Premetto che sono di sinistra. Della risposta da parte di Gagliardi
Angelica non condivido i tomi accusatori a questo governo e alla
riforma del lavoro da questo governo attuato. Eppure ho in forte
antipatia questo governo, tanto che mi piacerebbe poter affermare che è
in effetti colpa di Berlusconi e della sua cricca ma......ma il
precariato è stato introdotto dal governo d'Alema. E' lui e chi ha
votato con lui al parlamento che ha avviato la spirale micidiale di un
lavoro super-precario, sotto-pagato, non assicurato contro malattie,
senza tredicesime, ferie, maternità.
Il governo attuale, in mezzo alle innumerevoli boiate compiute, ha
semplicemente proseguito una scelta fatta anni fa e che non ha trovato
il contrasto della piazza. E non credo si possa tornare indietro con
l'abolizione di queste leggi, il precariato è ormai entrato nel midollo
del mondo del lavoro. Da una parte, se ben impugnato dal lavoratore,
potrebbe anche non essere così negativo: occorre rifiutare con forza
lavori sottopagati, occorre una riforma di questa legge che garantisca
mutua, ferie e maternità anche ai precari, occorre scegliere datori di
lavoro seri e lasciare senza manodopera gli aguzzini. Per fare questo
occorrerebbe molta più informazione, soprattutto occorrerebbe meno
acqua alla gola dei tanti precari che non sanno come arrivare a fine
mese.
Mala tempora currunt...
Giorgio
Gagliardii Angelica wrote:
L'Unità
07
Marzo 2005
L’insostenibile
umiliazione della precarietà
LUIGI
CANCRINI
Caro
Professore,
ho 26 anni e sono disoccupato. Da due mesi. O due anni. Dipende dai
punti di vista. Vorrei partire dall'inizio: dopo la maturità
scientifica ho preferito il lavoro all'università, per vari motivi
(economici e caratteriali innanzitutto). Premetto che la mia famiglia
non mi ha mai precluso l'opportunità di studiare, ma un po' la mia
timidezza, un po' una realtà economica che non potevo ignorare mi hanno
concesso solo una fugace apparizione (6 mesi) alla facoltà di Lettere
di Cassino. Dal Gennaio '99 sono entrato nel mondo del lavoro: fornaio,
operatore alimentare presso una cornetteria, nel 2001 operaio in
fabbrica in condizioni quasi disumane dove ho resistito fino al
novembre 2002 (unico periodo in cui ho ricevuto buste paga regolari),
quando ho lavorato come benzinaio per un anno esatto, per poi
intraprendere la carriera di imbianchino per un altro anno e poi
trovare (finalmente!) un impiego presso un negozio di mangimi
(regolare!). Dopo aver tinteggiato, spolverato e pulito tutto il
negozio, nel giorno di Natale mi è stato riferito che non ero adatto a
quel tipo di lavoro e quindi il contratto di 15 (!!!!!!!!!) giorni non
poteva essere rinnovato. Tutte le esperienze elencate sono state
estremamente sottopagate. Sì, sì, ho preso l'ECDL, il PET, prenderò il
FIRST CERTIFICATE, sto studiando per prendere attestati per la lingua
francese, ho fatto un corso di giornalismo e scrittura narrativa,
breve, ma molto interessante. Ho sempre messo in discussione la mia
coscienza e molte volte l' ho presa a schiaffi, ma ora mi sento davvero
umiliato. Fortunatamente ho sempre trovato nei libri, nella musica e
nella scrittura un focolare dove poter continuare a sognare, nonostante
tutte le delusioni prese (e, mi creda, sono tante) e i tentativi andati
a vuoto (tanti anche quelli). Ma perché le scrivo tutto questo?…Perché
da un po' di tempo mi risuona in mente un ritornello di una canzone di
De Andrè: Com'è che non riesci più a volare… com'è che non riesci più a
volare…
…e questo mi preoccupa molto. Lei che ne pensa?
Ho tralasciato il fatto che abbiamo un mutuo da pagare, un solo
stipendio, i miei nonni con la minima in affitto, mia madre operata due
volte, mio padre anche; ho mille cose in testa (volontariato, sport,
viaggi), ma senza soldi vengo additato come un sognatore senza speranza
di un futuro credibile. Ma la vedo bene la linea che separa la realtà
dai sogni: è netta e ben marcata.
Marco
La realtà che tu proponi con la tua lettera, caro Marco, è una realtà
insieme comune e incredibile. Incredibile perché viviamo in una
repubblica "fondata sul lavoro" e perché credevamo tutti di aver
costruito, dopo la caduta del fascismo, un sistema sociale in cui
l'asservimento, l'umiliazione e lo sfruttamento della persona che
lavora non erano più possibili. Comune perché la deriva innescata dalla
Casa delle Libertà con le sue leggi sul lavoro e con i suoi discorsi
sulla flessibilità sta travolgendo un numero sempre più grande di
persone giovani che vivono il dramma che stai vivendo tu. Nel silenzio
assordante dei giornali, delle televisioni e di troppa politica.
Ragioniamo un attimo insieme. Ho avuto modo di parlare, nel giorno
stesso in cui ricevevo questa tua lettera, con una giovane laureata
assunta per due volte con un contratto di sei mesi da una società che
si occupa di leasing e che aveva saputo, quella stessa mattina, che il
suo contratto non sarebbe stato rinnovato. Che il suo lavoro finiva lì,
che doveva prendere la sua roba e andarsene. Dei suoi colleghi, una
metà, avrebbe continuato a lavorare, l'altra metà no. Senza
spiegazioni, perché una comunicazione era stata data solo a quelli che
restavano e perché il responsabile, cercato per telefono, se l'era
cavata dicendo che la decisione era stata presa ai piani alti
dell'azienda, che lui non ne conosceva i motivi. Mentre avevo parlato
il giorno prima con un'altra laureata, assunta a progetto per 10 mesi,
licenziata per due mesi d'estate (le ferie non pagate) e riassunta,
dopo molte incertezze, a ottobre con un altro contratto a progetto. Di
progetti che durano pochi giorni (come quello fatto a te) era morto del
resto, alcuni mesi fa, un giovane immigrato regolare, avviato senza
formazione di sorta, ad un lavoro pericoloso. Senza che il sindacato o
i giudici potessero far nulla perché le leggi attuali (quelle cui
vigliaccamente hanno dato il nome di Marco Biagi) consentono anche
questo tipo di sopruso.
Maroni l'aveva detto, viene da dire, e l'ha ottenuto. L'articolo 18,
quello che chiedeva la giusta causa per i licenziamenti, è stato
aggirato, reso del tutto inutile da una legge che permette
all'imprenditore di non assumere nessun tipo di impegno e di
responsabilità nei confronti del lavoratore. Le lettere di
licenziamento non possono più essere impugnate di fronte ad un giudice,
infatti, nel momento in cui di tali lettere non c'è bisogno. Mentre
quello che si realizza anche nei confronti dei lavoratori italiani è il
sogno già realizzato dai leghisti e dai neofascisti con i lavoratori
immigrati: un sistema "usa e getta" in cui chi presta il suo lavoro
alle dipendenze di un terzo può essere licenziato appena non serve più
e tenuto costantemente sotto il ricatto, se serve ancora, del
licenziamento di domani. È su orrori di questo tipo oltre che sullo
scoraggiamento dei lavoratori che non credono più negli uffici di
collocamento che Berlusconi costruisce le sue statistiche sulla
disoccupazione. Offrendole senza pudore al cinismo dei Vespa e dei
Pionati di turno.
Vale la pena di riflettere sino in fondo su una lettera come questa e
sulla denuncia che essa propone all'attenzione di tutti dall'interno di
una città che ho visitato di recente ed in cui non c'è un metro di muro
che sia rimasto libero dalla pubblicità elettorale di quelli che questa
situazione hanno costruito: arricchendo sé stessi, i loro amici e le
loro famiglie; dando un colpo mortale alla speranza di un'intera
generazione di giovani. Vale la pena forse di riflettere, in
particolare, sul modo in cui esso può risultare illuminante su punti
chiave del dibattito economico e politico di questi anni.
In tema di prospettive, prima di tutto, perché la tua lettera è
estremamente chiara nel documentare il dramma di chi, pur avendo
studiato seriamente, pur dandosi seriamente da fare non vede nessuno
sbocco davanti a sé. Di chi non può contare su uno stipendio regolare e
non può, per questo motivo, chiedere un prestito in banca, immaginare
la costruzione di una famiglia, programmare una vita autonoma da quella
dei suoi genitori. Di chi, per tutti questi motivi, ha difficoltà,
probabilmente, a permettersi una storia d'amore e i sogni che alla
storia d'amore normalmente si collegano. Di chi, guardandosi allo
specchio, non può dirsi chi è e che cosa fa. Di chi, riflettendo sulla
sua esperienza di vita e su quello che l'aspetta prende, magari, delle
decisioni sbagliate.
In tema di futuro lontano, in secondo luogo, perché quello che si
verifica in questo modo, in tanto parlare di problemi dell'INPS, è che
sempre minori e sempre più incerti sono, insieme agli stipendi, anche i
contributi previdenziali. Il che avrà una ricaduta pesante in termini
di futuro pensionistico di chi come te, corre con sempre meno fiducia
da un lavoro all'altro. Il che avrà una ricaduta pesante, tuttavia,
anche sui bilanci degli enti previdenziali. Dando un colpo mortale,
negli anni a venire, a quello che dovrebbe essere considerato uno dei
pilastri di uno stato sociale costruito, con la fatica e il sacrificio
dei lavoratori, nella repubblica fondata sul lavoro di cui dicevamo
all'inizio.
Stanno distruggendo il nostro paese, questa è la verità. quello che io
vorrei dirti e farti arrivare, però, con tutto l'affetto e il rispetto
che una storia come la tua suscita in chi crede ancora nella forza
della democrazia è che siamo ancora in tempo per fermarli. Che le
elezioni di oggi per le regionali e quelle di domani per le politiche
possono essere un passaggio decisivo per ricostruire quello che
ignoranza, corruzione e malgoverno berlusconiano non possono togliere a
nessuno di noi: la speranza e la volontà di cambiare. Abolendo una
legge sbagliata e restituendo tutta la sua dignità di economista e di
politico ad un uomo come Marco Biagi. Affrontando sul serio i problemi
di un paese che è debole, oggi, soprattutto perché è governato male e
che ha bisogno, per volare di nuovo, della voglia di volare di tutti.
Anche della tua.
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