Myanmar: decine di migliaia di persone sottoposte a lavori forzati, percosse e furti



#  Questa lista per la distribuzione delle informazioni
#  e' gestita dalla Sezione Italiana di Amnesty International.
#  Questo messaggio viene elaborato e inviato automaticamente. Si
#  prega di non rispondere a questo messaggio di e-mail in quanto non
#  vengono controllate eventuali risposte inviate al relativo indirizzo

COMUNICATO STAMPA
CS106-2005

MYANMAR, RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL: DECINE DI MIGLIAIA DI PERSONE
SOTTOPOSTE A LAVORI FORZATI, PERCOSSE E FURTI

'Mi hanno buttato giu' dal trattore. Sono caduto a terra, con un braccio
disteso. Un soldato ci e' saltato sopra e me l'ha fratturato. Mi hanno
lasciato li' dov'eroŠ'

Questa di un contadino di etnia shan della citta' di Laikha, costretto a
lavorare per l'esercito e picchiato quando il suo trattore si e' rotto, e'
una delle numerose testimonianze contenute in un nuovo rapporto di Amnesty
International su Myanmar. Secondo l'organizzazione per i diritti umani, la
giunta militare sta sottoponendo decine di migliaia di appartenenti alle
minoranze etniche ai lavori forzati, alle percosse, alla confisca dei loro
terreni e alla distruzione delle loro case.

Basato su interviste con oltre un centinaio di migranti birmani in
Thailandia, il rapporto di Amnesty International rivela un crescente
sistema di violazioni dei diritti umani che contribuisce all'inadeguata
alimentazione di almeno una persona su sei e alla malnutrizione cronica di
un terzo dei bambini del paese (dati delle Nazioni Unite).

Il rapporto denuncia come la giunta militare di Myanmar stia sfruttando le
minoranze etniche del paese confiscando i loro terreni, rubando i capi di
bestiame e i raccolti, estorcendo denaro e costringendo la popolazione,
donne e bambini compresi, ai lavori forzati, con l'obiettivo apparente di
fiaccare il presunto sostegno ai gruppi armati legati alle minoranze
etniche. La situazione e' peggiorata da quando le autorita' hanno emesso
una direttiva per cui l'esercito deve provvedere in modo autonomo al suo
sostentamento.

'Nell'ultimo decennio, a seguito della diffusa negazione dei diritti
politici ed economici, centinaia di migliaia di lavoratori di Myanmar sono
stati costretti a emigrare nei paesi vicini. Il lavoro forzato, gli
sfratti di massa, le confische di cibo e terreni da parte dell'esercito
costituiscono una flagrante violazione dei diritti umani e delle stesse
leggi nazionali' - ha dichiarato Paolo Pobbiati, presidente della Sezione
Italiana di Amnesty International.

Le principali denunce del rapporto sono le seguenti:
- l'ampio ricorso ai lavori forzati di uomini, donne e bambini, impiegati
come facchini e contadini o nel settore delle costruzioni, in violazione
della Convenzione n. 29 dell'Organizzazione internazionale del lavoro
(Oil) cui Myanmar ha aderito nel 1955;
- sfratti, confische di terre e distruzioni di case su scala massiccia e
senza risarcimento;
- percosse e uccisioni di civili costretti a portare riso o altri alimenti
ai soldati, se non riescono a tenere i ritmi di lavoro;
- una routine di umiliazioni, abusi e detenzioni arbitrarie da parte dei
militari;
- l'altrettanto regolare furto di raccolti, capi di bestiame, beni privati
e denaro, che lascia migliaia di persone senza cibo o riparo adeguato;
- le limitazioni imposte dal governo all'Onu e ad altre agenzie, che non
possono accedere alle zone rurali e soprattutto alle regioni di confine
abitate dalle minoranze etniche, e che dunque vedono minati i loro sforzi
di assistere la popolazione.

Amnesty International chiede al governo di Myanmar di porre subito fine ai
lavori forzati, che violano gli obblighi internazionali del paese e le
stesse leggi nazionali. L'organizzazione per i diritti umani chiede
inoltre che cessino gli sfratti arbitrari e la requisizione dei beni
personali che non tengano conto delle necessita' della popolazione.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 7 settembre 2005

Il rapporto Myanmar: Leaving Home e' disponibile in lingua inglese
all'indirizzo
http://web.amnesty.org/library/index/engasa160232005

Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224, cell. 348-6974361, e-mail: press at amnesty.it




#  Le comunicazioni effettuate per mezzo di Internet non sono affidabili e
#  pertanto Amnesty International non si assume responsabilita' legale per i
#  contenuti di questa mail e di eventuali allegati. L'attuale infrastruttura
#  tecnologica non puo' garantire l'autenticita' del mittente ne' dei
#  contenuti di questa mail. Se Lei ha ricevuto questa mail per errore, e'
#  pregato di non utilizzare le informazioni in essa riportate e di non
#  portarle a conoscenza di alcuno. Opinioni, conclusioni e altre
#  informazioni contenute in questa mail rappresentano punti di vista
#  personali  e non, salvo quando espressamente indicato, quelli di Amnesty
#  International.