[Diritti] Anarres. InformAzione, approfondimenti, appuntamenti



Anarres. InformAzione, approfondimenti, appuntamenti

Appuntamenti

Mercoledì 16 ottobre
Mercoledì 16 ottobre ore 9 al tribunale di Torino - corso Vittorio 130 – maxi aula 3
prosegue il processo a 67 antirazzisti torinesi.
In quest’udienza verranno sentiti i testimoni dell’accusa per l’occupazione del consolato greco di Torino pochi giorni dopo la morte di un anarchico greco quindicenne, ucciso a colpi di pistola dalla polizia il 6 dicembre del 2008.
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Giovedì 17 ottobre
Incontro “Dal Kurdistan alla Kabilia. Itinerari di libertà”

Negli ultimi anni si sono sviluppati movimenti di lotta che sia nelle modalità organizzative, sia negli obiettivi hanno modi libertari. Partecipazione diretta, costruzione di reti solidali su base locale, mutazione culturale profonda che investe le relazioni di dominio che attraversano il corpo sociale ne sono il segno distintivo, oltre alla durezza dello scontro con le istituzioni statali e religiose che controllano i vari territori.
La caratteristica importante di questi movimenti è il radicarsi in aree del pianeta dove negli ultimi quindici anni si sono sviluppati movimenti reattivi all’occidentalizzazione forzata di stampo religioso.
È il caso della Kabilia, la regione berbera dell’Algeria, è il caso del Curdistan turco e, più di recente, di
quello siriano, dove ampi strati di popolazione si sono schierati contro il regime e contro gli islamisti, costruendo al contempo un’esperienza di autonomia non statale sui loro territori.
Ma l’elenco potrebbe essere più lungo, attraversando il pianeta dal Messico all’India.

Ne parleremo giovedì 17 ottobre alle 21 in corso Palermo 46.

Interverranno:
Karim Metref, giornalista, insegnante, blogger di origine kabila
Daniele Pepino, curatore, tra gli altri, di numerosi testi sulla lotta in Curdistan, dove ha incontrato e dato voce a tanti attivisti.

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18 ottobre.
La politica della crisi, la materialità dello scontro di classe

Venerdì 18 ottobre punto info ore 17 in via Po 16
In questo paese ci sono case vuote e gente in strada, c'è chi lavora troppo per molto poco e chi non lavora affatto. Truppe tricolori uccidono e occupano l’Afganistan mentre qui chiudono gli ospedali.

I soldi per la guerra e le grandi opere inutili ci sono sempre, mancano invece per le mense dei nostri bambini, la salute, la scuola, i trasporti locali.
Il governo sta preparando una nuova manovra di lacrime e sangue. Le nostre lacrime, il nostro sangue.
La crisi morde sempre più forte, specie nelle periferie, dove solo le pratiche di autogestione, riappropriazione e solidarietà pongono un argine alla guerra contro i poveri che i governi di centro sinistra e quelli di centro destra hanno promosso negli ultimi vent'anni.
Continua…
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Venerdì 25 ottobre. Il gioco dell’economia. Chi vince e chi perde al di là della retorica sulla crisi
Il termine crisi è stato tanto usato da apparire logoro. Un mero rumore di sottofondo che accompagna qualsiasi discorso politico. Un rumore che si manifesta ogni volta che il governo attua tagli ai servizi e alle assunzioni, aiuti alle aziende, aumenti delle imposte.
È il rumore che ha accompagnato tutti i discorsi sulla flessibilità pretesa ed imposta ai lavoratori, la riduzione delle tutele, il taglio delle pensioni, la precarietà permanente, la disoccupazione cronica, la retorica dei giovani e la retorica dei vecchi, tutte orientate a ingannare gli uni e gli altri, facendoli sentire in colpa tutti.
Peccato che negli anni della “crisi”, tra il 2008 ed oggi i super ricchi, i Paperoni, sono cresciuti.
L’economia è un gioco a somma zero: se qualcuno perde, qualcun altro guadagna. In questi anni vissuti male, con la fatica di arrivare a fine mese, giocata sul risparmio su tutto, compreso l’essenziale, qualcuno, già ricco, lo è diventato di più.
Capirne di più, per smontare il discorso della crisi, è sempre più importante.
Ne parliamo venerdì 25 ottobre alle ore 21 in corso Palermo 46.
Interverrà Francesco Carlizza.

informAzioni

I morti di Lampedusa, il vecchio nazista, la danza macabra della Lega Nord
359 bare allineate in un hangar per dare una parvenza di dignità alle ultime vittime della frontiera sud della Fortezza Europa. I sacchi neri, che a Lampedusa sono sempre pronti, non potevano reggere la prova della telecamera, il ginocchio piegato di Letta, il cordoglio di Barroso e Alfano, il lutto nazionale, l’indignazione degli assassini che hanno deciso di accendere i riflettori su uno dei tanti episodi della guerra ai poveri. Continua…
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La decomposizione della politica
In questi anni abbiamo assistito ad un processo di decomposizione della politica persino sorprendente nei suoi modi. E’ come assistere alla messa in scena di ciò che normalmente è fuori dai riflettori, affidato agli specialisti delle camere mortuarie, che preparano il cadavere per l’ultima esposizione pubblica prima della sepoltura.
L’oscenità in senso etimologico, ossia l’esposizione del disordine dietro i fondali, della confusione dei camerini, dei volti senza trucco. Se dovessimo trovare una formula per questa nostra epoca potremmo dire di essere passati dalla politica spettacolo allo spettacolo della politica. Farsesco, impudico, esibito sino all’estremo. Eppure insuperabile.
Intorno alla questione della decadenza da senatore di Silvio Berlusconi e alla crisi di governo abortita in extremis, il gioco delle alleanze, delle amicizie, delle poltrone, degli interessi si è mostrato senza infingimenti. Nudo. Una nudità senza vergogne di sorta. Scilipoti che inveisce contro i traditori che abbandonano la barca che affonda è l’immagine più emblematica della politica che da spettacolo, mostrando la propria trama senza esitazioni né traumi.
Se il berlusconismo ha segnato il passaggio dalla politica ideologica alla politica dell’immagine, il tramonto del vecchio leader pare segnare il passaggio all’avanspettacolo, alla farsa, all’operetta.
Il buffone diventa re e recita la parte con la stessa ferocia del proprio modello.
La distanza tra il buffone che si fa re, i continui “scandali” che rendono pubblica la corruzione profonda della politica (e della società), allargano la distanza tra l’apparato istituzionale e le vite concrete di quanti vivono esistenze precarie, prive di prospettive, ancorate a scelte appannaggio di una governance transnazionale che detta la propria agenda alle istituzioni nazionali. Oggi la politica ha visto erodere il proprio potere di controllo dell’economia e, quindi, di presa sulla società, se non nella forma più squisitamente disciplinare.
Continua…

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Shutdown. Crepe nell’impero americano

Il braccio di ferro tra l’amministrazione Obama e l’ala dura del partito democratico ha portato allo shutdown, ossia alla chiusura per mancanza di fondi di numerosi servizi e strutture dello Stato federale.
Sul piatto il cosiddetto Obamacare, la riforma sanitaria che dovrebbe garantire un’estensione dell’accesso alle cure per migliaia di statunitensi che ne sono esclusi.
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Nuovo Brasile, antiche esclusioni
Negli ultimi due mesi si sono moltiplicate le lotte della classe media brasiliana. Il Brasile sta cambiando: la crescita economica che in termini di Pil significa un più 2,6% per quest’anno, l’estendersi della produzione industriale, l’aprirsi di un mercato interno più vasto, ha dato slancio al protagonismo di categorie come gli insegnanti e i bancari che ambiscono a consolidare una più solida posizione di classe.
D’altro canto poco o nulla è cambiato per le classi più povere, quelle che crescono e fanno crescere le favelas, quelle dei contadini senza terra, dei braccianti e degli operai. L’incapacità – o non volontà – dei governi di sinistra da Lula e Rousseff di attuare una riforma agraria ha mantenuto intatti i privilegi dei latifondisti verde e oro.
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Re Giorgio e l’amnistia
Lo scorso 8 gennaio l’Italia è stata condannata dalla Corte Europea per i Diritti Umani per i trattamenti inumani e degradanti inflitti ad alcuni detenuti rinchiusi nelle carceri di Busto Arsizio e Piacenza. Questi prigionieri erano stati obbligati a condividere con altri carcerati una cella di 9 metri quadrati, senza acqua calda e priva di una decente illuminazione.
La cifra di 14.000 euro è il prezzo fissato dalla corte per le torture subite dai detenuti.
Ma non solo. I giudici hanno stabilito l’obbligo per l’Italia di porre rimedio al sofraffollamento carcerario entro un anno. Il governo italiano, già numerose volte nel mirino della corte, ha immediatamente fatto ricorso. Il ricorso è stato respinto lo scorso 27 maggio.
Questa decisione apre la possibilità che tanti altri detenuti si appellino alla corte, oltre ad obbligare l’Italia a porre fine alle terribili condizioni di vita nelle carceri del Bel Paese.
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Telecom. Dai capitani coraggiosi ai conquistadores

Telecom tra non molto parlerà spagnolo. Il controllo di Telco che a sua volta controlla Telecom è passato alla spagnola telefonica. E’ l’ultimo esito delle privatizzazioni all’italiana, che prevedono lo spolpamento e poi la dismissione dei gioielli di famiglia.
Telecom venne privatizzata ai tempi di Prodi, ricomprata ai tempi di D’Alema, da quelli che l’allora presidente del consiglio definì “capitani coraggiosi”, tanto coraggiosi che la acquisirono con i suoi stessi soldi. Le ovvie conseguenze furono che Telecom si caricò di un debito miliardario dal quale non è mai riuscita a liberarsi.
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Lavoro. Futuro remoto
I dati dell’Istat fotografano un quadro occupazionale sempre più drammatico. Il tasso di disoccupazione ad agosto è salito al 12,2%. I senza lavoro sono 3 milioni 127 mila, per la prima volta sono più del 40%.
Una doccia fredda che arriva lo stesso giorno che il Cnel delinea il suo ritratto del mercato del lavoro italiano. Un ritratto crudo, che non lascia spazio ad illusioni di miglioramento. Il rapporto dello Cnel giunge alla conclusione che parte della disoccupazione generata nella crisi sia ormai da ritenersi strutturale.
Negli anni della crisi dal 2008 al 2012 il Pil è sceso dell’8%, i posti di lavoro persi sono 750.000, cui andrebbero aggiunti i 270.000 cassaintegrati di lungo corso, destinati presto ad allungare le file dei senza lavoro.
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Il tramonto di Alba Dorata?
Gli arresti di numerosi esponenti di Xrisi Argi – Alba Dorata – dopo l’assassinio di Pavlos Fyssas, il rapper antifascista accoltellato a morte da una squadraccia ad Atene, parrebbe porre fine alla luna di miele tra la formazione dell’estrema destra e Nea Demokratia, il partito del primo ministro Antonis Samaras. Il governo ha a lungo coperto ed appoggiato le azioni squadriste della formazione guidata da Nikos Mihaloliakos, oggi accusato di associazione a delinquere, omicidio, aggressione e riciclaggio.
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Queste e tante altre info su
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Appello. 10.000 euro di solidarietà

Cari compagni e compagne,
siamo obbligati a fare appello alla vostra solidarietà attiva. Numerosi compagni e compagne della Federazione Anarchica Torinese sono sotto processo per la loro attività politica e sociale. Abbiamo in corso ben due maxi processi per la nostra attività antirazzista, un processo per antifascismo, uno per antimilitarismo, uno per il nostro impegno nel movimento No Tav.
Banali azioni di informazione e lotta sono entrate nel mirino della magistratura. Un presidio antirazzista diventa violenza privata, una performance antimilitarista un’offesa alla sacralità dell’esercito, il buttare via un manifesto fascista danneggiamento, un’azione popolare di contrasto al Tav viene perseguita con durezza.
Alcuni di noi hanno già subito nel recente passato condanne per la propria attività politica. Alcuni di noi rischiano la galera.
Siamo convinti che il miglior modo per rispondere alla repressione dello Stato consista nel continuare con ancora maggior impegno le lotte nelle quali siamo impegnati.
Siamo anche convinti che campagne pubbliche di appoggio ai compagni finiti nel mirino della magistratura possano riportare sul terreno della lotta le vicende che lo Stato vorrebbe relegare in un’aula di tribunale.
I processi hanno anche un costo molto elevato, sia per gli avvocati che per tutte le carte che la burocrazia della repressione pretende.
Ci servono urgentemente circa 10.000 euro.
Non siamo in grado di farcela da soli.
Il conto corrente postale cui potete inviare i vostri contributi è il numero – 1013738032 – intestato a Maria Margherita Matteo, Torino.

codice IBAN IT35 Y076 0101 0000 0101 3738 032

Codice BIC/SWIFT BPPIITRRXXX

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Appuntamenti fissi

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Ogni martedì riunione del collettivo antipsichiatrico “Francesco Mastrogiovanni” ore 21 in corso Palermo 46. Le riunioni sono sospese tra metà luglio e agosto. Riprenderanno martedì 3 settembre.

Il numero contro gli abusi psichiatrici funziona tutti i giorni con segreteria telefonica. Il martedì – dalle 19 alle 21 - rispondiamo direttamente.

Segnati il numero e fallo girare. 328 7623642

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Ogni giovedì – ore 21 in corso Palermo 46 - riunione degli anarchici della FAT aperta a tutti gli interessati.

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Ogni venerdì – dalle 13 alle 15 – anarres va in onda sui 105,250 delle libere frequenze di radio blackout. Se sei lontano puoi sentire anche in streaming accedendo dal sito della radio
www.radioblackout.org

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per info chiamate 338 6594361