifica della Fondazione Feltrinelli, nel decennio in cui ne è stato responsabile, tra il 1970 e il 1980. I seminari della Fondazione spaziavano tra filosofia e scienze sociali aprendo un fecondo dialogo e offrendo un luogo di discussione fuori dagli schemi convenzionali..." - Dall'introduzione di Francesca Rigotti.

  

    

Da Avanti! online

www.avantionline.it/

 

Buon viaggio

socialisti europei

 

Per la prima volta negli ultimi anni ci presentiamo in una lista italiana di un partito socialista europeo che viene sondato a oltre il 30 per cento...

 

di Mauro Del Bue

 

Per la prima volta negli ultimi anni ci presentiamo in una lista italiana di un partito socialista europeo che viene sondato a oltre il 30 per cento. Nelle ultime elezioni europee non c’era alcuna lista di un partito socialista europeo, e solo noi del Psi, che avevano dovuto contrarre un patto elettorale con Sel, dopo il colpo di mano dello sbarramento al 4 per cento avvenuto a poche settimane dalle elezioni, avevamo sulle nostre spalle l’intera rappresentanza del socialismo europeo. È vero che il Pds e poi Ds erano parte integrante del socialismo europeo. Ma è altresì vero che dalla fondazione del Pd, e cioè dal 2007, solo il nostro piccolo, ma orgoglioso, partito vantava questa identità.

    Noi dobbiamo essere pienamente soddisfatti e per niente gelosi del fatto che siano diventati quel che noi siamo sempre stati anche gli amici (o compagni?) del Partito democratico. Se alle elezioni politiche si poteva pensare alla presentazione di una nostra lista, con una legge proporzionale e di fatto con uno sbarramento ridicolo, oggi ha un senso invece presentare i nostri candidati nella lista del socialismo europeo che sotto il simbolo del Pd contiene la sigla del Pes. Davvero improprio sostenere con un minimo di coerenza, come purtroppo e avvenuto, un comportamento opposto. E cioè accettare di entrare nella lista del Pd alle politiche e, magari dopo aver appreso che il proprio nome non c’era, e pretendere oggi una lista del Psi alle europee. È il contrario della logica politica e anche aritmetica.

    Quel che dobbiamo fare adesso è aiutare i nostri candidati. La Lombardi, la Cinti Luciani, Bucci e Serpillo rappresentano noi tutti. Abbiamo chiesto noi a loro di rappresentarci e meritano tutto il nostro appoggio. Potevano essere scelti altri candidati? Si potevano obbligare i nostri parlamentari a scendere in campo? Forse. Ma adesso l’impegno deve essere profuso per chi ha accettato il nostro invito, con coraggio e difficoltà evidenti. Sono elezioni importanti. Per l’Europa, perché dall’esito di queste elezioni si valuterà la forza degli europeisti e degli anti europeisti, assai agevolati da un’integrazione solo monetaria, e poi perché a seconda dell’esito del voto si svilupperà una politica di rilancio e di equità, come vogliono i socialisti, o di rigore e sacrifici, come propongono i popolari, Merkel in testa. Per l’Italia, perché il voto potrà più o meno orientare questa legislatura verso il suo naturale approdo o verso la sua chiusura anticipata. Per noi, socialisti del Psi, perché dovremo iniziare un cammino per il patto federativo, con nuovi compiti e nuove funzioni politiche che dovranno essere discusse e concordate. Buon viaggio, dunque, socialisti europei, buon viaggio socialisti italiani…

 

Vai al sito dell’avantionline

   

    

Dal Blog di Felice Besostri

http://fbesostri.wordpress.com/

 

Giudizio di Cassazione

sulla Legge Elettorale

 

La Cassazione, con sentenza del 16 aprile scorso, ha sancito che il sistema elettorale denominato Porcellum impediva ai cittadini italiani di esercitare il loro diritto di voto in modo personale, eguale, libero e diretto, secondo quanto prescritto dalla Costituzione. Di seguito il commento di uno dei protagonisti della lunga battaglia giuridica e politica che ha determinato l’abrogazione di una legge elettorale iniqua e incostituzionale.

 

di Felice Besostri

 

Questa sentenza è altrettanto importante di quella della Consulta perché accerta che il diritto dei ricorrenti e quindi di tutti i cittadini italiani a votare secondo è stato violato dalla data di entrata in vigore della legge nel dicembre 2007 fino al deposito della sentenza il 13 gennaio 2014: più di 8 anni.  Tutti, ma specialmente i parlamentri e i membri del Governo dovrebbero leggere e meditare questa sentenza, specialmente i punti 3 e 4 da pag.12 a pag. 15, perché è un monito nei confronti dell’Italicum. Non solo il giudizio della Corte di Cassazione accogliendo il ricorso ha accolto le conclusioni della Procura Generale, ma ha anche, senza che i ricorrenti, a differenza dell’Avvocatura dello Stato, lo avessero chiesto, condannato lo Stato a pagare le spese dei 3 gradi di giudizio. Ultima notazione, in qualunque altro STATO EUROPEO, PER NON PARLARE DEGLI USA, questa sentenza avrebbe meritato le prime pagine dei giornali e i commenti dei loro esperti, costituzionalisti o politologi che siano: assoluto silenzio e nessun monito neppure dal Colle più alto. Dobbiamo sperare in Papa Francesco? - (Leggi tutto sul blog di Felice Besostri)

        

 

Dalla Fondazione Rosselli di Firenze

http://www.rosselli.org/

 

Nel Centro Sinistra

con le nostre idee!

 

La mia Lettera programmatica per il rinnovo del consiglio comunale di Firenze. Non si tratta di un documento onnicomprensivo né chiuso, quindi contributi, indicazioni e critiche sono naturalmente i benvenuti (www.valdospini.it).

 

di Valdo Spini

 

“Sostieni Firenze” è una lista civica che raccoglie l’eredità della precedente lista civica “SpiniPerFirenze” attiva in Consiglio Comunale nella consiliatura 2009-2014.

    Sostieni Firenze  vede la presenza dei Socialisti, dei Verdi e di  altre importanti e larghe espressioni civiche della cultura e del lavoro e della tradizione della sinistra fiorentina. Raccoglie quindi  esigenze di partecipazione estremamente attuali, che vanno oltre gli stessi partiti, presentandosi come un contributo al tempo stesso nuovo e originale, ma  fondato su radici solide e  collaudate.

    Il mio gruppo  ha svolto in questi anni in consiglio comunale un’opposizione costruttiva contribuendo attivamente al dibattito sull’istituzione delle città metropolitane, all’azione per la cultura (la  presidenza, affidatami, del comitato per le celebrazioni del V centenario della stesura del Principe di Niccolò Machiavelli), per i problemi dell’urbanistica (sono stato il primo firmatario dell’odg collegato all’approvazione del piano strutturale per un’organica politica urbanistica e fatto proprio dalla maggioranza di centro sinistra che ha governato Palazzo Vecchio) e di quelli dell’ambiente, per l’azione dispiegata sul mantenimento e il potenziamento dei servizi sociali e sanitari. Ho difeso il ruolo del consiglio comunale e quello dei consigli di circoscrizione (i quartieri).

    Un ruolo non facile, a fronte dell’atteggiamento di autosufficienza della precedente maggioranza, ma che ha riscosso l’apprezzamento della cittadinanza e, alla fine, della nuova coalizione di centro-sinistra che si è costituita e che ha aperto un dialogo con noi.

    Il fatto che una lista di opposizione possa oggi  entrare nel nuovo patto di coalizione del centro-sinistra imprime un passo diverso  nell’azione del futuro governo della città, per la sua apertura e per il suo pluralismo. Di qui la costituzione della nostra lista “Sostieni Firenze” portando alla coalizione, che si riconosce nel candidato Sindaco Dario Nardella, un importante elemento dialettico. Obiettivo: assicurare con la nostra iniziativa una maggiore partecipazione dei cittadini alle scelte della vita della città che li riguardano direttamente… (continua la lettura sul blog di Valdo Spini)

        

    

Scheda

 

La crisi ucraina

“al macroscopio”

 

Per gentile concessione dell’autore, il prof. Aldo Ferrara, pubblichiamo alcuni stralci tratti dal volume VIRGIN OIL, le insostenibili condotte dell’Eurasia (in press)

 

di Aldo Ferrara

 

La vicenda ucraina e le possibili sanzioni europee nei confronti della Russia evidenziano un futuro fosco per l’energia da trasferire verso il versante europeo. Durante la guerra fredda, l’Ucraina, avamposto del blocco di Varsavia sullo scacchiere europeo, costituiva uno stato-cuscinetto, affatto integrato con l’URSS e di natura squisitamente militare. Nella fase post-sovietica, l’indirizzo geopolitico di Kiev è divenuto più incerto, con pulsioni europee da un lato e filo-russe dall’altro. Così da mettere in discussione perenne il transito delle merci ed i tragitti delle pipeline. North e South Stream sono nati, dunque, come progetti atti a bypassare lo stato ucraino e mettere Gazprom, l’azienda di stato della Russia per l’energia, al riparo da possibili ricatti.

    Paradossalmente l’annessione della Crimea rende tutto più complesso, per le inevitabili sanzioni che la UE si accinge ad adottare ed, in questo caso, i progetti di Gazprom verso l’Europa potrebbero subire contraccolpi .Tuttavia, secondo Giancarlo Navach della Reuters, il gasdotto South Stream non ha ancora perso la sua attualità ed è ancora un progetto necessario per l'Europa e, a maggior ragione, per l'Italia. Ma, considerata la crescente domanda di energia, sarà difficile che si rinunci a forniture generose che generano affari per 3,6 miliardi di euro. Secondo la Reuters, questo è anche il pensiero di Antonio Fallico, presidente di Banca Intesa Russia, nonché presidente dell'associazione Conoscere Eurasia, ribadito peraltro in un recente seminario a Milano, nel marzo del 2014 e organizzato da imprenditori italiani e russi.

    Malgrado dunque le difficoltà nelle relazioni UE-Russia, il destino del South Stream non sembra volgere al tramonto. L’ottimismo nasce anche da una valutazione economica in base alla quale tra il nostro paese e la Russia l'interscambio appare in crescita (+9% nel 2013 alla cifra record di 30,8 miliardi di euro e 10%"nei primi tre mesi del 2014) con un export italiano pari a 10,8 miliardi (+8,2%) nel 2013. Il clou del rapporto commerciale è dato soprattutto dal tema energetico con contratti tra Gazprom e Eni take or pay a lungo termine per un valore di 23 miliardi. (Giancarlo Navach, Reuters, 27 marzo, 2014).

    Più prudente la posizione dell’ex AD di Eni, Paolo Scaroni, che ha di recente parlato di futuro "piuttosto fosco" per la realizzazione del gasdotto alla luce del fatto che deve ancora ottenere le autorizzazioni dei Paesi che dovrà attraversare. Il consorzio che costruirà South Stream è controllato al 50% da Gazprom, al 20% da Eni e al 15% ciascuno da Edf e Basf”. Contestualmente Scaroni riafferma la necessità del TAP (Trans Adriatic Pipeline) che porterà in Italia gas dall’Azerbaijan, anche se la portata è limitata a soli 10 miliardi di metri cubi. Ma consentirà il reverse flow ossia l’esportazione di gas dall’Italia. In sintesi, la politica espansionista di Putin, come dimostra la vicenda ucraina, sembra motivare politiche energetiche alternative della dirigenza ENI. Una prova ulteriore deriva dalla nuova fusione di SAIPEM con la norvegese Subsea7.

    Basta ripercorrere la storia recente per capire quali sono stati i passi che ci hanno portato a questa crisi che sposta l’ottica dell’osservatore su uno scacchiere in fermento, l’Eurasia, i 5 “stan”.

    Nella regione che confina a sud con l’Afghanistan e l’Iran e a nord con la Russia, si estendono cinque paesi. Sono definiti «i cinque Stan» per il loro suffisso che indica la primitiva definizione etnica (Kazakistan, Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan, Kirghizistan), e compongono l’area più ricca di risorse naturali dell’Asia centrale, definita Eurasia per la sua vicinanza geopolitica ai paesi dell’eurozona. L’area è quella ricchissima dei giacimenti ad est del mar Caspio, la stessa su cui voleva insediarsi Hitler per sconfiggere gli Alleati. Un’area dove petrolio, gas ed energia sono le parole chiave. Le chiavi di volta della politica russa per esercitare una pressione economico finanziaria sull’Europa intera sono North e South Stream, le pipelines che trasferiscono gas e petrolio dalla Russia e dall’Eurasia nelle nostre regioni. North Stream è un progetto volto alla costruzione di un gas-oleodotto che, attraverso il Mar Baltico, trasporterà direttamente il gas proveniente dalla Russia nell’Europa del Nord, in aperta concorrenza con l’oleodotto del Brent di origine anglo-norvegese.

    La società che ne curerà lo sviluppo, la North Stream Ag (già North European Gas Pipeline Company), ha sede a Zurigo ed è costituita da: Gazprom 51%, Ruhrgas 15,5%, Wintershall 15,5%, N.V. Nederlandse Gasunie 9%, Gaz de France –Suez 9%.

    Wintershall è la società operante nel campo Oil&Gas completamente controllata dal colosso della chimica Basf Ag., mentre Ruhrgas è la società operante nel settore gas del gruppo EOn. Ag. - (1/2 – continua)

 

        

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

 

Renzi e Grillo: Evasione

fiscale, questa sconosciuta

 

Renzi, perché non parli di evasione fiscale?

E perché neanche Grillo ne parla mai?

 

di Elio Veltri

 

Renzi, perché non parli di evasione fiscale? E' il titolo dell'articolo settimanale del direttore dell'Espresso, Bruno Manfellotto. Renzi su Twitter a un giovane che gli faceva notare come nel suo programma "non ci sia traccia di lotta all'evasione" ha risposto: "Vedrai, vedrai sull'evasione". Nel documento di economia e finanza (DEF) approvato dal consiglio dei ministri il "vedrai, vedrai" è sintetizzato così: "Sarà necessario rafforzare l'attività conoscitiva e di controllo delle agenzie fiscali attraverso l'uso prioritario dei sistemi informatici con interconnessioni fra tutte le banche dati esistenti". Evviva! La tecnologia risolverà i problemi che la politica non ha mai voluto risolvere non perché non fosse capace di connettere le banche dati, ma per ragioni biecamente elettorali e di potere. Nessun leader vuole parlare e, soprattutto, intervenire sulla montagna di evasione fiscale del paese che sottrae alle casse dello stato circa 200 miliardi di euro all'anno ,mettendo a rischio tutti i servizi essenziali: Sanità, Pensioni, Scuola, Ricerca, Università ecc., per non perdere il voto di circa 11 milioni di evasori, grandi e piccoli. E quelli che ci hanno provato, come Prodi e Monti, sono stati mandati a casa. Attendiamo pazientemente che i server e i computer facciano il miracolo. Intanto ricordiamo al Presidente del Consiglio fatti e numeri e suggeriamo di intervenire subito perché, se volesse farlo, potrebbe portare a casa una barca di soldi, necessari a realizzare il suo programma.

    Lo Stato negli anni 2000-2012 ha emesso ruoli per tasse accertate per 807 miliardi di euro e ne ha incassati 69 (dati forniti dal governo Letta alle Camere). Considerato che un centinaio si sono persi per fallimenti delle aziende e per qualche altra ragione restano 540 miliardi da incassare. Renzi vuole intervenire e incassare o si ripete lo scandalo di sempre che porta nelle casse dello Stato non più del 4-5% delle tasse evase?

    C'è davvero da stupirsi che nemmeno i parlamentari urlatori di Grillo se ne occupino e chiedano al governo cosa vuole fare. Forse dipende dal fatto che anche Grillo non parla mai di evasione fiscale?

    A conti fatti, sono stati esportati all'estero illegalmente circa 520 miliardi di euro. Il consorzio di giornalisti americani che si occupa di esportazione di capitali in tutti i continenti, con la collaborazione di 40 testate giornalistiche tra le più prestigiose del mondo, tra queste l'Espresso, ha scovato migliaia di esportatori di capitali. In Italia ne ha contati 200 dei quali il settimanale ha pubblicato i nomi. E' difficile che siano artigiani e proprietari di un bar. Renzi se ne vuole occupare e intende recuperare le tasse evase? Si o no?

    Banca Italia, a conferma dell'esportazione di capitali dei "globetrotter" dell'evasione, come li ha definiti Sole 24 Ore del 13 Luglio 2013, ci ha fatto sapere che nel 2012 sono stati prelevati dagli italiani più di 300 miliardi dai depositi bancari. Poiché i consumi non sono esplosi e sono state comprate 40 mila case all'estero ogni anno da nostri concittadini, forse vale la pena di fare qualcosa per recuperare tasse evase.

    I dati pubblicati dall'Agenzia per l'amministrazione e la destinazione dei beni mafiosi sono i seguenti: 12947 beni immobili confiscati dei quali 11238 immobili e 1708 aziende. E' un problema che può interessare il Presidente del consiglio? Se lo è, sappia che i beni destinati al 31-12-2012 erano 7243; destinati e consegnati 5859; non consegnati 907 e usciti dalla gestione 477. Sappia anche che i soldi sono tutti nei paradisi fiscali o investiti in economia legale, che le aziende sono fallite quasi tutte, che i beni confiscati rappresentano solo il 5-6% del totale e che la maggior parte non viene né utilizzata né venduta. Poiché, secondo alcune stime valgono circa 1000 miliardi, pensa il signor Presidente del consiglio che il governo dovrebbe occuparsene? Se lo pensa, sappia che il governo Monti ha fatto accordi con i seguenti Paradisi fiscali (zeppi di soldi italiani): Bermuda, Isole Cook, Gibilterra, Jersey. Ma al 2-5-2013 nessun accordo risultava ratificato e in vigore. Il finanziere Serra potrebbe dargli consigli utili per recuperare un bel po' di soldi. Sappia anche che mentre Roma dorme Stati Uniti, Inghilterra e Germania stanno recuperando i loro soldi.

    Il Presidente del consiglio poi, certamente sa che il ministro delle finanze Franco Reviglio nel 1981 calcolava in 28 mila miliardi di lire l'evasione fiscale del paese, pari a 7-8 punti del reddito nazionale e che, nonostante gli impegni solenni dei governi che si sono succeduti per contrastarla, secondo l'ex presidente ISTAT Enrico Giovannini, oggi oscilla tra il 16,2" e il 17,5% del PIL e cioè, tra 255 e 275 miliardi di euro.

    Quindi, signor Presidente del Consiglio, va bene l'utilizzo delle tecnologie, ma se davvero vuole fare un buon lavoro per il paese, anziché sulla riforma del Senato, scommetta la sua carriera politica sulla riduzione drastica dell'evasione fiscale, sulla lotta alla mafia e sull'unico terreno che conta: confisca dei soldi, dei titoli, di tutti i beni in tempi rapidi.

    Si fidi di quello che le dico e della esperienza di una vita di impegno e di lotta.

        

    

Da vivalascuola riceviamo

e volentieri pubblichiamo

 

Adotta la LIP

 

di Giorgio Morale

 

L’ex ministra, la Carrozza, dichiarava: “Non ho una mia idea di riforma, consulterò il Paese per una grande riforma condivisa”… La mozione Renzi alle primarie era ancor più ambiziosa e dettagliata: “Daremo risposte alle proposte degli insegnanti, non lasciandoli soli a subire le riforme, ma chiedendo loro di collaborare a costruire il domani della scuola”…

    Stiamo ancora aspettando...

    Vorremmo ricordare nel frattempo che il mondo della scuola una riforma, discussa per mesi, condivisa da centinaia di persone, sottoscritta da 100.000 cittadini, l’ha in mente da anni: la “Legge di iniziativa popolare per una buona scuola per la Repubblica” (LIP). Ne parliamo su vivalascuola:

 

http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2014/04/28/vivalascuola-170/

 

Persone e Associazioni del mondo della scuola ripropongono infatti la  “Legge di iniziativa popolare per una buona scuola per la Repubblica” come punto di partenza per una riforma che parta dal mondo della scuola.

In questa puntata di vivalascuola l’Assemblea genitori ed insegnanti delle scuole di Bologna e Provincia presenta la campagna “Adotta la LIP“, Francesco Mele ripercorre la nascita della proposta di legge, Giovanni Cocchi ne dimostra l’attualità, Clara Bianchi e Mario Piemontese raccontano il viaggio da Milano a Roma per la consegna delle firme.

Grazie dell'attenzione, e un cordiale saluto.

   

        

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia :

(ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

   

    

LETTERA

 

Bello l’Ipse dixit su Hitler…

 

Bello l’Ipse dixit su Hitler, a distanza di anni luce sembra attualissimo. Vuol dire che c'è un sistema economico mondiale gestito da pochi potenti al di sopra delle parti che continua sulla strada di impoverire volta per volta le nazioni lo fa da sempre diciamo da 200 anni?

 

 

C'è uno in Italia con la barba e quindi non baffi, sulla sessantina, Ligure ex comico o forse lo fa ancora che dice le stesse cose più o meno, direi che in parte dice anche il vero, ha fondato un movimento tirando dentro cani e porci, il riflesso della ns società...

 

Auguri a tutti voi di buona Pasqua,

che sia un momento di riflessione

Adriano Bonaldo

 

 

Caro Bonaldo, ma lei crede al complotto universale demo-pluto-massonico-giudaico, “in parte anche vero”?! Mah. Grazie degli auguri pasquali e, soprattutto, dell’esortazione…riflessiva. – La red dell’ADL

      

    

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI

EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897

Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo

 

Direttore: Andrea Ermano

Amministratore: Sandro Simonitto

Web: Maurizio Montana

 

L'editrice de L'Avvenire dei lavoratori si regge sull'autofinanziamento. E' parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che dal 18 marzo 1905 opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista".

    L'ADL è un'editrice di emigranti fondata nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera.

    Nato come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte durante la Prima guerra mondiale al movimento pacifista di Zimmerwald; ha ospitato l'Avanti! clandestino (in co-edizione) durante il ventennio fascista; ha garantito durante la Seconda guerra mondiale la stampa e la distribuzione, spesso rischiosa, dei materiali elaborati dal Centro estero socialista di Zurigo.

    Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha condotto una lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana, di chiunque, ovunque.

    Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo nella salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti.

        

 

Allegato Rimosso
Allegato Rimosso
Allegato Rimosso
Allegato Rimosso
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