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-----Original Message-----
From: artefici at arpnet.it
Sender: consumocritico-request@peacelink.itDate: Sat, 11 Feb 2012 17:33:47 
To: <consumocritico at peacelink.it>
Reply-To: consumocritico at peacelink.it
Subject: Re: GRAZIE


Buongiorno a tutti,
siamo una famiglia con tre figli e vogliamo condividere la nostra dolorosa 
storia:


Ho conosciuto la psicoanalista attraverso la nipote di Rivalta , che era mia 
conoscente da tempo in quanto convivente di un vecchio compagno di scuola di 
mio marito .
In quella occasione la dottoressa ha conosciuto anche mio figlio, ancora 
minorenne (2007).
Da quel momento in avanti la dottoressa ha cominciato ad invitare mio figlio ad 
alcune occasioni di svago e di festa facendo riferimento a sua figlia (due anni 
più giovane ). 
In queste occasioni la dottoressa era sempre presente.  Mio figlio ha 
cominciato a riferire a me e mio marito che la dottoressa gli diceva di aver 
visto in lui delle difficoltà psicologiche che rendevano necessario un suo 
personale intervento e che, se lui avesse voluto, lei lo avrebbe aiutato senza 
compenso cominciando con un test cognitivo.
A seguito di questo ho cominciato a sentirmi in difficoltà ed ho cominciato 
anche io, per amicizia e curiosità, ad uscire con lei e con entrambi i 
rispettivi nostri figli presenti notando con stupore che c’era un particolare 
rapporto di confidenza con la dottoressa.
L’11 febbraio 2011 mi ha invitato nel suo studio di Torino proponendomi 
un “lavoro esperimento” sul cibo, che è sempre stato il mio punto debole.
Ho detto che non avrei potuto pagarla anche perchè seguivo già un lavoro 
impegnativo di coppia con mio marito, con il quale cercavo di ridare armonia ad 
una relazione affannata, ma mi ha subito rassicurato dicendomi che era gratuito 
e che se poi avesse funzionato avremmo riparlato dell’aspetto economico.
Abbiamo quindi fissato di volta in volta le seguenti date…….
In molte occasioni incrociavo, entrare oppure uscire dal suo studio, il marito 
di sua nipote e rimasi molto turbata un giorno in cui mi mostrò nel suo studio 
alcune fotografie, spiegandomi il problema di tipo sessuale per il quale lui 
frequentava il suo studio raccomandandomi però di non parlarne con nessuno e 
che lo faceva  per rafforzare la nostra complicità di amiche.

Contemporaneamente appena nostro figlio ha compiuto 18 anni gli  è stato 
nuovamente proposto dalla dottoressa di sottoporsi al  test cognitivo del quale 
lui ci riferisce nuovamente.
Mio marito chiede immediatamente un incontro che viene fissato nel suo studio 
di Torino, durante il  quale le dice che in ogni caso, lo avremmo voluto pagare 
e soprattutto avremmo scelto da chi farlo fare. La dottoressa inoltre, in 
occasione di quel colloquio, fornisce delle spiegazioni fragili rispetto alla 
proposta da lei avanzata, riferite soprattutto alla relazione con la sua 
insegnante di italiano e al fatto che era stato rimandato di tre materie l’anno 
prima, aggiungendo che con il test si sarebbe potuto dimostrare che aveva delle 
buone capacità e che quindi ne avrebbe guadagnato la sua autostima, sulla quale 
era assolutamente necessario intervenire.
Quindi decidiamo di sospendere la cosa, dico sospendere perché il ragazzo 
cominciava decisamente ad irritarsi di non riuscire a fare esattamente ciò che 
la dottoressa gli  proponeva con insistenza.  Cercavamo di mediare con la 
speranza che capisse ma lui insisteva cominciando a pretendere di andare a 
dormire a casa della dottoressa tutti i fine settimana.
Io continuavo il lavoro sul cibo e parallelamente nostro figlio senza dircelo 
faceva il test, cominciando anche un percorso definito da lei di “sostegno 
psicologico sui traumi”.
Mentre parallelamente si seguivano queste due strade, la dottoressa ha proposto 
ad entrambi una mediazione tra me e mio figlio, per migliorare la nostra 
relazione che effettivamente da circa due anni era diventata molto conflittuale.
Sentendomi nuovamente messa in discussione e vedendo mio figlio fortemente 
motivato ho accettato questi altri incontri sempre fatti negli studi di Torino 
e Volvera.

In questi incontri la dottoressa, si poneva sempre come la professionista che 
mediava i momenti di difficoltà  nella comunicazione tra me e mio figlio. In 
questi incontri notai con stupore che mio figlio faceva riferimento a cose 
dette durante il lavoro con me e la dottoressa, sul cibo.
Negli incontri personali invece per il cibo si sono aperte molte altre 
riflessioni collegate e improvvisamente mi sono accorta che alcune cose dette, 
oppure anche scritte con messaggio telefonico, erano a conoscenza anche di mio 
figlio.
Tutto ciò fino a Giugno quando in quarta liceo scientifico scopre  (senza 
peraltro sorpresa) di essere stato rimandato a settembre di tre materie.
La dottoressa si è subito proposta  per dare al ragazzo lezioni di italiano, 
ovviamente gratuite, con particolare riferimento alla sua incapacità di 
formulare correttamente un testo scritto.
Avevamo con mio marito dato la possibilità (già pagata) di andare a Madrid 
dieci giorni con l’oratorio e di usufruire di lezioni di sostegno soprattutto 
di matematica, ma anche di inglese e italiano, in particolare con mia cognata e 
il suo compagno, entrambi laureati e disponibili come l’anno precedente.
Prima che io, mio marito e gli altri due figli di 11 e 7 anni partissimo per le 
vacanze, nostro figlio ci ha detto che non sarebbe andato a Madrid (dieci 
giorni) perché voleva studiare e che avrebbe cominciato il sostegno di italiano 
anche con la dottoressa.
Mio marito non era d’accordo, ma visto il desiderio di nostro figlio di 
rimediare a settembre, ci siamo accordati che avrebbe valutato se partire per 
Madrid (gli ultimi giorni prima della partenza) ancora nei giorni successivi.
Dalla vacanza ci viene comunicato che non sarebbe andato a Madrid (perdendo i 
soldi) che non sarebbe andato nemmeno più da mia cognata ma che avrebbe fatto 
tutto italiano con la dottoressa ed infine che sarebbe andato  in ferie con lei.
Durante il periodo in cui noi eravamo in ferie avevamo organizzato che stesse 
un po’ a casa di mia cognata e in alternativa da mio padre, ma lui sì è 
trasferito a casa della dottoressa.
In questo periodo sapeva di dover tenere casa nostra pulita e in ordine, è 
quindi tornato a casa per svolgere questo compito, ma solo dopo, facendo 
domande dirette ci siamo accorti che anche la dottoressa si era introdotta in 
casa senza dire nulla con la scusa di aiutare nostro figlio.
Al recupero di settembre è stato promosso, come peraltro anche l’anno 
precedente in cui aveva altre tre materie (mentre in prima e seconda era stato 
promosso a giugno) e siccome eravamo ancora in ferie gli abbiamo proposto  di 
raggiungerci, ma lui ha rifiutato.
Al ritorno a casa lo abbiamo trovato profondamente cambiato, continua a 
chiedere insistentemente di andare a dormire a casa della dottoressa  e ha 
cominciato  ad avanzare con prepotenza richieste di denaro riferite a quello 
che abbiamo custodito a nome suo fino a quel momento con buoni postali 
intestati a lui.
A settembre io e mio figlio abbiamo ripreso  gli incontri con la dottoressa, 
come prima delle vacanze.
Mio marito ha chiesto nuovamente di incontrare di persona la dottoressa,  
ringraziandola di ciò che ha fatto per la scuola del ragazzo e  invitandola a 
quantificare economicamente l’impegno così generosamente profuso;  ha aggiunto 
anche che gli sembra necessario lasciare libero il ragazzo e  tornare  verso 
una relazione più distaccata e non così invadente. Lei ha rifiutato il compenso 
e ha lasciato cadere con indifferenza le altre osservazioni, dicendo che spesso 
vorrebbe che il ragazzo fosse suo figlio.
Poi incontra nuovamente me dicendo scherzosamente la stessa cosa ed aggiunge 
che forse l’interesse del ragazzo verso la figlia era per arrivare direttamente 
a lei.
Intanto il rapporto tra mio figlio e mio marito si deteriora in modo 
velocissimo al punto che una sera, dopo un ennesimo rientro a casa dopo cena, 
senza spiegazioni o avvisi  e le pretese sul denaro (che comunque aveva 
ottenuto con l’impegno però di pagarsi le sue spese), mio marito spazientito lo 
ha invitato ad uscire di casa (con l’intento di farlo sbollire, lasciandogli le 
chiavi di casa). Mio figlio ha reagito dicendo  che aspettava solo quello e se 
ne è andato facendosi venire a prendere da un “cugino acquisito” della 
dottoressa (così lo hanno definito successivamente lei e suo marito dicendo che 
questa persona, era stata “salvata” da loro in passato) che prontamente si è 
fatto  trovare sotto casa e che io ho incontrato. L’ho invitato a tornarsene a 
casa ma lui  lo ha fatto  salire in macchina dicendomi che è maggiorenne e può 
fare quello che vuole. Lo ha portato ( e continua a farlo nei momenti di 
difficoltà logistica ) a casa della dottoressa presso la sua abitazione che 
condivide con la figlia ancora minore e il marito (con il quale mio marito ha 
cercato di dialogare,ma lui ha rifiutato dicendo che ne vuole stare fuori e che 
a casa sua ciascuno fa quello che vuole).
Da quella sera non è più tornato a casa.
Io e mio marito abbiamo chiesto sostegno, rispetto all’accaduto, alla Casa dei 
Conflitti del Gruppo Abele (con il quale frequentiamo da sei anni tutti gli 
incontri della “fabbrica delle e” e i gruppi di approfondimento e di 
condivisione per le famiglie) e Consultorio familiare ASL3, continuando le 
sedute di coppia. Io però ho voluto ricominciare ad incontrare la dottoressa 
per poter rivedere mio figlio (che abitava a casa sua) e tentare di farlo 
tornare a casa.
In questi incontri era molto cambiato oltre che nel modo di dialogare molto 
distaccato anche nel vestire molto ricercato e costoso, esibendo con orgoglio 
un costoso cellulare di ultima generazione che richiede abbonamento con carta 
di credito.
La Casa dei Conflitti del Grupppo Abele, ha fatto una telefona alla dottoressa 
per capire come poter eventualmente collaborare in modo coordinato, ma a quel 
punto lei si infuria dicendo che non si era mai fatto nessun tipo di lavoro con 
nessuno e che il ragazzo era solo un amico.
Dopo quella telefonata però, la dottoressa, ha mandato mio figlio a casa di 
quel “cugino acquisito” che era venuto a prenderlo la sera in cui era andato 
via di casa. Quattro giorni dopo però   la dottoressa lo ha ripreso  in casa 
sua,  dicendo che il ragazzo stava male e che non se la sentiva di lasciarlo lì 
e mi ha telefonato per chiedermi se ero d’accordo.
Ho iniziato a staccarmi da questa situazione ambigua e ho deciso  di non 
vederla più e di continuare il percorso con mio marito dal dott….. e al Gruppo 
Abele.
La dottoressa mi ha inviato dei messaggi che parlavano di tradimento rispetto 
alla complicità che si era creata tra lei e me e  mi è arrivato un messaggio  
anche di sua nipote, che mi suggeriva di non seguire un lavoro con mio marito e 
di lasciare tranquillo mio figlio dove si trovava, ovvero a casa di sua zia, 
perché lo aveva visto e lo trovava molto bene.
Ci ha molto preoccupato infine anche lo scoprire che nostro figlio collabora ad 
una accademia di cui la dottoressa è coordinatrice che propone degli incontri 
nel territorio della provincia, sotto forma di Seminari e Convegni con il 
patrocinio del Comune di Rivalta di Torino e Comune di Piossasco e con il 
contributo di Professionisti e Aziende del territorio.
Psicoterapeuti e psichiatri specializzati nel settore, offrono, dopo la 
diagnosi  psicologica o psichiatrica, sia una terapia farmacologica  per 
alleviare il dolore psichico, che un trattamento psicoterapeutico che può 
aiutare il paziente a superare in breve tempo il disagio psichico 
(http://www.accademiaperlaformazione.it/index.php?
option=com_content&view=article&id=86:convegno-qscienza-etica-e-
psicoanalisiq&catid=39:convegni&Itemid=12)
(http://www.accademiaperlaformazione.it/).
Lo statuto (che si riferisce ad uno statuto di un’altra accademia omonima ) a 
noi pare molto  vincolante, perché per farne parte è necessario riferirsi ad 
un “maestro” dell’accademia ed uscirne sembra essere molto complicato.
Nostro figlio racconta anche che la dottoressa gli ha affidato un bambino 
disabile da portare in piscina e che per svolgere questo lavoro lo istruisce 
sul metodo da utilizzare con incontri settimanali presso il suo studio, 
procurando al ragazzo ripetute assenze da scuola. 
Io e mio marito stiamo cercando di proseguire un cammino come coppia e come 
genitori, per comprendere ed affrontare errori e difficoltà nella relazione e 
nella gestione del conflitto con nostro figlio, desiderosi di ricostruire con 
lui un dialogo aperto e basato sul rispetto reciproco ma dialogando con lui, ci 
sentiamo spesso ripetere che la dottoressa è sempre disposta ad aiutarci. Mi 
sono affidata in buona fede alla dottoressa da cui adesso desidero un 
chiarimento che in questo momento è mediato da un avvocato a cui abbiamo deciso 
di rivolgerci e che ha inviato una lettera proprio con questo preciso intento. 
Purtroppo però, durante un dialogo con nostro figlio abbiamo scoperto che è a 
conoscenza della lettera e che addirittura ne ha una copia con allegata la 
risposta della dottoressa la quale scrive di non capire il nostro atteggiamento 
di inimicizia.
A Gennaio è stato ospite in vacanza a casa di mia cognata per sei giorni. Il 
suo comportamento non era più quello di sempre, aperto e pieno di iniziativa e 
in caso di conversazioni riguardanti l’ambito familiare mia cognata mi ha 
riferito che passava subito dopo molto tempo al telefono con la dottoressa.
Ultimamente ci ha finalmente parlato delle reali difficoltà con noi genitori ma 
ha anche aggiunto con determinazione che dobbiamo essere riconoscenti alla 
dottoressa perché lui è stato “salvato” da lei e che se noi continueremo sulla 
strada intrapresa saremo costretti a passare sul suo corpo, anzi ci minaccia 
con determinazione rispetto la possibilità che lui prima o poi 
volendo “salvare” i suoi fratelli minori venga a portarseli via.
L’unica speranza è legata alla decisione che ci ha comunicato ultimamente di 
voler tornare in mansarda alla fine della scuola e che riesca a mantenere 
aperto il dialogo-relazione anche se difficile.
Molti anni fa si pensava che per stabilire una buona alleanza con l’adolescente 
in crisi gli psicologi dovessero tenere a distanza i genitori per documentare 
all’adolescente che era lui il destinatario e il promotore dell’intervento e 
che non si stava lavorando per conto dei genitori. Nulla di più sbagliato; ora 
sappiamo che è vero il contrario e che è l’adolescente stesso a sperare che 
anche i genitori partecipino all’impresa e si coinvolgano nel tentativo di 
capire e risolvere ciò che lo fa soffrire e ritarda lo slancio verso la 
crescita.

-- 
Cordiali saluti
rita


Citazione "ritamazzieri at libero.it" <ritamazzieri at libero.it>:

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> CARISSIMI,
> LA CAMPAGNA SMS 45595 PER LA PEDIATRIA E' TERMINATA IL 3 FEBBRAIO.
> 
> RINGRAZIAMO DI CUORE TUTTI I SOSTENITORI DI QUESTA INIZIATIVA. ABBIAMO
> SENTITO L'APPOGGIO DI CENTINAIA DI VOLONTARI E AMICI CHE SI SONO DEDICATI A
> QUESTA CAMPAGNA CON SENTITA PARTECIPAZIONE
> 
> ENTRO QUALCHE SETTIMANA, APPENA RICEVEREMO I DATI COMPLETI E DEFINITIVI DA
> PARTE DELLE COMPAGNIE TELEFONICHE, INFORMEREMO TUTTI CON UN RAPPORTO SUL
> RISULTATO ECONOMICO DELLE DONAZIONI.ANCORA GRAZIE DI CUORE, SALUTI E BUONA
> GIORNATA
> RITA MAZZIERI, COMUNITA' DI VILLALDA E AIS SEGUIMI ONLUS
>  www.grupposeguimi.org
> www.aisseguimi.org
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