Comunicato Stampa Assemblea Generale Commercio Equo Italiano: FAGIOLINI&CAFFE': NON NEL NOSTRO NOME!



Comunicato Stampa AGICES
Assemblea Generale Italiana del Commercio Equo e Solidale
<http://www.agices.org>www.agices.org
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CAFFE' E FAGIOLINI EQUI? NOT IN OUR NAME

Roma, 27 mar - E' bastato un articolo su Liberazione di sabato scorso, dal
titolo "I fagiolini solidali della Regione Toscana: una pessima idea" per
far saltare l'instabile savoir-faire dei media nostrani. Una lettura
critica sul progetto TerraEqua di COOP, sviluppato con alcune
Organizzazioni Non Governative e con la collaborazione della Regione
Toscana, che prevede l'importazione dal Burkina Faso di diverse centinaia
di tonnellate di fagiolini, definiti dalla stessa COOP Italia come
equosolidali.

Non ci dilungheremo su un'analisi dei vantaggi e degli svantaggi di
progetti come TerraEqua, non abbiamo abbastanza informazioni per poter
prendere una posizione, e probabilmente non crediamo sia opportuno, in
questo momento, farlo.
Ci soffermeremo al contrario sugli effetti che un articolo come quello di
Liberazione ha determinato, che lungi dal permettere un'apertura di uno
spazio di confronto sulle questioni che poneva, come è stato per altre
situazioni simili dopo i reportage usciti sul Financial Times o
sull'Economist (impatto ambientale dei trasporti, impatto sulle fragili
agricolture del sud del pianeta di un'economia di esportazione), è stato
utilizzato strumentalmente per operazioni politiche di basso cabotaggio.

Media accreditati come il Corriere della Sera, come l'Unità, come il TG5 o
il TG de LA7 (alcuni dei quali troppe volte disattenti ai temi dello
sviluppo sostenibile o dell'economia solidale) hanno scelto di cavalcare la
tigre della polemica, lasciando al commercio equo il ruolo di preda
spartita nelle beghe tra partiti.
E' una rappresentazione che non ci interessa.
Se di Commercio equo bisogna parlare se ne parli, e lo si faccia
seriamente. A partire dagli oltre 4mila volontari che affollano le nostre
Botteghe del Mondo, per arrivare alle decine di migliaia di produttori che
assieme a noi costruiscono un'economia di giustizia. Esistono diversi modi
di fare Commercio equo che, pur rispettando alcuni criteri di fondo,
arrivano a sostenere modelli tra loro differenti: si colga l'occasione per
parlarne, si aprano spazi per confrontarsi.
Se ne avvantaggerebbero per primi i consumatori, oltre che chi in questo
settore si impegna.
Di un Equopoli dopo Vallettopoli non se ne sente il bisogno. E tanto meno
si sente il bisogno di vedere usato il Commercio equo come strumento di
polemica politica, di profilo discutibile e, sinceramente, di corto respiro.
Siamo disponibili a raccontarci e a raccontare, a dare voce ai nostri
partner del Sud.
Tutto sta nel voler ascoltare. Evitando di scadere nella banalità del
pettegolezzo politico.