Dal 27 di febbraio è in atto un'iniziativa singolare nel nostro Paese: il forum nazionale
"Salviamo il Paesaggio, Difendiamo i Territori" ha inviato una richiesta a tutti gli 8.101
Comuni italiani per sollecitare, entro sei mesi,
la compilazione e restituzione di una particolare scheda di censimento.
La scheda (strutturata in 25 punti nevralgici più
7 facoltativi) è
stata trasmessa utilizzando la posta elettronica certificata,
strumento che la stessa amministrazione pubblica invita ad utilizzare per
agevolare il dialogo tra Enti e cittadini.
In particolare, la scheda censuaria si propone di mettere in luce qualche dato
primario, come il rapporto tra superficie
comunale complessiva e aree verdi, l'estensione di suolo potenzialmente
urbanizzabile secondo quanto previsto dallo strumento urbanistico in
vigore, e l'elemento centrale di qualunque odierna seria pianificazione del
territorio, ovvero l'ammontare degli immobili
(tanto residenziali quanto produttivi) presenti in ciascun Comune e al
momento vuoti, sfitti, non utilizzati.
Molti commentatori hanno immediatamente esclamato: "richiesta doverosa, stante la
situazione del suolo già consumato; le amministrazioni non avranno
difficoltà a fornire questi dati essenziali".
Ma noi eravamo (purtroppo) certi che
proprio quest'ultimo elementare dato avrebbe scatenato un po' di panico tra le fila di Sindaci, Assessori e tecnici
comunali. Tanto che, prudentemente, ci eravamo
posti la domanda: "e se le risposte dovessero essere scarse oppure scarne?".
E avevamo subito ipotizzato un "secondo tempo" per il nostro
match con le amministrazioni: la stesura di una proposta di legge
d'iniziativa popolare (in corso di
definizione). Essere ottimisti è buona cosa, ma la ricerca della
concretezza imponeva avere le idee chiare in ogni caso.
E l'ottimismo della ragione non poteva essere così miope da non
considerare, appunto, l'eventualità
che la più semplice delle richieste ("quante abitazioni e quanti capannoni non
utilizzati ci sono nel vostro Comune ?")
cozzasse con la dura realtà: meglio che nessuno - o pochi - lo sappiano,
altrimenti i nuovi piani urbanistici in vigore e le "sante"
varianti sempre in ballo finiranno per essere
smascherate come pure presunzioni basate sul nulla. Il Re sarà nudo!
Nei primi cinque mesi di campagna, ogni Comune ha ricevuto due volte la
richiesta (repetita juvant) da parte della segreteria
nazionale e moltissimi di essi hanno inoltre ricevuto il sollecito
"fisico" da parte di semplici cittadini riuniti nei 131 Comitati locali
"Salviamo il Paesaggio" costituiti un po' in tutta la penisola.
E decine
sono state le mozioni, le istanze, le
interpellanze, le interrogazioni presentate da consiglieri comunali
che chiedevano alla loro stessa amministrazione di "impegnare"
gli uffici tecnici nel rispondere alla richiesta del Forum nazionale.
I
risultati, ad oggi, sono a dir poco deludenti: 177 i Comuni che hanno
finora risposto. Di queste risposte, ben 55 sono assolutamente negative,
adducendo l'impossibilità di poter disporre di un simile dato e che
certamente non sarà possibile assoldare una squadra di tecnici pro tempore
("onde non sforare il patto di stabilità" ... !).
62 le risposte parziali (schede compilate in modo
non completo oppure delibere dei consigli comunali che impegnano la
rispettiva amministrazione ad effettuare il
censimento entro sei mesi). Restano dunque 60 schede di ritorno
debitamente compilate. Una miseria...
E, cosa ancor più
beffarda, ogni giorno incontriamo Comuni che ci
dicono: "mai
vista la vostra richiesta". Quando esibiamo
loro il certificato elettronico che
comprova l'avvenuto loro ricevimento e l'indirizzo di posta interpellato,
l'arroganza della risposta si trasforma in un timido balbettio ed è seguito
da un "farò
pervenire ora all'ufficio competente".
Insomma, poche risposte (e ancor meno quelle positive) e la sensazione che
il primo approccio sia appena stato attivato. Ce n'è per sentirsi
scoraggiati. E molti dei militanti del Forum nazionale non hanno mancato,
nel leggere i risultati parziali, di ritenere la campagna
un quasi-fallimento.
E qui è bene fare uno stop e addentrarci in una sensata analisi.
Perchè un'iniziativa del genere può essere un fallimento se promossa da un
soggetto "debole" (ma qui il soggetto è un Forum nazionale che
comprende, come detto, 783 organizzazioni, tra cui 80
associazioni nazionali molto trasversali e rappresentative
dell'ambientalismo, dell'altra economia, delle aggregazioni tra Enti
Locali, del mondo agricolo, dell'associazionismo turistico e ricreativo,
dei professionisti del settore e a cui si aggiungono 703 tra associazioni e
comitati territoriali).
Può essere un fallimento se promossa da un soggetto che non è in grado -
dal punto di vista organizzativo - di rapportarsi con questo vasto
arcipelago di Comuni (ma qui l'azione è stata finora ineccepibile,
tanto a livello centrale quanto nelle realtà territoriali presidiate dagli
attuali 131 Comitati locali all'opera).
Può essere un fallimento se la scheda censuaria proposta risulta
farraginosa o troppo complessa (ma tutti i Comuni che già l'hanno compilata dimostrano
l'assoluta fattibilità della sua compilazione: l'hanno fatto, ad esempio,
capoluoghi di provincia come Padova o Imperia, comuni come Faenza e
Casasco, che hanno rispettivamente oltre 58.000 e appena 125 abitanti:
grandi e piccoli, dunque, sono perfettamente in grado di rispondere ...).
O ancora, può essere un fallimento se nei primi mesi di attività il
soggetto non avesse registrato l'attenzione del Presidente della Repubblica
(che salutò per iscritto, a fine ottobre, la costituzione del Forum
nazionale), dei
ministri Ornaghi e Catania (quest'ultimo,
addirittura, sta lavorando attorno alla presentazione di un disegno di
legge che dovrà contenere/azzerare il consumo di suolo agricolo).
Non può
certamente essere considerata un fallimento, invece, se l'unico
"problema" è la non-volontà delle
amministrazioni comunali.
Significa
che abbiamo toccato (e non ne avevamo dubbi) il vero nervo scoperto della
questione: la pianificazione del territorio corrente non
considera un metodo (quello da noi proposto con la scheda di censimento),
non dispone di dati sul consumo di suolo già
avvenuto, non è interessata a considerare l'enorme patrimonio edilizio che,
in ogni Comune, resta non utilizzato. Dunque è una pianificazione
sbagliata, frutto di emotività, incapace di preoccuparsi primariamente dei
bisogni collettivi. Questa è la dura e triste realtà.
Nonostante tutto, abbiamo la testa dura e
procediamo. Con il vento in poppa. Il che ci porta sfrontatamente a concedere due mesi in più a
tutte le "lente amministrazioni" e a quelle che solo ora hanno preso visione della nostra richiesta. La scadenza
è fissata per la fine di ottobre 2012.
Ai 177 Comuni che già (in modo positivo o negativo) hanno risposto, quanti
se ne aggiungeranno?Lasciamo la risposta a qualche incallito scommettitore
o a qualche bookmakers. La quantità, in fondo, poco ci interessa.
Ciò che ci
premeva - e che ci preme - è la pressione rivolta
a tutti gli amministratori: abbiamo avviato un dialogo, chiediamo che non
si ragioni (più) su elementi astratti ma su dati certi, fuori dalle
ideologie.
Le non risposte delle amministrazioni o le loro risposte
negative sono e sarano messaggi chiarissimi. Che faremo immediatamente
rimbalzare tra i cittadini di ognuno di questi Comuni. E allora il Re sarà
nudo. Più che mai.
Qualcuno potrà domandarsi: "ma se prevedevate una risposta
così bassa dalle amministrazioni comunali, perchè avete ugualmente voluto
provarci?".
Domanda molto pertinente. A cui si può rispondere
in diversi modi.
Il primo è che partire subito con una proposta di legge d'iniziativa
popolare poteva sembrare un voler scavalcare gli ambiti comunali, ciò il
"luogo" dove gli scempi primari vengono
decisi e attuati. Sarebbe stato un errore, una mancanza di stile. Di più: non voler istituire un dialogo concreto.
Poi: era necessario essere certi che ad una
richiesta di dialogo non corrispondesse un muro; avremmo altrimenti offerto
un alibi a tutti i Sindaci: "ma perchè non ce l'avete detto prima che
volevate ragionare sui numeri ?".
E poi occorreva "rodarsi" un po': il Forum nazionale è nato a fine
ottobre dello scorso anno, la campagna "Salviamo
il Paesaggio" il 27 febbraio. Un soggetto
così ampio e così giovane doveva per forza prima
organizzarsi sui territori, perchè sarà nei territori che andremo a confrontarci
per i prossimi mesi ed anni.
Infine, era importante che inequivocabili dati di mercato mostrassero agli
stessi operatori del comparto edile come la crisi economica in atto
suggerisca di abbandonare la strada del "nuovo mattone" per
dirigere le attenzioni sul recupero dell'ampio patrimonio edilizio
esistente e sul suo adeguamento energetico. I dati parlano chiaro: nel periodo 2008/2012 le
nuove abitazioni sono diminuite del 40,4 %, mentre gli interventi di
recupero del patrimonio abitativo sono cresciuti del 6,7 %.
Fino ad ora abbiamo fatto esattamente tutto ciò che avevamo promesso di
voler fare. E, anzi, qualcosina di più. Ora tocca (toccherebbe ...) alle
amministrazioni !
Con la
stessa modalità collettiva con cui abbiamo
preparato la scheda di censimento, stiamo ora lavorando attorno alla
possibile proposta di legge d'iniziativa popolare.
Che si trasformerà in una campagna di raccolta firme
e poi (raggiunte le 50.000 firme di cittadini richieste dalla legge, ma noi
puntiamo a 500.000 inequivocabili firme ...) sarà il Parlamento a dover
discutere la nostra proposta.
Non c'è altra strada. A meno che, da qui a fine
ottobre, le amministrazioni non agiscano.Noi continuiamo a sollecitarle ...
L'ottimismo ci dice di crederci. La concretezza ci stimola a procedere,
prevedendo tutte le chance che portino i nostri Primi Cittadini ad entrare nella realtà e a non restare in quell'era
feudale in cui troppo spesso mostrano di voler vivere e governare a tutti i
costi.
Il dado è tratto. Meglio:
il seme è
ora in terra: in quella terra che sappiamo oggi di dover difendere da nuove
inutili aggressioni...
Alessandro
Mortarino
(coordinatore nazionale del Forum
"Salviamo il Paesaggio")
info at salviamoilpaesaggio.it
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