Condivisione del profitto e cogestione dell'impresa. Documento da inviare e diffondere se condiviso



Movimento per la società di giustizia e per la speranza
Cari amici,
                 il Movimento ha preparato questo intervento per la condivisione dei profitti e le cogestione delle imprese; per il quale chiede il vostro aiuto nell'invio e nella diffusione. Il documento può sempre essere fatto proprio e anche mutato. Gl'indirizzi:

Min.Giulio Tremonti, ufficio.stampa at tesoro.it

Pres. Emma Marcegaglia, presidenza at confindustria.it

Segr. Guglielmo Epifani, info at cgil.it

Segr. Raffaele Bonanni, segreteriagenerale at cisl.it

Segr. Luigi Angeletti, info at uil.it

Un saluto fraterno da Arrigo Colombo
 

Movimento per la Società di Giustizia e  per la Speranza

Lecce

 

Al Ministro dell’Economia Giulio Tremonti

alla Presidente di Confindustria Emma Marcegaglia

ai Segretari di CGIL, CISL, UIL, Guglielmo Epifani, Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti

 

Condivisione del profitto e cogestione dell’impresa

 

Il Ministro Tremonti, e altri con lui, hanno istanziato la condivisione del profitto da parte dei lavoratori; punto che nella tradizione cattolica era presente già nelle encicliche sociali dei papi, nella Quadragesimo anno di Papa Ratti, che è del 1931. C’è dunque un ritardo di quasi ottant’anni.

Il Ministro ha però escluso la cogestione, non si sa con quale coerenza.

 

Si tratta di capire che condivisione del profitto e cogestione dell’impresa sono un fondamentale diritto del lavoratore, di tutto il corpo che opera nell’impresa, del “lavoro” rispetto al “capitale”.

Perché il capitale fornisce la base materiale, strumentale e finanziaria, ma chi inopera tutto questo e lo rende produttivo, lo rende profittuale è il lavoro.

È davvero paradossale, e profondamente ingiusto, che il detentore del capitale, l’azionista, possa profittare dell’impresa senza operarvi, semplicemente col suo pacchetto, e con qualche colpo di telefono. O anche, operandovi, appropriarsi dell’intero profitto escludendo il lavoro.

Lo stesso vale per la gestione dell’impresa da cui il lavoro è escluso, mentre è lui che la fa; e dovrebbe perciò anche gestirla, e come tale sedere nel consiglio di amministrazione con una maggioranza di due terzi, o di tre quarti.

 

Il fatto che sia escluso dall’uno e dall’altro costituisce un’ingiustizia che non può essere ulteriormente tollerata. Che procede dall’arroganza del capitale e dall’ignavia del sindacato; o anche dalla distorsione ideologica della Sinistra che mirava al perverso modello sovietico, dove tutto era posseduto e gestito non dai lavoratori ma dallo Stato. Un capitalismo di Stato.

 

Certo condivisione e cogestione sono solo un primo passo verso la costruzione di un ordinamento giusto nell’impresa e nell’intera economia. Ma un passo importante proprio in quella direzione, e affinché i lavoratori come i sindacati non permangano nell’ignavia attuale, e non finiscano con l’obliare i grandi principi e obiettivi di giustizia.

Lecce, il 14 settembre 2009

                                                                     per il Movimento, il Responsabile

                                                                             Prof. Arrigo Colombo

 

                                    Arrigo Colombo, Centro interdipartimentale di ricerca sull’utopia, Università di Lecce

Via Monte S.Michele 49, 73100 Lecce, tel/fax 0832-314160

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