Torino: mega striscione antirazzista ai fuochi di S. Giovanni



Torino: mega striscione antirazzista ai fuochi di S. Giovanni

 

Questa sera in piazza Vittorio per i fuochi di S. Giovanni c’erano anche gli antirazzisti.

Ad un mese dalla morte di un immigrato nel “nuovo” CPT di Torino c’è chi non dimentica che un uomo è stato lasciato agonizzare nella sua cella, senza che nessuno intervenisse. La Croce Rossa, responsabile della gestione del CPT, non ha ascoltato le richieste di aiuto dei suoi compagni, lasciandolo senza cure. Il direttore del CPT, il colonnello e medico Antonio Baldacci, così come il colonnello Antonino Calvano, responsabile provinciale della CRI, hanno negato ogni responsabilità accusando gli immigrati di mentire, mentre la polizia, giorno dopo giorno, deportava tutti i testimoni della fine di Hassan.

 

In piazza c’erano banchetti informativi, striscioni e volantini.

Una mezz’ora prima dell’inizio dei fuochi, quando la piazza era ormai gremita, alcuni antirazzisti si sono arrampicati su scale da nove metri ed hanno issato uno striscione di 21 metri che ha attraversato tutta la grande piazza Vittorio. Sullo striscione era scritto a caratteri di scatola “No CPT – No espulsioni – Croce Rossa Assassina”.

Per circa mezz’ora lo striscione ha campeggiato sulla piazza, mentre le forze del disordine statale, digos e agenti dell’antisommossa, intimavano di toglierlo. Di fronte all’ovvio diniego degli antirazzisti, dopo lunghi conciliaboli, frenetiche consultazioni telefoniche hanno provveduto di persona alla rimozione dello striscione. Le ragioni del blitz poliziesco sono state efficacemente riassunte da un funzionario che ha dichiarato “o lo togliete voi, o lo togliamo noi. Qui non ci può stare”.

Le parole fanno paura: nessuno deve ricordare che ci sono i “senza carte”, che una legge razzista li chiude in prigione, una prigione dove il 24 maggio di quest’anno a Torino, un uomo è stato lasciato morire da un’organizzazione umanitaria, la Croce Rossa.

 

Immagini qui:

http://piemonte.indymedia.org/article/2398

 

Il presidio in piazza Vittorio è stato organizzato nell’ambito dell’Assemblea Antirazzista.

La prossima riunione dell’assemblea è fissata per martedì 1° luglio in via Cecchi 21.

Per contatti:

assembleaantirazzistatorino at autistici.org

 

Di seguito uno dei volantini distribuiti in piazza Vittorio:

I fuochi e il muro

È passato un mese. Un mese dalla notte in cui il tunisino Hassan / Fathi, morì nella sua cella al CPT, il Centro di permanenza temporanea per immigrati di Torino. È stato lasciato agonizzare per ore e ore nel suo letto, senza che nessuno gli prestasse soccorso: la Croce Rossa, che gestiste la prigione dei “senza carte”, non è intervenuta, nonostante i compagni di Hassan abbiano a lungo invocato aiuto. “Come cani al canile, abbai e nessuno ti ascolta”. Un’immagine cruda che ben descrive i tempi che viviamo, quando la vita, la libertà, la dignità di un uomo si azzerano oltre i muri che separano il “diritto” dalla terra di nessuno dei clandestini, il limbo dei senza carte.

In questo limbo si vive e si muore come bestie. A volte anche peggio.

Dopo la morte di Hassan i prigionieri oltre il muro si sono rivoltati distruggendo suppellettili e materassi, hanno fatto lo sciopero della fame, hanno raccontato le loro storie ai solidali che in più occasioni si sono raccolti oltre il muro battendo ferri e gridando forte. Storie come quella di Said, che ha cercato di saltare il muro ma è stato preso e pestato a sangue. Storie di psicofarmaci nel cibo per tenere “buoni” tutti rincoglionendoli.

Al CPT chi protesta, chi chiede cure, chi resiste alla deportazione viene spogliato e ammanettato mani e piedi. Poi la parola passa ai manganelli.

I responsabili della Croce Rossa hanno negato ogni responsabilità, accusando gli immigrati di mentire, di mentire sempre, di mentire per vocazione, parole razziste per coprire le proprie responsabilità di fronte alla morte di uomo.

La magistratura ha aperto un’inchiesta sulla morte di Hassan mentre la polizia, giorno dopo giorno, deportava i testimoni di quella notte di maggio. Alla fine non resterà più nessuno che possa raccontare questa storia di ferocia e indifferenza che poco a poco scompare dalle cronache. La storia di chi vive e muore oltre il muro del CPT, la prigione dove i senza carte vengono rinchiusi prima della deportazione. Uomini e donne emigrati dai loro paesi per fuggire la fame, la guerra, le persecuzioni, venuti in Italia per cercare un’opportunità di vita, per riprendersi la fetta di futuro negata a chi nasce alla latitudine sbagliata.

Nel nostro paese – dove tutele e diritti sono ormai un miraggio anche per gli italiani – gli immigrati per campare la vita la rischiano ogni giorno, lavorando sotto il ricatto pesante dei padroni che non regolarizzano per mantenere forte il ricatto. Anche i pochi che hanno le carte possono perdere tutto, perché chi perde il lavoro, perde anche le carte.

In nome di una – falsa - emergenza sicurezza verranno spesi decine di milioni per i soldati che pattuglieranno le città. L’emergenza, quella vera, quella del lavoro che non c’è, del lavoro che uccide, della precarietà a vita, dei servizi solo per chi paga, viene messa in secondo piano, nascosta dalla propaganda razzista, la propaganda che alimenta e propaga il fuoco della guerra tra poveri.

Esercito e polizia per le vie servono solo a tenerci tutti, italiani e immigrati, sotto il tallone di chi, ogni giorno, lucra sulle nostre vite. I padroni e i governanti scommettono sulla guerra tra poveri, per imporre il loro ordine – un ordine fatto di violenza e sfruttamento bestiale. Sta a noi tutti, i senza potere, riallacciare i fili spezzati della solidarietà, resistendo ai soprusi, alle violenze, alle deportazioni.

In questa sera di prima estate, mentre in piazza brillano i fuochi di S. Giovanni, vogliamo ricordare che in questa città c’è chi muore perché un’organizzazione umanitaria ha lasciato che un uomo agonizzasse per un’intera notte senza ascoltare le grida di chi, “come cani al canile”, gridava inutilmente.

Quel muro, il muro del CPT, è il segno simbolico e reale del baratro nel quale sta precipitando la nostra società. Sta a noi buttarlo giù.

Fuochi di S. Giovanni? Fuoco al CPT!

 

Federazione Anarchica Torinese – FAI

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