I nostri debiti



I nostri debiti
di Doriana Goracci 

Tutti uomini di buona volontà, 
anche qualche donna, a provare di rimettere i debiti nelle mani del 
padre, si fà per dire, della Repubblica o della Chiesa.
Medici e 
chansonnier, tardone o veline, exmangiatori parlamentari donne in 
eterna andropausa, celoduristi in menopausa, salvatori e servi del 
sepolcro, sette sacre e parroci in movimento, chiedono a gran voce che 
siano rimessi nelle mani dei creditori, i debiti di milioni e milioni 
di spermatozoi sparsi in tsunami di solitario piacere, dove sicuramente 
la
donna come minimo è stata occasione di peccato e morte.
Casini ha 
invitato a far figli, è preoccupato dall’andazzo demografico. Anch’io 
che sono donna, sono fortemente preoccupata di non diventare nonna per 
gli anni che mi rimangono. Tengo due figli, creditori di lavoro, che 
hanno rispettivamente un compagno e una compagna, creditori messi 
peggio di loro. Io ci ho messo come una dissennata tante 
raccomandazioni, che stiano attenti, che non facciano guai, che non 
facciano debiti…
Oggi me ne pento e me ne dolgo con tutto il cuore, 
forse non dovevo mettere al mondo queste due creature, me lo diceva il 
mio ex: “Doriana ma che facciamo, in che mondo vivranno?”

Qui in 
famiglia, allargata s’intende come nelle peggiori famiglie, si parlava 
della possibilità di chiedere rifugio politico, basterebbe anche un 
passaporto umanitario per qualche paese europeo, dove andare non come 
turista ma subito come cittadina, perchè quì la persecuzione è forte.
Basta dire donna , che è dire danno per la Chiesa, se non procrea, se 
non accetta l’Immacolata concezione. Siamo sulla bocca di tutti, in 
parecchi milioni, dovremmo esodare. Io già lo feci quando lavoravo per 
una banca, che era ed è ancora forse la più grande e disse che se la 
passavano male in quegli anni ed io me ne andai come altri 7.000, così 
poterono dare il dividendo e io ho rimesso il mio debito all’Inps e me 
ne sto ancora in esodo a sperare che l’assegno di sostegno non serva 
solo a pagare l’abbonamento annuo per i servizi pubblici.
Eppure mi 
vergogno un po’ di non lavorare e prendere i soldi, dicono che noi 
pensionati siamo in via di estinzione, come le donne che abortiscono, 
come i comunisti, come gli zingari, come le rondini e le violette, come 
le tagliatelle fatte in casa, che nessuno ci sta più.

Se non a sera a 
sentire il bollettino di guerra e leggere in internet le notizie 
segrete, quelle che non passano mai sulla tv.
Io rimetto i miei debiti, 
come quello di aver creduto alla democrazia, al governo del popolo, 
alla resistenza, alla costituzione.
Gli studenti universitari sperano 
nell’accumulo di crediti, come i commercianti che lamentano un calo di 
vendite.

Ricordo ancora quando ero piccola che mio nonno in estate per 
ammazzare gli insetti flittava con il ddt e poi chiudeva subito le 
finestre. Ci addormentavamo tranquilli sapendo che le maledette 
bestiacce erano morte e noi vivi. Io c’ho ancora un debito con quelle 
notti estive…
Lo sto scontando, come tanti italiani.
Flittano noi ogni 
giorno un po’, fino a farci morire, a volte di colpo a volte per sempre.