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rassegna stampa: Dall'agricoltura un efficace contributo alle energie rinnovabili.
- Subject: rassegna stampa: Dall'agricoltura un efficace contributo alle energie rinnovabili.
- From: "Altragricoltura" <altragrico at italytrading.com>
- Date: Mon, 2 Apr 2007 09:36:32 +0200
a cura di AltrAgricoltura Nord Est ----------------------------------------------- tratto da "Il Sole 24 ore" - 20 marzo 2007 Dall'agricoltura un efficace contributo alle energie rinnovabili. (di Claudio Tucci) L’agricoltura italiana può dare un forte contributo alla lotta alla riduzione delle emissioni inquinanti, in linea con gli obiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto. Questo grazie a uno sviluppo delle energie rinnovabili in grado di contemperare da un lato la sostenibilità ambientale dell’impresa e, dall’altro, la tutela, anche economica, dell’agricoltore. È questo, in sintesi, il messaggio lanciato dal convegno sulle agrienergie sostenibili, organizzato a Roma da Legambiente, insieme al ministero delle Politiche agricole e all’Unione delle Province italiane. «La ricetta - spiega Francesco Ferrante, direttore generale di Legambiente - risiede proprio nella tipicità del nostro sistema agricolo. Solo partendo dal riconoscimento delle caratteristiche della nostra agricoltura, orientata alla qualità piuttosto che alla quantità, alla tipicità piuttosto che all’ omologazione della produzione industrializzata, al legame con il territorio di provenienza piuttosto che alla delocalizzazione e all’utilizzo di Ogm, sarà possibile affrontare correttamente la nuova sfida per il nostro territorio». Per favorire le coltivazioni agricole destinate alla produzione di energia rinnovabile, Legambiente richiama l’attenzione sulla necessità di una preventiva valutazione dei bilanci idrici ed energetici e su un utilizzo di appropriate tecniche colturali. In tal modo, si ridurrebbe sensibilmente l’ uso, a fini energetici, di coltivazioni che richiedono grandi usi di acqua, che aggravano le crisi idriche già in atto, e non si trascurerebbe, per il bilancio energetico, la quantità di energia che si consuma nella produzione e nel trasporto. Inoltre, attraverso l’utilizzo di appropriate tecniche colturali (quali per esempio, il sovescio, l’interramento dei residui, le minime lavorazioni dei terreni), si potrebbe aumentare la quantità di carbonio organico nel terreno con conseguente notevole riduzione dell’emissione di CO2 atmosferica. Queste considerazioni spingono quindi a promuovere filiere virtuose, corte e rispettose delle vocazioni anche paesaggistiche dei territori. Un importante contributo in questo senso è venuto dalla legge finanziaria per il 2007 che rilancia il settore dei biocarburanti fissando quote minime da immettere al consumo, incentivazioni attraverso la defiscalizzazione e programmi per favorire la creazione di una filiera nazionale di biocarburanti. Attualmente la filiera dei biocarburanti (biodiesel ed etanolo) in Europa avanza, con una produzione di circa 4 milioni di tonnellate e una crescita del 66 per cento. Un settore forte in Germania, dove rappresenta circa la metà della produzione, mentre quella italiana è sempre più diretta all'esportazione. La priorità per promuovere questa nuova agricoltura, sostiene sempre Legambiente, è rappresentata dalla necessità di garantire un adeguato sostegno economico alle filiere agroenergetiche finalizzato a risolvere le criticità economiche e ambientali del settore agricolo italiano. Tali criticità sono rappresentate, infatti, dal reddito agrario, dalla disponibilità futura dell’acqua, da un eccessivo uso di fossili per i processi produttivi, di gasolio, di prodotti fitosanitari e fertilizzanti, dalla corretta gestione igenico-sanitaria degli allevamenti, dalla biosicurezza, dai nitrati derivanti dai reflui zootecnici, dalla senilizzazione del settore agricolo e dall’abbandono del presidio territoriale. ------------------------------------------------- tratto da "Aise" - 20/03/2007 Ambiente - L’AGRICOLTURA ITALIANA DI QUALITÀ PER COMBATTERE I CAMBIAMENTI CLIMATICI. ROMA\ aise\ - È possibile che l’agricoltura italiana contribuisca efficacemente allo sviluppo delle energie rinnovabili per la diminuzione delle emissioni inquinanti ed il raggiungimento degli obiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto? È possibile che questo avvenga in modo corretto, tale da garantire la sostenibilità ambientale dell’impresa e la tutela anche economica dell’agricoltore? Dal convegno organizzato oggi a Roma da Legambiente, insieme al Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali e all’Unione Province Italiane sulle agri-energie sostenibili, e al quale hanno preso parte, tra gli altri, i Sottosegretari del Ministero delle Politiche agricole Guido Tampieri e Stefano Boco, il Vicepresidente dell’Upi e Presidente della Provincia di Ascoli Piceno Massimo Rossi e il Direttore generale di Legambiente Francesco Ferrante, è emersa la risposta positiva a queste domande. "La ricetta – ha dichiarato Francesco Ferrante – risiede proprio nella tipicità del nostro sistema agricolo. Solo partendo dal riconoscimento delle caratteristiche di qualità della nostra agricoltura, orientata alla qualità piuttosto che alla quantità, alla tipicità piuttosto che alla omologazione della produzione industrializzata, al legame con il territorio di provenienza piuttosto che alla delocalizzazione e all’utilizzo di OGM, sarà possibile affrontare correttamente la nuova sfida per il nostro territorio". E proprio un’agricoltura di qualità può dare un contributo significativo anche alle politiche contro i cambiamenti climatici, se realizzata con la consapevolezza dei paletti entro i quali tale contributo può dispiegarsi. Per le coltivazioni agricole destinate alla produzione di energia devono infatti essere preventivamente ben valutati i bilanci idrici ed energetici delle stesse, perché non avrebbe senso usare a fini energetici coltivazioni che richiedono grandi usi di acqua e che aggraverebbero le crisi idriche già in atto, né trascurare, per il bilancio energetico, quanta energia si consuma nella produzione e soprattutto nel trasporto. Inoltre, attraverso l’ utilizzo di appropriate tecniche colturali per esempio, può aumentare la quantità di carbonio organico nel terreno. Se il contenuto di carbonio organico dei suoli italiani aumentasse ad un ritmo dell’1% all’anno, si sequestrerebbero, in un solo anno, 45 milioni di tonnellate circa di CO2 atmosferica, pari al 10% delle emissioni di gas serra del nostro paese. Da qui la scelta di promuovere esclusivamente le filiere virtuose, corte e rispettose delle vocazioni anche paesaggistiche dei territori. "Se in positivo va segnalato che la finanziaria 2007 contiene misure che rilanciano il settore dei biocarburanti fissando quote minime da immettere al consumo, incentivazioni attraverso la defiscalizzazione e programmi per favorire la creazione di una filiera nazionale di biocarburanti – ha continuato Ferrante -, pensiamo sia necessario precisare ulteriormente le caratteristiche di questa nuova agricoltura da promuovere, perché altrimenti anche l’obiettivo europeo di raggiungere entro il 2020 il 10% di biocarburanti rischia di diventare un traguardo pericoloso relativamente agli equilibri che invece bisogna mantenere sul territorio". Bisogna quindi fissare un obiettivo relativo alla percentuale del fabbisogno energetico nazionale che sia possibile soddisfare grazie alle fonti energetiche di origine agricola da filiera corta,; scegliere l’applicazione di sistemi idonei alle caratteristiche ambientali del territorio in un contesto di piena sostenibilità; sostenere l’organizzazione della filiera produttiva da parte degli imprenditori agricoli; gestire con lungimiranza il patrimonio forestale in un ottica di applicazione del protocollo di Kyoto; incentivare la diffusione delle buone pratiche agricole, a partire dall’ agricoltura biologica, e premere affinché sia esteso alle biomasse da filiera corta il sistema di incentivazione in conto energia previsto attualmente solo per il fotovoltaico. Tutto ciò, secondo Legambiente, consentirebbe di scongiurare, o almeno di contribuire a limitare, i danni devastanti che le produzioni intensive di biocarburanti in alcuni Paesi del terzo mondo stanno provocando all’ecosistema e soprattutto alle popolazioni che vivevano prevalentemente dei prodotti delle loro terre. Secondo la Coldiretti, l’Italia dispone dei terreni, delle professionalità e delle tecnologie adeguate a sviluppare all'interno dei confini la produzione di biocarburanti. La recente firma dell'accordo quadro di filiera per lo sviluppo di energie rinnovabili consentirà per il 2007 la coltivazione di semi oleosi a fini energetici, come colza e girasole, per 70mila ettari di terreno dai quali è possibile ottenere circa 70mila tonnellate di biodiesel. La superficie coltivata sarà incrementata negli anni successivi a 180mila ettari nel 2008 e a 240mila ettari nel 2009 che significa un risparmio di 250mila tonnellate di equivalente petrolio per permettere all'Italia di avvicinarsi all'obiettivo fissato dalla Commissione Europea con la prospettiva di aumentare entro il 2020 la proporzione di utilizzo fino al 10 per cento. (aise) ----------------------------------------------- tratto da "Greenreport" - 20/03/2007 Agrienergie? Solo locali e sostenibili. ROMA. L’agricoltura italiana come partner indispensabile per lo sviluppo delle energie rinnovabili e per il rispetto del Protocollo di Kyoto: è stato questo il nocciolo della discussione al convegno sulle agrienergie sostenibili organizzato da ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, Legambiente e Unione province italiane. «La ricetta – ha detto il direttore di Legambiente Francesco Ferrante – risiede proprio nella tipicità del nostro sistema agricolo. Solo partendo dal riconoscimento delle caratteristiche di qualità della nostra agricoltura, orientata alla qualità piuttosto che alla quantità, alla tipicità piuttosto che alla omologazione della produzione industrializzata, al legame con il territorio di provenienza piuttosto che alla delocalizzazione e all’utilizzo di Ogm, sarà possibile affrontare correttamente la nuova sfida per il nostro territorio». L’agricoltura di qualità potrebbe contribuire anche alla lotta ai cambiamenti climatici, ma per produrre energia le coltivazioni devono preventivamente valutati i bilanci idrici ed energetici, perché non avrebbe senso attivare coltivazioni che aggravino le crisi idriche già in atto, né per le biomasse utilizzate si può trascurare quanta energia si consuma per la produzione e il trasporto. Andrebbero inoltre favorite le tecniche agricole che aumentano la quantità di carbonio organico nel terreno che con un incremento annuo dell’1% (da 70 a 70.7 t. di carbonio organico per ettaro), si sequestrerebbero circa 45 milioni di tonnellate di CO2, il 10% delle emissioni italiane di gas serra. «Se in positivo va segnalato che la finanziaria 2007 contiene misure che rilanciano il settore dei biocarburanti fissando quote minime da immettere al consumo, incentivazioni attraverso la defiscalizzazione e programmi per favorire la creazione di una filiera nazionale di biocarburanti – ha detto Ferrante nel suo intervento - pensiamo sia necessario precisare ulteriormente le caratteristiche di questa nuova agricoltura da promuovere, perché altrimenti anche l’obiettivo europeo di raggiungere entro il 2020 il 10% di biocarburanti rischia di diventare un traguardo pericoloso relativamente agli equilibri che invece bisogna mantenere sul territorio». L’obiettivo che si ritiene realistico da soddisfare con fonti di origine agricola è del 5% del fabbisogno energetico entro il 2010, il tutto in un quadro di piena sostenibilità ambientale, con una gestione oculata del forestale, l’incentivo delle buone pratiche agricole e con l’estensione del conto energia alle biomasse da filiera corta. Solo così si eviterebbero i danni ambientali e sociali che le produzioni intensive di biocarburanti hanno prodotto in paesi come l’Indonesia, con lo sviluppo di piantagioni di palma da olio su larga scala. L´importazione di biocombustibili dall´estero è energivora e può essere evitata. Secondo la Coldiretti, «l´accordo quadro di filiera per lo sviluppo di energie rinnovabili consentirà per il 2007 la coltivazione di semi oleosi a fini energetici, come colza e girasole, per 70mila ettari di terreno dai quali è possibile ottenere circa 70mila tonnellate di biodiesel. La superficie coltivata sarà incrementata negli anni successivi a 180mila ettari nel 2008 e a 240mila ettari nel 2009 che significa un risparmio di 250mila tonnellate di equivalente petrolio per permettere all´Italia di avvicinarsi all´obiettivo fissato dalla Commissione Europea con la prospettiva di aumentare entro il 2020 la proporzione di utilizzo fino al 10 per cento». La produzione totale di energie rinnovabili è di 16,5 megatep, il 7% del totale di energia primaria, solo 4 megatep provengono da biomasse. Con gli impianti che utilizzano legno e biomasse si producono 1.981GWh di elettricità, il fabbisogno di 792mila famiglie e tra le esperienze virtuose citate nel convegno ci sono anche quelle toscane di Camporgiano e Casole D’ Elsa, mentre per Legambiente le centrali a biomassa di Crotone (22MW) e Strangoli (40 MW), rappresentano gli esempi di centrali a biomasse non sostenibile perché «utilizzano la biomassa solo per la produzione di energia elettrica, disperdendo nell’ambiente tutto il calore prodotto che potrebbe soddisfare una buona percentuale di fabbisogno di acqua calda sanitaria delle utenze dei due Comuni. Inoltre le due centrali richiedono per il loro funzionamento circa 700 mila tonnellate di biomassa, che in buona parte non è reperibile a livello locale e dunque viene importata via mare dal Brasile, dal Centro America e dal Portogallo». -------------------------------------------- N.B. se volete essere cancellati da questa lista scrivete a altragricoltura at altragricolturanordest.it Altre notizie sul sito: www.altragricolturanordest.it -- No virus found in this outgoing message. Checked by AVG Free Edition. Version: 7.5.446 / Virus Database: 268.18.23/740 - Release Date: 30/03/2007 13.15
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