IL TERRORISMO E' COLPA DEI TERRORISTI



IL TERRORISMO E' COLPA DEI TERRORISTI
EDITORIALE PREVENTIVO CONTRO CRETINI E SCIACALLI DI CASA NOSTRA

di Tempi


Non è che vogliamo fare gli uccelli del malaugurio, però abbiamo pensato che un editoriale "preventivo", nel suo piccolo, è senz'altro più efficace di una "guerra preventiva" e soprattutto è alla nostra portata. Perciò vi spieghiamo, qui di seguito, perché la politica estera filo-americana di Berlusconi e la presenza di nostre truppe in Irak non rappresentano in nessun modo la causa dell'atteso attentato islamista contro l'Italia, anche se la maggioranza dei nostri concittadini, sull'onda dell'emozione strumentalizzata da quei cretini di cui ha parlato Giuliano Ferrara (Il Foglio 25 luglio).
Le cause dell'atteso attentato non si trovano nella politica estera italiana, ma nell'ideologia degli attentatori. Il jihadismo, cioè l'ideologia della guerra santa finalizzata all'islamizzazione del mondo, è nato nel 1928 coi Fratelli Musulmani, il cui slogan fin dall'inizio era: «Dio è il nostro scopo, il Corano è la nostra Costituzione, il profeta è il nostro leader, la lotta è il nostro metodo e la morte per Dio la più alta delle nostre aspirazioni». La fatwa con cui Osama Bin Laden a nome di Al Qaeda, insieme ad altri gruppi terroristi, ha ordinato a tutti i musulmani del mondo di colpire gli occidentali («uccidere gli americani e i loro alleati - civili e militari - è un preciso dovere per ciascun individuo musulmano, il quale potrà assolverlo in qualsiasi paese ove gli sia possibile farlo») è datata 23 febbraio 1998, quando Berlusconi non era al governo e negli Usa era presidente Clinton. E ancora: il libro del Pm Stefano Dambruoso Milano Bagdad (Mondadori 2004) racconta che a Milano gli estremisti islamici studiavano attentati contro una caserma dei carabinieri e contro la stazione centrale delle ferrovie dello Stato già nel 1999.


Anche la generica idea secondo cui lo sfruttamento colonialista-capitalista-imperialista sarebbe la causa di fondo del terrorismo che ci colpisce è gravemente errata: l'Africa animista e l'Asia indù, confuciana e buddhista sono state colonizzate dagli europei, ma esse non ci inviano terroristi suicidi; Vietnam e Cile hanno sofferto per scelte politiche degli Usa, ma non hanno generato terroristi anti-americani; l'Italia ha colonizzato Libia, Somalia, Etiopia ed Eritrea, compiuto stragi efferate in Libia, Etiopia e Montenegro, ma i nostri carnefici odierni non arrivano da lì. I terroristi usano l'argomento dello sfruttamento per farci sentire in colpa, ma dobbiamo capire che è solo un'astuzia bellica da parte loro.
Così come è un'astuzia ipocrita la pretesa che le sofferenze inflitte ai musulmani in Irak e Palestina e nelle prigioni americane (Guantanamo, Abu Ghraib, ecc.) abbiano prodotto una rabbia così incontenibile da tracimare nella vendetta terrorista: in realtà, i musulmani uccisi o torturati da altri musulmani sono enormemente più numerosi di quelli vittime di americani e israeliani. In Algeria le vittime dirette della violenza intra-musulmana sono 150 mila, nel Darfur (Sudan) 180 mila, ad Aceh (Indonesia) 12 mila, nel Kurdistan turco 40 mila, in Somalia 350 mila; e anche in Irak, se diamo retta ai conteggi dei siti Internet pacifisti come Iraq Body Count, i civili vittime delle armi anglo-americane sono soltanto il 37 per cento del totale: l'altro 63 per cento è stato ucciso da altri iracheni o da altri arabi. Decine di migliaia di persone sono state torturate nelle carceri di questi paesi, dell'Irak di Saddam Hussein e dell'Afghanistan dei talebani. Le copie del Corano profanate nel Darfur sono centinaia di volte più numerose di quelle profanate a Guantanamo, le moschee date alle fiamme o saccheggiate nel Darfur sono decine di volte più numerose di quelle colpite in Irak. Ma mai i musulmani nel mondo hanno dato segni non diciamo di rabbia, ma nemmeno di insofferenza di fronte a questi orrori. Per il semplice fatto che non erano strumentalizzabili politicamente. Perciò non prendiamoci in giro e parliamo secondo verità: un terrorista è soltanto un terrorista; ci odia non per quello che facciamo, ma per quello che siamo; la colpa di quello che fa è sua, non è nostra.