"Diario di bordo" di Chiara Castellani



Carissimi tutti... Lettere dal Congo

"La liberazione passa dal diritto all'istruzione"

            - di Chiara Castellani -

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Con questo articolo Gazzetta Mondo apre un'altra finestra sul Sud del Mondo: "Carissimi tutti... Lettere dal pianeta dimenticato" è una rubrica che raccoglie le testimonianze dei missionari, laici e religiosi. Cominciamo dalla dottoressa Chiara Castellani, da anni impegnata a Kimbau, nela Repubblica democratica del Congo (Africa)
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Carissimi tutti a voi del Sud solidale, questa lettera vuole mantenere una antica promessa: quella di continuare a scrivervi con una sorta di "diario di bordo" su quello che la nostra diocesi sta facendo per i diritti umani e che soprattutto sogna di fare in un prossimo futuro.
Il "progetto diritti umani" per ora non ha budget, ma solo un grande 
obiettivo: accompagnare un popolo nel costruire il suo cammino di 
liberazione. Se vi scrivo è perché dopo l'incontro in Puglia siete entrati 
nel mio sogno. E quindi cominciamo già adesso a costruirlo assieme, sulla 
base di alcuni elementi di riflessione, in modo che la Gazzetta del 
Mezzogiorno diventi anche uno scenario per parlare delle lotte di un popolo 
che inizia ora, con la scadenza elettorale che è una sfida, un cammino non 
violento verso la sua liberazione.
La chiesa congolese può giocare un ruolo importante per una 
diversificazione del potere politico in Congo: la tirannia e gli abusi di 
potere sono legati strettamente alla presenza di una classe politica 
corrotta e distante dai bisogni reali della gente, che si autopromuove 
perché le classi più povere si vedono negati, fra gli altri diritti umani 
fondamentali, il diritto allo studio.
La chiesa costituisce in questo senso anche la sola alternativa 
culturalmente adeguata a promuovere la sostituzione della classe politica 
al potere. Vedo piuttosto nella Chiesa congolese un ruolo profetico 
potenziale simile a quello della Chiesa Salvadoregna degli Anni '80 
(monsignor Munzihirva è stato definito il "Romero d'Africa") o ancor di più 
della chiesa brasiliana degli Anni '70, del cui lavoro di 
"coscientizzazione" della base si sono visti i risultati solo 30 anni dopo, 
con l'elezione a sorpresa di Lula. Ma per essere credibile di fronte al 
popolo la Chiesa deve non solo prendere le distanze dal potere, ma anche 
dal modus vivendi di chi è al potere. Se la Chiesa diventa anch'essa uno 
strumento di potere (come osservo in certe parrocchie dove il parrocco è un 
po' un "capovillaggio" a cui tutto è dovuto) invece di mettersi al servizio 
degli ultimi, anche il suo ruolo profetico potenziale viene svilito.
La formazione avviene attraverso moduli, che sono stati prodotti dalla 
Conferenza episcopale congolese in un progetto finanziato dalla stessa 
"Iniziative Europienne sur les Droits de l'Homme". Ho sotto gli occhi il 
modulo sui diritti umani e sugli strumenti che ne garantiscano la 
protezione, e il contenuto è forte, e interamente formulato dai vescovi. È 
un progetto che porta la data del 1997, ma che solo ora riesce a 
realizzarsi. La nostra diocesi l'ha però personalizzato. Ne è la prova 
l'impegno preso dalla diocesi per sostenere agli studi di diritto un 
giovane sacerdote, l'ex segretario del vescovo Abbé Yves Kingata che è 
attualmente studente di diritto canonico a Monaco. In che modo intendiamo 
formare il popolo? Come prevede il testo del progetto, vengono organizzati 
seminari di formazione sui moduli elaborati dalla Conferenza Episcopale del 
Congo per gli "animatori parrocchiali". Il primo seminario si è svolto in 
Agosto 2004, però Kimbau non c'era. La causa è duplice: disinteresse del 
parroco e mancanza di mezzi di trasporto. In realtà la Diocesi non dispone 
di mezzi di trasporto, salvo qualche moto che non serve a radunare gente. 
Il secondo seminario si è svolto in novembre, e stavolta Kimbau c'era: ma 
il disinteresse del parroco è rimasto. Peccato, perché invece la gente si è 
entusiasmata a parlare di democrazia, di diritti umani, di elezioni.
La vecchia Costituzione è del tempo di Mobutu: era un'ode al Partito unico 
e al Dio-presidente padre-padrone della Nazione. Ma certo vale la pena di 
analizzarla e confrontarla con la Costituzione Europea. Siamo pienamente 
coscienti che la libertà di un popolo nasce dalla conoscenza dei propri 
diritti e dalla consapevolezza di un ruolo attivo nel proprio Paese amando 
il proprio Paese. Ma c'è una conquista preliminare da fare: la scuola 
gratuita. Su questo punto la nuova Costituzione dovrà proporre un percorso 
concreto e definitivo.
La Repubblica democratica del Congo è forse l'unico Paese al mondo in cui 
lo Stato non garantisce nemmeno l'accesso a una scuola primaria 
gratuita.Tutte le scuole dello Stato sono a pagamento, e anche un ipotetico 
insegnamento gratuito privato (attraverso un progetto che paghi gli 
insegnanti) è inconcepibile perché comunque per avere il riconoscimento del 
titolo di studio, il "pezzo di carta" cui nessuno rinuncia, occorre pagare 
pesanti tasse allo Stato in funzione del numero di bambini iscritti alla 
scuola. La Diocesi ha 300 scuole e 30mila bambini da gestire per conto 
dello Stato. Il 90% di classe povera. Quando nel 2003 ne abbiamo aiutato 
200 è stata una goccia in un oceano. E poi, come identificare i 200 
beneficiari? E' fondamentale permettere anche ai poveri di studiare, nella 
prospettiva di riuscire un giorno a cambiare dall'interno un sistema 
sociale iniquo che viola sistematicamente non solo il diritto allo studio 
ma anche il diritto alla salute delle classi più povere.
Chiara Castellani

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Chiara Castellani È nata a Parma nel 1956. Chirurgo di guerra in Nicaragua, dal 1991 è responsabile di un progetto di assistenza sanitaria nella Repubblica democratica del Congo. Nel 2001, le è stato assegnato, a Saint Vincent, il Premio Donna dell'anno.

Per approfondimenti: http://www.kimbau.org

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Fonte:
Mercoledì 13 Aprile 2005
GAZZETTA MONDO gli stranieri e noi
Pagina a cura di Gianluigi De Vito.
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