[cultura] Messaggio dell'Archivio Diaristico Nazionale



2 novembre 2025 

Archivio dei diari <adn at archiviodiari.it>

Grazie per la tua dedizione, talvolta imperfetta, altre delicata e preziosa, tante volte ricca di fiducia e altre con difficoltà e sofferenza. Solo ora che anche io sono madre ne capisco il valore e te ne sono grata. Che questa gratitudine ti raggiunga ovunque ti trovi, come un tardivo riconoscimento che non ho saputo dirti prima. Che vorrei dirti adesso.


Ci sono parole che restano in sospeso, come respiri trattenuti.
Parole semplici, quotidiane, che non abbiamo avuto la forza o il tempo di dire.
Un “grazie”, un “mi manchi”, un “ti voglio bene” rimasti tra i denti, come semi che non hanno trovato la loro terra.
Quando una persona cara se ne va, resta il silenzio, ma non è mai un silenzio vuoto. È un silenzio pieno di tutto ciò che non abbiamo saputo pronunciare.

La memoria, a volte, è fatta più di parole non dette che di ricordi. Sono loro a tornare nei giorni che fanno male, nelle ricorrenze, nei gesti ripetuti ogni anno davanti a una fotografia, un nome inciso, una data. E in quel ritorno c’è una domanda muta: dove vanno le parole che non abbiamo detto?

All’Archivio dei diari, da anni, cerchiamo di dare a quelle parole un luogo in cui posarsi.
La nostra bacheca della memoria raccoglie i messaggi dedicati alle persone che non ci sono più: piccoli frammenti di vita, confessioni tardive, ringraziamenti che arrivano quando il tempo terreno non basta più. Ogni messaggio è una carezza che attraversa il confine invisibile tra la presenza e l’assenza.

Chi scrive lascia un segno. Per questo, in questa giornata dedicata alle persone che ci mancano, vogliamo ricordare che esiste un posto dove le parole trovano rifugio. Un luogo in cui si può dire, se si vuole, ciò che non si è detto mai o lasciare semplicemente un ricordo attraverso una donazione in memoria.

A noi piace pensare che quelle parole, da qualche parte, arrivino davvero. Che attraversino il tempo e la distanza, e giungano a destinazione come una lettera senza indirizzo, come un pensiero che non ha smesso di camminare.
Forse è anche questo, alla fine, il compito della memoria: tenere aperta la possibilità di parlare ancora, anche quando non c’è più nessuno ad ascoltare.


http://archiviodiari.org

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