IO SONO UNA TOGA ANARCHICA



----Messaggio originale----
Da: canziart at libero.it
Data: 28-feb-2008 
16.51
A: 
"kcamillopeacelink x"<camillo.coppola at tin.it
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CAMPAGNA ELETTORALE 20...

"IO SONO UNA TOGA ANARCHICA"

Nato a Napoli 
nel 1967, De Magistris ha lavorato alla procura di Napoli fino al 2002 
e poi è diventato sostituto al Tribunale di Catanzaro. Si è occupato di 
molti casi di corruzione nella pubblica amministrazione. Ha indagato il 
ministro della Giustizia Mastella e il premier Prodi. Il Csm ha deciso 
il suo trasferimento dalle funzioni e dalla sede per «insufficiente 
diligenza, correttezza e rispetto della dignità delle persone».

Disse: 
«Se vogliono che me ne vada, mi devono cacciare». La stanno 
accontentando.
«Non me ne vado via spontaneamente».

I magistrati non 
dovrebbero fermarsi troppo in una città.
«La mobilità è un valore. 
Evita collusioni con i potenti. Il procuratore della Repubblica più 
perbene dopo trent'anni non vede più l'abuso edilizio di fronte alla 
propria casa».

E allora?
«In un Paese ad alta densità di criminalità 
organizzata ci vuole del tempo per conoscere i fenomeni. Io non ho 
finito il mio ciclo».

Però aveva chiesto il trasferimento.
«L'ho fatto 
solo per vedere la mia posizione in graduatoria».

Lei ha parlato di 
«ipotesi di soppressione fisica», di «pallottole e tritolo», di 
giustizia «tornata all'era fascista», di «magistratura narcotizzata». I 
suoi accusatori hanno detto: manca di serenità ed equilibrio.
«Perfino 
il Csm ha ritenuto che non ho mai manifestato squilibrio e da questo mi 
ha assolto».

Non è solo problema di Csm.
«In quindici anni di carriera 
non ho mai ecceduto in interviste».

Quest'anno però...
«Era mio 
dovere. Era in atto un'attività di ostacolo alle mie inchieste. E 
l'esposizione mediatica mi ha più danneggiato che favorito».

Come 
giudica la sentenza del Csm?
«Inaccettabile».

Il magistrato rispetta 
le istituzioni.
«E' vero, ma la sanzione è evidentemente ingiusta. 
Senza precedenti».

L'interdizione alla funzione di pm finora l'ha 
ricevuta solo Chionna, il giudice che arrestò Sabani e si mise con la 
sua fidanzata.
«Una sanzione che non è stata data nemmeno ai magistrati 
corrotti».

Fa pensare che le contestino qualcosa di grosso.
«Ormai è 
pubblico. La montagna ha partorito il topolino e per il topolino sono 
stato condannato. Mi ero chiesto se ci fossero le condizioni per fare 
il magistrato in Calabria. Il Csm mi ha risposto. Non ci sono».

Il 
magistrato deve tener conto delle conseguenze del suo operato?
«Secondo 
i politici, ma è sbagliato».

Anche se si coinvolge il premier?
«Prima 
di coinvolgere un premier la valutazione deve essere ponderata. Ma io 
uso per tutti lo stesso scrupolo».

Ha avuto 100 interpellanze in due 
anni.
«Ce n'è una firmata da 60 senatori. Una marcia su Catanzaro!».

Emilio Sirianni, ex magistrato di Magistratura Democratica a Catanzaro, 
intervistato dal Sole 24 Ore, ha parlato di giudici che cercano il 
quieto vivere, che fuggono dai processi scomodi.
«Condivido. Ma un 
magistrato non può limitarsi ai proclami. Io ho denunciato fatti 
concreti. Forse per questo vengo trasferito. Quando ho detto in tv di 
aver avuto intimidazioni da livelli istituzionali io le avevo già 
raccontate nei tribunali e al Csm. Aspettiamo i risultati di Salerno 
per vedere se sono un mitomane».

Da chi ha ricevuto le intimidazioni?
«Ho fatto accuse che sono in grado di dimostrare. Ho fatto nomi e ho 
portato prove».

E' un fenomeno diffuso?
«Anche i testimoni e i 
denuncianti vengono intimiditi. L'omertà che stava scomparendo pian 
piano ritorna. Recentemente diverse persone che hanno collaborato con 
me hanno subito trattamenti non positivi».

Chi?
«Preferisco non fare 
nomi».

Li faccio io. Dov'è il suo principale collaboratore, Zaccheo?
«Trasferito a Fermo».

Dov'è il suo consulente per le comunicazioni, 
Genchi?
«Gli è stato revocato l'incarico per Why Not. E ce ne sono 
tanti altri».

Possiamo fare i nomi?
«Meglio no. Per la loro 
incolumità».

Lei è sotto tutela?
«Sì. Macchina blindata, autista, 
carabiniere».

La trattano bene.
«Ma non mi danno la benzina. E io non 
la uso».

Per risparmiare.
«I magistrati hanno la nomea di essere 
tirchi. Ed è vero. Io però vengo rimproverato per il contrario, eccesso 
di prodigalità».

E come va in ufficio?
«Utilizzo altri modi di 
spostamento che preferirei non dire».

Per che cosa l'ha condannata il 
Csm?
«Per non aver informato il procuratore della Repubblica delle mie 
indagini, ed io avevo ben spiegato perché non lo potevo informare».

Lo 
sospettava di essere la talpa.
«Su questo ci sono inchieste delicate a 
Salerno. Poi mi hanno condannato perché ho inserito in un decreto una 
dichiarazione di un magistrato, il dottor Iannuzzi di Potenza, il quale 
parlava di una relazione segreta tra due magistrati».

Era proprio 
necessario?
«Era assolutamente pertinente. Mi hanno anche condannato 
perché avevo fatto un decreto di perquisizione troppo motivato. Sono 
stato punito per un eccesso nel salvaguardare le mie inchieste. 
Sconcertante».

Sconcertante ma unanime.
«Non mi meraviglia 
l'unanimità. So quali interessi ho toccato. Ma il messaggio è 
devastante per la Calabria».

La Calabria...
«La Calabria sembra un 
Paese sudamericano. Un piccolo gruppo di persone detiene tutto il 
potere economico e politico. E la gran parte della gente vive in 
condizioni difficili».

Ha detto anche che la Calabria è un laboratorio 
criminale.
«La criminalità organizzata calabrese è la più potente. E 
presenta degli aspetti "di laboratorio" per le sue capacità collusive 
intra-istituzionali, politica, finanza, banche».

Mani Pulite scoprì le 
tangenti...
«Roba vecchia. Oggi tutto ruota attorno ai finanziamenti 
europei, alle società pubblico-privato e alle consulenze. I 
finanziamenti vengono pilotati su poche società, sempre le stesse, 
sempre con gli stessi dirigenti. Lì vengono fatte assunzioni guidate, 
parenti, amici, complici. I finanziamenti servono a tutto tranne che 
alle opere da realizzare. E con le consulenze i soldi prendono le 
giuste direzioni. Sono rimasto impressionato dal numero enorme di 
consulenze e dai nomi dei consulenti. Le persone addette ai controlli 
avevano parenti nelle società che dovevano controllare. Parenti di 
magistrati, parenti di poliziotti».

E i controlli? La magistratura?
«Durante Tangentopoli i giudici erano compatti. Oggi non è più così».

Colpa di chi?
«Una parte della magistratura si è avvicinata troppo al 
potere. Io rimango colpito quando vedo i magistrati che Mastella ha 
portato al ministero. Tutte persone che hanno ricoperto ruoli di 
vertice in Anm e nel Csm».

Che c'è di male?
«La vicinanza dei giudici 
al potere esecutivo condiziona l'indipendenza e l'autonomia della 
magistratura».

Stiamo pagando lo scotto delle leggi del governo 
Berlusconi?
«In parte, ma anche del governo Prodi. Non si è vista 
differenza tra i due governi in materia di giustizia».

Ha detto: «Nei 
salotti di Catanzaro indagatori e indagati vanno a braccetto».
«Lo 
sanno tutti che ci sono magistrati che frequentano salotti a Catanzaro 
dove ci sono personaggi eccellenti che dovrebbero essere sottoposti 
all'attenzione investigativa».

Ha detto, in riferimento alla sua 
vicenda: «Metodo fascista: colpirne uno per intimidirne cento».
«I miei 
giovani colleghi sono terrorizzati. Vedono maltrattare me, mentre 
nessuno affronta le collusioni fra magistratura e sistema illegale».

La sua vita.
«Padre giudice, nonno giudice, bisnonno giudice. Media 
borghesia, ma le scuole che ho frequentato erano promiscue, c'erano 
figli di intellettuali e di operai».

Ricordi?
«Il periodo più bello: 
l'impegno politico al Panzini, un liceo molto di sinistra. Poi 
all'università mi sono messo a studiare e ho lasciato la politica».

I 
giudici sono antropologicamente diversi?
«La frase di Berlusconi ha un 
suo fondamento. Persone che lavorano 16 ore al giorno, in mezzo a tutti 
questi problemi, per fare giustizia, hanno qualcosa di diverso».

D'Ambrosio, il procuratore generale, ha detto: «De Magistris ha 
interpretato il ruolo del Pm come missione e non come mestiere».
«Frase 
infelice. Il nostro è un mestiere che assomiglia a una missione. Ma 
usare in modo negativo il termine "missione" è brutto. D'Ambrosio non 
usa le parole in modo superficiale: sono ancora più perplesso».

Il 
magistrato oggi è un vip.
«E' diventato un protagonista nella vita 
sociale. Non è un male purché sia un protagonismo oggettivo, dell'uomo 
che fa cose importanti. Mi preoccupa il protagonismo soggettivo, di chi 
cerca ad ogni costo la notorietà».

Hanno fatto una maglietta per 
Woodcock. Con scritto «I love JHW». Volevano fare «I love LdM». Lei si 
è opposto.
«Non ne sapevo niente, l'ho letto sul giornale. Ma se mi 
chiede se sono contento le dico di no».

Sembra «I love Luca di 
Montezemolo».
«Oltretutto».

La sua prima grande inchiesta?
«La prima, 
e quella alla quale sono ancora affezionato, è la Shoc, a Catanzaro, 
nel 1997 che investigò l'ambiente degli ospedali militari. Poi 
l'Artemide, che provocò una crisi politica dopo l'arresto per 
corruzione dell'assessore Stancato. E poi una a Napoli che coinvolse 
una rete di spionaggio».

Dicono che lei apre tante inchieste e ne 
chiude poche.
«E' falso, l'ho dimostrato statistiche alla mano agli 
ispettori. Apro e chiudo. Sono un manager del diritto».

Dicono anche 
che le sue inchieste finiscono con tante assoluzioni.
«Perché nessuno 
indaga su come mai ci siano tante assoluzioni in materia di pubblica 
amministrazione?».

Lei si è reso conto che ha contribuito a fare 
cadere il governo?
«Lo pensa Mastella. Ma io no».

Lei nelle sue 
inchieste incontra parecchi massoni.
«Preferisco non parlare di massoni 
ma di associazioni occulte. Sono convinto che vi sia un governo occulto 
all'interno delle istituzioni di questo Paese».

C'è chi dice che le 
sue inchieste sono tutte bufale.
«Se sono bufale, come si spiega 
l'aggressività dei miei indagati?».

Magari perché sono innocenti.
«Bisogna leggere le carte».

E' una vita che lei sta sotto ispezione.
«Ormai gli ispettori li considero gente di casa».

Cari amici...
«Non 
esageriamo».

L'hanno definita «macroscopicamente inadeguato».
«Ho una 
spiegazione di come le ispezioni sono state condotte».

Dica.
«L'ho 
detto là dove dovevo dirlo. Prima o poi sarà pubblica la mia 
ricostruzione dei fatti. Con nomi e cognomi. Solo a Salerno ho firmato 
qualcosa come 30 verbali».

Casini ha detto: c'è una parte dei 
magistrati militante e faziosa. Parlava di lei.
«Quando arrestiamo i 
rom abbiamo l'applauso dei politici. Quando arrestiamo i politici siamo 
faziosi».

Casson ha detto: «Gli eccessi sui mezzi di comunicazione di 
massa non mi sono mai piaciuti, anche in un magistrato e proprio in un 
magistrato».
«Io ricordo Casson in televisione a parlare delle sue 
indagini un giorno sì e l'altro pure».

Ha mai avuto la sensazione di 
un pericolo fisico?
«Sì. Quando ho iniziato a fare le dichiarazioni 
pubbliche».

Gira armato?
«Sono contrario alle armi. E non ho paura 
della morte».

Tiene almeno un diario?
«Appunto tutte le cose anomale 
che mi accadono».

E' una forma di difesa.
«Lo faccio in un'ottica di 
memoria e anche di tutela».

Le dovesse succedere qualcosa, leggendo 
gli appunti si capirebbe chi è stato?
«Assolutamente sì».

Ha voglia di 
scapparsene via?
«Se dovessi decidere guardando il palazzo di giustizia 
andrei via domani».

Violante ha detto di lei: «Un magistrato non può 
abusare dei suoi poteri e poi chiedere di essere tutelato dall'Anm».
«Violante ha l'immunità parlamentare: può dire quello che vuole».

Lei 
disse: il diritto, correttamente applicato, affievolisce le 
disuguaglianze.
«Applicando la legge bisogna tenere conto delle 
condizioni di inferiorità sociale, economica, psichica delle persone. 
Il falso in bilancio dei furbetti del quartierino è diverso dal furto 
dell'immigrato che non sa come campare. Il diritto ha una funzione 
rivoluzionaria. Con il diritto si può cambiare una società».

Gioco 
della torre. Boccassini o Forleo?
«Clementina mi ha difeso con 
coraggio. Difendere me non è facile».

Santoro o Floris?
«Salvo 
Santoro. Ma il Santoro prima maniera e quello ultima maniera».

E il 
Santoro di mezzo?
«Quello politico: è il peggiore».

Mimun, direttore 
del Tg5 o Riotta, direttore del Tg1?
«Non mi piacciono i loro 
telegiornali. Soprattutto Riotta m'ha deluso».

Vespa o Mentana?
«Preferisco Mentana. Porta a Porta non mi dice niente».

Lei 
politicamente...
«Un magistrato non deve dire le proprie idee 
politiche».

Comunque lei è di sinistra.
«Mi sono formato in quella 
cultura».

Voterebbe Mastella?
«E' una bella domanda, ma non posso 
rispondere».

Ha mai votato Mastella?
«Il voto è segreto».

Dica la 
verità, si vergogna! Ha votato Mastella e si vergogna!
«Non mi 
provochi».

Lei è una toga rossa?
«Io sono una toga anarchica».

Creato 
da mariaricciardig
Ultima modifica 2008-02-26 12:13