Rutelli si astiene!



Nel 1988 il presidente della Margherita allora radicale appoggiò la
proposta contro le ingerenze della "teologia morale cattolica"
Quando Rutelli firmò la legge per la fecondazione eterologa
Il documento fu concepito da Massimo Teodori per evitaregli abusi del
mercato ma con interventi minimi dello Stato

Un lontanissimo 29 dicembre del 1988 alla Camera dei deputati tuonarono
parole pesanti contro il "più retrivo proibizionismo con la pretesa di
trasferire nella legislazione dello Stato quanto previsto dalla teologia
morale cattolica e codificato nel diritto canonico". Si parlava per la
prima volta dell'inseminazione artificiale eterologa colpita da quella
teologia morale come "una nuova fattispecie criminosa... per le gravi
conseguenze che tale evento può avere nell'ambito della famiglia". Il
deputato Massimo Teodori del Gruppo federalista europeo, cioè i radicali,
presentava una proposta di legge sull'inseminazione artificiale. Spicca tra
i firmatari del documento il terzo nome: l'allora radicale Rutelli
Francesco. Gli altri erano Giuseppe Calderisi, Emilio Vesce e Domenico
Modugno.

Oggi Rutelli divenuto nel frattempo presidente della post-democristiana
Margherita la pensa in tutt'altro modo e dichiara, in linea con la Cei e il
Vaticano, che si asterrà contribuendo a far fallire il quorum della
consultazione e a mantenere in vigore l'attuale legge 40 della quale è
stato uno dei firmatari.

Un cambio di visione del mondo che gli è stato fatto notare immediatamente
dal segretario dei Radicali Daniele Capezzone che ricordando quella
proposta del 1988, commenta: "Ancora una volta secondo un copione triste e
scontato, nella politica italiana le convenienze e le furbate prevalgono
sulle convinzioni". Ma già quindici giorni fa Teodori in un'intervista
all'Unità faceva notare come fosse "singolare" che Rutelli fosse stato tra
i primi firmatari di una proposta di rottura e oggi un difensore della
legge 40.

In effetti quel documento era, come dice giustamente Capezzone, "ben più
impegnativa di questi referendum". Per esempio, a voler fare un difficile
parallelo che attraversa quasi vent'anni, la proposta Teodori-Rutelli
prevedeva la "possibilità di inseminazione omologa e eterologa su donna
sposata e non" (l'eterologa è vietata dalla legge 40 e il quarto quesito
del referenudum è se mantenere o non questo divieto) specificando che
"l'inseminazione artificiale con lo sperma di persona diversa dal coniuge
non può essere praticata che in caso di infecondità causata da sterilità
maschile irreversibile o quando la procreazione da parte del marito
comporterebbe un rischio patologico per il nascituro".

Ma più che sugli aspetti specifici che si ispiravano a una direttiva del
Consiglio d'Europa, contava il principio liberale supremo: "In un campo
come i rapporti fra coniugi, la loro scelta di procreare, è opportuno che
lo Stato intervenga il meno possibile", ma qualora dovesse farlo, lo
dovrebbe fare in modo minimo. "Le inseminazioni artificiali vengono oggi
praticate in Italia regolarmente, ma al di fuori di un definito quadro
normativo; sicché non sono rari sia gli abusi commerciali sia l'assenza di
rigorosi controlli e garanzie sanitarie. Una pratica effettuata così come
avviene al giorno d'oggi è lasciata in balia del mercato che, per il
carattere delicato e riservato dell'intervento, dà luogo inevitabilmente a
fenomeni speculativi senza imporre contestualmente quelle garanzie anche
legali che una procreazione di questo tipo richiede". La proposta di legge
finì arenata un paio di mesi dopo e non se ne parlò più. Fino a oggi.



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