Invito alla proiezione del film "TI DO I MIEI OCCHI" di Iciar Bollain della rassegna di film "LA FORZA DELLE DONNE" - seconda edizione - il 19 febbraio 2007 alle ore 21,00 c/o ARCI Martiri di Turro Via Rovetta 14 - Milano - Ingresso gratuito



Desideriamo  invitarVi a partecipare alla proiezione del film “TI DO I MIEI
OCCHI" ( Spagna 2003) di  Iciar Bollain, secondo
appuntamento della Rassegna di Film "LA FORZA DELLE DONNE" - II° edizione -
La condizione della donna nei paesi e nelle culture del mondo,
organizzata dall'Associazione La Conta in collaborazione con l' ARCI
Martiri di Turro, che ci sarà, con ingresso gratuito, lunedì 19
febbraio 2007, alle ore 21.00, al  Circolo ARCI Martire di Turro - Via
Rovetta 14 a Milano, come meglio indicato nella copia del volantino che
riportiamo in seguito.


In particolare saranno presenti alla serata Marisa Ferrario del CPS -
Centro Psico-Sociale di Milano e Assunta Sarlo di "USCIAMO DAL SILENZIO",
che ci parleranno della violenza familiare alle donne.



Vi siamo grati se vorrete dare diffusione elettronica all'iniziativa di cui
sopra e/o diffondere la stessa tra le persone che ne possono essere
interessate. Vi ringraziamo in  anticipo.


Ciao,

Associazione "La Conta"


        ARCI                   Ass.ne LA CONTA-ONLUS

    Martiri di Turro                    Storie e culture delle genti del mondo







VI INVITANO alla RASSEGNA DI FILM

“LA FORZA DELLE DONNE”II° Edizione

la condizione della donna nei paesi e nelle culture del mondo



Lunedì 15 gennaio 2007

“bellissime” I° Parte

( Il novecento visto dalla parte di lei)

di  GIOVANNa GAGLIARDO - Italia - 2004



Presenta la serata

MARINELLA SANVITO  - ASSOCIAZIONE DONNE IN NERO



Lunedì 19 FEBBRAIO 2007

 “TI DO I MIEI OCCHI”

di iCIAR BOLLAIN - SPAGNA - 2003



 PresentaNO la serata:

MARISA FERRARIO –  CPS CENTRO PSICO-SOCIALE DI MILANO

assunta sarlo - usciamo dal silenzio



Lunedì 19 MARZO 2007

“LA BESTIA NEL CUORE”

di  CRISTINA COMENCINI - ITALIA 2005



Presenta la serata

MICHELA ZUCCA  –  ANTROPOLOGA



Lunedì 16 APRILE 2007

“GIOVANNA”

di  GILLO PONTECORVO - ITALIA - 1955



Presenta la serata

GIOVANNA GULLI   –  SOCIOLOGA



Lunedì 21 MAGGIO 2007

“SILKWOOD”

di  MIKE NIKOLS - sTATI UNITI D'AMERICA - 1983



Presenta la serata

PAOLA CANNATA  –  LEGAMBIENTE MILANO



Lunedì 18 giugno 2007

“bellissime” II° Parte

( Il novecento visto dalla parte di lei)

di  GIOVANNA GAGLIARDO - Italia - 2006



Presenta la serata

GIANNELLA SANNA  - DOCENTE DI LETTERE





  ALle ore 21,00 c/o ARCI Martiri di Turro

  Via Rovetta, 14 Milano



INGRESSO GRATUITO







Info: Ass.ne “La Conta” ONLUS – Via Bagutta, 12– Milano – e mail:
<mailto:laconta at interfree.it>laconta at interfree.it

web: http://laconta.interfree.it  e Circolo ARCI Martiri di Turro -
ViaRovetta, 14 – Milano

 tel. 02 2610933 –<http://www.martiriditurro.com/>www.martiriditurro.com- e
mail:<mailto:martiriditurro at tin.it>martiriditurro at tin.it



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TI DO I MIEI OCCHI – di Iciar Bollain – Spagna - 2003



Una giovane e terorrizzata mamma prepara velocemente una borsa, prende suo
figlio e scappa di casa. Questo è l'inizio del doloroso e meraviglioso
ritratto di una donna che si ribella alla violenza domestica perpretata dal
marito. Pilar era una piccola sognatrice, che andando avanti nella vita è
costretta a crescere, a superare e a dimenticare. Prima il rapporto con il
padre, l'assoluta mancanza di personalità della madre, la fuga nel Regno
Unito della sorella. Quando aveva incontrato Antonio, sembra dirci la foto
del suo matrimonio, aveva finalmente incontrato la sua serenità, la
felicità. Ma Antonio è un uomo piccolo, violento, senza sogni e senza
desideri, bisognoso d'infinito affetto, d'esser accudito ed amato
costantemente. Quando si sente trascurato, la sua insicurezza gli acceca il
cuore e la ragione, e i suoi sfoghi (che non vediamo che accennati), lo
portano ad una violenza che odia. Ma Pilar non ne può più, e pur amandolo
alla follia, pur avendogli donato se stessa, le sue mani, i suoi seni e i
suoi occhi, lo abbandona. Antonio non si dà per vinto e cerca di vincere se
stesso, cominciando a frequentare un corso d'assistenza sociale contro la
violenza familiare, dove conosce uno psicologo e persone come lui, che lo
aiutano a capirsi e a controllarsi. Pilar vede e riconosce i suoi sforzi di
cambiare, e come sempre finisce col credergli, con l'abbandonarsi a lui,
alla sua solitudine, alla sua tenerezza, per affrontare la sua infelicità,
la sua disperazione. Ma quando capisce che c'è qualcosa di più che vuole
fare della sua vita, quando comincia a capire che le piace lavorare, che le
piace l'arte e descrivere quadri, e che le piacerebbe abbandonare Toledo
per trasferirsi a Madrid, la gelosia, la frustrazione di Antonio diventano
nuovamente incontrollabili. E con loro la sua violenza.



"Ti do i miei occhi" è un film bellissimo, che lascia attoniti e coinvolge
fin dalla prima inquadratura. Laia Marull e Luis Tosar, i due protagonisti,
sono eccezionali. Soprattutto Laia manifesta il terrore nei suoi occhi ed
il tremare delle sue mani, la sua difficoltà nel crescere, il suo viaggio
psicologico, con una lavoro attoriale stupefacente. La violenza, per tutta
la durata del film, è più psicologica che fisica, tanto che non vediamo mai
i segni dei maltrattamenti sul corpo e sul volto di Pilar, in contrasto con
quanto dicono i referti medici. Si tratta di un vero e proprio "terrorismo
domestico", come si affretta a specificare la regista Iciar Bollain, che
tanto ha voluto questa storia da spingersi a coprodurla. Il lavoro di
sceneggiatura è perfetto, salvo per lo schieramento istintivo che lo
spettatore attua immediatamente nei confronti di Laia e della sua disperata
paura, anche se il tentativo di crescita, tenero e doloroso, che mette in
atto Antonio, dà a tutti la speranza che le cose si possano aggiustare. Ma
un amore malato non si può guarire. Un amore terrorifico non si può più
vivere. Grande anche la struttura narrativa e lo spessore degli attori
secondari, soprattutto quello della sorella e quella dello psicologo. La
storia è molto forte, commovente, e mette in scena persone vere, con
insicurezze, paure e coraggi che non sembrano affatto partire dalla penna
di qualcuno. Un grande lavoro anche di ripresa, dove la macchina, pur non
essendo mai in movimento eccessivo, dà il senso delle cose, degli spazi,
del dolore, della vicinanza, della speranza e della sensualità, senza mai
farsi protagonista. Fotograficamente la pellicola è piuttosto omogenea e
non cerca l'effetto, ma molto belle sono le illuminazioni degli interni e
delle scene al museo, dove la luce negli occhi di Laia è più vivida che
mai. Montaggio e colonna sonora fanno il loro dovere, senza eccedere, senza
strappare la scena alla splendida Laia Marull e a tutti gli altri
protagonisti. Un film da vedere assolutamente. (Fonte Internet)



LA BESTIA NEL CUORE  Regia di Cristina Comencini - Italia - 2005

È stata violata Sabina, come Daniele, suo fratello, prima di lei. Abusata
dal padre, condannata dal silenzio della madre. Ma Sabina tutto questo non
lo sa, non lo sa ancora mentre, nella sala di doppiaggio, dove lavora,
presta la sua voce a una giovane donna stuprata in un film per la
televisione. Urla, Sabina, si difende al microfono e subito dopo torna a
sorridere al collega che le ansima accanto. Ma poi una notte, dentro un
sogno, accade una cosa terribile e Morfeo la consegna all'orrore di un
fatto rimosso. La morte dei genitori e la gravidanza desiderata ma inattesa
costringono la donna a un viaggio oltreoceano dove vive e si nasconde quel
che resta della sua famiglia, un fratello ferito dalla stessa "bestia".
Daniele, silenzioso e rassegnato, che parla di architettura, del tempo e
della natura soltanto per anticipare o addirittura eludere il dolore della
sorella, arrivato fino a lui per interrogarlo.

Chi scrive è profondamente convinto dell'impossibilità di raccontare o, nel
caso specifico, di portare sullo schermo senza difficoltà un tema complesso
come quello dell'incesto e delle leggi di parentela, marcati, come sono, da
un'interdizione sacra. Questa complessità non ha comunque impedito ad
artisti alti e "tragici" di rappresentare il tabù e di mostrare la violenza
dell'origine. Ora, della ripugnante distorsione che comporta oltrepassare
il tabù dell'incesto riferisce, senza riuscirci, il film della Comencini
"maggiore". In perfetta linea col cinema italiano visto a questa
sessantaduesima mostra sulla laguna, l'opera in questione semplicemente
intrattiene. E in questo non ci sarebbe davvero nulla di male, il cinema
deve saper fare anche quello ma non quando sceglie un soggetto così tragico
come quello di un'identità sviata dal desiderio del padre. Il diritto
negato a un fanciullo di essere oggetto d'amore dei genitori, la
denudazione del suo corpo e della sua anima conducono a una sorta di terra
di nessuno che questo cinema non riesce minimamente ad avvicinare,
contenere, interpretare. Il film minimizza la portata dell'incesto
mischiando il dramma di Sabina e Daniele con drammi esistenziali di portata
decisamente minore: tradimenti, infedeltà, amori saffici. Un esempio? Il
chiarimento nell'epilogo fra Giovanna Mezzogiorno e Alessio Boni (compagni
nel film) dove due dolori profondamente diversi (il senso di colpa
dell'uomo per averla tradita e la rivelazione della violenza paterna subita
dalla donna) vengono sfacciatamente messi a confronto, quasi ridimensionati
e risolti l'uno nell'altro. A costo di apparire integralista ritengo che la
disperazione umana segua una rigida gerarchia che chi non conosce dovrebbe
trattenersi dal raccontare. (Di Marzia Gandolfi - Fonte internet)

GIOVANNA di Gillo Pontecorvo - Italia - 1955.

Giovanna è una giovane operaia tessile che lotta con le sue compagne per la
difesa del posto di lavoro. Il film che ne racconta la storia si ispira a
una vicenda realmente accaduta, e le operaie che ne furono protagoniste
rappresentano se stesse.

Siamo in Toscana, nei primi anni del 1950. La direzione di una fabbrica
tessile decide una serie di licenziamenti. Ma Giovanna e le sue compagne
non accettano la decisione padronale e occupano lo stabilimento: non ne
usciranno, proseguendo il lavoro, fino a quando i licenziamenti non saranno
revocati. E' un'iniziativa che suscita entusiasmi, preoccupazioni,
problemi... Per Giovanna uno dei problemi è anche quello
dell'incomprensione di suo marito, un operaio comunista,  che non capisce e
non condivide la decisione presa dalle lavoratrici. La reazione padronale
non si fa attendere: viene interrotta l'erogazione di energia elettrica
allo stabilimento. Per sopperire alla mancanza di elettricità le operaie
cercano di effettuare clandestinamente un allaccio con una fabbrica vicina.
E' proprio durante questa operazione che Giovanna ha modo di incontrare il
marito e di avere con lui un chiarimento che li riavvicina. Quando
l'allacciamento dei cavi con la fabbrica vicina è effettuato, e il ritorno
dell'energia elettrica consente la ripresa del funzionamento degli
impianti, le operaie riprendono il lavoro, fiduciose in una rapida
soluzione della vertenza, consapevoli di aver vinto la loro battaglia.
(Fonte Internet)

SILKWOOD – Regia di Mike Nichols .- Stati Uniti d’America - 1983

Karen Silkwood operaia in una fabbrica di tubi al plutonio, convive con un
compagno di lavoro - Drew - e con un'amica - Dolly - a lei attaccatissima.
Molto di rado va a trovare in uno Stato vicino i bambini avuti da un altro
uomo, con il quale essi ora vivono. Karen è addetta ad un reparto, in cui
la pericolosa natura del lavoro ad alto rischio esigerebbe continua
sorveglianza e sofisticate misure di prevenzione contro la contaminazione.
Ma, in realtà, a una certa superficialità e leggerezza degli addetti si
accompagnano anche carenze da parte dell'azienda, pressata dalle scadenze
delle forniture ai committenti. Un giorno, tuttavia, l'incidente capitato
ad una compagna di lavoro (caduta dei capelli) mette sull'avviso Karen: in
più, il suo trasferimento ad altro reparto meno esposto (anche lei è
risultata positiva ad un controllo), le consente di apprendere e di
accertare, con stupore e paura, dai negativi ivi preparati, che non poche
barre di plutonio, risultate difettose in lavorazione, vengono comunque
immesse sul mercato. è Winston, il tecnico suo superiore, che cancella sui
negativi medesimi le tracce di falli eventuali. Scossa e allarmata per una
tale, gravissima incoscienza e fraudolenza, Karen va a Washington dai
dirigenti centrali del suo Sindacato: è una buona occasione, per
quest'ultimo, di dare addosso alla società produttrice, ma a Karen si
richiedono prove. Allo scopo di reperirle e corrobare le proprie accuse,
Karen si dà largamente da fare ma, a poco a poco, essa diventa un
personaggio inviso nell'ambito stesso in cui lavora, tacciandola non da
pochi colleghi di allarmismo e temendo - tutti - che accanite indagini del
genere possano, in conclusione, determinare il licenziamento, se non anche
la chiusura della fabbrica, unica fonte di reddito "in loco". Anche in
casa, la vita per Karen è diventata più aspra e difficile: Drew se ne va a
lavorare in altra città, Dolly si è addirittura portata nell'alloggio
un'amica. Purtroppo, un ulteriore controllo medico accerta in Karen un
ancor più rilevante tasso di contaminazione, al limite della tollerabilità.
Anche Drew e Dolly vengono, ovviamente, sottoposti ad esami, con esito però
negativo: la casa, comunque, viene spogliata di tutto e lasciata come un
nudo scheletro, in quanto anche là vi sono tracce di contaminazione. Karen
è sempre più isolata, ma essa continua la sua pervicace lotta
nell'interesse di tutti: solo Drew, malgrado i propri difetti, capisce
finalmente le ragioni e la generosità della donna e torna da lei per
aiutarla e portarla via. Ma Karen rifiuta: è finalmente entrata in possesso
di prove inoppugnabili, il Sindacato a Washington affila le sue armi e le
combina una intervista con un giornalista del "New York Times". Fissati il
luogo e la data dell'incontro, Karen parte in auto. Di sera, in un
incidente stradale (Karen ha forse voluto suicidarsi? un malore improvviso?
o piuttosto qualcuno, troppo interessato alla faccenda, ha voluto eliminare
dalla scena lo scomodo personaggio?), la tenace donna perde la vita. (Fonte
Internet)

BELLISSIME – Seconda parte - Regia di Giovanna Gagliardo - Italia - 2006



Bellissime (seconda parte) è un film di repertorio: immagini d'archivio,
spezzoni di film, fotografie, canzoni e voci femminili che percorrono
"dalla parte di lei", le vicende storiche che hanno segnato il nostro
Novecento. Un secolo di immagini che, soprattutto un questa Seconda Parte,
(dagli anni Sessanta ad oggi) vedono la donna molto spesso protagonista:
dalle prime "ragazze madri" orgogliose della loro "irregolarità" coniugale,
alle adolescenti in minigonna, fino alle piazze occupate dalle
manifestazioni femministe degli anni settanta. Voci di autorevoli donne in
politica, come Tina Anselmi che rivendica le "buone leggi istituzionali" a
favore della parità di diritti tra uomo e donna, voci di vittime come Gemma
Capra strappata alla "normalità famigliare" cui aspirava dall'attentato al
Commissario Calabresi e voci di donne al potere. Ma anche il costume che
muta… L'aspirazione ad una bellezza femminile tutta nuova che ridisegna una
donna in grado di coniugare emancipazione ed eleganza. … la TV che ci
plasma, il cinema che ci interroga, le canzoni che assecondano i desideri
più inconfessabili. Cinquanta anni di cambiamenti che hanno visto la donna
con l'uomo per cambiare il mondo, contro l'uomo per cambiare se stessa, e
di nuovo accanto all'uomo nella difficile scommessa di una parità che
sappia valorizzare le differenze. (Fonte Internet)





BELLISSIME - Prima parte – Regia di Giovanna Gagliardo - Italia - 2004



Bellissime è il racconto per immagini del cammino della donna italiana,
durante il ventesimo secolo. Documenti storici dell’archivio luce, spezzoni
di film, canzoni popolari e interviste fanno da tessuto alla trama della
grande avventura femminile che in cento anni, ha ridisegnato la propria
immagine e il proprio ruolo nella famiglia e nella società. Bellissime è il
riassunto corale di tante voci femminili che hanno attraversato il secolo
con le loro proteste, le loro rinunce, i loro eroismi e le loro attese.
Bellissime sono le donne sconosciute e quelle celebri, le canzoni che
cantano e le arie d’opera che gorgheggiano, i vestiti che indossano e le
violenze che subiscono. Bellissime sono le nostre madri e le nostre nonne
che hanno preparato il terreno ai nostri privilegi e alle nostre conquiste.
Bellissime è un video, uno spot lungo cent’anni che ha solo l’ambizione di
coniugare “l’aria del tempo” con il tempo che cambia e che ci spinge a
cambiare. (Fonte Internet)






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Nota bene: L’Associazione La Conta O.N.L.U.S. utilizza la posta elettronica
solo per diffondere messaggi di informazioni e comunicazioni sulle proprie
attività culturali e di solidarietà sociale nonché di associazioni e/o
altre realtà con le quali la stessa collabora, senza fini di lucro. In
relazione alle Leggi 675/96, n 196/2003 e successive modifiche di tutela
delle persone e di altri soggetti rispetto al trattamento di dati
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