R: L'ALTERNATIVA AL PETROLIO? CRESCE NEI CAMPI
- Subject: R: L'ALTERNATIVA AL PETROLIO? CRESCE NEI CAMPI
- From: "Sofia Mannelli" <sofia.mannelli at email.it>
- Date: Tue, 22 Nov 2005 16:46:10 +0100
Grazie ti ho mandato adesso la
convocazione. sofia -----Messaggio
originale----- Continuo a ribadire -e vorrete avere
pietà di me- che non è il carburante da cambiare ma il sistema
trasportistico. Continuo ancora una volta a
sottolineare che neanche se tutto il Paese Italia (città, campagne, campi
sportivi, giardini, ecc.) fosse coltivato a pioppeto ad uso energetico ci sarebbe
abbastanza materiale alternativo per far funzionare tutte le nostre
vetture (per tacere degli autotreni & Co). Continuo a sottoporre al giudizio
degli abbonati alla rete questo piccolo conteggio calato sulla mia città,
Ravenna, proprio là dove Ferruzzi aveva lanciato la produzione del biodiesel
: BIODIESEL: un po' di conti L'interesse suscitato dal biodiesel
è senz'altro encomiabile, sia perché si tratta di un combustibile da
biomassa (quindi relativamente rinnovabile), sia perché consente un relativo
"riciclo" della CO2. Ma il consumo di combustibili è
oggigiorno talmente elevato che un breve calcolo dimostra la impossibilità di
risolverne il problema con un uso statisticamente significativo del
biodiesel. Un calcolo molto approssimato, ma
sufficiente a chiarire gli ordini di grandezza in gioco, consente
facilmente di verificare quanto sopra. Attualmente un ettaro di colza,
girasole (o altri semi oleaginosi) produce circa automezzo per circa Se ipotizziamo che un auto consumi
solo che un'auto "consuma"
l'equivalente di un ettaro coltivato a biomassa all' anno. Se pensiamo che il numero di auto in
circolazione nel comune di Ravenna è sull'ordine delle 100 mila unità,
ciò significa che "consumerebbero" 100 000 ettari: ma l'intero territorio
comunale di Ravenna è di anche destinando tutto il territorio
comunale, ma proprio tutto (campi coltivati ed incolti, case strade
fabbriche ospedali cimiteri valli e pinete!) ci mancherebbero ancora più
di trentamila ettari. Una valutazione ancora più
pessimistica,ma realistica, ci viene dal consumo effettivo di carburanti per trazione,
che il Primo rapporto sull'ambiente, edito dalla Provincia di Ravenna,
quantifica per il 000 tonn, in questo caso avendo a
disposizione superficie. In teoria per far andare a biodiesel
le sole auto dei ravennati si dovrebbe rinunciare a tutto il grano, alla
carne alla frutta alla verdura, al vino, ecc. piantando colza o girasole anche
nelle aiuole, sui tetti delle case e delle fabbriche fino alle pinete,
alle valli e, per assurdo, in decine di migliaia di ettari di coltivazioni
"marine", visto che la terraferma non basterebbe. Come anticipato, queste stime sono
approssimate, ma l'ordine di grandezza resta però un dato di fatto. A favore del biodiesel si possono
prevedere alcuni scenari futuribili: una resa per ettaro migliore (quanto? del
30, 50% o più?), un consumo per auto minore (quanto ? qui in realtà
sembra possibile fare ancora molto), un minore numero di auto in circolazione
(auspicabile ma al momento improbabile), per cui la superficie
necessaria diminuirebbe abbastanza, ma questa è appunto una ipotesi
futuribile. Per andare in quella direzione
occorre che le rese agricole per ettaro siano effettivamente molto maggiori delle
attuali, le case automobilistiche ed i petrolieri lancino sul mercato motori
a bassissimo consumo, la cultura individuale privilegi i mezzi
pubblici, ecc. ecc. Il problema dunque consiste nelle
dimensioni industriali del consumo energetico; e non è neppure
pensabile di risolvere "industrialmente" il problema di una eco-agricoltura
energetica con la messa a coltura di qualche migliaio di ettari di terreni
incolti. Non dimentichiamoci, tra l'altro, che riposo dei terreni agricoli) proprio
per motivi ecologici, e quindi di interesse pubblico generale Conclusione: il biodiesel potrà
risolvere il problema dell'energia per trazione solo in una percentuale
molto bassa e per usi "dedicati" (come la motonautica, la stessa agricoltura,
ecc.) , ma non deve assolutamente costituire un comodo alibi per chi
sostiene la sostenibilità dello sviluppo, perlomeno come è stato inteso finora
(cioè come aumento quantitativo di beni consumati). In ultima analisi, se si vuole fare
passare il biodiesel per la soluzione meravigliosa del futuro energetico, i
conti proprio non tornano, ettari alla mano. Giorgio Lazzari Ravenna, 21.12.2002 ---------------------------------------- ----- Original Message ----- From: "Altragricoltura"
<altragrico at italytrading.com> To:
<consumocritico at peacelink.it> Sent: Tuesday, November 22, 2005 4:02
PM Subject: rassegna stampa:
L'ALTERNATIVA AL PETROLIO? CRESCE NEI CAMPI > a cura di AltrAgricoltura Nords
Est > ----------------------------- > L'ALTERNATIVA AL PETROLIO?
CRESCE NEI CAMPI > Ad Albettone (VI) il titolare di
un'azienda agricola sta sperimentando la > coltivazione di un pioppeto ad
uso energetico. > L'alternativa al petrolio
alberga anche a Vicenza e fa rima con pioppeto. Ne > sa qualcosa Federico Pagliarin,
titolare dell'azienda agricola "Alla Melia" > di Albettone, che da alcuni mesi
sperimenta la coltivazione di piante ad uso > energetico, per produrre
elettricità da biomassa. > Nell'azienda di Albettone,
tradizionalmente dedita alla coltivazione di > ortaggi, leguminose e mais e
all'allevamento di bovini, sta prendendo piede > un'altra coltura che cresce a
ritmo inarrestabile: quella di 10.000 pioppi > da "convertire" in
energia pulita. Secondo un modello che potrebbe > allargarsi a tutta la provincia,
sulla scia di quanto già da tempo accade > nei paesi del centro-nord Europa
come la Germania. > > Le biomasse sono materiali di
origine biologica (legname, scarti di attività > agricole) utilizzati in apposite
centrali termiche per produrre energia > elettrica che poi viene venduta
alla rete. Trarre energia dalle biomasse > consente di eliminare in modo
ecologico i rifiuti prodotti dalle attività > umane, produrre energia
elettrica e ridurre la dipendenza dalle fonti di > natura fossile come il petrolio. > I biocombustibili sono energia
pulita perchè liberano nell'ambiente le sole > quantità di carbonio che hanno
assimilato le piante durante la loro > formazione ed una quantità di
zolfo e di ossidi di azoto nettamente > inferiore a quella rilasciata
dai combustibili fossili. «Da quando si è > detto no al nucleare - spiega
Pagliarin - gli altri stati europei si sono > lanciati sulle biomasse,
l'Italia invece ha perso tempo e non ha sfruttato > il suo alto potenziale, sia in
termini di colture, sia di allevamenti». Per > ora è la centrale di Porto
Tolle, la destinazione del legname prodotto > dall'azienda "Alla
Melia", ma il sogno del titolare è quella di creare delle > piccole centrali a livello
locale: «La mia coltivazione riesce a produrre > 300 quintali per ettaro di
sostanza secca, equivalenti a un milione e 350 > kilocalorie. > Lo stesso potere calorifico di
100 quintali di gasolio. Va da sè che le > biomasse non inquinano e
rispondono perfettamente al protocollo di Kyoto, > che impone all'Italia la
riduzione entro il 2012 di circa il 7\% delle > emissioni di gas serra. Inoltre
il costo dell'impianto si ammortizza in 20 > anni, ma i risultati si hanno da
subito. Entro 50 anni le biomasse > potrebbero soddisfare una buona
parte del consumo energetico mondiale, dal > momento che il petrolio costa
sempre di più». > > E un ulteriore premio a chi
imbocca la strada delle fonti energetiche > alternative è la vendita dei
certificati verdi emessi a favore degli > operatori con impianti
"puliti": si tratta di una forma di incentivazione > che premia i produttori di
energia da fonti rinnovabili. E i vantaggi delle > biomasse, dicono i sostenitori,
non possono essere sottovalutati: la loro > abbondanza, la capacità di
rigenerare terre desolate e di creare > occupazione. > Inoltre non contribuiscono
all'effetto serra e garantiscono una migliore > protezione del suolo
dall'erosione, in caso di esondazione. Non solo: «Per > ottimizzare i risultati -
aggiunge Pagliarin - nello stesso terreno dei > pioppi è possibile coltivare, e
io lo sto facendo, anche le leguminose che > arricchiscono i campi di azoto.
Se le istituzioni investissero su questo > tipo di coltivazioni preserverebbero
il territorio. Invece la speculazione > edilizia ha ridotto le città a
distese di capannoni e aree industriali che > non servono. Vorrei divulgare
questa soluzione alle aziende agricole della > provincia per creare una
cooperativa che produca biomassa.L'agricoltura è > una miniera che finora nessuno
ha voluto valorizzare. Noi agricoltori siamo > stati bistrattati dal sistema
burocratico e giudiziario. Così, uno che > produce legname è trattato come
uno che produce cromo esavalente. Gli > agricoltori, invece, sono i
promotori dell'ambiente. Per questo dovrebbero > darci ascolto». > Il Gazzettino, 3 novembre 2005 >
----------------------------------------- > > N.B. se volete essere cancellati
da questa lista scrivete a > altragricoltura at italytrading.com > -- > No virus found in this outgoing
message. > Checked by AVG Free Edition. > Version: 7.1.362 / Virus
Database: 267.13.0/167 - Release Date: 11/11/2005 > > -- > Mailing list Consumo Critico
dell'associazione PeaceLink. > Per CANCELLAZIONI:
http://www.peacelink.it/mailing_admin.html > Se non riesci, scrivi a
nicoletta at peacelink.org > inserendo "cancella"
nel Soggetto. > Si sottintende l'accettazione
della Policy Generale: >
http://www.peacelink.it/associazione/html/policy_generale.html > -- Mailing list Consumo Critico
dell'associazione PeaceLink. Per CANCELLAZIONI:
http://www.peacelink.it/mailing_admin.html Se non riesci, scrivi a
nicoletta at peacelink.org inserendo "cancella" nel
Soggetto. Si sottintende l'accettazione della
Policy Generale: http://www.peacelink.it/associazione/html/policy_generale.html |
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- From: "Lazzari" <larcara at aliceposta.it>
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