I: [noisiamochiesa] Splendido Raniero La Valle...



Che si fa?
Amalia navoni

-----Messaggio originale-----
Da: angelocifatte at fastwebnet.it [mailto:angelocifatte at fastwebnet.it] 
Inviato: mercoledì 2 marzo 2005 15.22
A: Fori-sociali; L' Europa che vogliamo; Lilliput GE; Lista primarie;
Main list ds ligure; Megachipliguria; NoisiamoChiesa; Opposizione
civile; Parlamentino; Per la Margherita; Rete dei Cittadini per l'Ulivo
Oggetto: [noisiamochiesa] Splendido Raniero La Valle...


Alla nostra Repubblica restano 15 ore
di Raniero La Valle

      La Repubblica ha quindici ore. Tante sono infatti quelle che i 
capigruppo del Senato hanno assegnato al dibattito e al voto sulla nuova

Costituzione, dopo di che, l'8 marzo, essa dovrà essere approvata, per 
volere della maggioranza, senza alcun emendamento, nell'identico testo 
trasmesso dalla Camera.
      Dunque l'8 marzo dovrebbe essere concepita la nuova Repubblica,
per

atto congiunto della Camera e del Senato. Poi ci vorranno tre mesi per
la

seconda lettura, e già l'8 giugno la nuova Costituzione, interamente 
riscritta nella seconda parte e di fatto svuotata e lasciata sguarnita
nella

prima, potrebbe essere varata e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, per

entrare in vigore entro l'anno, come ha detto il ministro Urso sabato
scorso

agli imprenditori. A meno che il referendum popolare, all'ultimo momento

utile, non la cancelli.
      Così stando le cose l'8 marzo l'Italia, salvo questa condizione 
risolutiva che sta nelle mani del popolo sovrano, potenzialmente cesserà
di 
essere una Repubblica parlamentare di democrazia rappresentativa, per
essere

ridisegnata nelle forme di un regime del Primo Ministro, come i 
costituzionalisti fascisti definivano il regime instaurato da Mussolini
a

partire dal 1924. Il Parlamento sarà espropriato dei suoi poteri,
essendo

reciso il rapporto di fiducia da cui oggi dipende la legittimità del 
governo, e sarà privato della sua funzione rappresentativa, che sarà
tutta

concentrata nel Primo Ministro che da solo dovrà in se stesso mediare ed

esprimere l'intero pluralismo sociale.
      L'ideologia è quella dell'investitura elettorale che, senza il
filtro

della scelta del Presidente della Repubblica (ridotto a un ruolo
liturgico)

e della fiducia parlamentare, direttamente abilita il Primo Ministro a 
governare e ne garantisce l'inamovibilità. Ma il mandato popolare, 
enfatizzato per quanto riguarda il Primo Ministro, non conta nulla per i

parlamentari, che in ogni momento egli può mandare a casa, sciogliendo
la

Camera, sotto la sua "esclusiva responsabilità", quando essa non goda
più
la 
sua fiducia o per qualsiasi altro motivo di utilità politica. E quando
fosse

la maggioranza a non avere più fiducia nel suo Primo Ministro, non
potrebbe

mandare a casa lui senza andare a casa anche lei, con tutta la Camera
che

sarebbe automaticamente sciolta, salvo che la stessa maggioranza tutta 
intera e senza ribaltoni per infiltrazioni del nemico, riuscisse a
nominarne

un altro.
      Il Parlamento subisce una doppia disintegrazione. La prima sta
nella

divisione tra Senato e Camera, avviati verso due destini istituzionali 
diversi; il Senato perde la sua funzione politica e legislativa
generale,

non si occupa del governo ma delle regioni, e deve muoversi in un
groviglio

di competenze così complicato, tra Stato e regioni, tra Camera e Senato,

commissioni bicamerali e comitati paritetici, col solito Primo Ministro
che

gli può togliere una legge in esame e passarla alla Camera, che sarà 
impossibile uscirne, così che ben più che dirsi Senato "federale",
dovrebbe

chiamarsi Senato degli sfasci.
      La seconda disintegrazione avviene all'interno della Camera, per
la

divisione anche istituzionale tra maggioranza e opposizione, che vengono
a 
costituire due corpi o corporazioni separati, con diversi statuti e
diversi

poteri, che vengono distinti perfino nel nome, che per la maggioranza e
il

governo vengono definiti come "prerogative", e per le opposizioni
"diritti";

ma tali diritti si riducono sostanzialmente a un diritto di tribuna,
parlare

ma non contare, come quegli invasati che liberamente possono parlare
allo

"speaker's corner" su una panchina dello Hide Park. Tanto non contano i 
parlamentari delle opposizioni che, se presi da un raptus di buonismo 
votassero contro una mozione di sfiducia al governo, il loro voto non 
sarebbe contato nella formazione della maggioranza della Camera, che 
dovrebbe essere costituita dai soli deputati della coalizione che ha
vinto

le elezioni, né tanto meno potrebbero concorrere alla indicazione di un 
altro Primo Ministro. A questo punto non c'è alcun bisogno che i
deputati

delle opposizioni siedano nella stessa aula, perché né gli uffici li
contano

nel computo dei voti né i deputati della maggioranza hanno alcun motivo 
ragionevole per starli ad ascoltare. Possono benissimo andarsene a
parlare

altrove: l'Aventino è istituzionalizzato e sta in Costituzione. Sicché 
formata da questi due corpi o "Stati" separati, la Camera ben potrà
dirsi
la 
Camera delle corporazioni.
      Non aggiungiamo altro sulla neutralizzazione degli altri poteri
dello

Stato, per dire solo che tutta l'operazione è anticostituzionale perché,

come ha magistralmente mostrato Luigi Ferrajoli su "il manifesto", il
potere

di revisione previsto nell'attuale Carta è un potere costituito ma non 
costituente (non si può fare un'altra Costituzione) e ci sono principi 
fondamentali, compreso quello di rappresentanza che, come ha affermato
la

Corte, non sono suscettibili di revisione costituzionale. E c'è una
domanda

inquietante: perché Berlusconi scrive e licenzia una Carta che dà al
Primo

Ministro tutti i poteri e toglie all'opposizione ogni potere, quando ci
sono

delle elezioni in cui potrebbe perdere la maggioranza? Nessuno fa un
regime

per gli altri (tanto più se dice che porteranno povertà terrore e
morte);

chi ha fatto un regime lo ha fatto sempre per sé. Come Berlusconi pensa
di

essersi assicurato contro questo rischio?
      Il peggio è che tutto questo avviene senza che nessuno lo sappia o

mostri di allarmarsi; tutto il processo di sovvertimento costituzionale
si
è 
svolto in questi mesi senza che alcuna notizia ne trapelasse sui mezzi
di

informazione, e quando se ne è fatto cenno si è sempre e semplicemente
fatto

intendere che si trattasse di una riformetta di Bossi, di devolution e
di

federalismo.
      Ne discendono alcune questioni di vitale importanza.
      La prima è: come usare queste quindici ore che mancano. Non col 
silenzio. Questo è il classico caso delle metaforiche barricate in 
Parlamento. E su che cosa farle se non sulla liquidazione della
Repubblica?

Ma se il centrosinistra sceglie la linea morbida, per una ragione
tattica,

perché tanto c'è il referendum ed è meglio affrettare i tempi per
giungervi

prima delle elezioni, si tratta di una scelta sbagliata, prima di tutto 
perché ognuno deve fare la sua parte nel momento in cui gli tocca, e
secondo

perché senza una battaglia in Parlamento, da cui emerga una leadership
anche

per la prova referendaria, sarà molto più difficile una mobilitazione 
popolare. Il referendum, con questi mezzi di informazione, con questa 
televisione, con questi partiti rarefatti, e anche con questa Chiesa 
distratta da altre cose, si può perdere, mentre se si arriva fin lì,
quella

è l'ultima spiaggia per la difesa delle libertà costituzionali. Dio non 
gioca a dadi, diceva Einstein. Tanto meno si può giocare la Repubblica
su
un 
ultimo azzardo.
      La seconda cosa è che, a mio parere, anche nel congresso di 
Rifondazione la questione della difesa della Costituzione della
Liberazione

non può essere un tema tra gli altri, ma quello pregiudiziale a tutto il

resto. Si tratta infatti di salvare le condizioni dell'agibilità
politica,
e 
le possibilità stesse di un lavoro riscattato e recuperato come diritto.

Senza democrazia e senza eguaglianza non c'è neanche lavoro, e non si va

"verso un mondo nuovo". Lo stesso è a dirsi della fabbrica del programma
di 
Prodi a Bologna. C'è il rischio di suonare la musica del programma
sognato
e 
del mondo futuro sul Titanic che affonda.
      La terza cosa è che il popolo sovrano non può aspettare per 
organizzarsi di essere chiamato alle urne, ma fin da ora deve costituire

dovunque comitati per il no nel referendum costituzionale. Altro che 
girotondi! Per questo non ci sono solo quindici ore, prima che la falla
sia

aperta, ma ci sono alcuni mesi prima che le acque travolgano le ultime 
difese. L'importante è non farsi chiudere a chiave, impotenti, nei ponti
di 
terza classe.
      Infine c'è la questione dell'8 marzo. Mi sembra uno sfregio che
alle

donne, per la loro festa, si regali proprio la demolizione della 
Costituzione del '47, che in Italia è stata l'inizio anche della loro 
libertà, della orgogliosa possibilità di esercizio della loro
differenza.
I 
nuovi poteri sono disegnati come "maschi", nella solita loro pretesa di 
onnipotenza, insindacabilità e impunibilità; come tali patetici, anche
se

assai pericolosi. Ma qui le donne hanno qualcosa da difendere non solo
per

loro, ma per tutti. L'8 marzo è stato scelto dagli strateghi della
destra

per il voto del Senato anche contando sul fatto che tutta l'attenzione, 
femminile e maschile, sia quel giorno rivolta altrove, secondo il rito. 
Sommessamente propongo alle donne, ai loro movimenti, e anche agli
uomini

con loro solidali, che quest'anno la festa delle donne si trasformi in
una

grande manifestazione di volontà politica e di impegno militante per
salvare

la Costituzione.
      1 marzo 2005

*******************************
Angelo Cifatte
Ufficio Tel. 010 5573779
Casa Tel./Fax 010 5701274
Cell. 333 4891234 




Per annullare l'iscrizione a questo gruppo, manda una mail
all'indirizzo: 
noisiamochiesa-unsubscribe at yahoogroups.com

 
Link utili di Yahoo! Gruppi  

<*> Per andare all'homepage del gruppo vai alla pagina:
    http://it.groups.yahoo.com/group/noisiamochiesa/

<*> Per annullare l'iscrizione al gruppo scrivi a:
    noisiamochiesa-unsubscribe at yahoogroups.com

<*> L'utilizzo da parte tua di Yahoo! Gruppi è soggetto alle:
    http://it.docs.yahoo.com/info/utos.html