rassegna stampa: PESTICIDI NEL PIATTO 2006: LIEVE MIGLIORAMENTO GENERALE



a cura di AltrAgricoltura Nord Est
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Tratto da "Green Planet" -  23 Mag 2006

PESTICIDI NEL PIATTO 2006: LIEVE MIGLIORAMENTO GENERALE
Ma oltre il 40% della frutta è contaminata da pesticidi. Mancano criteri
omogenei per i controlli.
Aumentano i campioni regolari senza residui (+ 4,7% rispetto all’indagine
2005) e diminuiscono – anche se solo di pochi decimi di punto percentuale –
gli irregolari.

Diminuiscono anche i campioni con più di 1 residuo di pesticida (- 4,3%
rispetto all’indagine 2005), ma permangono alcune situazioni preoccupanti,
tra le quali un’alta percentuale di campioni di frutta contaminati (46%),
alcuni casi eclatanti di prodotti con numerosi principi attivi
contemporaneamente, laboratori “pigri” che effettuano controlli esigui e
casi di presenza di sostanze vietate da molti anni.

Ecco in sintesi i dati che emergono dal rapporto Pesticidi nel Piatto 2006
di Legambiente, l’indagine annuale che raccoglie ed elabora i risultati
delle analisi realizzate dai laboratori pubblici sui residui di pesticidi
sui prodotti ortofrutticoli, presentata oggi a Roma, nel corso di una
conferenza stampa che ha visto la partecipazione del direttore generale di
Legambiente, Francesco Ferrante, di Sofia Parente, coordinatrice del
Pesticide Action Network Europe di Londra e di Rina Guadagnini, responsabile
scientifica Agricoltura di Legambiente.

Sono 9.258 i campioni analizzati nel corso del 2005, ben 697 in più rispetto
al 2004, nonostante sia la Calabria che il Molise abbiano dichiarato di non
aver svolto analisi.

Calano gli irregolari: 1,4% era la percentuale dello scorso anno, 1% il
valore attuale; 32,3% il totale dei campioni contaminati da uno o più
residui nel 2005, 28% il dato nuovo.
Contaminazioni maggiori nella frutta (46% dei campioni) che nella verdura
(15,5%), mentre aumentano i rilevamenti di sostanze chimiche nei derivati
(13,7% nel 2004, 14,7% quest’anno).

“Il miglioramento, anche se lieve, delle analisi dimostra come anche grazie
alle insistenti denunce di “Pesticidi nel Piatto di Legambiente”, sia
aumentata negli anni la sensibilità delle istituzioni e dei consumatori, ma
soprattutto degli operatori del settore e delle associazioni agricole che
hanno fortemente contribuito a ridurre l’uso della chimica in agricoltura –
ha dichiarato Francesco Ferrante. - Molto rimane però da fare: nonostante i
passi avanti compiuti permane un grave buco normativo che consente di
considerare come “regolari” campioni alimentari con presenza contemporanea
di numerosi principi attivi, regolati solo singolarmente. Per questo
chiederemo alle associazioni agricole e dei consumatori di contribuire alla
preparazione di un nuovo testo di legge che consideri i multiresidui e i
loro effetti sull’organismo umano a partire da quello dei bambini, visto
anche che nuovi e rigorosi studi dimostrano la loro maggiore sensibilità
agli effetti sanitari dei pesticidi perché proprio loro sono i principali
consumatori di prodotti ortofrutticoli freschi o preparati nelle pappe di
prima infanzia”.

“Sebbene dal dossier di Legambiente emerga un leggero miglioramento della
situazione italiana rispetto agli anni scorsi, è bene ricordare che l'Italia
non si è ancora dotata di un piano di riduzione dell'uso di pesticidi -
ricorda Sofia Parente - E' questo uno degli obiettivi del PAN Europe, di cui
Legambiente è membro effettivo, e con la quale cercheremo di mettere in atto
delle azioni in questo senso, come già accade in molti Paesi Europei.
Individuare quali pesticidi ridurre o eliminare e proporre alternative meno
dannose per l'uomo e per l'ambiente tramite adeguate leggi europee sarà il
filo conduttore della nostra azione comune”.

“Da questi dati emerge anche una grande differenza di metodi di prelievo e
analisi condotte nelle diverse regioni – ha dichiarato Rina Guadagnini -.
Questo indica la necessità di far adottare a tutte le istituzioni addette il
medesimo protocollo, come peraltro già previsto dal un decreto del 1992,
affinché la fonte diventi sempre più affidabile e diminuiscano le disparità
tra laboratori. A questo proposito voglio citare uno studio recente condotto
dal gruppo di lavoro AAAF (ARPA-APAT-APPA Fitofarmaci) insieme ad altri 16
laboratori in tutta Italia sul contenuto di pesticidi in un pranzo-tipo, dal
quale emerge che 39 pranzi sui 50 analizzati contengono da un minimo di 2,4
a un massimo di 10 residui. Si è calcolata poi la quantità dell'ingestione
giornaliera di fitofarmaci da parte dell'uomo, del ragazzo e del bambino:
nei casi peggiori un bambino assume fino al doppio della dose giornaliera
accettabile (ADI) stabilita dall'Unione Europea”.

Tra i casi eclatanti spiccano alcuni dati forniti dall’Arpa della Campania –
che di anno in anno presenta analisi sempre più ampie e approfondite – tra
cui un’arancia con ben dieci principi attivi contemporaneamente, due mele
rispettivamente con otto e sette residui e due campioni di pere con sei e
sette residui. Tra le verdure spicca il caso di un peperone con sette
residui e di una zucchina con tre principi attivi tra cui un componente del
DDT, sostanza vietata da molti anni.
Tra i campioni dichiaratamente “fuori legge” invece, sono stati individuati
sette loti tutti irregolari per superamento del limite ammesso di un
pesticida, il Dimetoato (organofosfato possibile cancerogeno per l’uomo),
responsabile anche delle irregolarità rilevate dai laboratori del Lazio
(cinque lotti).

In Sardegna la metà dei campioni di pere analizzati risultano regolari con
più di 1 residuo e ben 30 agrumi su 44 presentano contaminazioni da residui
di pesticidi.
Anche per il Piemonte la più alta percentuale di campioni multiresiduo si
concentra nel genere Frutta, con il 69% delle pere analizzate contaminate da
residui.
La Lombardia, che fornisce dati relativi a 4 province soltanto, segnala
anche un campione di frumento con più principi attivi tra cui elementi del
DDT. Tra gli irregolari un esemplare di clementina con tre principi attivi e
con concentrazione di Imazil superiore al limite.
Interessante il dato delle Marche: 16 vini su 20 campioni analizzati
risultano regolari ma con più di un residuo.
Un’altra regione che fornisce un numero consistente di dati è l’
Emilia-Romagna, che colloca tra i multiresidui il 52,8% delle mele e ben il
72,7% delle pere, 30 delle quali presentano più di cinque residui.

Il Trentino Alto Adige segnala tra gli irregolari due campioni d’uva da
tavola per presenza di solfiti non ammessi; due peperoni (provenienti da
Spagna e Grecia) fuorilegge per superamento del limite consentito di due
principi attivi e due mele prodotte localmente per il superamento della
concentrazione consentita di Acefale.

La Sicilia, che fornisce analisi sempre più complete, segnala tre
irregolarità, concentrate nel genere Frutta: due pesche e una fragola per
concentrazione di pesticidi superiori al limite consentito.

La Toscana fornisce dati aggregati tali da non poter essere completamente
assimilati alla griglia utilizzata per la nostra indagine, tuttavia sono
stati individuati alcuni casi eclatanti di irregolarità: un fagiolino con
multiresiduo e irregolare, una lattuga e una pera kaiser irregolari per
concentrazione di principi attivi superiori al limite permesso.
Significativo il caso di un campione di olio di semi irregolare per un’alta
concentrazione di Carbonfuran (5 ppm) rispetto al limite massimo che è di
0,5 ppm.
La Valle d’Aosta individua la presenza di due principi attivi non ammessi
nei prodotti fitosanitari, secondo quanto previsto dal DM del 27/08/2004 e
dal Reg.CE n. 396 del 23/02/ 2005.

Il Veneto individua un’alta percentuale di campioni regolari, soprattutto
per il genere Verdura, dove addirittura non vengono segnalati casi di
multiresiduo. I campioni con più di 1 residuo si concentrano invece nel
genere Frutta, dove 30 agrumi su 65 presentano contaminazioni, di cui 15 con
più principi attivi contemporaneamente.

Da segnalare l’esiguità dei controlli della Puglia, della Basilicata e dell’
Abruzzo; bandiera nera meritata da Calabria e Molise che addirittura
dichiarano di non aver effettuato alcun controllo.

Come ogni anno poi è necessario evidenziare che le analisi meno positive
(con un maggior numero di campioni irregolari o con residui), non stanno ad
indicare le regioni “peggiori” ma solo quelle che conducono le analisi con
maggior precisione e completezza, anche perché i campioni analizzati sono
stati prelevati tra quelli in commercio e possono provenire da ogni luogo d’
Italia e dall’estero.

Da segnalare inoltre l’aumento dei controlli sui prodotti biologici, ma
malgrado il numero dei campioni sia aumentato rispetto alla scorsa indagine
(431 campioni rispetto ai 279 del 2005), sono ancora pochissime le regioni
che effettuano queste analisi in maniera utile e significativa come fanno
soprattutto l’Emilia Romagna e il Piemonte.
La lettura dei dati forniti è in generale positiva, con pochi casi di
irregolarità, dei quali però non viene specificata la causa.
Legambiente, 23 maggio 2006

scarica il rapporto:
http://www.legambiente.com/documenti/2006/0524_pesticidi_nel_piatto_2006/ind
ex.php
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