SILENZIO PER GOMORRA



 SILENZIO PER GOMORRA

C'era da aspettarselo.
Tutto ciò che è libera informazione viene attaccato come il peggiore dei mali.
Ora anche Roberto Saviano, autore di "Gomorra", è entrato nel mirino.
Non era sufficiente essere nel mirino della camorra, per cui da anni lo scrittore è sotto scorta.
Ora era necessario che fosse anche nel mirino della presidenza del consiglio.
La colpa dello scrittore sarebbe, secondo il premier, quella di aver parlato della criminalità organizzata, facendo in questo modo pubblicità alla mafia.
Due sono i motivi più evidenti alla base di questa ennesima castroneria del capo del governo:
1) la criminalità organizzata è "cosa nostra", nel senso che solo alcuni sarebbero autorizzati a parlarne, la gente non deve sapere, ce la sbrighiamo tra di noi, senza tanta pubblicità;
2) l'attuale capo del governo è totalmente ignaro di cosa significhi la parola "informazione", confondendola continuamente, da tipico piazzista quale in fondo è rimasto, col fare pubblicità.
Ciò che lascia più perplessi di fronte a questa affermazione del premier è il fatto che l'esistenza della mafia si basa proprio sull'omertà. Da cosa si distingue il silenzio imposto dalla criminalità organizzata dal silenzio che il premier auspicherebbe? Sarebbe interessante che ce lo spiegasse, perché il risultato molto probabilmente sarebbe lo stesso: la mafia continuerebbe a fare i propri comodi senza essere disturbata. Tanto è cosa nostra.

Carlo Olivieri
umanista
carlo.olivieri3 at tin.it