PARTENIA :10 ANNI



"Bisognerebbe riflettere a partire DAI DIRITTI...." in qualsiasi luogo siano calpestati, anche nelle chiese.
Riflettere a partire DAI DIRITTI DI OGNI ESSERE UMANO, il primo dei quali è la libera espressione della propria autenticità, al di là di qualsiasi confessione religiosa.
Forse non sarebbe accaduto a Gaillot di essere destituito se ci fosse stata e ci fosse tuttora una vera difesa dei DIRITTI UMANI di tutti.
Associazione Partenia http://utenti.lycos.it/partenia
 
 
UN MONSIGNORE
SENZA FISSA DIOCESI
A ROMA

Monsignor Jacques Gaillot si definisce un Sfd, “Senza fissa diocesi”. Affermazione quasi esatta, dato che il vescovo francese è ufficialmente a capo della diocesi di Partenia, sepolta sotto il Sahara algerino dal V secolo d.C. Dunque, come un “senza fissa dimora”, monsignore fa la sua parte in giro per il mondo.

La sua vita è così da quando, esattamente 10 anni fa, la Curia romana lo destituì dalla diocesi di Evreux – città vera, quella, con tanto di fedeli e cattedrale.

Era diventato un personaggio scomodo: si esprimeva, con frequenti esternazioni sui media, senza il permesso del Vaticano e mostrandosi aperto verso gli omosessuali, sensibile al desiderio di risposarsi dei divorziati e concentrato più sul pericolo dell’Aids che su quello dell’uso del preservativo.

In più, criticava  le leggi francesi sull’immigrazione, partecipava alle occupazioni dei senza tetto, manifestava con i palestinesi. Così è finito “Sfd”. Ora, nei giorni scorsi, è stato di nuovo convocato in Vaticano per un incontro che definisce “molto cordiale e disteso”. Spera per il meglio, ma resta delle sue idee.

Monsignore, non pensa che il suo principale peccato sia stata l’amicizia con i media?

“Non credo che il giorno del giudizio mi sarà chiesto con quanti giornalisti ha parlato o quante volte ho disobbedito agli ordini, ma cosa ho fatto per coloro che vivono nel bisogno”.

In molti la criticano anche per le sue idee sul ruolo della donna nella Chiesa.

“Ma basta guardarsi intorno. Le donne stanno partecipando alla costruzione del futuro ovunque, eppure la Chiesa continua a proporre di loro un’immagine arcaica, centrata solo sul suo ruolo di madre e sposa. Invece deve dare il potere anche a loro”.

Crede che in un futuro prossimo ci saranno donne cardinale, un papa femmina?

“Nella società civile ci sono tante donne cristiane che credono non sia impossibile. Sono loro che faranno cambiare le cose”.

Cosa pensa invece del rischio di un ritorno al fondamentalismo religioso della nostra società?         

“Il fondamentalismo non ha futuro. L’importante è riscoprire il Vangelo, ovvero andare là dove gli esseri umani sono in pericolo a causa dell’esclusione, della povertà, della repressione. Dovrebbe essere questa la grandezza della Chiesa, perché la Chiesa non può essere tale senza gli esclusi”.

Si ha però l’impressione che per il Vaticano sia più facile nutrire gli affamati che adeguarsi ai grandi cambiamenti della società.

“Bisognerebbe riflettere a partire dai diritti dei cittadini. In ogni caso, il ruolo della Chiesa non è quello di stilare una lista di divieti riguardo alle pratiche di una società, ma di ridare valore al Vangelo, alla figura di Gesù e al suo messaggio universale. Quanto ai fondamentalisti: gli estremisti sono sempre esistiti, ma il processo delle società laiche è inarrestabile”.

Lei ha proposto che il mandato del Papa abbia una scadenza.

“Si tratta di tenere conto del processo democratico in corso in tutte le società e che quindi dovrebbe germinare anche in seno alla Chiesa. Una carica di potere dovrebbe essere limitata nel tempo. In passato prevaleva il modello monarchico  e oggi quello democratico. La Chiesa è l’ultima a reagire, ma dovrà pur cambiare. E la mia non è una riflessione sulla persona del Papa, ma sul potere in generale: quando un mandato è troppo lungo, logora.

Se la sente di fare un pronostico sul nome del prossimo Papa?

“Non  un pronostico ma un desiderio, quello di uscire dall’Europa e andare verso i Paesi “piccoli”. Honduras, per esempio. L’arcivescovo di Tegucigalpa è Oscar Rodriguez Maradiaga….”

 

(Maria Grazia Meda- La Repubblica “D” del 26.2.2005)