Rapporto di Amnesty sul Sudan: chi risponderà dei crimini?



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COMUNICATO STAMPA
CS04-2005

RAPPORTO DI AMNESTY SUL SUDAN: CHI RISPONDERA' DEI CRIMINI?

Per assicurare la fine dell'impunita' per i gravissimi crimini commessi
nei vari conflitti del Sudan, il Consiglio di sicurezza dell'Onu deve
riferire la situazione del paese al Procuratore della Corte penale
internazionale. Lo stesso dovra' fare nei confronti di qualunque
situazione analoga in cui si verifichino crimini di diritto
internazionale. Il Consiglio di sicurezza ha ripetutamente manifestato la
propria preoccupazione per l'incapacita' del Sudan di porre fine
all'impunita' e deve pertanto agire in modo coerente.

Ma poiché la Corte penale internazionale si occuperebbe solo di una
piccola parte dei responsabili di crimini di guerra e crimini contro
l'umanita', il Consiglio di sicurezza e la comunita' internazionale devono
sostenere un'ampia riforma del sistema giudiziario sudanese che consenta
di processare gli autori di gravi violazioni del diritto internazionale
dei diritti umani e del diritto umanitario.

Il diritto delle vittime e delle loro famiglie a ottenere verita' e
giustizia e' un elemento essenziale del processo di riconciliazione in
Sudan. Perché la pace tra nord e sud sia duratura e cessino le violazioni
dei diritti umani contro la popolazione civile attualmente ancora sotto
assedio nel Darfur, e' indispensabile che chi ha commesso questi abusi sia
incriminato e sottoposto a processo.

La popolazione del Darfur continua a rischiare la propria vita nel
tentativo di denunciare e di chiedere un risarcimento per le gravi
violazioni dei diritti umani che subisce quotidianamente. La popolazione
dei monti Nuba spera che la pace consentira' di conoscere il destino delle
persone 'scomparse'. Le comunita' soggette a pratiche schiaviste nel
Bahr-el-Ghazal vogliono che i responsabili degli abusi commessi nei loro
confronti siano processati e che i sopravvissuti ottengano un
risarcimento. Gli avvocati del nord attendono la fine delle leggi
d'emergenza, che bloccano attualmente centinaia di procedimenti su casi di
tortura, affinché i propri clienti abbiano la giustizia che meritano. Nel
sud, molte persone temono ancora i possibili attacchi delle milizie, che
per anni hanno agito nella totale impunita'.

Il governo sudanese e l'Esercito popolare di liberazione del Sudan
(Splm/A), che hanno sottoscritto l'accordo di pace del 9 gennaio, devono
assumersi la responsabilita' di garantire una pace duratura, basata sulla
verita' e la giustizia, per la popolazione sudanese e devono impegnarsi in
un percorso che favorisca la verita' e la riconciliazione nel paese.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 18 gennaio 2005

Il rapporto Sudan: chi rispondera' dei crimini? e' disponibile presso il
sito Internet http://www.amnesty.org e l'Ufficio stampa di Amnesty
International Italia.

Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia ? Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press at amnesty.it

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