[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
rassegna stampa: attenti a Barilla e Rana
- Subject: rassegna stampa: attenti a Barilla e Rana
- From: "Altragricoltura" <altragrico at italytrading.com>
- Date: Fri, 10 Feb 2006 16:30:12 +0100
Verrebbe da dire: Attenti a quei due! ma in realta la macchina dell'agroindustria non prevede una sostanziale diversità tra produttori, tutti attingono alle stesse fonti di approvigionamento delle materie prime, tutti le trasformano in merci omologhe le une con le altre tutte finiscono sugli stessi banchi della grande distribuzione. Un'unica particolarità le differenzia: le campagne pubblicitarie e quindi il peso del MARCHIO! Rari sono i pastifici che della qualità fanno l'essenza della propria pasta, della trasparenza dei processi di filiera la loro presentazione ai cittadini, e questi rari esempi sono marginalizzati dal mercato. Quindi attenzione a cosa mettiamo nel carrello della spesa, non regaliamo fiducia a nessuno, controlliamo cosa prendiamo e premiamo solo i produttori che praticano qualità e trasparenza e tracciabilità di filiera, possibilmente a ciclo corto. a cura di AltrAgricoltura Nord Est ----------------------------------------- tratto da "it.cultura.antagonista" - 9/2/06 Attenti a Barilla e Rana. dal sito www.greenplanet.net : I retroscena dell'inchiesta. L'Espresso rivela: "Una parte importante della semola è finita nelle paste più famose di Italia, come la Barilla e la Giovanni Rana". Guida a Virgilio La lettera è stata pubblicata da 'la Repubblica' il 19 gennaio. Nicoletta Degli Angeli da Castelfranco Veneto scrive: "Perché nessuno parla più del signor Casillo e delle 58 mila tonnellate di grano contenente ocratossina? È un affare di poco conto sapere che questo grano cancerogeno, di riffa o di raffa, finir à nella nostra pancia? Perché i pastifici non hanno pubblicato i nomi dei prodotti contenenti il grano contaminato?". All'appello della signora Degli Angeli non è giunta risposta. Le ultime cronache ci informavano solo che "il grano cancerogeno è stato trasformato in semola, venduto e consumato". Già. Ma da chi? E con quali rischi per la salute? L'allarme, che coinvolge l'alimento base della nostra dieta, è rimasto sospeso. Per rispondere alle domande della signora Degli Angeli, 'L'espresso' ha seguito la rotta del grano contaminato fino ai pastifici e ha scoperto che la semola derivata dal grano canadese è finita in aziende pugliesi come Riscossa, Pedone o Granoro. Ma una parte importante della semola derivante da quel frumento è finita nelle paste più famose di Italia, come la Barilla e la Giovanni Rana. Già nel novembre scorso è stata ceduta ai pastifici e in buona parte è stata trasformata in pasta e immessa sul mercato. Secondo le aziende, non ci sono rischi per la salute e le analisi degli investigatori sembrano confermarlo. Resta il fatto che i consumatori sono stati lasciati al buio. Sette piani di nave Tutto inizia il 23 settembre 2005, quando la nave Loch Alyin, proveniente da Port Royal in Canada, attracca al porto di Bari. Nelle sue sette stive (la nave è alta come un palazzo) porta 58 mila tonnellate di grano duro. Il grosso del carico, circa 44 mila tonnellate, è di Francesco Casillo. Il resto si divide tra la multinazionale Dreyfuss e due aziende minori: Candeal e Agriviesti. Il grano di Casillo è di qualità molto scadente. Le categorie doganali riconosciute sono quattro, in ordine decrescente. Il grano di Casillo appartiene per metà alla quarta categoria, per il resto addirittura alla quinta, che non è nemmeno classificata, tanto che per il gip Michele Nardi "appare persino incerta la sua importabilità". Un bastimento di quelle dimensioni non passa inosservato specie se è acquistato a un prezzo insolitamente basso da Francesco Casillo, discendente di una dinastia di mugnai un po' chiacchierata. Suo fratello Pasquale è finito sotto processo per le truffe sui contributi europei e i pentiti di camorra hanno raccontato i presunti rapporti di Pasquale stesso con i boss. Pm all'assalto Appena la nave attracca, una gola profonda segnala alla Procura di Trani il carico sospetto. Entra in scena il pubblico ministero Antonio Savasta. Quarant'anni, accento pugliese e fede romanista, Savasta è famoso per le sue inchieste in difesa dei consumatori. Grazie a lui centinaia di clienti male informati agli sportelli hanno ottenuto i risarcimenti per lo scandalo della Banca 121. In quell'inchiesta Savasta era arrivato a iscrivere sul registro degli indagati l'ex governatore Antonio Fazio, poi archiviato. Il fascicolo sul grano plana sul suo tavolo, Savasta sequestra tutto e ordina le analisi. Casillo si oppone, presenta certificati dei laboratori della Camera di commercio da cui risulta che quel grano è buono, non contiene ocratossina. Questa sostanza velenosa è presente nelle muffe che si formano sui cereali e in altri alimenti. Causa danni all'apparato urinario e ai reni ed è pericolosa per le donne in gravidanza. Tre anni fa la normativa europea l'ha bandita al di sopra della soglia di 5 ppb. Casillo, grazie ad analisi false, ottiene il dissequestro e vende una parte del carico. Solo dopo due mesi si scopre l'inghippo. I tecnici dei laboratori hanno dichiarato l'assenza di ocratossine anche se non era vero. "Casillo ci ha detto di fare così", confessano i due. Le porte del carcere diventano girevoli: escono i tecnici, entra Casillo. I pm lo interrogano e gli mostrano le analisi: su 42 campioni, sette sono positivi con valori che arrivano anche a 15 ppb, tre volte il limite di legge. Lui si difende sventolando una perizia firmata da due professoroni. Savasta intanto rintraccia i certificati canadesi del porto di imbarco e scopre che già alla partenza il grano conteneva ocratossine, anche se in quantit à inferiori ai limiti. Analisi che dovrebbero consigliare prudenza. Casillo, invece, sparge il prodotto dissequestrato in tutta Italia vendendolo come grano canadese nazionalizzato. Mulino nero Il grano incriminato quasi sempre non è finito direttamente ai pastifici. Nella maggior parte dei casi sono stati i mulini a comprare il carico della Loch Alyn e a semolarlo, insieme ad altre qualità nazionali, per poi vendere il tutto ai pastifici. Secondo le informative della Finanza, che 'L'espresso' ha potuto visionare, un ruolo chiave è stato giocato per esempio dal Molino Loiudice di Altamura. In questo antico impianto considerato tra i migliori della Puglia, è finita una parte del grano della Dreyfus: 7 mila tonnellate stivate separatamente dalle 44 mila di Casillo. Il grano Dreyfus, di qualità migliore di quello di Casillo ma comunque in parte contaminato, secondo le Fiamme Gialle, è stato semolato a novembre insieme ad altre qualità e poi venduto al pastificio Rana e ad altre aziende della Puglia, come la Granoro e la Riscossa. Il pastificio Rana di San Giovanni Lupatoto, Verona, secondo la Finanza ha acquistato 669 tonnellate di semola. Che fine hanno fatto? 'L'espresso' ha contattato la società di Giovanni Rana ma ha ricevuto in risposta un cortese "no comment". Per Barilla è tutto ok Barilla è il nome più importante citato dalle Fiamme Gialle. La società di Parma è uno dei maggiori clienti del Molino Casillo e ha comprato semola contenente il grano della Loch Alyn anche dal Molino Loiudice. Secondo la Finanza, la Barilla ha acquistato 1.290 tonnellate di semola contenente anche grano canadese della Loch Alyn. Fonti vicine al colosso alimentare fanno sapere che la società ha rintracciato i lotti ma le analisi hanno sgombrato il campo dalle paure. Il 90 per cento dei pacchi di pasta esaminati è risultato immune da ocratossine. Mentre nel restante 10 per cento il contenuto è rimasto al di sotto dei limiti di legge. Il 70 per cento del grano Barilla è semolato nei mulini della ditta. Solo il 30 per cento proviene dai mulini esterni, come Loiudice (che fornisce il 2 per cento) o Casillo, che è il principale fornitore italiano. La Barilla inoltre segue un rigoroso programma di controlli interni in tutte le fasi della produzione. E in questo caso ha effettuato altre 500 analisi commissionate appositamente a laboratori esterni. Solo dopo avere accertato che tutti i pacchi di pasta non presentavano rischi, Barilla li ha lasciati sugli scaffali. Granoro trasparente Anche il pastificio Mastromauro, che produce la pasta Granoro, ha eseguito una campagna di controlli straordinari. Giovane e grintosa, la direttrice commerciale, Marina Mastromauro, non si tira indietro: "Nella nostra pasta non c'è ombra di ocratossina. Noto solo che è ridicolo che tutti oggi facciano finta di non avere mai comprato grano da Casillo. Inoltre, il presidente della Provincia, Vincenzo Divella, titolare dell'omonimo pastificio, invece di tutelare tutti i produttori in un momento cos ì difficile è intervenuto sulla 'Gazzetta del Mezzogiorno' per difendere la sua azienda e vantarsi di non importare il grano canadese ma solo quello australiano". Peccato che proprio Divella figuri nella lista degli acquirenti del grano canadese sequestrata dal magistrato al porto di Bari. Divella ha comprato il carico della nave Dobrush, arrivata a Bari il 31 maggio del 2005 da Port Royal (lo stesso porto canadese della Loch Alyn). "Confermo di non aver mai importato grano canadese ma posso averlo comprato anch'io dalla nave. È uno dei migliori", corregge il tiro il presidente con 'L'espresso', aggiungendo subito: "Comunque non ho comprato mai grano canadese di qualità 4 né da Casillo né da altri". Certo per tutti i pastai italiani oggi Casillo è una presenza ingombrante. L'inchiesta di Trani non riguarda un parvenu ma il re del settore. Le sue aziende sono in vetta alle classifiche europee e l'Università delle scienze gastronomiche di Slow Food portava i suoi studenti a fare lo stage al Molino Casillo. Bastava dare un'occhiata al sito il giorno dell'arresto, prima che fosse oscurato, per scoprire che tra i clienti vantati c'erano anche Agnesi, Amato, Barilla, Buitoni, Divella, De Cecco, Del Verde, Rana e tanti altri. Per avere un'idea delle dimensioni basti dire che con le 44 mila tonnellate di Casillo si possono produrre 250 milioni di pacchi di pasta contenenti, in una percentuale del venti per cento, la semola del grano 'incriminato'. Un solo colpevole In questa vicenda, finora, l'unico industriale indagato è Casillo. Gli inquirenti ci tengono a sottolineare che nessuno degli acquirenti, mulini e pastai, sapeva di comprare un grano a rischio. Per il gip Nardi solo Casillo "acquista il prodotto con un ingente risparmio pari a 34 euro a tonnellata, a cifre quindi molto inferiori rispetto ai prezzi quotati". I suoi acquirenti invece comprano "a prezzi di mercato e in alcuni casi anche per valori superiori, vedi la vendita al Mulino Tandoi". Filippo Tandoi precisa: "Abbiamo acquistato un modestissima quantità di canadese categoria 4 non essendo informati del sequestro cui lo stesso era stato sottoposto. Il prezzo era in linea con le quotazioni e le nostre analisi sulla semola hanno evidenziato che le micotossine erano di gran lunga al di sotto dei valori minimi". È la stessa tecnica di produzione della pasta a eliminare il rischio. Nella fase della molitura si perde la parte esterna del grano e l'ocratossina si dimezza. Un secondo abbattimento deriva poi dalla miscelazione della semola canadese con quella italiana. Per queste ragioni, nessun campione di pasta finora ha superato i 5 ppb di ocratossina. Il pm Savasta però non si accontenta e ora ha intenzione di trasformarsi in pastaio. Proprio cos ì : la Procura incaricherà un perito di fabbricare la pasta a partire dalla sola semola di grano canadese contaminato per verificare quanta ocratossina rimane alla fine del procedimento. Intanto il ministero della Salute ha attivato il sistema di allerta europea, ha chiesto un parere sulla pericolosità del grano all'Istituto superiore di sanità e ha inviato alle regioni la lista dei pastifici e dei mulini che hanno trattato il grano di Casillo e i suoi derivati. Ora si attende che Puglia, Basilicata, Emilia Romagna, Campania, Veneto, Friuli Venezia Giulia, con la collaborazione del Nas dei carabinieri, rintraccino quelle partite e verifichino la contaminazione dei prodotti. Controlli pericolosi Se al momento i consumatori possono stare relativamente tranquilli, l'inchiesta di Trani ha però portato alla luce un incredibile buco nei controlli. I magistrati hanno accertato che le analisi sulle importazioni a Bari si svolgono solo sul 5 per cento degli arrivi di ogni settimana (a Ravenna si arriva al nove). Raggiunta quella soglia, le altre navi passano indisturbate. Non solo: i campioni non sono sempre prelevati dai funzionari del ministero ma consegnati dall'equipaggio. "Nel caso di Bari, la cosa pi ù sconcertante", per il giudice Nardi, "è che il controllo di tipo sanitario non risulta essere stato effettuato e la prima nave è stata svincolata senza che pervenissero neppure le analisi parziali. Con questo presupposto veniva emessa autorizzazione sanitaria per l'intera settimana". Il dirigente sanitario dell'ufficio marittimo di Bari, Antonio Delzotti, è stato arrestato lunedì scorso e ora è ai domiciliari. Ma il problema è di sistema. In tutta la Puglia non esisteva nemmeno l'apparecchio per trovare l'ocratossina. Una carenza drammatica se si tiene conto che ogni anno importiamo un milione e mezzo di tonnellate di grano duro, pari al 30 per cento del fabbisogno. "Il prossimo anno", spiega Fabrizio Vitali di Italmopa, "si arriverà al 50 per cento". La colpa è dell'Europa. Prima ha favorito la coltivazione nei terreni meno adatti provocando un peggioramento della qualità. Poi è corsa ai ripari introducendo il regime del di-saccoppiamento. I fondi quest'anno arriveranno comunque agli agricoltori italiani a prescindere dalla reale coltivazione del terreno. Ma il danno ormai è fatto e il nostro frumento non è più buono come una volta. "Nel 1992 il nostro grano", spiega Vitali, "conteneva il 14 per cento di proteine. Oggi siamo scesi al 12 e per evitare di produrre una pasta che si incolla i pastai ricorrono al canadese". Comunque per Vitali: "non bisogna esagerare con gli allarmi. Il grano importato è sicuro". A leggere l'ordinanza del giudice Nardi per ò sorge qualche dubbio: "Casillo si difende sostenendo che l'ocratossina è dappertutto e non fa male e poi la sua ditta importa grano da tutto il mondo compreso l'Iraq e in particolare il Kurdistan. Già", chiosa il gip, "proprio quella regione irrorata dai gas nervini sganciati da Saddam per decimare le popolazioni ribelli!". ----------------------------------------------------------- N.B. se volete essere cancellati da questa lista scrivete a altragricoltura at italytrading.com Altre notizie sul sito: www.altragricolturanordest.it -- No virus found in this outgoing message. Checked by AVG Free Edition. Version: 7.1.375 / Virus Database: 267.15.3/254 - Release Date: 08/02/2006
- Prev by Date: Convegno 2 marzo "Acqua non merce ma bene comune"
- Next by Date: rassegna stampa: GRECIA, NUOVO NO AGLI OGM
- Previous by thread: Convegno 2 marzo "Acqua non merce ma bene comune"
- Next by thread: rassegna stampa: GRECIA, NUOVO NO AGLI OGM
- Indice: