[Resistenza] Grillo, Napolitano e Casa Pound



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Direzione Nazionale


Milano, 15 gennaio 2013

Grillo, Napolitano e Casa Pound
Un ragionamento a freddo sulle prospettive del Paese, una indicazione chiara su come ricostruirlo
 
Questo comunicato è una sorta di lettera aperta che ha destinatari precisi: non è rivolta agli attivisti del M5S in generale e non è rivolta al “popolo della sinistra” in generale. E’ rivolta, nello specifico, a chi ha l’ambizione di voler incidere, al di la delle “schiere di tifosi” pro o contro Grillo, sul corso delle cose affinché i tanti proclami di cambiamento, discontinuità e rivoluzione che fioccano da più parti si traducano in realtà. E’ una categoria trasversale di persone, questa, che appartiene e opera dentro e fuori il M5S, dentro e fuori dai partiti, dai collettivi, dagli organismi della sinistra, ma sicuramente dentro il movimento popolare contro gli effetti della crisi e per la costruzione dell’alternativa.
 
Al di la delle precisazioni di Grillo, il suo pacato colloquio con un gruppo di fascisti di Casa Pound  fa scoppiare una contraddizione latente che si protraeva da tempo nel M5S (e nei confronti del M5S): è un movimento che strizza l’occhio al populismo di destra? Le dichiarazioni di Grillo sullo ius solis, alcune altre sparate dello stesso tenore, le posizioni del M5S in alcune amministrazioni locali (Bolzano come Bologna) hanno fatto crescere e diffuso il sospetto che la discriminante dell’antirazzismo scritta nel non statuto fosse giusto una credenziale generale. L’ondata di sdegno e indignazione dopo il filmato in cui Grillo dice a Di Stefano “sembri un delegato del M5S” ha attinto dal variegato campo della sinistra: parliamo dell’indignazione genuina di chi ha la bandiera rossa nel cuore, non dell’indignazione strumentale e pelosa di quegli esponenti della sinistra borghese che in materia di sdoganamento dei fascisti hanno detto e fatto di peggio (un esempio su tutti è quello di Martina Nardi, Vicesindaco di Massa e candidata per SEL alle prossime politiche).
E ha attinto anche dalle fila degli attivisti stessi del M5S, in modo diverso:
Quella di Casapound è stata un po' una "imboscata" tesa a prendere un po' di consensi. Non è un mistero che quelli di Casapound "simpatizzino" per Grillo. Grillo, di contro, ha fatto abbastanza slalom nel rispondergli ed è sembrato voler stare con due piedi in una scarpa. (…) Forse i "requisiti", il tipo rasato, ce li avrebbe avuti, in senso generale. Ma in senso meno generale parliamo di un movimento politico che predica sì lo stato sociale etc etc (ditemi chi non lo fa...almeno a parola), ma anche l'odio razziale e pratica violenza fisica. Se Grillo e/o i grillini non sono informati al riguardo, posso farvi un po' di esempi di cosa fanno i ragazzi di Casapound anche nella mia città... Detto questo, tanto rumore per nulla secondo me, sarebbe opportuno però per grillo rimanere più concentrato su altre cose ed evitare trabocchetti”; oppure “Dobbiamo ammettere che è stata una esternazione azzardata quella di Grillo. Non possiamo usare anche noi la tattica di ritrattare le cose dette. L'ho sentito io dalla sua bocca dire che non aveva alcun problema ad aprire a Casapound. Sono rimasta sconcertata e addolorata. Questo significa che anche un esponente della mafia o della 'ndrnagheta, che non abbia mai fatto politica, ha i presupposti per far parte del movimento, in virtù del suo ecumenismo? No, ha sbagliato e DEVE assolutamente ammetterlo, o sarà un motivo per perdere tantissimi voti. I fascisti devono essere fuori dal movimento, senza se e senza ma!” (commenti dal blog www.beppegrillo.it). Fino a chi ha deciso di uscire dal Movimento 5 Stelle perché “mi ritengo in tutto e per tutto erede culturale della Resistenza e dello spirito dell’Assemblea Costituente, in gran parte tradito dall’evoluzione della classe politica di questo paese, ma valido e giusto nei suoi presupposti contenuti negli articoli fondamentali” (Lorenzo Paluan, consigliere comunale a Carpi per la lista civica Carpi 5 Stelle/PRC) o perché “non si può parlare di difesa della Costituzione nel programma del Movimento e poi legittimare l'esistenza di un partito fascista, affermando che non compete a Beppe Grillo e quindi al Movimento definirsi o meno antifascisti. Quella Costituzione è stata scritta grazie alla vita di chi ha lottato per creare in Italia le condizioni di democrazia e partecipazione, per il cui sviluppo abbiamo lavorato in questi anni all'interno del Movimento, e quindi chiunque si definisca fascista non può e non deve avere diritto di parola, come peraltro dice la legge (Marco Giustini, consigliere del M5S al Municipio XVI di Roma). Si tratta per lo più, comunque, di una sana, di un’importante espressione di antifascismo popolare che offre l’occasione per (ri)affermare alcuni principi.
 
Il fascismo non è un’opinione. Ma un progetto politico a cui la parte più reazionaria e criminale dei padroni, dei banchieri, dei finanzieri e del Vaticano ricorre per far fronte alla mobilitazione popolare. Il fascismo è la dittatura aperta e terroristica della borghesia, è il terrore padronale innalzato a sistema di governo (di dominio). Non è un principio astratto: è un fatto duro come il marmo, scritto con il sangue nella storia delle masse popolari e dei lavoratori. Chi dialoga pacatamente e costruttivamente con i fascisti non sta ascoltando un’opinione, sta accordando dignità a un progetto di governo, a un modello di società, a una “prospettiva” di futuro fatta di “obbedire e combattere”, di caserma e di guerra.
 
Il fascismo non è una parentesi chiusa. Banchieri, speculatori, padroni, vecchi rottami sopravvissuti al medioevo (Vaticano), organizzazioni criminali non riescono più a governare la società come lo hanno fatto nei decenni passati, la crisi economica spinge milioni di persone fuori dal corso “normale” delle cose, spinge milioni di persone a mobilitarsi per fare fronte alla crisi e per superare l’ordinamento che la genera. Di fronte al precipitare della crisi e all’estendersi della mobilitazione di operai, lavoratori, studenti, disoccupati e pensionati, la “gente che conta” è alla ricerca di individui e gruppi in grado di intruppare la parte più arretrata e abbrutita delle masse popolari e mettersene alla testa per fomentare la guerra tra poveri (divide et impera: italiani contro immigrati, omosessuali contro eterosessuali, cristiani e musulmani, giovani contro anziani, uomini contro donne, ecc.) all’interno del paese e preparare il terreno alla guerra contro i popoli di altri paesi.
 
Le prove di fascismo. Per selezionare i loro prossimi “uomini della provvidenza” creano, foraggiano, sostengono, finanziano e proteggono gruppi come Casa Pound e gli altri (Forza Nuova, Fiamma Tricolore, La Destra, Hammerskin, ecc.), promuovono e favoriscono il loro radicamento nei quartieri e nei movimenti popolari: sono le prove di fascismo (Prove di fascismo, stronchiamole prima che facciano molto danno!- La Voce del (n)PCI, n. 33). La maschera da bravi ragazzi, la rivendicazione di avere spazi democratici “come tutti”, gli argomenti “antisistema” sono gli strumenti che usano i fascisti per mascherarsi, per la propaganda, la costruzione del consenso e il reclutamento (salvo poi votare il PdL e la Lega).
 
Tutto cambia e inevitabilmente cambierà. La crisi spinge tutti e il paese intero di fronte a un bivio:
·          - un governo d’emergenza per far fronte agli effetti più gravi della crisi del capitalismo secondo gli interessi delle masse popolari. Esso potrà costituirsi e soprattutto mantenersi e svolgere la sua attività solo in stretta collaborazione con le masse popolari organizzate (le organizzazioni operaie e popolari). Attuerà un programma che mette al centro la difesa e la creazioni di posti di lavoro utili e dignitosi per produrre beni e servizi utili e nell’interesse della collettività e dell’ambiente, la collaborazione e la solidarietà con gli altri popoli. Un governo che sappia far fronte al sabotaggio, al boicottaggio e all’aggressione inevitabili da parte delle istituzioni italiane ed estere della borghesia imperialista, faciliterà la rinascita del movimento comunista fino all’instaurazione del socialismo;
·          - oppure un governo d’emergenza della borghesia imperialista europea, americana e sionista e della Corte Pontificia, quale è già il governo Monti, ma libero dai vincoli che hanno intralciato la sua opera criminale, affrancato dall’omaggio rituale e formale che il governo Monti rende e deve rendere ai residui deformi dei partiti della Repubblica Pontificia (ai partiti della casta, per dirla alla grillina).
 
Tutti i movimenti popolari devono decidere quale strada imboccare, quale soluzione favorire, costruire e promuovere.
I movimenti popolari, il loro orientamento, il loro ruolo, sono il campo di battaglia che determinerà (determina già oggi!) la mobilitazione rivoluzionaria o la mobilitazione reazionaria delle masse popolari. Quanto più sono rappresentativi, vasti, capaci di mobilitare, capaci di tradurre in programma politico le aspirazioni della parte di masse popolari che mobilitano, tanto più la lotta fra avanzato e arretrato (tra destra e sinistra) al loro interno è acuta, aspra, decisiva.
In pochi anni molti movimenti popolari sono nati, si sono sviluppati, sono diventati e sono parte della generale mobilitazione per salvare il paese dallo sfacelo e ricostruirlo; in molti casi sono stati oggetto, in virtù della loro caratteristica di movimenti popolari, delle prove di fascismo, dei tentativi infiltrazione dei neofascisti. E’ successo anche al Movimento NO TAV (sulla cui natura antifascista nessuno può gettare ombre), è successo al movimento dei Forconi (che per molto tempo sono stati etichettati tutti come fascisti, per le manovre di alcuni dirigenti che effettivamente lo sono e che poi sono stati espulsi e per le contraddizioni di quelli che sono rimasti). E’ successo al movimento per l’acqua pubblica, con i tentativi di infiltrazione di Forza Nuova. E’ successo al movimento contro la discarica di Pianura, dove i fascisti e la malavita hanno avuto effettivamente un ruolo nella mobilitazione delle masse e dove il movimento comunista e progressista ha conteso loro la direzione e l’orientamento del movimento.  Succede per il M5S. E succede a ragion veduta, per il ruolo che questo movimento ha e per quello che può avere nel futuro del paese.
 
Il peccato originale di Grillo e il ruolo del M5S. “Ciò che Napolitano & C. (da Bersani a Vendola, a Monti) bollano come “populismo” e non perdonano a Grillo è la capacità di far leva sull’ostilità diffusa contro Monti (come contro Berlusconi e prima contro Prodi… in sintesi: contro ogni governo dei poteri forti dopo un po’ che è all’opera) anziché deviarla, confonderla, annacquarla, diluirla, attutirla con chiacchiere, programmi, commissioni di studio, distinguo, menù della cucina dell’avvenire” (Resistenza n. 1 - gennaio 2013). Da qui il principale successo di Grillo e il seguito che raccoglie.
L’azione di irruzione e di disturbo che il M5S svolge all’interno del “teatrino della politica borghese” ostacola, rende difficoltosa la possibilità dei politicanti di tramare dietro le quinte, di accordarsi, di “inciuciare” sulla pelle delle masse popolari, favorisce e alimenta l’ingovernabilità del paese per i vertici della Repubblica Pontificia. Da qui il fuoco incrociato dei cecchini di destra, centro e sinistra, da Napolitano a Monti, da Bersani a Ferrero e gli stessi promotori di Rivoluzione Civile (che prima si proclamavano “alternativi a PD e a Grillo”, ora sono alternativi solo a Grillo e strizzano l’occhio al PD).
Il M5S è ad oggi l’unico movimento popolare che ha contemporaneamente l’obiettivo, la diffusione, il seguito e la forza di partecipare alle elezioni (politiche, regionali, amministrative), dichiara di farlo (e lo sta facendo, almeno come opposizione nei consigli comunali dove è presente) non per accordarsi con i commensali, i cuochi e i camerieri della Repubblica Pontificia, ma per mandare all’aria il banchetto. Il suo ruolo è prezioso, se e nella misura in cui sarà perseguito con coraggio, fermezza, determinazione e creatività, per tutti coloro che aspirano a rendere ingovernabile il Paese ai padroni, alle banche e al Vaticano.
I vertici della Repubblica Pontificia puntano e punteranno a far rientrare Grillo nei ranghi della (loro) ragionevolezza e della (loro) compatibilità. Che ci riescano o meno non dipende da Grillo, non dipende da ciò che pensa o dice, non dipende da ciò che lui e Casaleggio riterranno più conveniente o giusto. Dipende dall’orientamento del M5S e dalla strada che il M5S imboccherà. Chi la decide? Principalmente la sinistra del M5S stesso, la parte più progressista e lungimirante, sulla base della pratica e dello schieramento fra le uniche due vie che abbiamo di fronte (che abbiamo di fronte tutti, mica solo il M5S), secondariamente la decidono l’orientamento e l’intervento sulla base del M5S del resto delle organizzazioni popolari che compongono il movimento di resistenza e lotta agli effetti della crisi.
 
La forza e la debolezza del M5S. La principale, la più dinamica, la più radicata forza politica elettorale che opera per buttare all’aria il banchetto dei vertici della Repubblica Pontificia: questa è la forza del M5S. La capacità di tradurre la spinta ideale e le aspirazioni in pratica è ancora la principale debolezza. Che si lega, ancora, alla lotta fra la mobilitazione reazionaria e la mobilitazione rivoluzionaria (governo di emergenza popolare o governo di emergenza padronale) che il Paese ha di fronte. Lo sviluppo sano e positivo del M5S dipende da quanto contribuirà alla costruzione del governo di emergenza popolare, da quanto concretamente diventerà il promotore dell’organizzazione e della mobilitazione popolare sui temi centrali della lotta per il governo del paese. In caso contrario sia il personaggio (Beppe Grillo) che il movimento che ha riunito attorno a sé dovranno abbandonare nel giro di breve la bandiera della legalità e dell’onestà come anche quella della democrazia partecipativa (per i politicanti, i padroni, i banchieri e gli affaristi persino la “democrazia rappresentativa” sta diventando una camicia troppo stretta!) grazie a cui hanno coalizzato sia la protesta popolare contro la casta che governa da decenni il nostro Paese, sia, nei fatti, la protesta contro la crisi del capitalismo entrata nella sua fase acuta e terminale.
 
Alle elezioni il M5S potrà prendere il 5, il 10 o il 20%, il centro della questione non è (solo) quanti voti prenderà, ma che uso ne farà per passare dalla protesta alla mobilitazione, dal contro al PER. I voti, tanti o pochi, può prenderli con i comizi e gli spot (grossomodo come sperano di fare i partiti borghesi di destra e di sinistra), quello che fa la differenza è se usa o meno la campagna elettorale per promuovere organizzazione, mobilitazione e protagonismo popolare.
 
La questione centrale è il lavoro: un lavoro utile e dignitoso, per tutti. Casta, burocrazia, informazione manipolata, energia… sono temi giusti. Ma il centro della questione è la difesa dei posti di lavoro esistenti e la creazione di nuovi, è la difesa delle aziende esistenti da chiusure e delocalizzazioni e la creazione di nuove aziende. Lo Tsunami Tour può essere una sequela di comizi “alla Grillo” (nel senso negativo che si vuole dare alla definizione)  o può essere davvero un’onda che travolge politicanti, speculatori e burocrati. Tanto più se Grillo andrà a parlare non solo nelle piazze, ma anche e soprattutto di fronte alle fabbriche in lotta, agli ospedali presidiati, ai picchetti… perché “difendere il lavoro” non è uno slogan: vuol dire organizzare e mobilitare i lavoratori a tenere aperte e a far funzionare l’ALCOA, la FIAT di Termini Imerese, l’Irisbus, la Jabil, gli ospedali e la miriade di altre aziende chiuse o a rischio chiusura, delocalizzazione, ridimensionamento. Passare dalle chiacchiere ai fatti, dalle declamazioni all’utilizzo di tutti i mezzi, risorse e forze per avviare l’autogestione delle aziende chiuse o in crisi, per promuovere l’autorganizzazione dei disoccupati! La prova del nove è la pratica: non aspettare il dopo elezioni, ma iniziare a fare qui ed ora, con le forze già disponibili!
Senza un lavoro utile e dignitoso per tutti non è possibile rimettere in piedi il nostro paese. Questa è la sintesi di tutte le rivendicazioni, questa è la base di ogni percorso realistico di rinascita economica, ambientale, intellettuale e morale del nostro paese, di ogni percorso realistico di uscita dalla crisi generale del capitalismo.  Un lavoro
- utile: per produrre e realizzare quello che serve alle famiglie, alla vita collettiva, alla tutela e al miglioramento dell’ambiente, al progresso in ogni campo della vita sociale,
- dignitoso: sicuro, rispettoso della salute, dell’integrità e della sicurezza dei lavoratori,
- per tutti: perché c’è un sacco di lavoro da fare, c’è bisogno del lavoro di tutti, italiani e immigrati, per far funzionare le scuole, gli ospedali e gli altri servizi pubblici che sono cronicamente sotto organico, per rimettere e mantenere in sicurezza il territorio, per sviluppare la ricerca e/o l’applicazione di nuove energie pulite, per tenere aperte le aziende che i capitalisti chiudono o delocalizzano, per riconvertire ad altre produzioni quelle inutili o dannose, per recuperare gli stabili in disuso e i quartieri degradati delle grandi città.
 
  • Prendere in mano con le buone o con le cattive l’azienda che i padroni vogliono ridimensionare, delocalizzare, chiudere e autogestirla,
  • far funzionare aziende, enti, agenzie della Pubblica Amministrazione come centri di progettazione, organizzazione, mobilitazione e direzione dei disoccupati anche in campi diversi da quelli in cui quelle aziende attualmente lavorano,
  • creare e favorire la creazione di nuove aziende che producano beni e servizi di cui le masse popolari hanno bisogno.
Questa è la prospettiva concreta per valorizzare il ruolo di “guastafeste” che il M5S ha già e fargli assumere un ruolo di promotore di vero governo dal basso (democrazia diretta).
L’alternativa è menare il can per l’aia con le proposte di ritornare all’economia locale, del microcredito, della politica pulita, fino all’uscita dall’UE-Euro e all’adozione di una nuova moneta nazionale, sempre rimanendo all’interno dell’attuale sistema capitalista. Queste misure programmatiche che in qualche modo accomunano Grillo e altri illustri borghesi “illuminati” ai fascisti di Casa Pound sono senza basi scientifiche, campate in aria, una pia aspirazione conformata dalla fantasia per i primi e una mossa propagandistica e demagogica per i secondi.
Operai dell’ILVA e cittadini di Taranto, lavoratori del S. Raffaele di Milano o del S . Filippo Neri di Roma, lavoratori della FIAT, insegnanti e precari, operai dell’Irisbus e dell’ALCOA, Movimento NO TAV, pastori sardi e forconi siciliani, Movimento NO MOUS… questi devono essere i protagonisti della campagna elettorale, non gli argomenti. 
 
Ora veniamo nello specifico ai destinatari di questa lettera. Le aperture di Grillo a Casa Pound sono la dimostrazione (o meglio la conferma) che il M5S è una realtà contraddittoria. In quanto movimento popolare, l’orientamento che prenderà è il frutto e il risultato di una lotta aspra fra tendenze reazionarie e tendenze rivoluzionarie (indipendentemente da come si riconosce o si definisce ogni appartenente del M5S e da come lo riconoscono e lo definiscono gli “esterni”). L’ondata di indignazione e di proteste per le sue “ambiguità” (se così si vogliono chiamare) hanno già prodotto il risultato che Grillo è stato spinto a chiarire di non essere fascista e di non avere simpatie per i fascisti. Poca cosa? No. E’ la dimostrazione di come e quanto la base lo influenzi (alla faccia di chi continua a vedere e mettere avanti solo la caricatura del “dittatore del movimento”). Ora si tratta di procedere per far valere chiaramente nel M5S il valore dell’antifascismo: è una battaglia che la parte più avanzata e consapevole del M5S può condurre e deve condurre senza preclusioni e soggezioni, in modo aperto. Troverà il sostegno di tanti fuori e intorno al M5S.
La via che il M5S prenderà è ancora incerta. Chi condanna il M5S perché reazionario, qualunquista e populista ammette pubblicamente di non saper o non voler contribuire alla battaglia per valorizzare le caratteristiche e il ruolo positivo che ha già, alla sua trasformazione. Dà per persa una battaglia contro la mobilitazione reazionaria che invece è ancora tutta aperta. Per chi è comunista, significa non aver imparato (o non voler imparare?) dall’esperienza del PCI di Bordiga che consegnò il movimento degli Arditi del Popolo nelle mani dei fascisti di Mussolini, perché era un movimento contraddittorio.
Chiudere le porte al movimento, voltargli le spalle, uscirne, dimettersi dalle cariche pubbliche (come hanno fatto alcuni consiglieri municipali o comunali) significa abbandonare il campo.
Ma chi aspira a un mondo migliore, chi lotta per costruirlo non può permettersi di lasciare il campo di battaglia aperto alla destra reazionaria.
 
Conclusioni. Il nostro partito ha rapporti con il M5S in tante città d’Italia grandi e piccole. E continuerà ad averne. Con la consapevolezza (e nel rispetto) che di fronte abbiamo uomini e donne con cui condividiamo la spinta a cambiare il mondo e spesso non condividiamo analisi, strumenti, metodi e obiettivi particolari. Non è per una dichiarazione di Grillo (grave) che abbandoniamo l’ambizione di contribuire affinché un movimento popolare impari a fare meglio il lavoro che già fa e impari dalla pratica a definire obiettivi, strumenti e metodi che permettano a tutto il movimento popolare di svilupparsi, di avanzare, di vincere. Di governare.


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Cordiali saluti dalla redazione di:
RESISTENZA

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