Sostanze tossiche come i PBDE (un gruppo
di ritardanti di fiamma bromurati), e gli ftalati (usati per ammorbidire le
sostanze plastiche) sono alcuni degli agenti inquinanti prodotti dalle
industrie dei computer che vanno a finire nelle falde acquifere del pianeta.
La denuncia proviene da Greeenpeace, che nel rapporto "Cutting Edge
Contamination" documenta i danni provocati dal settore hi-tech all'acqua
di mari, fiumi e laghi.
Secondo l'associazione ambientalista le sostanze derivanti
dalla lavorazione di circuiti stampanti e semiconduttori finisce direttamente
nelle acque di falda di Asia e Messico. "Finora,sostiene Kevin Brigden,
ricercatore dei laboratori di Greenpeace, ci eravamo interessati
all'inquinamento prodotto dalle discariche di rifiuti elettronici, ma ora che
scopriamo cosa succede nella fase di produzione, iniziano a emergere i veri
costi ambientali dei prodotti".
Greenpeace chiede al settore dell'elettronica la massima trasparenza
informativa e la responsabilizzazione sull'impatto
ambientale dei processi produttivi. Tra gli altri composti tossici afferma
l'associazione - trovati in prossimit delle fabbriche di semiconduttori, ci
sono composti volatili del cloro e metalli pesanti. Nelle Filippine, in uno
dei siti esaminati da Greenpeace, l'acqua potabile conteneva concentrazioni
di cloro anche 70 volte superiori ai limiti fissati dall'Agenzia statunitense
per l'ambiente. In altri casi si sono trovate forti concentrazioni di rame
nell'acqua, un metallo responsabile di calo della fertilit o della crescita
negli organismi acquatici. Nelle acque di scarico dell'IBM a Guadalajara, in
Messico, stato trovato tra i composti tossici il nolifenolo, potente
interferente endocrino, nonostante le dichiarazioni dell'azienda sul rispetto
dell'ambiente. Anche i lavoratori sono potenzialmente esposti a queste
sostanze tossiche.
2007 -
redattore: AA
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