La
sala non è stata capace di contenere le persone che si sono accalcate lungo
tutte attorno fino a sedersi per terra lungo il corridoio
centrale.
La
sensibilità presente in sala era fin troppo palese a sottolineare i diversi
passaggi sul tema delle persone chiamate ad esprimere pensieri ed emozioni
in merito al tema del diritto all’acqua pubblica..
Già
le emozioni … sono state il richiamo forte del caloroso intervento di Moni
Ovadia che ha scatenato (è il caso di dirlo) una forte passione/sentimento
in tutti i presenti.
Ha richiamato l’urgente necessità di reagire di
fronte al delirio politico del governo, al razzismo invadente; ma ha anche
sollecitato insistentemente sulla necessità di aprire lo sguardo oltre sé
stessi, oltre la propria particolarità verso la dimensione
internazionale.
E’
stata anche una serata molto piacevole con gli intermezzi musicali della
“Ccontrabanda”, gli interventi video di Paolo Rossi, di Flavio Oreglio che
hanno disincantato il pubblico con piacevoli battute in tema, e quello di
Dacia Maraini capace di sottolineare la gravità preannunciata dalla
privatizzazione dell’acqua prevista dalla L.135.
Ma ancora, la grande
ilarità generata dell’intervento di Diego Parasole che con la comicità a
saputo mettere in luce le banalità del raffronto tra l’acqua pubblica e
quella privata.
Molto belli e avvincenti gli interventi di Renato Sarti, Silvano
Piccardi e la lettura di una pagina poetica di Marcia Theophilo.
E poi Giovanna Procacci del Comitato Milanese per l’acqua
pubblica ed Emilio Molinari presidente del Comitato Italiano Contratto
Mondiale sull’acqua, che interloquivano con Gianni Barbacetto e Claudio
Agostoni, hanno messo in luce alcune delle contraddizioni che si ingenerano
con la privatizzazione dell’acqua.
Emblematico il caso di Parigi: dopo 25
anni di disastrosa gestione privata delle principali multinazionali
dell’acqua “minerale”, le francesi
Veolia e Suez, dal 1°
gennaio 2010 la gestione delle
acque ritornerà pubblica al 100%.
Ancora una volta si dimostra come
l’interesse privato non può essere il garante di un bene comune come
l’acqua, di un servizio adeguato e della sua qualità.
Ma altrettanto
esemplari le citazioni delle lotte e delle conquiste dei popoli latino
americani che con una lotta appassionata hanno saputo imporre il diritto
all’acqua pubblica anche con una modifica alla loro Costituzione dove ora
viene affermato che l’acqua è un bene comune, un diritto
inalienabile.
In particolare la chiusura di Molinari con la passione che gli è
propria ha saputo rimarcare quanto quella della difesa dell’acqua pubblica
deve essere una lotta in testa a tutte le battaglie del movimento.
Dall’acqua si rigenerano la salute, il territorio, gli alimenti,
…, è la vita stessa a scorrere nell’acqua ogni giorno.
Come non credere
al suo “diritto inalienabile”
per ciascuna persona eppure la
dichiarazione finale al Forum Internazionale di Istambul
sull’acqua afferma che “l’acqua è solo un
“bisogno fondamentale”. Occorre
dichiarare che l’acqua è un diritto,
che l’acqua è un bene privo di
rilevanza economica; pensare alla sua privatizzazione vuol dire una
condanna alla sacralità della vita, alla libertà.
E’ quindi necessario che ogni movimento, ogni comitato, ogni
sindacato, ogni partito, ogni chiesa, … soprattutto ogni persona, si renda
interprete cosciente del proprio diritto, di questa urgenza verso ogni altra
persona, ogni altro ogni comitato, ogni altro sindacato, ogni altro partito,
ogni altra chiesa, … ogni altra vita, con la passione e l’emozione
necessaria per la stessa vita, la stessa libertà e la stessa giustizia che
tutti noi vogliamo.
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