[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
«Hans Küng: "Gli intellettuali dell´Islam"»
- Subject: «Hans Küng: "Gli intellettuali dell´Islam"»
- From: "Associazione Partenia" <partenia at katamail.com>
- Date: Sun, 8 May 2005 12:21:11 +0200
Gli intellettuali dell´Islam - di Hans Küng A partire dagli anni Sessanta il mondo islamico è stato sorpassato da tutte le regioni in via di sviluppo, eccetto l´Africa sub-sahariana. All´inizio del XXI secolo l´arretratezza del mondo arabo nella gara internazionale dello sviluppo è stata ormai constatata anche da molti arabi: secondo lo Arab Human Development Report (Rapporto arabo sullo sviluppo umano) presentato alle Nazioni Unite nel 2002, elaborato da eminenti studiosi e politici arabi, il gruppo dei ventidue stati arabi - nonostante grandi progressi nel campo educativo e sanitario - figura alla fine della statistica mondiale (persino dietro a molti stati africani): negazione di diritti civili e libertà economiche, deficit negli ambiti della formazione e della ricerca e nella conversione produttiva del sapere, scarsa partecipazione delle donne alla responsabilità pubblica e all´attività produttiva (il 50% delle donne sono analfabete). Nonostante la ricchezza derivante dal petrolio, il valore prodotto da tutti i paesi arabi messi insieme (530 miliardi di dollari) nel 1999 non è più grande di quello di un unico paese europeo come la Spagna. Mentre nel 1960 il reddito pro capite dei paesi arabi era a un livello analogo a quello di altre regioni in via di sviluppo, da allora si è aperto un forte divario, soprattutto rispetto ai paesi dell´Asia orientale e sud-orientale. Di fronte a tali fatti, le «teorie della congiura», che vanno in cerca di cause esterne, sono certo comode ed emotivamente soddisfacenti per le persone coinvolte, ma nel migliore dei casi non fanno che aiutare quei regimi musulmani autoritari che in tal modo tentano di occultare le repressioni e i fallimenti economici, politici e sociali all´interno dei loro paesi. E poco utile cercare, come in una sorta di caccia al colpevole (blame game), sempre nuovi capri espiatori (crociati, mongoli, spagnoli, francesi, inglesi, americani), che dovrebbero giustificare il fatto che questa civiltà, che per tanto tempo è stata la più forte, la più ricca e la più culturalmente progredita del mondo, nel corso dei secoli si sia ridotta ad essere, nell´insieme, una civiltà politicamente debole, economicamente povera e culturalmente stagnante sotto molti profili. Fortunatamente, dopo l´11 settembre 2001, ci sono sempre più musulmani che riflettono seriamente e che, di fronte ai risultati deludenti dello sviluppo del mondo islamico, sostengono che si deve capovolgere l´impostazione della domanda formulata dall´islamologo britannico Bernard Lewis, professore all´Università di Princeton, sotto il titolo What went wrong? (Che cosa è andato storto?) Non si deve più domandare autocompassionevolmente: «Chi ci ha fatto tutto questo?». Bensì autocriticamente: «Che cosa abbiamo fatto di sbagliato?». Per poter proprio così domandare costruttivamente: «Come possiamo fare le cose giuste?» Senza potermi qui addentrare nell´argomentazione di Lewis: nonostante obiezioni giustificate, molti dei suoi argomenti mi sembrano meritevoli di considerazione. Tuttavia si devono operare due mosse correttive rispetto a Lewis: - L´arretratezza dell´Islam non deve essere spiegata superficialmente solo con fattori militari, economici e politici, ma chiama in causa anche la dimensione di profondità culturale e intellettuale, quale si esprime nella filosofia, nella teologia, nel diritto e nella mistica; l´aspirazione alla vittoria militare, al benessere economico e alla libertà politica è accompagnata infatti dall´aspirazione a conoscere, a sapere, a comprendere; idee nuove e innovazioni tecniche possono affermarsi solo in una cultura ricca di curiosità intellettuale. - L´arretratezza dell´Islam non inizia solo con l´epoca moderna dell´Europa, ma già nel XII secolo: quando ha preso congedo dalla filosofia e quindi dall´autonomia della scienza profana, la cui autoaffermazione è stata ed è rimasta possibile invece nel mondo cristiano. (...) Di fronte all´Islam della sharia e all´Islam dei sufi la filosofia arabo-islamica non ha avuto alcuna possibilità di svilupparsi e incidere ulteriormente. Non giunse ad avere validità normativamente accettata e non riuscì a sviluppare strutture e istituzioni dominanti e durevoli, per esempio nel contesto dell´università. La filosofia arabo-islamica ha una grande storia, ma non «fa» storia nell´Islam. Essendo stata sentita ben presto come un corpo estraneo tanto dai dotti religiosi quanto dai sufi, essa ha potuto avere un influsso temporalmente e sostanzialmente limitato per lo sviluppo dell´Islam. Forzando un poco i termini si può concludere: di fatto già nel XII secolo si giunge a prendere congedo dalla filosofia arabo - islamica, e questo, come solo molto più tardi si potrà vedere, è un evento fatale per lo sviluppo intellettuale dell´Islam. [«la Repubblica», 5/5/2005] da Associazione Partenia http://utenti.lycos.it/partenia "...desideroso della sola compagnia di quelli i quali comandano non già di chiudere, ma di aprire gli occhi ..." Giordano Bruno
- Prev by Date: "da piazza fontana a dell'utri, il passo è breve?"
- Next by Date: "L'educazione delle donne......
- Previous by thread: "da piazza fontana a dell'utri, il passo è breve?"
- Next by thread: "L'educazione delle donne......
- Indice: