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rassegna stampa: CONSIDERAZIONI SUL PIANO STRATEGICO NAZIONALE PER LO SVILUPO RURALE.
- Subject: rassegna stampa: CONSIDERAZIONI SUL PIANO STRATEGICO NAZIONALE PER LO SVILUPO RURALE.
- From: "Altragricoltura" <altragrico at italytrading.com>
- Date: Mon, 22 Jan 2007 10:01:37 +0100
Da pochi giorni è stato approvato il PIANO STRATEGICO NAZIONALE PER LO SVILUPO RURALE, strumento necessario per aprire il negoziato con la comunità europea attraverso cui saranno messi a disposizione delle aziende agricle oltre 16,6 miliardi di euro di finanziamenti pubblici, da utilizzare per attuare una politica di incentivazione della competitività del settore, fortemente orientata al rispetto dell’ambiente e al sostegno di un armonioso sviluppo socio economico di tutte le aree rurali. Così dovrebbe essere... A caldo, Guglielmo Donadello, nostro socio, ci ha inviato alcune considerazioni che vi giriamo. a cura di AltrAgricoltura Nord Est ---------------------------------- CONSIDERAZIONI SUL PIANO STRATEGICO NAZIONALE PER LO SVILUPO RURALE. Con l’approvazione del Piano Strategico Nazionale di sviluppo rurale ( Psn), in seno alla Conferenza Stato-Regioni tenutasi il 31 ottobre dello scorso anno, sono state definite le scelte e le linee guida d’intervento in termini di politica agraria nazionale, utili alle Regioni per l’attuazione dei rispettivi Piani di sviluppo rurale (Psr). Il Psn quindi è nei fatti “la bibbia” della futura politica agricola nazionale nel contesto europeo a cui fare riferimento per le tutte le valutazioni di merito per il settore primario . Il Psn è un documento che nella prima parte dell’analisi economica e socio-ambientale fotografa in modo realistico il settore primario del nostro Paese, molto ben sintetizzata nell’analisi SWOT. Il taglio del documento, senza mai scendere nei giudizi politici, non nasconde però i risultati degli errori di politica agraria del passato nel nostro Paese e in questo il documento elaborato dal MIPAF rappresenta una discontinuità, anzi una vera novità politica. Forte e precisa, infatti, è la denuncia del degrado ambientale, dei rischi idrogeologici, della senilizzazione del comparto, dell’abbandono dei terreni, della riduzione della fertilità dei suoli, della questione dell’acqua e della sua qualità, del degrado delle colline e delle foreste, l’inconsistenza di una cultura di aggregazione, la difficoltà del comparto di uscire dall’assistenzialismo puro e maturare invece una cultura in cui l’azienda agricola è motore di funzioni plurime. Tutte cose vere, a cui però il documento sottrae una parte importante dell’ analisi reale perché non arriva a fare un quadro del sempre crescente livello di illegalità che caratterizza il settore primario italiano. Una illegalità che non riguarda solo eccezionali delitti, come le distorsioni di fondi comunitari e regionali, su cui operano in modo sistematico in molte regioni d’Italia delle vere e proprie organizzazioni, o il non rispetto di regole sanitarie che minano la sicurezza alimentare e quindi la credibilità stessa del settore, manifestandosi in modo generalizzato sul terreno amministrativo, tributario e fiscale. Non si fa cenno nel Psn, per esempio, all’uso sistematico all’interno del comparto del ricorso di lavoratori in nero, nella zootecnia da reddito, nell ’ortofrutta e nella viticoltura, nè al fatto che l’evasione della contribuzione obbligatoria dei contributi Inps abbia raggiunto livelli semplicemente inimmaginabili. Inoltre c’è da dire che nel Psn non si evidenzia che l’ottimo stato di salute economica di alcuni comparti, come per esempio quello delle nostre filiere avicole e suinicole, è in parte dovuto al fatto che molte e costose direttive europee sulla ecocompatibilità e sul benessere animale (come la direttiva nitrati o del benessere animale) non sono state applicate nel nostro Paese. La mancata applicazione di queste direttive, oltrechè il perseverare nell’ inquinamento dei suoli e fare indossare al nostro Paese la maglia nera in Europa in merito ai metodi di allevamento degli animali (come per esempio i 50 milioni di ovaiole tenute ancora in gabbia), ha creato i presupposti di una vera concorrenza sleale nel mercato verso i competitori europei. Ancora nel documento non si evidenzia il pericolo a cui è esposta la nostra agricoltura da parte delle politiche invasive delle potenti lobbies della chimica e delle biotecnologie che trovano a Bruxelles attenzioni sempre maggiori. Entrando invece nella parte che esemplifica le politiche future, pur mirando ad essere strumento strategico, perché capace di condizionare l’intero comparto per i prossimi 7 anni e pur esaltando il ruolo del secondo pilastro della PAC , non si coglie il respiro di una visione che ponga la sovranità alimentare, il ciclo corto e la multifunzionalità del comparto come elemento centrale a cui aggiungere il valore etico ed economico. Mancando questo, il Psn propone una visione di sviluppo che mira giustamente a riportare il comparto nazionale ai livelli europei nei temi della ecocompatibilità e della sua adeguata strutturazione, esaltando le specificità e la sua valenza socio-economico ed ambientale, stimolando il settore a cogliere la nuova opportunità delle energie rinnovabili e del suo ruolo nel contrastare i mutamenti climatici, promovendo una sua più efficiente organizzazione con la nuova Rete Rurale Nazionale, ma affiora una ricerca di efficienza economica commisurata al mercato, un perseverare nella visione dell’impresa agricola che si misura con il reddito del conto economico. In particolare si rileva che sulla questione del Bio, l’analisi di prospettiva di questo settore si ferma a delle indicazioni, laddove l’ attuale posizionamento del mercato ne ha determinato fino a qui lo sviluppo, che come è ovvio, non solo è sbagliato ma è volutamente distorsivo in quanto il biologico è prima di tutto una scelta politica di quale agricoltura vogliamo. Anche per i metodi produttivi di lotta integrata viene riservata la stessa sorte sminuendo l’importante lavoro fatto da alcune Regioni in merito. Parlando in termini economici, si segnala l’ “orientamento-guida” previsto nel Psn di assegnare al primo Asse, MIGLIORAMENTO DELLA COMPETITIVITÀ, il 43% delle risorse, riservando spazi comunque consistenti all’Asse II° per il MIGLIORAMENTO DELL’AMBIENTE (40%) e all’Asse III PER LA PROMOZIONE DELLA QUALITÀ DELLA VITA E DIVERSIFICAZIONE (13%). Per l’Asse IV (Leader), si salvaguarda soprattutto il profilo qualitativo degli interventi, in relazione all’ importanza strategica “orizzontale” degli interventi di questo Asse rispetto agli altri tre. In sostanza, si dà corpo alle misure previste dalla normativa quadro comunitaria – reg. Ce n. 1698/05 - sullo sviluppo rurale, indicando vie e strumenti, attraverso i quali aumentare, in primo luogo, la competitività delle aziende agricole e forestali, la ristrutturazione, lo sviluppo e l’innovazione. Nel Psn è contenuta anche la ripartizione tra le Regioni delle risorse di fonte comunitaria, assegnate dalla Commissione europea all'Italia per lo sviluppo rurale, che ammontano a circa 8,3 miliardi di euro, per il periodo 2007-2013. Le misure contenute nell’Asse 1, denominato "Miglioramento della competitività", saranno sostanzialmente rivolte a promuovere gli investimenti nelle aziende agricole e forestali e nelle filiere agroindustriali, a sostenere l'accesso dei giovani nelle aziende agricole, a promuovere la qualità dei prodotti agricoli e le innovazioni. Le nuove disposizioni sullo sviluppo rurale per il periodo 2007-2013 prevedono, al riguardo, diverse novità: in particolare per l'Insediamento dei giovani agricoltori viene concesso un premio unico, fino a un max. di 40.000 euro elevabile però a 55.000 euro, se si opta per un mix tra c/capitale e c/interessi. Rimangono tuttavia limiti e vincoli, in sintonia con quanto previsto dalle rispettive Ocm dei singoli settori produttivi Per gli investimenti riguardanti la trasformazione e commercializzazione delle produzioni agricole e forestali, il sostegno comunitario è limitato alle micro, piccole e medie imprese , mentre per quelle di maggiori dimensioni, l'aiuto viene esteso solo alle imprese con non oltre 750 dipendenti o 200 milioni di e di fatturato annuo. In questo caso, però, il contributo concedibile viene dimezzato. Nel settore forestale, viceversa, il sostegno è limitato alle micro imprese (impresa con meno di dieci occupati e fatturato annuo non oltre 2 milioni di euro). E' stata anche introdotta una nuova misura finalizzata al sostegno della cooperazione per lo sviluppo di nuovi prodotti, processi e tecnologie nel settore agricolo, agroalimentare e forestale: la cooperazione dovrà avere luogo tra i produttori primari agricoli e forestali, imprese agroalimentari, di trasformazione dei prodotti primari e/o soggetti terzi. Gli aiuti copriranno i costi sostenuti per la cooperazione. Per quanto riguarda l’Asse 2, denominato “Miglioramento dell’ambiente e dello spazio rurale”, le misure saranno in gran parte finalizzate al sostegno di impegni ed iniziative direttamente riconducibili all’implementazione di norme comunitarie nel settore ambientale. In particolare, per l'agroambiente e benessere animale, la durata degli impegni è prevista, in linea generale, tra i 5 ed i 7 anni. Il sostegno può essere concesso anche per interventi finalizzati alla conservazione di risorse genetiche in agricoltura, mentre i pagamenti collegati al benessere animale sono inseriti in una misura a sè stante, la cui attuazione non è obbligatoria. Altra novità è l'introduzione di un premio agli agricoltori la cui attività aziendale rientra nelle aree interessate dall’attuazione della direttiva 2000/60/EC (Direttiva Quadro Acque), per compensare la perdita di reddito ed i maggiori costi derivanti dall’ attuazione della direttiva. Per quanto riguarda l'imboschimento, l’intensità degli aiuti per i costi di impianto è aumentata dal 50% al 70%, per la zone normali e dal 60% all’80% in quelle svantaggiate. Il livello massimo del premio per la perdita di reddito è aumentato da 500 a 700*/ha per gli agricoltori e loro associazioni. Per quanto riguarda la ripartizione delle risorse fra le Regioni, si rileva che alla Sardegna, (in ragione degli svantaggi geografici e naturali legati all’insularità e per il fatto di trovarsi nella situazione di “phasing in” rispetto all’ Obiettivo Competitività, cioè quello delle Regioni più avanzate che raggruppa il Centro–Nord e Abruzzo, e la Regione Basilicata, nella situazione di “phasing out” rispetto all’Obiettivo Convergenza, cioè quello delle regioni del Mezzogiorno con maggiori problemi di sviluppo ) è stata assicurata, proporzionalmente, la stessa dotazione finanziaria in termini di risorse pubbliche complessive della fase 2000-2006. A Lombardia e Liguria è attribuita un’assegnazione aggiuntiva “ad hoc” pari al 10% della rispettiva dotazione percentuale della fase 2000-2006, in ragione delle minori assegnazioni disposte in favore di queste Regioni in tale periodo. Sono state inoltre ripartite le risorse provenienti dalla Pac, a seguito della riforma dell’Ocm del tabacco, ammontanti a 501,5 milioni di euro, che sono andati in gran parte alla Campania e all'Umbria. A parte le regioni sopraccitate, oggetto di più vistose modifiche, per le altre, la distribuzione non si discosta da quella dell'attuale periodo 2000-2006. Si rilevano tuttavia aumenti di moderata entità per Abruzzo, Province autonome di Trento e Bolzano, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Piemonte, Toscana, Veneto, Valle d'Aosta. Più incisivo risulta l'aumento per Liguria e Lombardia (14 - 15%), mentre diminuiscono del 6-7% le risorse per Calabria e Puglia. Oltre alle risorse comunitarie, oggetto delle presenti decisioni di riparto, bisognerà poi tenere conto del successivo apporto e allocazione della quota nazionale, prevista dal cofinanziamento, a carico del Bilancio dello Stato, per cui si può stimare che le dotazioni complessive di cui disporranno le Regioni ammonteranno a circa 15 miliardi di euro. Non si tratta di una grande cifra come molti pensano, per un settore che oltre a produrre reddito gestisce il territorio, cura il paesaggio, conserva la biodiversità, preservando una parte importante della nostra identità culturale e custodendo beni architettonici inestimabili in migliaia di paesi sparsi nel territorio. Concludendo, inoltre, va rilevato che nell’elaborazione del Psn è mancato il nostro punto di vista e non credo per motivi di ostracismo politico, ma perché non siamo in grado di essere “dentro i momenti” e “i percorsi politici e programmatici” che invece ci spettano visto il ruolo riconosciuto che abbiamo nel settore e nel Paese. (Guglielmo Donadello - gennaio 2007) ------------------------------- N.B. se volete essere cancellati da questa lista scrivete a altragricoltura at altragricolturanordest.it Altre notizie sul sito: www.altragricolturanordest.it -- No virus found in this outgoing message. Checked by AVG Free Edition. Version: 7.1.410 / Virus Database: 268.17.4/643 - Release Date: 21/01/2007
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