"Dhimmi" di Palestina



"Dhimmi" di Palestina
Pizzaballa, custode di Terra Santa, contro la "massiccia islamizzazione" di Hamas. "E' la fine dei cristiani"

Rimini. Era giugno del 2004 quando Pierbattista
Pizzaballa, appena 41enne, divenne
Custode di Terra Santa e nel convento di San
Salvatore, cuore della Gerusalemme cristiana,
ricevette dalle mani del suo predecessore
il sigillo della custodia: il simbolo detenuto
da quel frate francescano designato a "custodire
i luoghi della chiesa a nome della
chiesa e per la chiesa", come stabilito sin dal
1342, anno in cui Clemente VI affidò l'incarico
di amministrare i luoghi della redenzione
ai fratelli di Francesco. Quando padre Pizzaballa
fu proclamato, Ariel Sharon era al governo
di Israele e Yasser Arafat a capo di Fatah
e dell'Autonomia palestinese. Oggi a tre
anni di distanza lo scenario politico è radicalmente
cambiato. "L'instabilità politica e la
mancanza di un controllo del territorio stanno
avendo un effetto devastante sulla vita di
tutte le minoranze, in particolar modo di
quella cristiana", ha detto il padre francescano,
incontrato dal Foglio in occasione del
Meeting di Cl. Già nel 2005 Pizzaballa aveva
portato l'attenzione sulle condizioni dei fedeli
in Terra Santa criticando l'atteggiamento
delle forze di polizia dell'Autonomia palestinese
che nulla facevano per difendere i
cristiani della Cisgiordania, "ma adesso la situazione
non è migliore. Certo non c'è una
persecuzione anticristiana paragonabile a
quella che insanguina e fa inorridire l'Iraq",
è un manifestazione diversa, ma non per questo
meno insidiosa, di intolleranza. Il religioso
descrive "un fenomeno strisciante, che si
verifica nella vita di tutti i giorni, quando ci
si accorge delle scelte e dei messaggi foschi
che le autorità, sia religiose che civili, lanciano
con metodica costanza. E infatti il clima
è davvero pesante, l'aria irrespirabile".
Pizzaballa fa riferimento a una generale intransigenza
da parte dell'islam nei confronti
delle religioni minoritarie in tutto il medio
oriente che, sostiene, sarebbe in contrasto
con la tradizione e la cultura dell'Islam medievale:
"Basta girare le chiese della Giordania
ammirando gli splendidi mosaici che le
adornano, per comprendere come il clima
fosse diverso nel periodo che va dal VI al X
secolo dopo Cristo". Così padre Pizzaballa
spiega che in Palestina è in atto una "massiccia
islamizzazione del territorio", riconducibile
a ragioni demografiche, ma non solo. I
cristiani sono infatti una minoranza, "solo il
dieci per cento della popolazione e quella
che si innesca contro di noi è una dinamica
già nota anche in contesti diversi": piccole
continue pressioni, soprusi e intimidazioni.
Tuttavia quella cristiana, forse proprio
perché una minoranza, dice Pizzaballa, può
avere un ruolo importante nel favorire il dialogo
tra i due popoli della Palestina. Una investitura,
questa del dialogo, che il frate
francescano, studioso accademico di lingua
e cultura ebraica, ha sentito di dover raccogliere
sin dall'inizio della sua opera da Custode
dei Luoghi Santi, perché "noi frati rappresentiamo
storicamente la cinghia di trasmissione
tra Francesco e il Sultano, ma certo
siamo amici del popolo ebraico e per questo
possiamo costituire un esempio, offrire
testimonianza per entrambi i popoli: dimostrare
che una vita diversa, pur in così drammatiche
e difficili circostanze, è possibile.
Non è infatti sbagliato sostenere che la nostra
missione, oltre che custodire i Luoghi
Santi, oltre che animare la vita delle comunità
cristiane, sia anche quella di essere
punto di riferimento e di riconciliazione".
Pizzaballa è consapevole delle difficoltà,
"della nostra inadeguatezza", dice, nel raccogliere
questo compito: perché "siamo pochi,
la minoranza di una minoranza". Così,
forse, è per questo che, quando gli si chiede
cosa possano fare le potenze occidentali per
la Palestina, risponde sornione che non sa
quanto siano in realtà "potenti": "La comunità
internazionale dovrebbe esercitare una
pressione fortissima sui entrambi i governi
della regione". Pizzaballa è un cristiano che
del dialogo con l'islam ha fatto la sua strada
e la sua missione di vita. Dunque probabilmente
anche per questo, pur non risparmiando
nessuna critica ai palestinesi e al regime
di violenza imposto da Hamas, è caustico
nei confronti dei politici israeliani descritti
come "bravi ai tempi dei pionieri", ma
a cui oggi mancherebbero secondo lui "visione
politica e coraggio".
Salvatore Merlo -Il foglio