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rassegna stampa: Ogm, Parmigiano sotto attacco.
- Subject: rassegna stampa: Ogm, Parmigiano sotto attacco.
- From: "Altragricoltura" <altragrico at italytrading.com>
- Date: Thu, 20 Sep 2007 11:33:54 +0200
a cura di AltrAgricoltura Nord Est -------------------------------------------------- tratto da "Agrisole" - agosto 2007 Ogm, Parmigiano sotto attacco. A un mese dalla campagna di Greenpeace 20mila consumatori chiedono al Consorzio una svolta «free». Dalla Germania la metà delle lettere – Forniture certificate e colture proteiche l’alternativa alla soia. ROMA – «A un mese dall’inizio della campagna “Salviamo il Parmigiano dagli Ogm”, Greenpeace ha già raccolto 10mila lettere da parte di consumatori italiani, che chiedono al Consorzio di tutela di eliminare dalla dieta delle mucche la soia transgenica». Lo ha detto Federica Ferrario, responsabile Ogm dell’associazione ambientalista. Altre 10mila lettere, questa volta in tedesco, sono arrivate dalla Germania, principale mercato di sbocco per l’export del prestigioso formaggio Dop. «Compro il Parmigiano e mi è sempre piaciuto – si legge nella lettera-tipo preimpostata sul sito Internet di Greenpeace – ma con stupore ho appreso che vengono utilizzati Ogm nei mangimi impiegati negli allevamenti che forniscono il latte per la produzione del Parmigiano reggiano». L’appello finale è esplicito: «Vi chiedo di adottare tutte le misure necessarie al fine di salvaguardare questo prodotto e di soddisfare la volontà espressa dai consumatori, evitando che gli Ogm siano utilizzati nei mangimi e in ogni altra fase nella produzione del Parmigiano reggiano». L’iniziativa anti-biotech è stata lanciata il 21 giugno scorso (si veda «Agrisole» n. 26/2007) e contestualmente l’organizzazione aveva contattato il presidente del Consorzio, Giuseppe Alai, inviandogli una nota «Il fabbisogno di soia (in panelli), delle filiere zootecniche Dop italiane – si legge nella nota – è stimato in circa 3,122 milioni di tonnellate. Di queste, la percentuale legata alle filiere dei formaggi vaccini Dop è il 14,8% del totale. La frazione di competenza del Parmigiano reggiano non supera le 200.000 tonnellate (fonte: elaborazioni Nomisma)». L’idea è quindi che i quantitativi coinvolti siano contenuti e consentano una scelta alternativa alla soia transgenica. L’associazione poi elenca anche i possibili fornitori di soia brasiliana certificata come non-Ogm. Oltre a indicare una dieta proteica alternativa alla soia che potrebbe contare su un approvvigionamento nazionale o europeo. Dai semi integrali di favino, la cui coltivazione è diffusa in tutta l’ Europa Occidentale, al lupino dolce, che per il suo alto tenore proteico può sostituire la soia, dai semi di pisello, che in Italia si coltiva nella Pianura padana (molto note le varietà Finale e Frisson) all’erba medica disidratata. In realtà ci sono già attualmente produttori di Parmigiano che hanno scelto la via «free». «Già oggi tutti i produttori di Parmigiano reggiano biologico – si legge nel dossier di Greenpeace scaricabile dal sito – garantiscono un prodotto senza Ogm, utilizzando materie prime – mangimi compresi – derivanti da agricoltura biologica. Diversi allevatori aderenti al Consorzio hanno inoltre già espresso la propria volontà di utilizzare solo mangimi senza Ogm, per poter continuare a produrre un latte sicuro al 100 per cento, senza l’uso di Ogm». Ma il consorzio di tutela, pur condividendo l’intento dell’iniziativa, non vede una soluzione a breve termine. «L’assenza di Ogm non fa parte del disciplinare delle Dop – sottolinea il direttore del Consorzio di tutela Leo Bertozzi – e in ogni caso il problema degli Ogm nella filiera zootecnica è una questione di natura ambientale generale, che non può riguardare solo i produttori di Parmigiano reggiano». Il Consorzio sottolinea infatti l’impegno dei produttori verso un’esclusione di prodotti biotech dal processo produttivo difendendo la scelta di consentire solo l’uso di caglio di vitello. Sui mangimi, però, servirebbe un impegno pubblico nazionale: «Non si può partire dal divieto – continua Bertozzi – ma va costruita un’alternativa a livello nazionale ed europeo. Serve un piano proteico. Non basta dire che in Paranà c’è la possibilità di fornirsi di soia free. Bisogna avere garanzie anche sui silos e sulle navi. Più facile sarebbe se la produzione mangimistica avvenisse con materie prime prodotte in loco, con soia italiana». Su questo problema, Bertozzi giudica «positiva» l’iniziativa delle Regioni europee Ogmfree, che hanno organizzato a Bruxelles per il 5 e 6 dicembre un business-meeting tra esportatori di soia, organismi di certificazione e circa 400 rappresentanti della filiera agroalimentare europea. Ma i produttori del Parmigiano reggiano non ci saranno. (di Rosanna Magnano) ---------------------------------------------------- Referendum nazionale contro le agrobiotech. ROMA – Una consultazione nazionale dal 15 settembre al 15 novembre con l’ obiettivo di raccogliere almeno tre milioni di voti «firmati » a favore o contro l’uso di Ogm nella filiera agroalimentare italiana. È l’iniziativa patrocinata dal ministero delle Politiche agricole, lanciata dalla coalizione «Liberi da Ogm» formata da 27 sigle, tra Coop Italia, organizzazioni ambientaliste (Legambiente, Greenpeace, Vas e Wwf), imprenditoriali (Coldiretti, Cia, Coopagri, Aiab, Legacoop agroalimentare, Cna e Confartigianato) e dei consumatori (Slow food, Adusbef, Adoc, Adiconsum). A guidare la mobilitazione – che prevede una serie di incontri sul tema in tutta Italia e cinque grandi appuntamenti a Milano, Firenze, Bologna, Napoli e Bari – la Fondazione per i diritti genetici, presieduta da Mario Capanna. «Si tratta di una consultazione inedita per ampiezza – sottolinea Capanna, che ha illustrato l ’iniziativa a nome di tutta la coalizione – dal momento che le associazioni promotrici raccolgono circa 10 milioni di associati, quattro volte tutti gli iscritti ai partiti. Un’operazione necessaria, non per chiarire l’opinione dei consumatori, dal momento che i continui sondaggi di Eurobarometro oscillano tra due terzi e tre quarti di contrari agli Ogm, ma per avere uno strumento politico di pressione nei confronti della Commissione Ue, che tenta di imporre un modello di sviluppo del sistema agroalimentare, di cui i prodotti transgenici sono solo la punta dell’ iceberg, che per l’Italia rappresenterebbe un suicidio economico». Il problema si pone soprattutto per le filiere zootecniche – comprese le grandi Dop come Parmigiano reggiano e Grana padano – dipendenti da industrie mangimistiche che fanno fatica ad assicurare una certificazione Ogm-free dal momento che soia e mais di importazione sono quasi integralmente biotech. «Siamo in dialogo con le imprese del settore – continua Capanna – e questa consultazione è solo il punto di partenza. L’obiettivo è di «ripulire » tutta la filiera agroalimentare nazionale dagli Ogm». Il quesito, che viene proposto su una scheda simile a quelle elettorali è unico e diretto: «Vuoi che l’agroalimentare, il cibo e la sua genuinità siano il cuore dello sviluppo, fatto di persone e territori, salute e qualità, sostenibile e innovativo, fondato sulla biodiversità, libero da Ogm?». La risposta potrà essere scontata ma la realizzazione concreta di una filiera agroalimentare italiana «free» non lo sarà altrettanto, anche se le organizzazioni agricole esprimono una netta contrarietà all’uso del transgenico. «Fermare il tentativo di modificare geneticamente prodotti base della dieta mediterranea – sottolinea il presidente della Coldiretti, Sergio Marini – come ulivi, vite, pomodoro, melanzana, fragola, ciliegio, agrumi e altri prodotti significa difendere l’ immagine complessiva del Made in Italy alimentare ed evitare danni economici stimabili in 6 miliardi di euro, con il calo di un terzo delle esportazioni alimentari». «Non a caso – aggiunge il presidente della Cia, Giuseppe Politi – abbiamo scelto per la Consultazione lo slogan “Un sì per il futuro!”. Vogliamo coinvolgere l’intera società su una questione molto delicata che richiede risposte precise e puntuali per respingere quei tentativi, soprattutto a livello Ue, attraverso i quali si intendono aprire spazi agli Ogm, ultimo in ordine di tempo quello relativo alla patata, definita Emphlora». A dare il suo appoggio alla raccolta di voti è intervenuto anche il ministro Delle Politiche agricole, Paolo De Castro, che a proposito della patata transgenica Basf in corso di approvazione a Bruxelles per la coltivazione nella Ue (si veda «Agrisole » n. 29/2007) ha annunciato che nel caso in cui la Commissione dovesse dare il via libera – eventualità già data per certa dal commissario all’ Ambiente, Stavros Dimas – l’Italia potrebbe presentare un ricorso alla Corte di giustizia europea. R.M. ---------------------------------------------------- I numeri del Parmigiano: Aziende zootecniche 4.414; Bovine da latte 270.000; Quota di produzione nazionale di latte 15%; Caseifici produttori 450; Forme prodotte 3.000.000; Giro d'affari alla produzione 808 milioni di euro; Quota export 16% (volume). La dieta alternativa per le mucche (fonti proteiche alternative alla soia): Favino - La coltvazione di favino è diffusa in tutta l'Europa Occidentale. In Italia le varietà selezionate Proteo, Nettuno e Finale hanno rese fino a 40 quintali per ettaro. Lupino dolce - La sua coltivazione diffusa al sud è andata diminuendo ma può essere una risorsa proteica alternativa alla soia. Pisello - Si coltiva in Pianura Padana (Finale e Frisson) la produzione ammonta a 14/40 quintaqli per ettaro. Erba medica disidratata - La disidratazione limita le perdite quantitative rispetto all'erba medica affienata. (Fonte Greenpeace) ----------------------------------------------------------------------- N.B. se volete essere cancellati da questa lista scrivete a altragricoltura at altragricolturanordest.it No virus found in this outgoing message. Checked by AVG Free Edition. Version: 7.5.487 / Virus Database: 269.13.21/1012 - Release Date: 16/09/2007 18.32
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