E' proprio un paradosso



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05-12-2005
E' proprio un paradosso
Aline Pennisi
Federica Ricca
Bruno Simeone

È un difetto tecnico non trascurabile il fatto che una legge elettorale, per
alcuni esiti delle votazioni, non sia in grado di ripartire i seggi. Abbiamo
cercato di illustrare le gravi conseguenze del "baco" presente nella vecchia
e nella "nuova" legge elettorale italiana tramite un esempio semplice nel
nostro articolo su lavoce.info ("Legge elettorale con paradosso"). Alcuni
l’hanno interpretato come un’arguzia matematica. Invece si possono costruire
numerosi esempi su scala reale, con le ventisei circoscrizioni italiane e a
partire da distribuzioni di voti simili a quella espressa per la parte
proporzionale nelle elezioni per la Camera del 2001. E le contraddizioni
possibili non si limitano a quella già descritta.
D’altronde, i legislatori stessi si sono accorti del "baco", visto che nella
proposta di riforma elettorale approvata alla Camera è stata introdotta una
procedura di "correzione" tramite trasferimenti di seggi tra partiti in
eccesso e in difetto. Peccato che la procedura non sempre funzioni perché
opera un riequilibrio dei seggi che si basa esclusivamente sulle parti
decimali.
Esempi realistici
Nel Quaderno del Dipartimento di Statistica n. 21/2005 - A (scaricabile dal
sito del dipartimento http://w3.uniroma1.it/dspsa/) vengono presentati
alcuni esempi "realistici" di come, applicando la procedura indicata nella
proposta di riforma, si cada in varie forme di contraddizione. Ad esempio:
· la somma dei seggi assegnati a una lista (o coalizione di liste) nelle
circoscrizioni è superiore al numero di seggi assegnati alla stessa lista
nel computo a livello nazionale e la procedura di "correzione" non è
sufficiente per risolvere questo problema;
· la somma dei seggi assegnati a una lista (o coalizione di liste) nelle
circoscrizioni è inferiore al numero di seggi assegnati alla stessa lista
nel computo a livello nazionale, e alla lista (o colazione di liste) in
questione è già stato attribuito un seggio in base alla parte decimale del
quoziente in ogni circoscrizione in cui si presenta. 
Se poi il legislatore pensa che, aggiungendo o omettendo alcune parti nel
meccanismo di "correzione" proposto, si possa giungere a una procedura
"funzionante", ossia in grado di sistemare eventuali conti che non tornano,
è da sottolineare che questo comunque non basta a garantire il requisito di
proporzionalità, secondo il quale la ripartizione dei seggi deve ricalcare
il più possibile la distribuzione dei voti. In altre parole, se l’obiettivo
è una rappresentanza proporzionale, si può sicuramente fare di meglio.
Ci è stato chiesto di caratterizzare tutti quei casi in cui si verificano le
anomalie in questione, o almeno di valutarne la probabilità di occorrenza.
Si tratta di questioni molto interessanti dal punto di vista matematico ed
entrambe di non facile soluzione. In linea generale, nel verificarsi
dell’anomalia, conta una particolare concentrazione dei voti di una lista in
alcune circoscrizioni e una differenza significativa del rapporto voti su
seggi nelle diverse circoscrizioni. Questo tipo di situazioni può essere
determinato per effetto di liste con forte valenza regionale, per una
disomogenea concentrazione geografica dell’assenteismo e del voto di
protesta, per effetto di soglie di sbarramento che tagliano fuori dal
computo dei seggi liste locali.
In ogni caso tra una procedura corretta, che riesce sempre a ripartire i
seggi, qualunque sia la distribuzione dei voti espressi dai cittadini, e una
procedura che, a fronte di alcune distribuzioni di voti, si accontenta di
rattoppi non sempre efficaci, voi quale preferireste?